editoriale

 

Scuola di comunione

Sotto la spinta del Concilio Vaticano II l'ecclesiologia di comunione ha fatto sentire concretamente in questi anni il suo influsso nella vita della Chiesa. In nome della comunione, infatti, si è rafforzata la collegialità episcopale, si sono svolti numerosi Sinodi dei vescovi, si sono universalmente istituite le Conferenze episcopali, si è posto un forte accento sul presbiterio diocesano e, tra l'altro, si sono creati i Consigli pastorali sia a livello diocesano che parrocchiale.

La recente Lettera apostolica Novo millennio ineunte porta, però, un'indica­zione sostanzialmente nuova, quasi ovvia, eppure — se si guarda ai fatti — per nulla scontata: per far "camminare" la Chiesa-comunione, ci vuole una spiritualità di comunione.

Con tratti rapidi e scultorei, il Papa delinea alcune caratteristiche di una tale spiritualità, che sola potrà rendere effettiva la comunione: portare lo sguardo del cuore sul mistero della Trinità; sentire il fratello di fede nell'unita del Corpo mistico; considerarlo quindi come "uno che mi appartiene". E ancora: vedere innanzi tutto che di positivo c’è nell'altro; accoglierlo e valorizzarlo come un Dono di Dio per me; saper "fare spazio" al fratello; condividere le sue gioie e le sue sofferenze (cf. n. 43).

Tutte indicazioni che rinviano alla prassi, ad un tirocinio da fare giorno per giorno, nella vita. La comunione, infatti, s'impara lentamente, in un continuo pro­cesso di crescita.

Senza sosta, Giovanni Paolo II nei primi mesi di quest'anno e tornato su que­sto tema: dal saper mettere in atto una spiritualità di comunione dipende il pro­gredire del cammino ecumenico (25.1.01), la spiritualità della comunione, vissu­ta dai vescovi, oltre che dai laici, porterà frutti fecondi di rinnovamento per tutti i credenti (14.2.01); i nuovi Cardinali sono costituiti per far crescere in tutta la Chiesa la spiritualità della comunione (20.2.01). La stessa santità personale si nutre della spiritualità di comunione: occorre diventare santi con e per gli altri (12.4.01). Facendo riferimento alla diocesi di Roma, ricorda che: bisogna soprat­tutto far crescere la spiritualità della comunione (14.2.01). E rivolgendosi ai par­roci romani  riafferma che risulta decisiva in ogni Comunità la comunione presbi­terale che si manifesta nella fraternità vissuta: vivere insieme, pregare insieme, decidere insieme e poi operare insieme (1.3.01).

Con sempre nuove sfumature, il Papa ripete cosi l'invito da lui formulato nella Novo millennio ineunte: «Gli spazi della comunione vanno coltivati e dilatati giorno per giorno, ad ogni livello, nel tessuto della Chiesa». E questo non solo fra le singole persone, ma anche fra le varie componenti della compagine ecclesiale: «tra Pastori e intero Popolo di Dio, tra clero e religiosi, tra associazioni e Movi­menti ecclesiali» (n. 45).

Per vivificare la Chiesa e dare efficacia alla sua azione, si tratta, in sostanza, di passare da paradigmi monolitici o dialettici a impostazioni radicalmente comu­nionali. «La teologia è la spiritualità della comunione, infatti, ispirano un reci­proco ascolto tra Pastori e fedeli», osserva la Novo millennio ineunte a proposito dei Consigli presbiterali e pastorali. E precisa: «Se dunque la saggezza giuridica, ponendo precise regole alla partecipazione, manifesta la struttura gerarchica della Chiesa e scongiura tentazioni di arbitrio e pretese ingiustificate, la spiritualità della comunione conferisce un'anima al dato istituzionale» (n. 45).

Un significativo sviluppo in questa direzione e senz'altro la comunione fra i Movimenti ecclesiali che si è instaurata in seguito al loro incontro con Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro, nella veglia della Pentecoste '98. Se prima si pro­cedeva su binari paralleli e si rischiava quasi di ignorarsi a vicenda, oggi c’è una crescente convergenza, che non ha nulla di strutturato, ma è semplicemente cono­scenza e aiuto reciproco, comunione vissuta, fraternità in atto.

Da qualche tempo in qua questa nuova corrente di comunione voluta dal Papa, si allarga anche ai più antichi carismi. Crescono i momenti di contatto e di inter­scambio, come testimonia, fra l'altro, l' incontro fra il Movimento dei focolari e la famiglia francescana ad Assisi il 26 ottobre scorso. E non solo. Pure in seno alle altre Chiese e Comunità ecclesiali, questo sviluppo ha suscitato attenzione ed interesse. Basti pensare che alla fine di quest'anno, a Monaco di Baviera, si svolgerà un grande incontro di Movimenti cattolici ed evangelici-luterani, dopo che ci si e già ripetutamente ritrovati a livello di responsabili.

Ma "spiritualità della comunione" vuol dire di più che non soltanto comunione fra i carismi. Occorre una profonda compenetrazione con tutto cieche — non senza il soffio dello Spirito e non senza carisma! — e espressione della dimensione istituzionale della Chiesa.

E con questo spirito che Chiara Lubich ha accettato in questo periodo di incon­trarsi con i superiori e gli alunni di tre seminari, fra cui quello romano. Ed è in questa Linea che il Movimento dei focolari promuove l'ormai imminente Conve­gno di sacerdoti, diaconi e seminaristi a Castegandolfo su "I Movimenti ecclesia­li per la nuova evangelizzazione". Occorre, infatti, promuovere la reciproca cono­scenza fra sacerdoti e Movimenti, affinché ci si veda non come concorrenti ma quali preziosi collaboratori nella missione.

E l'ora della Chiesa-comunione. Dopo che si sono messe, col Vaticano II, le necessarie basi teologiche e si è dato vita alle strutture di comunione, ora urge rendere dinamico tutto ciò, in vista della nuova evangelizzazione.

Per questo Giovanni Paolo II lancia alla Chiesa intera la sfida di diventare "scuola di comunione" (n. 43).

 

H.B.