Nella diversità ciascuno è dono per l’altro

Amicizia ecumenica

del vescovo Christian Krause

 

In questo suo intervento di cui pubblichiamo la prima parte, il vescovo luterano emerito ed ex presidente della Federazione Luterana Mondiale, dott. honoris causa Christian Krause, ricorda la sua pluriennale collaborazione ecumenica con il vescovo Klaus Hemmerle e delinea la visione che questi aveva del dialogo fra le Chiese.

Era a metà degli anni ’80 che incontrai per la prima volta l’allora vescovo di Aquisgrana, in un momento straordinariamente importante per l’ecumenismo nel nostro Paese. Era nel periodo che intercorreva tra la grande Giornata dei cattolici (Katholikentag) e quella degli evangelici (Kirchentag). Klaus Hemmerle era “assistente spirituale” del Comitato centrale dei cattolici tedeschi che si occupa della programmazione e realizzazione dei Katholikentage ed io ero stato appena nominato segretario generale delle Giornate della Chiesa evangelica tedesca. Come a volte succede, ci siamo incontrati e ci siamo “trovati”.

Nella preparazione delle due grandi manifestazioni che si avvicendano ad anni alterni, il tema dell’ecumenismo ricopriva da sempre un ruolo importante. Ciò è particolarmente rilevante proprio in Germania dove, come in nessun altro Paese, i cristiani sono quasi esattamente per metà cattolici e per metà evangelici. In questa situazione quasi ogni famiglia tedesca si deve porre la domanda: «Tu, come vedi l’ecumenismo?». Mentre le Chiese hanno da chiedersi come dar vita ad una comunione tra i credenti che oltrepassi i confini confessionali, e ciò in maniera responsabile e senza superficialità.

Naturalmente queste domande segnarono anche i colloqui con Klaus Hemmerle. Per lui in quanto professore di teologia, vescovo, e guida spirituale del Comitato centrale dei cattolici, l’ecumenismo era rilevante per più aspetti. Nonostante le esperienze piuttosto deludenti in occasione del comune tentativo di un “Incontro ecumenico di Pentecoste” (1971 ad Augusta) si faceva sempre di nuovo sentire la richiesta di una Giornata ecumenica (Ökumenischer Kirchentag) da tenere in comune. Nell’interesse di un ecumenismo realistico e responsabile, entrambi i comitati direttivi hanno deciso a quel tempo di rinunciare ad una simile iniziativa e di promuovere piuttosto Giornate cattoliche e Giornate evangeliche con apertura ecumenica. Successivamente, con lo stesso intento, nel 2003 entrambe le parti hanno organizzato insieme a Berlino una “Giornata ecumenica”. Viene da chiedersi: il ritegno di allora era più di una fuga dalla sfida ecumenica? E la “Giornata ecumenica” era più di un semplice fuoco di paglia?

Per il quarantesimo anniversario delle Giornate evangeliche, nel 1989 venne pubblicato dalla editrice Kreuz-Verlag una raccolta di saggi dal titolo “Segnale del tempo”. In questo volume, alle pagine 145ss., sul tema dell’ecumenismo si trova il contributo “Annotazioni in margine, da un cattolico”, a firma di Klaus Hemmerle. Nel contesto della rinnovata discussione sulla dimensione ecumenica delle due grandi manifestazioni delle Chiese, consiglio l’attenta lettura di queste “annotazioni in margine”, a mio avviso fondamentali, di un uomo intelligente. Qui di seguito alcuni assaggi.

Prima di tutto Klaus Hemmerle descrive il rapporto ecumenico che gli sta tanto a cuore, con il termine, altrimenti insolito, dell’amicizia. «Non conosco nessuna parola più adeguata», scrive e indica poi sette criteri che gli sembrano importanti per tale amicizia:

1. «Che tra le due parti regni una simpatia che le contraddistingua profondamente. In parole più semplici: che io mi senta meglio quando pure tu stai bene, e viceversa; e che anch’io stia peggio quando tu stai male, e viceversa.

2. Che si avvertirebbe la mancanza se l’altro non ci fosse.

3. Che si possa far fatica con l’altro, ma che si possa anche dirselo.

4. Che si rimanga insieme in cammino, superando crisi e ostacoli.

5. Che si diventi l’uno un dono per l’altro.

6. Che si rispettino i punti in comune e le diversità dell’altro e se ne faccia tesoro nel rapporto reciproco.

7. Che si attinga, nella vita, allo stesso centro».

Dunque vicinanza e rispetto, diversità e affinità non si escludono a vicenda, ma sono tra loro correlati nel rapporto di amicizia reciproca. Troppa fredda distanza? Oppure si tratta di una corrente calda che favorisce la crescita? In tutti i modi, fa piacere una simile visione dell’ecumenismo ben diversa da quella che oggi non senza populismo spesso si propaga e secondo la quale, nella notte, tutti i gatti sono grigi!

Christian Krause