L’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei Vescovi

 

Nuova evangelizzazione e trasmissione della fede

a cura di Emilio Rocchi

 

Il 19 giugno scorso il Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, Mons. Nikola Eterovic, ha presentato l’«Instrumentum laboris» della XIII Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana» che si celebrerà dal 7 al 28 ottobre. Il documento raccoglie e fa tesoro delle risposte ai «Lineamenta»1. Riportiamo qui alcuni brani salienti.

 

Nell’Introduzione, richiamati tre punti di riferimento quali il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Vaticano II, il ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e l’Anno della Fede, l’Instrumentum laboris afferma: «Il Sinodo sarà perciò un’occasione propizia per dare risalto alla domanda di conversione e all’esigenza di santità che tutti questi anniversari accendono; il Sinodo sarà il luogo in cui prendere a cuore e rilanciare quell’invito a riscoprire la fede che, dopo essere germogliato nel Concilio Vaticano II e ripreso una prima volta nell’Anno della Fede indetto da Papa Paolo VI, è stato riproposto a noi oggi da Papa Benedetto XVI. È dentro questo quadro che il Sinodo lavorerà al tema della nuova evangelizzazione» (n. 2).

Gesù Cristo, Vangelo di Dio per l’uomo
(cf Mc 1,15)

Nel primo capitolo si richiama il nucleo della fede cristiana: «La fede cristiana non è soltanto una dottrina, una sapienza, un insieme di regole morali, una tradizione. La fede cristiana è un incontro reale, una relazione con Gesù Cristo. Trasmettere la fede significa creare in ogni luogo e in ogni tempo le condizioni perché questo incontro tra gli uomini e Gesù Cristo avvenga. L’obiettivo di ogni evangelizzazione è la realizzazione di questo incontro, allo stesso tempo intimo e personale, pubblico e comunitario» (18).

E «Il Vangelo dell’amore di Dio per noi, la chiamata a prendere parte in Gesù nello Spirito alla vita del Padre, sono un dono destinato a tutti gli uomini. È quanto ci annuncia Gesù stesso, quando chiama tutti alla conversione in vista del Regno di Dio» (28).

Quindi, «La Chiesa che annuncia e trasmette la fede imita l’agire di Dio stesso che si comunica all’umanità donando il Figlio, che effonde lo Spirito Santo sugli uomini per rigenerarli come figli di Dio. Evangelizzatrice, la Chiesa vive questa sua missione ricominciando ogni volta con l’evangelizzare se stessa» (36-37).

Tempo di nuova evangelizzazione
(cf Mc 16, 15)

Nel secondo capitolo si è attenti alle sfide dell’evangelizzazione e si descrivono le peculiarità della nuova evangelizzazione, facendo riferimento alla triplice distinzione della Redemptoris missio di Giovanni Paolo II, richiamandone il reciproco intrecciarsi e completarsi: la missione ad gentes, che annuncia il Vangelo a coloro che non lo conoscono, la cura pastorale come azione costante della Chiesa che anche nei nostri tempi deve essere rinnovata e resa più dinamica, e la nuova evangelizzazione, indirizzata soprattutto a coloro che sono stati battezzati ma non sufficientemente evangelizzati e a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa e dalla pratica della vita religiosa.

«La nuova evangelizzazione è il nome dato a questo rilancio spirituale, a questo avvio di un movimento di conversione che la Chiesa chiede a se stessa, a tutte le sue comunità, a tutti i suoi battezzati. Perciò è una realtà che non riguarda soltanto determinate regioni ben definite, ma è la strada che permette di spiegare e tradurre in pratica l’eredità apostolica per il nostro tempo. Con la nuova evangelizzazione la Chiesa vuole introdurre nel mondo di oggi e nell’odierna discussione la sua tematica più originaria e specifica: essere il luogo in cui già ora si fa esperienza di Dio, dove sotto la guida dello Spirito del Risorto ci lasciamo trasfigurare dal dono della fede. […] Non c’è situazione ecclesiale che si possa sentire esclusa da un simile programma» (88-89).

