La salute dell’uomo

Dio ha rivelato se stesso per mezzo del Figlio, lo stesso Figlio per mezzo del quale ha fatto anche il mondo e l’uomo. Ma "questo Figlio è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza" (cf Eb 1, 2-3), e l’uomo, fatto per mezzo di lui, è "ad immagine e somiglianza di Dio" (Gen 1, 26-27), irradiazione e impronta, insomma, del suo Essere.

Ormai si concorda, generalmente, che l’essere umano è costituito da tre componenti: lo spirito, la psiche (o anima) e il corpo, e che non esiste un "umano" o solo corpo, o solo anima o solo spirito. L’essere umano è dunque una totalità, una unità di diversi, come lo era anche l’uomo Gesù. Unità di diversi, ma ben distinti tra loro, senza confusione. La differenza tra noi e lui, in quanto uomo, non è data da altro che, mentre in lui tutto era unificato e uno – l’aspetto biologico rispondeva ed era in armonia con lo psichico e lo spirituale, lo psichico con lo spirituale e il biologico, lo spirituale in armonia e unificante lo psichico e il biologico –, noi siamo, chi più chi meno, limitati già in ogni componente e sperimentiamo la dissociazione tra i componenti stessi; per cui sentiamo, come san Paolo, che per quanto la mente (lo psichico) sia interiormente d’accordo con la legge di Dio (lo spirituale) , un’altra legge tende a renderci schiavi della legge del peccato (cf. Rm 7, 14-25); senza contare che spesso anche lo psichico è guasto e non trova l’accordo con lo spirituale.

Sia la medicina, sia la psicologia, sia i maestri di spirito hanno già formulato terapie dette olistiche, o della totalità, ma quasi sempre limitatamente alla propria disciplina: si prendono cura dell’essere umano, è vero, e non solo dei sintomi o organici o psichici o spirituali, ma raramente hanno formulato terapie che lo vedano globalmente nel suo insieme di spirito, psiche e corpo. La psico-somatica ha visto l’interdipendenza di due componenti, le più osservabili sperimentalmente, ed ha fatto un grande passo avanti; ma se ascoltiamo l’esperienza di san Paolo, dovremmo dar credito alla sua testimonianza espressa con queste parole: "(è) la legge dello Spirito che mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte" (psichica e biologica).

Queste parole bisogna intenderle: non si dice che lo Spirito elimina le malattie psichiche e fisiche, ma che ci può rendere liberi da esse, ossia non più condizionati da esse, capaci di non lasciarci chiudere in noi stessi quasi che fossimo il centro dell’universo, ma di continuare ad aprirci agli altri secondo la legge dell’amore, perché è proprio l’amore che ci viene comunicato dallo Spirito (cf. Rm 5, 5). Ma avendo lo spirito, oltre al potere liberante – che oltretutto è la migliore collaborazione alla guarigione perché decondiziona lo spirito e la psiche – anche quello unificante, egli "dà la vita" (Rm 8, 10-11), ossia dà senso anche alle malattie, illuminandole con le leggi fondamentali della vita, quelle stesse che hanno portato Gesù al mistero della morte e della risurrezione e che permettono a noi di vivere ad ogni attimo l’autentico mistero pasquale: il passare dalla morte alla vita attraverso l’amore e arrivare, come Lui, alla "perfetta statura" di Uomo.

Il testo di Chiara Lubich (pp. 36-43) a me è parso una Summa finora ineguagliata della visione evangelica dell’armonia dell’essere umano, e della legge psicologica della personalizzazione che include anche il rapporto con la sofferenza, sia essa organica o psichica o spirituale.

S. C.