Presbiterio sempre più «abitabile»

 

«È ora di congedarmi. Lo faccio con una cascata di auguri che ci scambiamo cordialmente a vicenda.

Auguriamoci di non avere niente di più caro della comunione con il Signore e tra di noi, e di diventare un presbiterio di fratelli sempre più uniti, sempre più Uno…

Auguriamoci di non dimenticare mai che l’unità nella Chiesa ha avuto il costo più alto, quello del sangue del Signore crocifisso, e si può realizzare tra di noi solo se siamo tutti pronti a pagare il prezzo più caro, quello di immobilizzare il proprio io e metterselo sotto i piedi…

Auguriamoci di rendere sempre più abitabile il nostro presbiterio, in cui non manchi mai l’ossigeno della fede, la luce della verità, il profumo della gratitudine, il buon pane dell’amicizia, il vino frizzante della gioia…

Auguriamoci di mettercela tutta per essere uniti a priori in tutto ciò che è essenziale, e di convergere con serena determinazione anche nell’opinabile, verso scelte ponderate e condivise, senza che le diverse legittime “visioni” degenerino in “divisioni” laceranti e conflittuali…

Auguriamoci di non aver paura di tendere all’unità perfetta, in un solo Spirito e in un solo Corpo, perché non si dà unità più feconda di quella che non spegne le differenze, ma le tiene in vita; non le fa scontrare in una scomposta, assordante dialettica, ma riesce a farle confluire nella melodia polifonica di un solo coro, di un solo corpo…

Chiediamo a Maria, madre della nostra Chiesa, di far diventare preghiera questi desideri e di inoltrarli a suo Figlio con una parola di “raccomandazione” speciale e urgente. E chiediamole pure di accompagnarci nel cammino […] con il suo sguardo misericordioso e il suo dolcissimo sorriso.

Riconoscete in questo mio saluto tutta la stima, la gratitudine e la cordialità che meritate e di cui sono capace».

 (Mons. Francesco Lambiasi, Prima di tutto fratelli, 10)