Tutti uniti, conservando la propria identità

 

Movimenti ecclesiali in parrocchia

 

di Giorgio Pugliese

 

L’autore e parroco in una delle 13 parroc­chie di Monopoli, una città dell'Italia del Sud particolarmente interessante per le sue spiagge accoglienti e per la sua storia che affonda le radici nella Magna Grecia. La religiosità popolare lascia trasparire ancora oggi una certa fusione tra il cristianesimo bizantino e quello latino. Basta visitare qual­cuna delle chiese rupestri per rendersi conto di quanto profonda fosse qui la vita cristiana già nel primo millennio. Su queste radici religiose cosi antiche come s’inseriscono i nuovi Movimenti ecclesiali?

 

 

Sono stato chiamato a servire questa comunità parrocchiale agli inizi degli anni novanta. L’impatto e stato subito positi­vo. Chi mi aveva preceduto aveva lavorato bene soprattutto con i giovani.

Infatti tutto era in fermento, con una colla­borazione ben avviata nei vari ambiti della pastorale. Soprattutto si distingueva un grup­po di giovani del Movimento "Fede e Luce", fondato da Jean Vanier, che si dedica ai ragazzi con handicap, e formano una Bella Comunità dove questi ragazzi insieme ai loro parenti e amici cercano di vivere una stessa realtà di famiglia, con incontri e condivisio­ne. Notando la mia apertura ai Movimenti, ben presto altri gruppi hanno chiesto di esse­ re accolti per attuare uno stile di vita cristia­na più consono alle loro aspirazioni.

 

La fioritura

Ho aperto loro le porte e ho lanciato l’idea di sperimentare a vivere il Vangelo nel quoti­diano, trovandoci a riflettere sulla "Parola di vita" commentata ogni mese da Chiara Lubi­ch. All’inizio diverse persone hanno aderito. In seguito con un piccolo gruppo abbiamo fatto una prima esperienza forte nella citta­della di Loppiano a contatto con giovani pro­venienti dai più diversi Paesi e qui riuniti per vivere il Vangelo con la maggior coerenza possibile. Eravamo partiti in vacanza per visitare altri ambienti e conoscere altre Comunità cristiane e non era nostra intenzio­ne fermarci a Loppiano, ma dopo il primo impatto con quella realtà nessuno desiderava andar via per visitare altri posti e vollero tutti restare lì per abbeverarsi a quella fonte.

Ritornati in parrocchia, quei sette giovani non potevano tacere l’esperienza vissuta e nella Comunità nacque l’esigenza di realizza­re fra noi quello che avevamo sperimentato in quei giorni, per poi ritrovarci ogni settima­na e raccontarci cosa eravamo riusciti a con­cretizzare.

Al primo gruppo si univano altri giovani, attirati da quell’entusiasmo di mettere come fondamento dei rapporti l’amore reciproco. L’anno successivo, all’ invito di un’ altra visita a Loppiano, si sono presentate 50 persone.

 

Le difficolta della crescita

Se la parrocchia cresceva in queste realtà nate spontaneamente, sorgevano anche dei disagi. Se in un primo tempo i membri delle varie realtà associative gioivano nel vivere insieme, adesso ognuno si rafforzava nell'ambito in cui era fiorita la propria esperien­za cristiana. Cominciavano cosi i contrasti tra i vari gruppi: qualche volta erano gli apparte­nenti al Movimento "Fede e Luce" che non andavano d’accordo con quelli del "Rinnova­mento nello Spirito"; altre volte gli apparte­nenti al Movimento dei Focolari entravano in contrasto con questi ultimi.

Per me era una grande sofferenza vedere che parlavano lingue diverse e lasciavano emergere lo spirito di rivalità. Eravamo parti­ti col proposito di vivere tutti il Vangelo, ma questi comportamenti ne erano la negazione. Manifestavo il mio disappunto soprattutto a coloro che avevano deciso di fare un’espe­rienza d’unità, chiamati quindi ad amare tutti, a rispettare qualsiasi scelta degli altri. Era necessaria una vera conversione: amare il Movimento altrui come ed anche più del pro­prio, e servire tutti senza distinzione. È stato un periodo molto duro per il pericolo di vedere la Comunità frantumarsi.

 

Pentecoste ‘98

Eravamo in questa situazione dolorosa quando nella Pentecoste del ‘98 c’è stato il grande raduno dei Movimenti ecclesiali a Roma. Con delicatezza ho lanciato l’idea di partecipare a quell’avvenimento. Siamo riu­sciti a riempire un pullman con membri dei vari Movimenti, e anche con persone che fre­quentavano la parrocchia senza appartenere a nessun gruppo specifico.

L’ esperienza di quella Pentecoste rimarrà forte in tutti. Durante il ritorno ognuno raccontava qualcosa di positivo. Ci ritrovavamo tutti fratelli, con le varie realtà che portavamo dentro. Si apriva davanti a noi una nuova vita. Era una vera festa: improvvisamente ci siamo ritrovati Comunità, pur nella diversità delle esperienze che ognuno aveva potuto cogliere in quei momenti a Roma.

Le parole del Papa: «Oggi qui si e verifi­cata una nuova Pentecoste», non erano per noi semplici parole, perché avevamo speri­mentato in modo tangibile la presenza dello Spirito. Tutti ci univa l'amore e in tutti c’era la voglia di ricominciare una vita nuova.

Naturalmente gioivo per quanto era acca­duto ma, dopo le esperienze passate, ho pen­sato che bisognava andare avanti con cautela, non lasciandomi prendere dall’ entusiasmo, lavorando giorno per giorno, spronando gli uni e gli altri a percorrere il cammino che lo Spirito aveva suggerito a ciascuno.

