spiritualità                                                                                                                                                  

segreto della comunione

La contemplazione del volto di Cristo ci conduce... ad accostare l'aspetto più paradossale del suo mistero, quale emerge nell'ora estrema, l'ora della Croce. Mistero nel mistero, davanti al quale l'essere umano non può che pro­strarsi in adorazione. (...)

Non finiremo mai di indagare l'abisso di questo mistero. È tutta l'asprezza di questo paradosso che emerge nel grido di dolore, apparentemente disperato, che Gesù leva sulla croce: «Eloi, Eloi, lema sabactani?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15, 34). È possibile immaginare uno strazio più grande, un'oscurità più densa? In realtà, l'angoscioso "perché" rivolto al Padre con le parole iniziali del Salmo 22, pur conservando tutto il realismo di un indicibile dolore, si illumina con il senso dell'intera preghiera, in cui il Salmista unisce insieme, in un intreccio toccante di sentimenti, la sof­ferenza e la confidenza. (...)

Il grido di Gesù sulla croce, carissimi fratelli e sorelle, non tradisce l'ango­scia di un disperato, ma la preghiera del Figlio che offre la sua vita al Padre nell'amore, per la salvezza di tutti. Mentre si identifica col nostro peccato, "abbandonato" dal Padre, egli si "abbandona" nelle mani del Padre. I suoi occhi restano fissi sul Padre. (...)

Di fronte a questo mistero, accanto all'indagine teologica, un aiuto rilevan­te può venirci da quel grande patrimonio che è la "teologia vissuta" dei Santi. Essi ci offrono indicazioni preziose che consentono di accogliere più facil­mente l'intuizione della fede, e ciò in forza delle particolari luci che alcuni di essi hanno ricevuto dallo Spirito Santo, o persino attraverso l'esperienza che essi stessi hanno fatto di quegli stati terribili di prova che la tradizione mistica descrive come "notte oscura". (...)

Del resto, la stessa narrazione degli Evangelisti dà fondamento a questa per­cezione ecclesiale della coscienza di Cristo, quando ricorda che, pur nel suo abisso di dolore, egli muore implorando il perdono per i suoi carnefici (cfr Lc 23, 34) ed esprimendo al Padre il suo estremo abbandono filiale: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). (...)

La Chiesa continua a restare in contemplazione di questo volto insanguina­to, nel quale e nascosta la vita di Dio ed offerta la salvezza del mondo. Ma la sua contemplazione del volto di Cristo non può fermarsi all'immagine di lui crocifisso. Egli è il Risorto! (...)

Nel volto di Cristo (risorto) essa, la Sposa, contempla il suo tesoro, la sua gioia. Confortata da questa esperienza, la Chiesa riprende oggi il suo cammi­no, per annunciare Cristo al mondo, all'inizio del terzo millennio.

Giovanni Paolo II

Da: Novo millennio ineunte, nn. 25-28