Notiziario – 23, gen’s 1/2000

Congresso internazionale un anno dopo

Gesù crocifisso e abbandonato: ponte fra Cielo e terra". Fu questa la prospettiva del Congresso internazionale di seminaristi che, nel dicembre 1998, ha riunito nei pressi di Roma 800 studenti ed una trentina di formatori. Ad un anno di distanza, che cosa si può dire della vita di questi giovani?Numerosi fatti testimoniano come molti siano tornati con uno sguardo nuovo nei loro ambienti. Dove prima si scorgeva semplicemente un dolore in famiglia, un incidente o un compagno in difficoltà, ora si ravvisa un volto di Gesù crocifisso. E quindi ci si sente spinti a mettere in moto tutta le proprie risorse di donazione. È stato possibile, in questo modo, affrontare malattie serie senza rimanerne schiacciati, non lasciarsi scoraggiare dal prolungato rifiuto della propria scelta vocazionale da parte dei genitori, privarsi delle proprie sicurezze per aiutare chi era in necessità. E tutto questo non a malincuore, ma con gioia.Nei seminari, a partire dalla scelta di Gesù crocifisso, si è costruita la comunione, dedicandosi ai nuovi arrivati ed ai compagni stranieri; si sono superate situazioni di emarginazione con un di più di amore; si sono condivise fatiche e beni. Ed in modo speciale si è costruito il rapporto fra i diversi Movimenti, in maniera che la molteplicità delle vie non vada a scapito dell’unità, ma risulti piuttosto di arricchimento per tutti.Particolarmente significativa è stata l’esperienza in campo ecumenico. Continuano, in Romania, Germania e Svezia, i contatti con i nostri amici ortodossi ed evangelici-luterani avviati al ministero nelle loro Chiese. Con speciale impegno si è vissuta la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Durante l’estate, un gruppetto di seminaristi è stato a Istanbul. Altri fatti si sono svolti in Germania e in Terra Santa. Ne riferiamo per esteso sulle prossime pagine.L’anelito all’unità, che sale dal cuore del Crocifisso, ha suscitato nuova attenzione pure nei confronti delle grandi religioni. E che dire di quei Paesi in cui regnano guerra o povertà? Per la verità, non sempre è facile avere notizie da quelle nazioni. In El Salvador, qualcuno dei nostri amici incontra ed ama Gesù crocifisso nelle famiglie povere che stanno lentamente risollevandosi dalle conseguenze dell’uragano Mich. In Burundi numerosi seminaristi si pongono decisamente al di là delle divisioni etniche e sono in mezzo a tutti elemento di riconciliazione ed unità.Se poi si pensa ai numerosi incontri di seminaristi che si sono svolti in questi mesi – dal Madagascar alla Corea ed al Mali (per ricordarne solo qualcuno) – si costata che c’è un notevole fermento nel mondo dei seminari, volto a rendere sempre più concreta la prospettiva di una presenza della Chiesa che sia a tutti gli effetti lievito di unità. .....................................

Che siano UNO

A contatto con il mondo ortodosso

Istanbul. Per 17 giorni quattro seminaristi e un sacerdote, cattolici, provenienti dall’Italia, dalla Slovacchia e dalla Germania, nel mese di luglio hanno vissuto un’avventura unica sulle sponde del Bosforo, a contatto con la Chiesa ortodossa che qui ha un suo importante centro nella veste del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Ore indimenticabili in Santa Sofia che, con i suoi spazi secolari, si presenta come un grandioso inno al mistero dell’Incarnazione, e ricordo del grande Patriarca Atenagora I nel cimitero che ne custodisce la tomba. Gita all’Isola di Chalki dove si trova l’Accademia teologica del Patriarcato, purtroppo chiusa, e, culmine di tutto, un dialogo di 25 minuti con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il quale si fa raccontare quanto opera la spiritualità dell’unità fra i seminaristi, per poi formulare una precisa esortazione: Non cessate di lavorare per la Chiesa, per l’ecumenismo, per l’unità! Dopo aver espresso tutta la sua stima per il Movimento dei focolari, invita quel gruppetto a tornare ancora: Questa è la vostra prima visita a Costantinopoli, ma spero che non sia l’ultima.

