Insieme per i sacerdoti

di Pasquale Foresi

Pasquale Foresi, primo focolarino sacerdote, ha aiutato Chiara Lubich in molteplici campi nella concretizzazione, attraverso opere, delle linee di luce che sono nate dal carisma dell’unità. Lungo 50 anni ha avuto numerose occasioni per collaborare con d. Silvano, specialmente quando nacque, in seno al Movimento dei focolari, il Movimento sacerdotale.

Mi sono trovato ad avere rapporti più stretti con d. Silvano alla fine degli anni ’50. In quel momento il Movimento dei focolari era ancora sotto studio da parte dell’autorità ecclesiastica. In particolare l’episcopato italiano aveva molte riserve. Pensando che era imminente uno scioglimento del Movimento, la Segreteria della Conferenza episcopale aveva diramato una nota ai vescovi raccomandando che i loro sacerdoti non mantenessero contatti con il Movimento dei focolari.

Convinto che si trattasse di una prova di Dio, cercavo una strada per tenere in qualche modo uniti i numerosi sacerdoti diocesani che facevano ormai parte del Movimento. Bisognava obbedire, ma nulla impediva che l’uno o l’altro sacerdote venisse da me per consultarmi come padre spirituale. Avremmo così avuto l’occasione di mantenere l’unità, in attesa del momento in cui tutto si sarebbe chiarito e i sacerdoti avrebbero avuto nuovamente la possibilità di partecipare alla vita del Movimento. Nacque così con d. Silvano un contatto speciale che divenne determinante per la futura nascita del Movimento sacerdotale, in seno al più vasto Movimento dei focolari.

Ma ci fu per noi ancora un altro motivo di contatto. Studiando all’Università Gregoriana, avevo fatto degli studi su san Girolamo e mi ero reso conto di quanto fossero importanti e belle le lettere di questo Padre della Chiesa. Mi sembrava desiderabile che fossero accessibili per un più vasto pubblico. Chiesi perciò a d. Silvano: «Perché non prepari una traduzione italiana delle lettere di san Girolamo?». Mi disse subito di sì e si mise al lavoro con grande arte, tanto da diventare un vero specialista in questo campo. Fu così che l’Editrice Città Nuova poté pubblicare in quattro volumi l’intero epistolario di san Girolamo. Allo stesso tempo questo lavoro ci diede l’occasione per mantenerci uniti anche spiritualmente.

A un certo punto, d. Silvano col consenso del suo vescovo si era trasferito a Roma e per alcuni mesi abitò con me in focolare. Mi fece sempre un’ottima impressione, anzi mi confessavo pure con lui.

Dopo un certo tempo però, per varie circostanze, si vide bene che avesse un’abitazione distinta. Fu così che divenne il punto di riferimento per tutta l’attività dei sacerdoti diocesani nell’ambito del Movimento.

Ma l’apporto di d. Silvano va oltre. Egli aveva una spiccata sensibilità per le scienze umane e in particolare conosceva bene la psicologia. Grazie a questa sua competenza, ha dato un impulso notevole quando alcuni anni fa, nell’ambito del nostro dialogo con la cultura, abbiamo cominciato ad enucleare le implicazioni del carisma dell’unità per il campo della psicologia.

Ricordo un prodromo che risale ancora agli anni ’60, indicativo dell’influsso spirituale e sanante che d. Silvano ha avuto su tante persone. Eravamo venuti in rapporto con un giornalista famoso il cui figlio si drogava. Vedendo quanto era disperato, gli abbiamo proposto di mettere suo figlio in contatto con d. Silvano. Questi, con alcuni colloqui, riuscì a liberarlo completamente dalla droga. Un anno dopo quel giornalista ci scrisse: «Ho ritrovato mio figlio grazie a d. Silvano».