Una lettura del 50° Congresso Eucaristico Internazionale in Irlanda

Nuova linfa per la vita della Chiesa

di Brendan Leahy

 

Per felice coincidenza, nello stesso anno in cui si celebra il 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, il 50° Congresso Eucaristico Internazionale si è svolto a Dublino (Irlanda), dal 10 al 17 giugno 2012. Per questo il tema del Congresso «L’Eucaristia: comunione con Cristo e tra noi», ha ripreso il concetto di comunione tanto importante nella visione del Concilio. L’autore, che insegna teologia dogmatica alla Pont. Università di Maynooth, offre una lettura del significato dell’evento, in particolare, per la Chiesa in Irlanda.

 

In una situazione ecclesiale molto tesa – sia per gli scandali recenti che per un secolarismo rapidamente crescente – il Congresso si è rivelato un tempo di grazia che ci ha permesso di cominciare a voltare pagina.

Cerco di sottolinearne alcuni aspetti significativi.

 

Il linguaggio della comunione

Potrebbe sembrare banale, ma la stessa categoria di comunione non era veramente entrata nella mentalità ecclesiale d’Irlanda. Negli anni subito dopo il Concilio era piuttosto diffusa l’idea di comunità in un senso vagamente sociologico che, poi, non ha portato frutti durevoli. Con il testo base del Congresso (che si trova anche in diverse lingue sul sito del Vaticano) e con il cammino di preparazione, la Chiesa in Irlanda si è abituata a esprimersi più profondamente alla luce dell’ecclesiologia di comunione.

 

L’esperienza della comunione

La realtà di comunione vissuta è stata molto importante. Il fatto di trovarsi in 25.000 per una settimana insieme, con sorelle e fratelli nella fede giunti da 120 paesi – dall’Asia, dall’Africa, dalle Americhe, dall’Oceania e dall’Europa – ha arricchito la comprensione del tema del Congresso, facendo vivere ai partecipanti l’unità e la diversità della comunione ecclesiale.

In un’isola che rischia di chiudersi nella piaga ecclesiale attuale, è stato possibile sperimentare un vero salto di qualità nell’aprirsi al dono degli “altri” che hanno di fatto relativizzato i nostri problemi.

Durante la settimana si è creato un clima di famiglia dove tutti si sono sentiti “a casa”, frutto certo dell’Eucaristia celebrata solennemente ogni giorno. Nella comunione c’è guarigione. Così è stato anche per una vittima di abuso che ha voluto dire a un sacerdote incontrato per caso al Congresso che, se prima sentiva in cuore grande rabbia verso la Chiesa, ora era “successo qualcosa”, e sentiva di poter perdonare.

 

La comunione nel comune battesimo

Un punto luminoso della settimana è stata la giornata dedicata interamente al tema ecumenico (la prima volta per un Congresso Eucaristico internazionale), con una celebrazione presieduta dall’arcivescovo anglicano di Dublino. Chi conosce un po’ la storia irlandese e il conflitto tragico fra cristiani, non può non vedere in questa Giornata ecumenica un sigillo del cammino sviluppatosi dal Vaticano II. Una grazia particolare sono stati gli interventi sul tema ecumenico di Maria Voce del Movimento dei focolari e di fratel Alois della Comunità di Taizé.

Estendendo i confini del Congresso Eucaristico, si è tenuto a Belfast un incontro importante durante il quale Maria Voce ha parlato dell’importanza del patto dell’amore reciproco nel promuovere una cultura della fiducia insita nella spiritualità di comunione. In seguito, i quattro capi delle Chiese presenti hanno sottoscritto un patto con l’impegno ad amarsi reciprocamente come Gesù stesso ci ha amato. In uno spirito commovente di comunione, hanno chiesto la grazia dell’unità, il dono di essere capaci di considerare i dolori degli altri come i propri e di condividere le reciproche gioie. Questo “Patto dell’amore reciproco” è stato ripetuto da tutti i presenti. Descrivendo questo momento, Ruth Patterson, ministro nella Chiesa presbiteriana in Irlanda, ha parlato di un “sacramento dell’incontro” e ne ha sottolineato il carattere performativo: «Mi è sembrato che quanto dicevano stava già succedendo. È un passo avanti verso la riconciliazione».

 

La comunione nella fede richiede sostegno

Nella Lettera apostolica per l’Anno della fede, Porta Fidei, Papa Benedetto XVI osserva che la fede ha bisogno di essere sostenuta. Una sorpresa del Congresso è stato l’interesse da parte dei partecipanti per i diversi workshop e seminari su vari temi della fede. Si percepiva quanto l’evento del Congresso avesse giocato un ruolo importante nel suscitare un interesse vivo nella fede.

L’esperienza rimane come un punto di riferimento, tanto da poter affermare che per la formazione alla fede è decisivo un contesto di comunione vissuta.

 

L’ecclesiologia di comunione va approfondita

Nel suo discorso d’apertura al Simposio teologico, che si è tenuto dal 6 al 9 giugno al Saint Patrick’s College di Maynooth, in preparazione al Congresso Eucaristico, con quasi 400 partecipanti provenienti da 26 Paesi del mondo, il card. Marc Ouellet ha affermato: «L’ecclesiologia di comunione ha rivitalizzato la Chiesa ad intra e moltiplicato le aperture ecumeniche e missionarie ad extra. Rallegriamoci della fecondità del Concilio».

Ciò nonostante – ha continuato il cardinale – l’ecclesiologia di comunione è ancora in via di sviluppo e richiede un approfondimento teologico ulteriore e un’attualizzazione pastorale. Fra le piste da esplorare, ha menzionato: la dimensione nuziale del rapporto Cristo (Sposo) – Chiesa (Sposa); il rapporto Maria – Eucaristia – Chiesa; il posto dei carismi come co-essenziali alla Chiesa, soprattutto oggi in vista della nuova evangelizzazione.

In una lettura luminosa di quanto ci è donato in ogni cena eucaristica, Piero Coda ci ha fatto approfondire quanto occorre, in virtù dell’Eucaristia, seguire Cristo nel suo movimento di dedizione e identificazione riconciliatrice che lo porta a scendere negli abissi – sino agl’inferi – del cuore, della mente, della vita dell’uomo, di ogni persona umana, in ogni tempo e in ogni situazione. Solo così Cristo, in noi, nei “poveri vasi d’argilla” (cf 2Cor 4, 7) che accolgono la sua grazia, diventa contemporaneo.

 

Il tema del mistero pasquale  e la comunione

In tanti momenti del Congresso, è emerso fortemente quanto dobbiamo affrontare con coraggio e spirito di conversione e penitenza la crisi attuale della Chiesa in Irlanda. Per questo, non si può non pensare alla Lumen gentium che parla del Cristo Crocifisso come la via da percorrere per la Chiesa. Infatti, solo imitando e abbracciando Gesù Crocifisso e Abbandonato, riconosciuto nei molteplici dolori, possiamo dare il nostro contributo per costruire rapporti profondi, non fuggendo i problemi, ma cercando di fare la nostra parte, così da rendere ancora più bella la nostra “madre”, la Chiesa, così spesso denunciata per le mancanze dei suoi figli.

 

Brendan Leahy