Un giorno di speranza

Gerusalemme. Il 9 dicembre 1999 per un gruppetto di nostri amici nel seminario latino di Beit Jala è un giorno speciale. In occasione della visita in Terra Santa di 26 Vescovi amici del Movimento dei Focolari ortodossi, siro-ortodossi, anglicani, evangelici-luterani e cattolici, nell’Ecumenical Institute di Tantur si svolge un pomeriggio d’incontro per il quale sono invitate personalità delle varie chiese presenti a Gerusalemme. L’adesione è numerosa e qualificata: 150 i presenti, tra cui numerosi Vescovi, appartenenti a 11 Chiese. Nei vari servizi da svolgere sono impegnati anche i nostri amici i quali rimangono ben sorpresi dalla testimonianza di unità che si svolge davanti ai loro occhi. Una breve presentazione dei Focolari, interventi di Vescovi di varie Chiese sul loro incontro con questo spirito e sugli effetti che esso ha avuto nella loro vita e nel loro ministero, la video-registrazione di un discorso di Chiara Lubich sui capisaldi di una spiritualità ecumenica e una Preghiera finale, durante la quale si legge, nella lingua delle varie tradizioni cristiane rappresentate (armeno, siriaco, greco, etiopico, copto, latino,...), il capitolo 17 di Giovanni e che si conclude con preghiere d’intercessione formulate da esponenti delle diverse Chiese. Tutto è pervaso da un forte soffio di comunione che riempie i cuori di gioia e fa sì che ci si trattenga ancora a lungo durante il successivo rinfresco. Per Gerusalemme, un giorno di speranza!

Nei luoghi della firma della Dichiarazione congiunta

Ottmaring-Augsburg. Nelle vacanze natalizie una settantina di seminaristi di 19 nazioni si sono dati appuntamento nei pressi di Augsburg, la città dove, il 31 ottobre scorso, luterani e cattolici hanno firmato solennemente la Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della giustificazione. Ad accoglierli per quattro giorni è stata la cittadella ecumenica di Ottmaring dove ha avuto sede la segreteria organizzativa del recente avvenimento e che, in fatti d’ecumenismo, vanta una storia ormai trentennale. Sin dal 1968, infatti, qui convivono membri del Movimento dei focolari e della Fraternità evangelica della vita comune, in tutto ca. 150 persone, ed offrono alla cristianità una testimonianza quotidiana di comunione nel vivere insieme il vangelo. Conoscere da vicino le varie espressioni ed attività della cittadella, partecipare ogni sera alla Preghiera ecumenica cui danno vita gli abitanti, assistere – tanti per la prima volta – alla celebrazione della Cena evangelica e venir informati di prima mano sul recente accordo di Augsburg e sulle prospettive di speranza legate ad esso, ha impresso nei cuori di tutti come un sigillo: una nuova e concreta ansia per l’unità dei cristiani. A contatto con "il dialogo della vita" che è in atto ad Ottmaring, si è capito con chiarezza che il lavoro per la causa della piena comunione visibile dei cristiani non può rimaner confinato nelle commissioni di esperti né portato avanti unicamente dai responsabili delle chiese, ma che è indispensabile un ecumenismo che coinvolga l’intero popolo cristiano. La città di Augsburg ne diventa sempre più un simbolo luminoso. A conclusione del secolo, nella serata del 31 dicembre, le due chiese – luterana e cattolica – nel centro-città non hanno dato vita a celebrazioni particolari, ma si sono ritrovati insieme dapprima per la celebrazione dei Vespri nella storica chiesa di St. Ulrich e poi, i giovani, in attesa della mezzanotte, nella cattedrale.

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"Predisporci al sacrificio dell'unità significa mutare il nostro sguardo, dilatare il nostro orizzonte, saper riconoscere l'azione dello Spirito Santo che opera nei nostri fratelli, scoprire volti nuovi di santità, aprirci ad aspetti inediti dell'impegno cristiano".

Giovanni Paolo II(18.1.2000)

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Chiara Lubich

Il volto di Gesù crocifisso

Sovente si ama Gesù crocifisso soltanto nei momenti di sofferenza. Come far sì che egli sia di continuo il nostro compagno di viaggio?

