«Corsi sulla fede» nel nord della Germania

Rilanciare la fede in un  contesto urbano secolarizzato

di Hermann Spicker

La situazione culturale e religiosa odierna, soprattutto in contesti sociali profondamente segnati dal secolarismo, reclama un modo di avvicinare le persone e di proporre la vita di fede con uno stile e dei contenuti che risultino incisivi e fecondi. Ecco un’esperienza emblematica a riguardo, attraverso piccoli gruppi in cui poter sperimentare concretamente la bellezza della fede e la sua importanza per la vita.

Fede evanescente

Lo stato della fede e della pratica religiosa nella Germania del nord è contrassegnato da un vistoso calo numerico della frequenza che coinvolge tutte le Chiese cristiane. In alcuni contesti urbani le persone che si dichiarano appartenenti a nessuna confessione, hanno raggiunto quasi il 50 per cento della popolazione e in alcuni casi lo hanno superato. Ciò dipende in larga misura dalla peculiare situazione religiosa della parte orientale della Germania, che coincideva con la Repubblica Democratica Tedesca, la DDR, sul cui territorio i cristiani costituivano una minoranza anche negli ambienti più rurali. “La fede diventa evanescente” costatano molti credenti praticanti nella Germania del nord. Accanto al mutamento sociale generale, che rappresenta una sfida per molte persone, si sta affievolendo anche l’incidenza sociale un tempo esercitata dalle Chiese cristiane.

Possiamo attenderci un rilancio della fede?

Proprio in una simile situazione di diaspora, può avvenire un rilancio della fede malgrado il cristianesimo sia ridotto a una minoranza. Inizio il mio racconto da quanto ho vissuto in prima persona.

Nella città di Hannover si è deciso di proporre nel marzo 2011 un corso biennale sulla fede, che ha ottenuto una risposta tanto positiva da provocare la richiesta di un ulteriore corso nella città di Amburgo, attivato nella primavera del 2012. L’eco di questi corsi ha raggiunto anche la città di Brema dove le persone interessate hanno chiesto di dar inizio a un corso nella primavera del 2013. Pure da altre città della Germania del nord sono state avanzate nel frattempo richieste in tal senso.

Diversi laici impegnati nella Chiesa avevano manifestato il loro desiderio di un rilancio della fede che segnasse un nuovo inizio per la loro vita. Essi avevano espresso il bisogno di una formazione vitale, una evangelizzazione, che li portasse a interiorizzare e a comprendere in modo nuovo la fede e il progetto di Dio sulla loro vita e sul loro impegno all’interno della Chiesa.

Ben presto si è visto che era opportuno estendere l’invito non solo a coloro che partecipano alla vita della comunità cristiana, bensì anche a quanti non possiedono una chiara identità cristiana ma sono comunque interessati a un cammino di fede. La proposta si rivelava valida anche per quelle persone che ormai non hanno alcun contatto con la Chiesa.

All’origine: la vita comune tra sacerdoti

I corsi sulla fede hanno avuto la loro origine dalla vita comune tra sacerdoti diocesani appartenenti al Movimento dei focolari, a Salzgitter-Bad dal 1989 al 1996, dove si era costituita una comunità di quattro sacerdoti che è perdurata nel tempo nonostante gli avvicendamenti. La loro vita comune fondata sul Vangelo era diventata una forte testimonianza di unità. Molte persone nelle tre comunità loro affidate si sentivano spinte a partecipare a questa vita nata dalla spiritualità di comunione e ad assumere lo stesso stile di vita. Tra questi anche alcuni cattolici vietnamiti, arrivati in Germania come profughi.

Col tempo è stato istituito un corso biennale sulla fede con incontri regolari ogni due o tre settimane. In questi corsi non si puntava unicamente sull’istruzione religiosa, ma venivano poste in primo piano le esperienze di vita concreta alla luce della Parola di Dio.

