Card. Van Thuan: testimone della speranza

 

Durante il convegno è stato eseguito un concerto che ha rievocato la straordinaria avventura umana e spirituale del cardinale vietnamita François Xavier Nguyen Van Thuan. La ripercorriamo attraverso questo articolo scritto a più mani in attesa del DVD in allestimento che riprodurrà anche la parte musicale eseguita dal maestro  Carlo Seno, mentre Natale Monza faceva la parte dello storico e Paolo Zago leggeva alcuni scritti del cardinale.

Natale Monza: Il card. Van Thuan sin dagli anni ’70 conosceva e viveva la spiritualità dell’unità. Fu questo spirito che lo sostenne  in particolare durante i 13 anni di prigionia nelle carceri del Vietnam.

Card. Van Thuan: «C’è stato un fatto che per me fu impressionante. Tutta la corrispondenza che io potevo ricevere erano soltanto due lettere all’anno da mia mamma. Ma un giorno mi è arrivata una lettera di Chiara Lubich. Non so come, ma è arrivata: la polizia me l’ha passata. È stata una grande gioia e un sostegno, perché mi sono sentito in comunione con lei e con voi tutti, pur essendo isolato e lontano».

Natale Monza: Ho conosciuto personalmente il cardinale e ho mantenuto con lui frequenti contatti solo negli ul-timi quattro mesi della sua vi-ta. Il 5 maggio 2002 insieme a un altro sacerdote lo attendevo all’aeroporto di Linate diretto a Milano per sottoporsi a un intervento chirurgico al centro dei tumori. Mi accoglie con un abbraccio fraterno: ho avuto la percezione chiara di trovarmi di fronte ad un uomo di Dio.

Mentre quella sera si consumava la cena ci manifestava la sua preoccupazione, ma anche la sua fiducia per quello che lo attendeva: un intervento con una durata prevista di 18-20 ore con tre équipes di medici che si sarebbero succedute. In realtà poi è durato solo 7 ore per la situazione sfavorevole riscontrata.

Dopo l’operazione ho trascorso la notte accanto a lui. Proprio durante le ore notturne, in seguito ad una telefonata del chirurgo, egli veniva trasportato in sala di cura intensiva. Nessun lamento: alle spiegazioni del medico, la sua risposta era sempre un appena percettibile “sì”.

È rimasto a Milano due settimane. Poi è tornato a Roma.

Carlo Seno interpreta un brano di Rachmaninoff che ha in sé una forte carica emotiva. Esprime presagi di sofferenza talora laceranti, e momenti di inquietudine. Poi, raggiunto il vertice della tensione, tutto si calma. E gli ultimi accordi si aprono ad un orizzonte di pace.

In prigione

Natale Monza: Ma chi è il cardinal Van Thuan? Nato il 17 aprile 1928 è stato educato alla fede particolarmente dalla mamma Elisabeth, ultracentenaria e ancora in vita nel momento della morte del figlio. È la «donna forte che ha sepolto i suoi fratelli massacrati dai traditori, a cui ha poi sinceramente perdonato, accogliendoli sempre come se niente fosse successo». Van Thuan discende da una famiglia che ha avuto numerosi martiri: nel 1885 tutti gli abitanti del villaggio di sua madre furono bruciati vivi, eccetto suo nonno che in quel tempo studiava in Malesia. Altri antenati paterni sono stati vittime di persecuzioni tra il 1698 e il 1885.

Ordinato sacerdote l’11 giugno 1953 e consacrato vescovo di Nha Trang il 24 giugno 1967 a 39 anni, fu nominato da Paolo VI arcivescovo coadiutore di Saigon, l’attuale Hochiminville, il 24 aprile 1975.

Card. Van Thuan: «Il 15 agosto 1975, festa dell’Assunta, a Saigon sono stato invitato a recarmi al Palazzo dell’Indipendenza. Là sono stato arrestato. Erano le 14.00. In quel momento tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose erano stati convocati al Teatro dell’Opera, allo scopo di evitare ogni reazione da parte del popolo. Inizia così per me una nuova e specialissima tappa della mia lunga avventura.

Sono partito da casa vestito con la talare e con un rosario in tasca. Durante il viaggio verso la prigione, mi rendo conto che sto perdendo tutto. Non mi resta che affidarmi alla provvidenza di Dio. Pur in mezzo a tanta ansia, sento una grande gioia: oggi è la festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in cielo.

Da quel momento è vietato chiamarmi vescovo, padre… Sono il signor van Thuan. Non posso più portare nessun segno della mia dignità. Senza preavviso, mi viene chiesto, anche da parte di Dio, un ritorno all’essenziale».