Trasmettere la fede
(cf At 2, 42. 46-47)

 Nel terzo capitolo si evidenzia che la finalità della nuova evangelizzazione è la trasmissione della fede e si esplicita: «Come leggiamo negli Atti degli Apostoli, non si può trasmettere ciò che non si crede e non si vive. Non si può trasmettere il Vangelo senza avere come base una vita che da quel Vangelo è modellata, che in quel Vangelo trova il suo senso, la sua verità, il suo futuro. Come per gli Apostoli, anche per noi oggi è la comunione vissuta con il Padre, in Gesù Cristo, grazie al suo Spirito che ci trasfigura e ci rende capaci di irradiare la fede che viviamo e suscitare la risposta in coloro che lo Spirito ha già preparato con la sua visita e la sua azione (cf At 16, 14). Per proclamare in modo fecondo la Parola del Vangelo, è richiesta la profonda comunione tra i figli di Dio, segno distintivo e insieme annuncio, come ci ricorda l’apostolo Giovanni: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35). Un simile compito di annuncio e di proclamazione non è riservato soltanto a qualcuno, a pochi eletti. È un dono fatto ad ogni uomo che risponde alla chiamata alla fede» (91-92).

Si analizzano gli eventuali ostacoli alla crescita della fede, che sono in pratica di ordine interno o esterno. Tra gli ambienti che trasmettono la fede si dà attenzione in modo particolare alla famiglia, luogo esemplare di evangelizzazione, e alle parrocchie. E si afferma: «Il fiorire in questi decenni in modo spesso gratuito e carismatico di gruppi e movimenti dediti in modo prioritario all’annuncio del Vangelo è un altro dono della Provvidenza alla Chiesa. Guardando ad essi diverse risposte trovano gli elementi essenziali dello stile che oggi dovrebbero assumere le comunità e i singoli cristiani per rendere ragione della loro fede. Si tratta delle qualità di coloro che potremmo definire i “nuovi evangelizzatori”: capacità di vivere e di motivare le proprie scelte di vita e i propri valori; desiderio di professare in modo pubblico la propria fede, senza paure e falsi pudori; ricerca attiva di momenti di comunione vissuta nella preghiera e nello scambio fraterno; predilezione spontanea per i poveri e gli esclusi; passione per l’educazione delle giovani generazioni. Questo forte riferimento al tema dei carismi, visto come una risorsa importante per la nuova evangelizzazione, chiede che la riflessione sinodale approfondisca meglio la problematica, non arrestandosi soltanto alla constatazione di queste risorse, ma ponendosi il problema dell’integrazione della loro azione nella vita della Chiesa missionaria. È stato chiesto che l’Assemblea sinodale metta a tema la relazione tra carisma e istituzione, tra doni carismatici e doni gerarchici nella vita concreta delle diocesi, nella loro tensione missionaria. In questo modo si potrebbero rimuovere quegli ostacoli che qualche risposta ha denunciato, e che non permettono di integrare pienamente i carismi al fine di sostenere la nuova evangelizzazione. Si potrebbe sviluppare il tema di una “coessenzialità” – suggeriscono sempre le risposte – di questi doni dello Spirito alla vita e alla missione della Chiesa, nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Da tale riflessione si potrebbero poi ricavare strumenti pastorali più incisivi che valorizzino meglio le risorse carismatiche» (115-116).

Ravvivare l’azione pastorale
(cf Mt 28, 19-20)

Nel quarto capitolo si mettono in luce gli strumenti usati per trasmettere la fede nel contesto della nuova evangelizzazione; si ripropongono quelli maturati nel corso dei secoli, come il primo annuncio, l’iniziazione cristiana e l’educazione, così urgenti per le circostanze culturali e sociali.

Si richiama l’importanza di applicare la struttura del catecumenato ai diversi percorsi di fede, unitamente al tema del ripristino della sequenza dei sacramenti dell’iniziazione cristiana che ha il culmine nell’Eucaristia.

E se da un lato vengono apprezzate l’incisività e le forme generali di “primo annuncio” nei grandi eventi, a livello nazionale come internazionale, dall’altro si sollecita un maggiore potenziamento delle proposte ordinarie, a livello locale e parrocchiale.

Conclusione

Nella conclusione si afferma che la nuova evangelizzazione dovrebbe favorire un nuovo slancio apostolico, frutto di una nuova Pentecoste, perché la Chiesa pur dovendo parlare all’uomo contemporaneo con tutti i mezzi di comunicazione più moderni, sa che, se manca la testimonianza, tutto può diventare superfluo, se non addirittura di ostacolo alla fede.

Emilio Rocchi

 

1)            Per una presentazione dei Lineamenta, cf K. Hofstetter, Negli odierni scenari nuovi modi di essere Chiesa in gen’s 2 [2011] 54-59.