Già con il primo corso dal 1989 al 1992 si ebbero risultati apprezzabili. Molti si sentirono chiamati a un impegno in parrocchia e diversi partecipanti sentirono il desiderio di dedicarsi alla trasmissione della fede anche fuori dei confini della propria comunità.

L’interesse per questi corsi negli anni successivi ebbe un incremento anche senza grossi sforzi pubblicitari. In seguito furono costituiti pure corsi sulla fede rivolti a particolari gruppi di destinatari.

Il vescovo di allora, notando un simile sviluppo, volle “esportare” i corsi anche in altri luoghi e a questo scopo dispose il trasferimento di alcuni dei sacerdoti a vita comune. Così i corsi furono istituiti in vari posti della diocesi.

Di queste esperienze precedenti si è avvalsa nel 2011 la città di Hannover. Ciò che è stato decisivo, nell’animazione di questi corsi, non è in prima linea la competenza dei singoli, ma l’unione fra noi. Ognuno si inserisce in base alla propria competenza. Entrare in questa dinamica comunionale e renderla anche visibile ha richiesto tempo e disponibilità.

I punti della spiritualità dell’unità: iniziazione alla fede vissuta

Trattandosi dell’iniziazione a uno stile di vita e non solo della trasmissione di conoscenze, il corso abbraccia l’arco di due anni. Per lo svolgimento degli incontri si è puntato volutamente non alle strutture parrocchiali ma alle abitazioni private e occasionalmente anche alla sede del “Focolare”, una casa normale, in mezzo a tutte le altre, dove abita una comunità di laici consacrati.

Gli incontri che hanno luogo ogni due o tre settimane, hanno un carattere fraterno e familiare: si inizia con un canto e alla presentazione segue uno scambio sulla vita delle settimane trascorse, suddividendosi magari in due gruppi. Quindi si fa un intervallo, durante il quale nascono colloqui spontanei sempre più profondi. Per questa pausa ognuno porta qualcosa da mangiare o da bere. Subito dopo si propone un tema nel quale i partecipanti vanno insieme alla scoperta di un testo biblico, con l’accompagnamento teologico di un sacerdote. Da questo testo viene scelta una frase che sintetizza il tema e diventa un motto da vivere nelle settimane successive.

I temi dei vari incontri si ispirano ai punti cardine della spiritualità dell’unità che vengono approfonditi nella conversazione a partire dal loro fondamento biblico. Nel loro susseguirsi questi punti cardine si sono rivelati come una pedagogia armoniosa, una via orientata all’essenziale per una evangelizzazione autentica ed efficace.

Di tanto in tanto vengono inseriti anche incontri di un altro tipo in cui, al posto del tema, si dà spazio a “domande aperte” e a un dialogo franco; momenti che risultano sempre particolarmente vivi, partecipati e attesi. Le persone hanno infatti un enorme bisogno di un ambiente che consenta di esprimere ogni tipo di domanda e dove si possa dire tutto quello che si pensa, compresi i dubbi e anche rilievi critici nei confronti della Chiesa.

Un percorso graduale superando anche le difficoltà

I primi incontri non avevano ancora un tono familiare ma un andamento un po’ faticoso. Occorrevano una forte unità, almeno fra alcuni, un grande amore e tanta perseveranza. Ma poi ben presto, anche da parte di persone impegnate nella Chiesa, si sentivano risonanze del tipo “tutto diventa nuovo per me”, oppure “finalmente comprendo meglio la fede”. Hanno cominciato a giungere pure echi di persone che non partecipano al corso, ma che ne traevano vantaggio indirettamente attraverso il racconto entusiastico di chi vi partecipa.

Le persone investivano sempre più in questa iniziativa, affrontando a volte anche lunghi viaggi, offrendo un passaggio in auto ad altri, preparando i pasti, mettendo a disposizione il proprio appartamento, accompagnando due partecipanti non vedenti, aggiornando dell’incontro gli assenti.