Natale Monza: Durante le visite in ospedale il cardinale raccontava volentieri le esperienze più significative dei suoi 13 anni di prigione, di cui nove in isolamento.

Card. Van Thuan: «Durante la mia lunga tribolazione di nove anni di isolamento, in una cella senza finestre, a volte sotto la luce elettrica per molti giorni, a volte nell’oscurità, mi sentivo soffocare per il caldo e l’umidità, al limite della pazzia. Ero ancora un giovane vescovo, con otto anni di esperienza pastorale. Non riuscivo a dormire, ero tormentato al pensiero di dover abbandonare la diocesi, di lasciar andare in rovina tante opere che avevo avviato per Dio. Sperimentavo come una rivolta in tutto il mio essere.

Una notte, dal profondo del cuore una voce mi disse: “Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio e le opere di Dio. Tutto ciò che hai compiuto e desideri continuare a fare è un’opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Se Dio vuole che tu abbandoni tutto ciò, fallo subito, e abbi fiducia in lui! Dio farà le cose infinitamente meglio di te. Egli affiderà le sue opere ad altri che sono molto più capaci di te. Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere!”. Da quel momento una nuova forza ha riempito il mio cuore e mi ha accompagnato per 13 anni. Sentivo la mia debolezza umana, rinnovavo questa scelta di fronte alle situazioni difficili, e la pace non mi è mai mancata».

Carlo Seno esegue il Preludio di Bach: un dialogo semplice e luminoso tra Dio e l’anima che si abbandona con fiducia ad un progetto d’amore più grande.

Il Vangelo scritto con la vita

Natale Monza: Costretto all’inattività, piano piano scopre che proprio riempiendo ogni momento con l’amore nasce e cresce nel cuore la speranza.

Card. Van Thuan: «Dopo il mio arresto, vengo portato durante la notte fino a Nhatrang, un viaggio di 450 km, in mezzo a due poliziotti. Ha inizio l’esperienza di una vita da carcerato: non ho più orario.

In quei giorni, in quei mesi tanti sentimenti confusi mi arrovellano la mente: tristezza, paura, tensione. Il mio cuore è lacerato per la lontananza dal mio popolo. Nel buio della notte, in mezzo a questo oceano di angoscia, piano piano mi risveglio: devo affrontare la realtà. Sono in prigione. Se aspetto il momento opportuno per fare qualcosa di veramente grande, quando mi si presenterà una simile occasione? C’è una sola cosa che arriverà certamente: la morte. Occorre afferrare le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in modo straordinario. Nelle lunghe notti in prigione, mi rendo conto che vivere il momento presente è la via più semplice e più sicura alla santità. Ogni minuto voglio dire: “Gesù, ti amo, la mia vita è sempre una nuova ed eterna alleanza con te”».

Natale Monza: Il 28 giugno del 2001, partecipando ad un Convegno sull’evangelizzazione, promosso dal Movimento dei focolari, ci rivolse queste parole:

Card. Van Thuan: «Quando avevo perso tutto ed ero in prigione, ho pensato di prepararmi un vademecum che mi potesse consentire di vivere anche in quella situazione la Parola di Dio. Non avevo né carta né quaderni, ma la polizia mi forniva dei fogli sui quali avrei dovuto scrivere le risposte alle tante domande che mi facevano. Allora, a poco a poco, ho cominciato a sottrarre alcuni di questi pezzi di carta e sono riuscito a fare una minuscola agenda sulla quale giorno per giorno ho potuto scrivere, in latino, più di 300 frasi della sacra Scrittura che ricordavo a memoria. La Parola di Dio, così ricostruita, è stata il mio vademecum quotidiano, il mio scrigno prezioso da cui attingere forza e alimento.

Nella prigione di Phu-Khanh, i cattolici dividevano il Nuovo Testamento, che avevano portato di nascosto, in piccoli foglietti, se li distribuivano e li imparavano a memoria. Siccome il pavimento era di terra o di sabbia, quando sentivano i passi dei poliziotti, nascondevano la Parola di Dio sotto il suolo. La sera, al buio, ognuno recitava a turno la parte che aveva imparato. Era impressionante e commovente sentire nel silenzio e nell’oscurità la Parola di Dio, il Vangelo vivo, recitato con tutta la forza d’animo da cristiani che lo vivevano sulla loro pelle».

Natale Monza: In tutti i tempi l’Eucaristia è stata la forza dei martiri. Il cardinale si commuoveva ricordando le messe che, inaspettatamente e sempre nascostamente, aveva potuto celebrare ogni giorno.

