Se ami, sei

Due stralci dell’ultimo intervento di d. Silvano Cola in pubblico, a Grottaferrata il 30 dicembre 2006: una conversazione con 60 seminaristi di varie nazioni. Si può considerare il suo testamento spirituale.

In questo mondo globalizzato, in cui la figura di Gesù morto e risorto per l’umanità è praticamente assente, viene meno ogni speranza per l’unità. Ma Dio, attraverso Chiara Lubich e il suo carisma, ha pensato di rilanciare tra gli uomini quella possibilità che Gesù aveva loro prospettato: «dove due o più…» (cf Mt 18, 20). È solo Cristo in mezzo a noi che può realizzare l’ut omnes. Con lui l’unità è possibile, perché c’è ne già l’esperienza. Basta pensare a quanto stiamo sperimentando nel campo dei quattro dialoghi, alle “inondazioni” [l’irradiazione dello spirito dell’unità nei vari campi della società, n.d.r.], alla superficie terrestre disseminata ormai tutta quanta di due o più disposti ad amarsi l’un l’altro fino a dare la vita. Sia coi musulmani sia coi buddisti sia con gli indù il “dove due o più” apre la via ad un dialogo fecondo, all’amore reciproco. E qui si capisce che Gesù in mezzo è Cristo Gesù, è Cristo. Per questo il futuro per la Chiesa non lo si vede negativamente, lo si vede molto positivamente. (…)

La vocazione più alta che l’uomo o la donna possano avere è essere sponsa Christi. Se non si arriva a questo punto, non c’è compiutezza dell’essere umano. Dove c’è potere non c’è amore. Il profilo mariano della Chiesa è l’assenza di clericalismo. Questo mi pare importante: avvicinarsi al sacerdozio sperando di essere capaci di morire per tutti, di morire a se stessi per tutti. Spegnere ogni fiamma di sapere, di eroismo e soltanto essere amore. Se ami, sei. Se non ami, non sei. Ma Dio è Amore. Bisogna considerare l’altro, qualunque persona, come insostituibile, come unico al mondo. Se tu non sei capace di amare quest’altro perché è diverso, non hai capito niente dell’umanità.

Quante volte abbiamo letto in san Paolo che anche se ho la profezia e dono tutto quello che ho, ma non ho la carità, sono niente. Tutto il Vangelo è lì. «Qualunque cosa hai fatto al più piccolo, l’hai fatta a me». Qualunque cosa faccio al più grande disgraziato che c’è al mondo lo faccio a Gesù. Questa è la capacità di rendere luminosa la notte. Sì, quello per me non va, però è degno d’amore.

Forse è una cosa che deve penetrare proprio dentro di noi, per esserne convinti. Se si è convinti di questo, è la scoperta. Si capisce che finalmente il mondo potrebbe andar bene. Ogni forma di guerra, di rivalità, tutto viene dal potere. Il denaro è potere, tutto è potere. Ma tu fai la comunione dei beni e vivi tutti gli aspetti della vita nell’amore, perché? Perché Dio è Trinità. In Dio il Padre non tiene per sé il suo essere Dio, è Padre perché c’è il Figlio Dio e c’è lo Spirito Santo Dio e sono un solo Dio. Essere comunione salva te e salva tutti.

Essere comunione, senza essere attaccati a nessuno. Questo è un altro fatto. Quando Chiara spiega la maturità umana, prende l’esempio del Mosè di Michelangelo. Come egli ha realizzato il Mosè? Scolpendo! E Chiara lo chiama “l’arte del levare”, del togliere: una scaglia dopo l’altra, finché da un masso informe viene fuori la figura di Mosè. Tutta la nostra vita è quest’arte del levare, perché qualunque prossimo incontri, se non ti fai “niente” tu, l’altro non lo capisci mai.