Al gruppo dei quattro animatori, di cui uno sacerdote, erano richieste tanta flessibilità, pazienza e anche fantasia, finché non si stabiliva un reale atteggiamento d’amore reciproco tra i partecipanti. Ormai alla fine della serata la maggioranza delle persone si trattiene volentieri anche oltre l’orario fissato.

Qualcuno, con il passare del tempo, si è mostrato preoccupato perché, vedendo avvicinarsi la conclusione del corso, non vede come far a meno di questa esperienza. Alcuni hanno cambiato visibilmente vita. Uno affermava: «Ho ritrovato l’accesso a Dio e alla Chiesa». In una e-mail ha scritto una signora: «Sono contenta di vivere concretamente l’amore reciproco insieme a voi. Ora vedo l’altro come un dono di Dio».

Frutti visibili di una tale scuola di vita

I riflessi concreti di questa esperienza sono molteplici: «Ora riesco a muovere qualcosa in questo mondo triste!». Oppure: «Ci sono alcune persone che vogliono partecipare al prossimo corso sulla fede». Un signore di Amburgo di 35 anni ha molti amici che hanno preso le distanze dalla Chiesa e dalla fede. Allora ha proposto un  corso sulla fede per non credenti. «Sarei pronto a collaborare nella conduzione – diceva – ma per prima cosa voglio portare a termine personalmente questa esperienza. Tuttavia faccio fatica ad aspettare il momento in cui potrò dare il mio contributo». Abbiamo costatato che persone che fanno un’intensa scuola di vita, si sentono sollecitate a trasmettere la fede anche ai lontani. Si apre così un’autentica via per la nuova evangelizzazione nel nostro contesto.

Una seconda conseguenza sta nel fatto che si crea fra le persone “il corpo”, l’unità in senso evangelico. Una signora si è messa a lavare i piatti senza che nessuno glielo avesse chiesto, per permettere ad altre tre persone di continuare indisturbate il loro colloquio dopo l’incontro. «Così anch’io ho dato il mio contributo», affermava. Una partecipante, alla quale era stato chiesto se poteva prendersi un giorno di ferie per fare una presentazione del corso in una circostanza ufficiale, rispondeva: «Naturalmente. Subito! Aspettavo ormai da tempo di poter fare di più per la comunità».

Una coppia di non vedenti, che partecipano fin dall’inizio al corso, hanno costatato, dopo un’escursione fatta insieme, che non avevano mai sperimentato di “vedere” tante cose e in modo così intenso.

Un signore, che non prende facilmente la parola, durante un incontro tra lo stupore di tutti ha affermato: «Devo proprio ammettere che in questo corso ho trovato una fede veramente autentica. Pur vivendo in un ambiente profondamente segnato dal cattolicesimo, la mia fede prima non era veramente vitale».

Una coppia di sposi sintetizza così la sua esperienza: «Dopo il primo nostro corso ci siamo domandati come portare nella nostra comunità questo nuovo modo di vivere nato dal Vangelo. Allora abbiamo deciso di andare dal nuovo parroco per offrirgli la nostra collaborazione nel lavoro di animazione dei 60 ministranti che prestano servizio nella liturgia, pur non avendo noi alcuna esperienza nel settore. Ora siamo impegnati tutti e due negli organismi della parrocchia, nel consiglio pastorale parrocchiale e nel consiglio per gli affari economici».

Una signora di Amburgo, che a motivo della sua età avanzata credeva di non essere in grado di interessare altre persone alla fede, raccontava regolarmente al suo medico curante, una dottoressa musulmana, le esperienze fatte durante il corso. Questa dottoressa 35enne le chiese di poter partecipare anche lei. Già dalla prima serata era visibilmente commossa e diceva: «Qui c’è qualcosa di straordinario. Era proprio quello che cercavo da tutta la vita».

Hermann Spicker