Se voi vivete la spiritualità dell’unità ed orientate la vostra vita a Gesù abbandonato, lo troverete dappertutto. Gesù dice: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". La prima cosa da fare è dunque rinnegare se stessi, attraverso l’esercizio di tutte le virtù. (...)Ci sono, poi, tanti dolori nella vita: malattie, disgrazie, insuccessi. Anche qui si tratta di scoprire e di amare Gesù abbandonato.Troviamo il suo volto pure nelle persone deluse, amareggiate, scoraggiate, nei disgraziati, traditi, falliti, negli orfani e nelle vedove… Tutti loro in qualche modo assomigliano a Gesù abbandonato e ciò ci spinge ad amarli.Troviamo Gesù abbandonato, ancora, nei dolori della chiesa. Ci sono porzioni del popolo di Dio tremendamente colpite dalla persecuzione. (...)Ma poi ci sono anche tante spaccature nella Chiesa e c’è, soprattutto, la divisione fra i cristiani che fa sì che la chiesa non sia bella come Gesù la voleva. Abbracciando Gesù abbandonato in queste lacerazioni, noi possiamo aiutare a superarle. (...)Gesù abbandonato ci fa guardare anche ai fedeli delle altre religioni. Gesù è morto per tutti, e quindi dobbiamo amare tutti, mussulmani, buddisti, induisti…, e raccogliere così, come Maria sotto la croce, con un cuore di madre, tutti coloro per i quali Gesù ha dato la vita redimendoli.E c’è infine tutta la fascia di coloro che non credono. Bisogna amarli, "farsi uno" anche con loro, condividere quei valori che hanno in comune con noi, come la legalità, la libertà, la solidarietà, finché arriverà la fede.Non è quindi cosa da poco amare Gesù abbandonato. Si tratta di spendere la vita per il mondo intero! Per cui non ci si può certo ripiegare su qualche sofferenza personale. Tutti i dolori del mondo sono nostri, perché siamo cristiani, siamo seguaci di Cristo. È un programma immenso. E sapete quale ne è l’effetto? Abbracciando tutto il giorno Gesù abbandonato – questa è un’esperienza del Movimento dei focolari –, avrete il cuore pieno di Spirito Santo. Ed egli vi sarà molto vicino, sarà molto propenso ad aiutarvi. Quando dal petto squarciato di Gesù sono usciti acqua e sangue – dice l’esegesi dei Padri –, si è riversato lo Spirito sulla Chiesa rappresentata ai piedi della croce da Maria e Giovanni. C’è quindi un collegamento fra la croce e lo Spirito Santo.

Al congresso internazionale di seminaristi, Castel Gandolfo, 31.12.98

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Un video-documentario

E’ stato ultimato in questi giorni il video-documentario Ponte fra Cielo e terra: nuova generazione sacerdotale davanti alle sfide di oggi. Più che proporre una sintesi dell’omonimo Congresso, il filmato ne presenta la prospettiva di fondo con il linguaggio della cinematografia: Gesù crocifisso ed abbandonato come modello del sacerdote. In una trama vivace e ricca, per 35 minuti si avvicendano interviste e testimonianze a raggio mondiale con immagini che ricordano momenti salienti dell’Incontro, come l’udienza con il Santo Padre e l’incontro-dialogo con Chiara Lubich. Dopo aver ricordato, in apertura, la fioritura dei nuovi Movimenti ecclesiali come uno dei fattori di speranza per la Chiesa alle soglie del 2000, il documentario si sofferma sulla scoperta di Gesù crocifisso e abbandonato agli inizi del Movimento dei Focolari, per evocare poi, fatti alla mano, i frutti che questo punto-chiave della spiritualità dell’unità va portando nella vita di numerosi sacerdoti e seminaristi. Emerge così l’identità del sacerdote in un mondo in cui vengono meno i punti di riferimento, e la via per costruire la comunione ecclesiale anche nelle circostanze più difficili. Per far richiesta del video, che sarà tradotto presto nelle principali lingue e che può servire non soltanto nell’ambito dei seminari e della vita sacerdotale, ma anche per cineforum e nella pastorale vocazionale, rivolgersi alla Segreteria internazionale del Movimento gens (contributo spese: Lit. 60.000).