Card. Van Thuan: «Quando sono stato arrestato, ho dovuto andarmene subito a mani vuote. L’indomani mi è stato permesso di scrivere ai miei per chiedere le cose più necessarie. Ho scritto tra l’altro: “Per favore, mandatemi un po’ di vino, come medicina contro il mal di stomaco”. I fedeli hanno subito capito e mi hanno mandato una piccola bottiglia di vino per la messa con l’etichetta: “Medicina contro il mal di stomaco” e delle ostie nascoste in una fiaccola contro l’umidità. Così ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia d’acqua nel palmo della mano, ho celebrato la messa. Era questo il mio altare ed era questa la mia cattedrale! Era la vera medicina dell’anima e del corpo. Ogni volta avevo l’opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla croce con Gesù, di bere con lui il calice più amaro. Ogni giorno, recitando le parole della consacrazione, confermavo con tutto il cuore e con tutta l’anima un nuovo patto, un patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo sangue mescolato al mio. Erano le più belle messe della mia vita!».

Carlo Seno esegue la prima Ballata di Chopin ricca di emozioni: nostalgia, quiete, esultanza, angoscia, danza, speranza.

L’arte di amare

Natale Monza: Il rapporto con le guardie che lo sorvegliavano non è stato inizialmente facile, ma a poco a poco è riuscito a conquistarsele. Tanto che l’idea iniziale dei capi di sostituirle ogni due settimane per non essere contaminate da questo pericoloso vescovo, si è tramutata nella decisione di non cambiarle più. «Altrimenti – dicevano – questo vescovo contaminerà tutti i poliziotti».

Maria

Natale Monza: Forte era il suo legame con la Madre di Dio. Nei momenti in cui, ridotto all’estremo limite, non riusciva a pregare, ripeteva semplicemente: Ave Maria.

Card. Van Thuan: «Durante la marcia nelle tenebre da carcerato, ho pregato Maria con tutta semplicità: “Madre, se tu vedi che non potrò più essere utile alla tua Chiesa, concedimi la grazia di consumare la mia vita in prigione. Altrimenti, concedimi di uscirne in una tua festa”.

Un giorno sento squillare il telefono delle mie guardie. Forse questa telefonata è per me! È vero, oggi è il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria al Tempio! Poco dopo una delle guardie viene e mi dice: “Dopo il pranzo si vesta bene. Andrà a vedere il capo”. In quel pomeriggio ho incontrato il ministro degli interni. “Lei ha un desiderio da esprimere?”. “Sì, signor ministro, voglio la libertà”. “Quando?”. “Oggi”. Il ministro mi guarda molto sorpreso. Spiego: “Signor ministro, sono stato troppo a lungo in prigione. Sotto tre pontificati. Quello di Paolo VI, di Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II. E inoltre sotto quattro segretari generali del partito comunista sovietico”. Lui si mette a ridere e voltandosi verso il suo segretario dice: “Fate il necessario per esaudire il suo desiderio”. Esulto: Maria mi libera: Grazie a te, Madre! Buona festa!».

La libertà

Natale Monza: Liberato dalla prigione venne a Roma, dove il 24 novembre 1994 fu nominato Vice-presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e il 24 giugno 1998 Presidente dello stesso Consiglio, carica che manterrà fino alla sua morte avvenuta il 16 settembre 2002, e nel concistoro del 21 febbraio 2001 fu elevato alla dignità cardinalizia.

Card. Van Thuan: «Quando sono stato nominato cardinale dal Santo Padre, ho sentito nel mio cuore: io non sono degno, pregate per me. Nella grazia gratuita del Signore mi sento pieno della sua misericordia. Ho passato 13 anni in carcere. Adesso per me dare la vita significa lavorare nel servizio alla Chiesa e all’umanità nel dicastero Giustizia e Pace. In esso posso diminuire la miseria nel mondo, portare la pace, cancellare il debito, alleviare la fame e la malattia nel mondo».

Carlo Seno esegue il brano musicale La campanella di Paganini-Liszt, che esprime la gioia della ritrovata libertà.

Con gioia e con amore

Natale Monza: Un giorno in ospedale a Milano l’ho trovato particolarmente luminoso in volto: «Oggi ha telefonato il Santo Padre». Poi giunge un’altra telefonata. Mi accorgo che si tratta di un colloquio tra amici. Al termine il cardinale stesso mi dice: «Era Mondadori; verrà a trovarmi», e mi racconta della sua conversione.

Poche settimana prima della sua partenza per il Cielo, gli ho telefonato: «Eminenza, so che sta soffrendo molto, ma so anche che offre tutto». «Sì con gioia e con amore». Sono le ultime parole che mi ha rivolto e che mi rimangono impresse nella mente e nel cuore.

Carlo Seno conclude il concerto con l’Inno alla gioia di Beethoven.