«Insieme a loro sedette Cristo stesso»

 

Il Concilio ecumenico nel pensiero dei Padri

 

C’è un grande avvenimento, il più grande, che di tanto in tanto si verifica nella Chiesa: il Concilio ecumenico.

Esso non è di istituzione divina, «ciononostante – dice il teologo Congar – [nel Concilio] esiste una certa struttura a cui il Signore, liberamente, ha unito la sua presenza con una promessa formale: “… Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”. “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” … Si riscontra in ciò una struttura dell’alleanza (gli uomini si riuniscono nel nome di Gesù – Gesù si rende presente in mezzo a loro) paragonabile, sul suo piano, a quella struttura di forma più istituzionale, cioè giuridica, dell’alleanza costituita dai sacramenti o dai ministeri gerarchici.

Proprio così l’hanno intesa i Padri… Secondo essi, quando sono poste queste condizioni e rispettate queste strutture dell’alleanza, ossia l’amore fraterno e la riunione fraterna di due o tre nel suo nome, il Signore compie la sua promessa, legata effettivamente a queste condizioni»1, cioè si rende presente.

I Padri infatti sono tenaci sostenitori della presenza di Gesù in mezzo ai Vescovi nei Concili, per cui il Concilio risulta il grande focolare della Chiesa dove Gesù spande abbondante la sua luce per illuminare i secoli che seguiranno.

Dice Cirillo d’Alessandria: «…Hanno cercato di seguire le orme [degli Apostoli] anche quei celebri nostri Padri che, riuniti un giorno in Nicea, definirono il venerabile e universale Simbolo della fede.

Certamente insieme a loro sedette Cristo stesso che disse: “Dove saranno due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.

Come si può dubitare che Cristo abbia invisibilmente presieduto quel santo e grande Sinodo? Veniva posta, infatti, anzi veniva gettata in tutto il mondo una base e un fondamento fermo ed incrollabile: la confessione della fede vera e irreprensibile. Stando così le cose, come poteva essere assente Cristo dal momento che è Lui, secondo le sapienti parole di Paolo, il fondamento?»2. «Infatti nessuno – scrive l’Apostolo – può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo» (1Cor 3, 11).

E Giovanni Crisostomo, rivolgendosi ad un ebreo, scrive: «Bada bene a quello che fai, condannando tanti illustri Padri [del Concilio di Nicea], così forti e così sapienti…

Non conosci forse le parole di Cristo “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”? Ché, se dove sono due o tre Cristo è in mezzo [a loro], dove erano trecento e molti di più egli a maggior ragione era presente e disponeva e decideva ogni cosa»3. […]

Scrive Leonzio: «“Erano presenti nel Concilio, tu dici, alcuni che si sa bene aver un tempo favorito Nestorio”.

…In qual modo… per due o tre tristi, che hanno nascostamente empie opinioni, l’intera venerabile assemblea ed il sacro sinodo dei santi presuli, quasi fossero tutti empi, vengono abbandonati da Dio, sì da non poter discernere il vero, soprattutto quando Dio stesso promette: “Dove saranno due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”?»4.

E Giovanni Damasceno: «Su questi argomenti spetta decidere non agli imperatori, ma ai Concili, così come ha detto il Signore: “Dove due o tre saranno riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”»5.

Chiara Lubich

 

Da: Scritti spirituali/3, Roma 31996, 186-188.

___

1)            Y. Congar, Note sul Concilio come assemblea e sulla conciliarità fondamentale della Chiesa, in Orizzonti attuali della teologia, Roma 1967, II, 172-173.

2)            Cirillo d’Alessandria, Epist. 55, PG 77, 294.

3)            Giovanni Crisostomo, Adv. Jud. orat. 3, PG 48, 865.

4)            Leonzio, Contra Monoph., PG 86, 1878.

5)            Giovanni Damasceno, De imag., orat. 1, PG 94, 1282.