Un ponte tra Oriente e Occidente
di Albert Rauch
Una presentazione della quarantennale esperienza dell’«Istituto
per le Chiese Orientali» a Regensburg in Germania ha introdotto uno dei momenti
di preghiera animato dai partecipanti di varie Chiese. Il dott. Albert Rauch,
sacerdote della diocesi del posto, è direttore di questo Istituto.
Quarant’anni fa, dopo il Concilio Vaticano II, il vescovo di
Regensburg, dott. Rudolf Graber, fu incaricato dalla Conferenza episcopale
tedesca per i “Contatti con le Chiese orientali ortodosse”.
Per
iniziare bene, per prima cosa si recò, assieme a una delegazione di cui facevo
parte anch’io, a Istanbul per parlare con il Patriarca ecumenico Athenagoras.
Successivamente ebbe colloqui pure con il Patriarca Cirillo di Sofia, il
Patriarca Germano di Belgrado, il Patriarca Giustiniano di Bucarest, il
Metropolita Nikodimo di Leningrado e con altri Capi delle Chiese d’Oriente.
Di
comune accordo, si è deciso di dar vita a Regensburg ad un programma di studi
post-laurea e d’informazione ecumenica per giovani teologi ortodossi, chierici,
monache, monaci e laici. Fu così che nacque l’“Istituto per le Chiese
Orientali” che in questi 40 anni ha potuto ospitare più di 500 studenti, di cui
molti oggi hanno compiti di responsabilità nelle loro Chiese.
Ogni
due anni circa, con i nostri studenti siamo venuti a Roma, per visitare i
luoghi sacri e abbiamo partecipato spesso anche a congressi ecumenici in questo
Centro.
Così
siamo qui anche oggi: sei teologi romeni, cinque teologi serbi, tre teologi
della Chiesa siro-ortodossa dell’India, uno della Bielorussia ed uno della
Moldavia (i due ultimi del Patriarcato di Mos-ca). Sono con noi anche due
focolarine che sono vere colonne del nostro lavoro.
Vorrei
dirvi ora due parole sull’icona che avremo davanti a noi mentre canteremo l’Akathistos
Hymnos: è un affresco che si trova nel nostro Istituto e che raffigura
l’Annunciazione alla Vergine.
Nella
Chiesa d’Oriente Maria è simbolo reale di tutta la creazione; perciò le sue
mani sono stese fino alle estremità della terra. Cristo nel grembo della Madre
è un piccolo bambino; allo stesso tempo è anche grande: è circondato dal kosmos
intero con le stelle.
Perciò
la Chiesa Orientale canta: «Maria, Madre e Vergine, il tuo grembo è più largo
del Cielo e della terra, perchè in te abita Colui che non può essere contenuto
né dal Cielo né dalla terra».
Albert Rauch