Pentecoste ‘98

Preceduta dal Congresso mondiale dei movimenti e nuove comunità tenutosi a Roma dal 27 al 29 maggio con la presenza di 350 delegati tra vescovi, dirigenti dei movimenti e osservatori di altre chiese (avvenimento a cui dedichiamo questo numero della rivista), grande eco e forte impatto sull’opinione pubblica ha avuto l’indimenticabile veglia di Pentecoste col Papa dei circa 300 mila aderenti a questi movimenti e nuove Comunità ecclesiali convenuti in piazza San Pietro da tutto il mondo. Un avvenimento definito storico, la cui portata si potrà valutare solo nel tempo.

"Il primo dono che, credo, tutti noi abbiamo ricevuto è stato quello di sentirci a casa nostra, pienamente chiesa. E questo non perché non lo fossimo prima, ma perché ora ci sembra ci sia una consapevolezza nuova in noi e negli altri".

Ad esprimersi così è Oreste Pesari, direttore esecutivo dell’ufficio del Rinnovamento carismatico cattolico internazionale.

Ascoltiamolo ancora: "Noi sentiamo che Dio ci ha dato questo dono da portare alla chiesa con la nostra vita: è una nuova effusione di Spirito Santo, è una gioia nuova, una vita nuova e questo al di là di come poi verranno concretizzate queste esperienze. Credo che veramente stia iniziando la chiesa del terzo millennio".

E Paola Majocchi, fondatrice del gruppo laicale Seguimi: "Devo dire che è stata una stupenda novità ecclesiale, voluta da un Pontefice, secondo me, straordinario. Penso che porterà frutti di grazia al mondo intero questa visibilità, che non è certo di sempre. Personalmente e come gruppo credo che abbiamo ricevuto conforto e sostegno. Diciamo che ci siamo sentiti amati, incoraggiati. Abbiamo vissuto profondamente la presenza del Signore nella chiesa-comunione".

Un’impressione condivisa da don Mario Cascone, assistente europeo del movimento dei Cursillos de Cristiandad: "Ha rappresentato una conferma della nostra adesione alla chiesa ed uno slancio ancora maggiore per evangelizzare gli ambienti. C’è piaciuto moltissimo conoscere gli altri movimenti ed opereremo ancora di più nel segno della comunione con le altre realtà ecclesiali. E questo perché la comunione è la forza della missione".

Ma ascoltiamo anche le impressioni di persone che non hanno incarichi di rilievo nei loro movimenti. Abbiamo avvicinato un folto gruppo di tedeschi venuti in 82 da Osnabrück: appartengono ai Carismatici, Schönstatt, Christus-Gemeinschaft, Terzo Ordine Francescano, Cursillos e Movimento dei focolari.

Un signore: "In un mondo secolarizzato come il nostro questo avvenimento costituisce per molti una grande speranza".

Una donna: "La fede mi si è ravvivata, perché il Papa l’ha testimoniata con la sua vita. Porterò a casa che posso credere ancora".

L’autista, evangelico, di un loro pullman: "Ho già accompagnato tantissimi pellegrinaggi, ma questo è stato nuovo, perché ho sperimentato comunione, libertà e gioia". Un giovane: "In piazza San Pietro ho ritrovato la speranza: la chiesa andrà avanti nonostante tutto. Nelle catacombe di San Sebastiano ero commosso fino alle lacrime, ricordando quanti cristiani hanno creduto fino a dare la vita per la fede!".

E tornando in mezzo agli italiani, ascoltiamo la testimonianza di una ragazza: "In quella piazza, ho avuto la certezza della presenza dello Spirito Santo che operava, anche se in modo diverso, nei vari movimenti lì presenti; ci siamo sentiti, infatti, in comunione tra di noi in Cristo Gesù ed ho toccato con mano quanto sia vera la frase di S. Paolo: "Uno solo è lo Spirito, che opera tutto in tutti". Ho avuto la certezza che il Signore sta operando con il suo Spirito in tutto il mondo e la sua chiesa sta crescendo fortemente e qualitativamente nella fede. E questo rappresenta veramente la grande speranza per il futuro dell’umanità".

Ancora una testimonianza interessante da parte di una donna: "Cogliendo la bellezza di ogni movimento e rallegrandomi della diversità che contemplavo in loro, ho sentito di appartenere alla chiesa-una, che in quel momento mi accoglieva nel suo seno.

Davanti al Santo Padre alcuni fondatori dei movimenti, a cominciare da Chiara Lubich, hanno reso conto dei talenti ricevuti con parole a volte discrete, amorevoli o piene di forza. Tanti e diversi i carismi che, presi dalle mani di Dio, si sono incarnati nel cuore dell’umanità. Ho pensato alla fine dei tempi, quando tutti ci presenteremo davanti al trono dell’Altissimo e sarà una festa comune, come è avvenuto davanti al Papa. Questa la fisionomia della chiesa postconciliare: un popolo in cammino che nell’obbedienza ai suoi pastori si recano nell’immenso Cenacolo di Piazza San Pietro, per ascoltare ancora "quella voce" e riprendere forza per il viaggio. Il Papa era felice. "Conto su di voi", ha detto. Queste parole sono entrate nel cuore di tutti. La lettura del brano di Pentecoste sembrava incarnarsi lì, avverandosi anche per noi.

Alla fine del discorso, il Santo Padre ha esclamato: "Grazie per oggi! Lui ... c’era!". E ognuno di noi era in Paradiso. Ora conservo tutto nel cuore, consapevole della grandezza e dell’unicità di questo evento storico che ha già iniziato un tempo nuovo e mi ha portata oltre la soglia del terzo millennio insieme a tutte le persone di buona volontà".

In Piazza san Pietro quel giorno è stato il volto della chiesa comunione, delineato dal Concilio, che si è mostrato al mondo. Questa la testimonianza più forte. Ce lo conferma il card. James Stafford, presidente del Pontificio Consiglio per i laici: "Quest’avvenimento è stato un vero miracolo dello Spirito. Ha aperto una finestra sulla chiesa futura del terzo millennio. Si è resa infatti visibile in quell’abbraccio del Papa all’enorme folla, la bellezza di una chiesa dove profonda è la comunione tra gerarchia e carismi. Dove, secondo il magistero del Concilio si mostrano coessenziali – come più volte ha detto il Papa – le due dimensioni della chiesa: quella istituzionale e quella profetica. È interessante osservare lungo la storia della chiesa altre irruzioni di carismi, che per la profonda comunione col papato hanno portato importanti riforme nella chiesa. Così avvenne nel tredicesimo secolo con san Francesco e san Domenico e nel sedicesimo con sant’Ignazio di Loyola. Penso che oggi questo stesso fenomeno si stia ripetendo di nuovo".

Silvano Cola