Iniziava un anno abbastanza tranquillo, ma con altri problemi. Questa volta erano alcuni parrocchiani ad avere difficoltà di rap­porto nei confronti dei Movimenti. Forse si sentivano trascurati o poco valorizzati: verso di loro dovevo avere una premura maggiore. Capivo che queste difficoltà nascevano soprattutto dal fatto di non conoscersi bene.

L’anno successivo ho organizzato una mezza giornata con tutti gli appartenenti ai tre Movimenti più emergenti in parrocchia, estendendo però l’invito anche alla Comunità parrocchiale in genere. È stata una partenza cauta, per non creare traumi. Unico motto per tutti era di vivere le parole di Gesù: «da que­sto vi riconosceranno miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri».

In un clima di festa tutti hanno potuto pre­sentarsi e comunicare quello che ognuno aveva trovato nel proprio Movimento. Poter donare la propria identità, accogliere quella dell’altro e poter entrare nella parte più inti­ma della vita del fratello, è stato facile, pro­prio perché eravamo interessati gli uni agli altri. Si è conclusa quella prima giornata con un momento di preghiera, dove sentivamo la presenza di Gesù in mezzo a noi.

In seguito ho chiamato un esperto a parla­re dei carismi nella Chiesa e del rapporto tra carismi e istituzione. Tanti hanno ringraziato di questo momento, perché ha chiarito equi­voci accumulati nel tempo. Soprattutto stato interessante capire che quello che ave­vano trovato non era un luogo dove sentirsi bene, ma una chiamata personale dello Spiri­to Santo a giocarsi la vita.

L’anno scorso abbiamo concluso l’incon­tro con la celebrazione eucaristica. Sedersi alla stessa mensa, comunicarsi allo stesso Corpo, sentirsi tutti fratelli non era solo una verità teologica astratta, ma esperienza viva. Quest’anno si a rafforzata l’unità in ogni settore. Non c’è più distanza tra i gruppi e tutti si sentono impegnati nel servire la Comunità.

Vista l’esperienza positiva abbiamo pensa­to di fare della prossima Pentecoste la gior­nata della Comunità e i responsabili dei Movimenti si sono offerti per organizzarla e per presentare proposte nuove.

La visita pastorale

Nel frattempo il vescovo ha organizzato la visita pastorale. La città di Monopoli costi­tuisce una zona pastorale. Il nostro vescovo, mons. Domenico Padovano, invita i parroci e i consigli pastorali a preparare la sua visita, tenendo conto delle nuove linee del Concilio ed anche della Lettera del Papa, Novo millen­nio ineunte. Perciò tra i vari incontri pro­grammati c’è quello delle associazioni pre­senti nel territorio. Quando ci si accorge che non si e tenuto conto dei Movimenti eccle­siali esistenti in diocesi, i parroci della città mi affidano il compito di organizzare un incontro del vescovo con loro.

I responsabili dei Movimenti erano entu­siasti ed anche qualche Associazione, che in un primo momento era un po’ perplessa, ha dato poi la sua piena adesione.

La sera stabilita, per la prima volta, i membri delle varie Associazioni e Movimen­ti ecclesiali si ritrovano riuniti attorno al pro­prio pastore. Dopo una breve presentazione del vicario zonale, sono stato invitato a coor­dinare lo svolgimento della serata.

Avevo precedentemente avvisato che ogni raggruppamento presentasse brevemente la propria esperienza. L’ascolto era non solo attento, ma di stupore di fronte a questa car­rellata di brevi esperienze di vita evangelica che mostravano i tratti di una nuova primave­ra nella Chiesa. Non tutti hanno potuto parla­re, ma tutti hanno goduto. Alcuni esprimeva­no la gioia di aver conosciuto delle realtà ecclesiali nuove, facendo riferimento soprat­tutto ai Movimenti.

Il vescovo ascoltava e gioiva. La sua paro­la alla conclusione a stata stimolante. Ha sot­tolineato come oggi nella Chiesa ci sono tante ricchezze capaci di rinnovare non solo la vita interna della Comunità cristiana, ma anche la società stessa. Per riuscire bene in questo compito è necessario lavorare tutti uniti ma non massificati, perché ogni carisma è unico ed ha un suo preciso compito. Ognu­no dunque era invitato a perseverare nella strada intrapresa e mettere a servizio della Comunità la sua peculiarità. E concludeva: «Sento che Dio ha scelto ciascuno di voi per esser artefice, come una pietra preziosa che compone il bellissimo mosaico della fami­glia». Segue un invito: «Non possiamo lasciare che ognuno vada avanti da solo, vi invito a fissare alcuni appuntamenti in cui sia possibile un confronto reciproco per il bene di tutti».

Dei partecipanti, alcuni hanno ringraziato per aver conosciuto con più chiarezza la valenza ecclesiale del proprio Movimento; altri hanno manifestato soddisfazione per aver avuto l’opportunità di raccontare la pro­pria esperienza dinanzi ai parroci che, sovraccarichi di lavoro, non avevano finora avuto l’opportunità di conoscerli bene.

Concludendo la visita pastorale il vescovo notava come fosse stato per tutti una sorpre­sa conoscere le ricchezze dei gruppi presenti sul territorio e invitava i parroci a prenderne atto e ad approfondire la conoscenza dei cari­smi. Invito raccolto con gioia non solo per un mutuo arricchimento, ma anche per una cre­scita dell’intera nostra Chiesa.

Giorgio Pugliese