La Chiesa nel mondo

Giubileo
a Gerusalemme

I responsabili delle comunità cristiane della Terra Santa (cattolici, ortodossi e protestanti), hanno aperto a Betlemme con una cerimonia ecumenica le celebrazioni del bimillenario della nascita di Gesù. Nel loro messaggio ricordano che il Grande Giubileo è tempo di adorazione, di perdono e di riconciliazione, poi aggiungono: "Dobbiamo confessare onestamente e francamente che non abbiamo conservato perfettamente durante il nostro pellegrinaggio in questa Terra Santa l’unità dello spirito con il legame della pace e che la nostra obbedienza è stata imperfetta alla preghiera del Salvatore nell’ultima Cena: "che tutti siano uno, come tu Padre sei in me e io in te, affinché il mondo creda" (...) Ciascuno ha preso la propria strada, da solo, come se Cristo fosse diviso. Siamo divenuti stranieri, gli uni gli altri, e perfino rivali. Ma Dio in questi giorni ha riavvicinato i nostri cuori: non vogliamo restare prigionieri dei nostri errori e dei nostri peccati del passato; non vogliamo fermarci ad eventi o memorie amare, allo scopo di scusarci o di rimproverare i nostri fratelli. (...). Oggi chiediamo a Dio di colmarci della sua misericordia e della sua clemenza, di darci la grazia di rileggere insieme la nostra storia passata e di donarci in questa nostra vita presente più amore e più unità, al fine di essere uniti nel medesimo spirito e nel medesimo pensiero".

I vari capitoli, uno più interessante dell’altro, riguardano rispettivamente: l’unità dei cuori nella testimonianza di Cristo e nell’azione comune, restando tutti fedeli alla propria Chiesa e alle proprie tradizioni; la convivenza nella società araba, che – si afferma – è cristiana e musulmana insieme. Si parla poi del processo di pace con un invito alla riconciliazione basata sulla giustizia, l’eguaglianza dei diritti-doveri, il rispetto della dignità umana e il riconoscimento di uno status particolare per Gerusalemme.

Il messaggio è anche ricco di contenuti verso i fratelli musulmani, invitati a costruire insieme un nuovo periodo della storia comune basato sulla fede in Dio e nel rispetto verso il popolo ebraico. Un saluto speciale, infine, è rivolto ai pellegrini attesi nella terra di Gesù per uno scambio di doni nell’unità dei cuori.

Graziano Motta