Che cos’è e cosa fa il Movimento «Famiglie nuove»?

 

La famiglia a servizio dell’unità

di Anna e Alberto Friso

 

I responsabili centrali del Movimento “Famiglie Nuove”, nonché membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia, offrono una sintetica presentazione di questa diramazione del Movimento dei focolari che Chiara Lubich fece nascere nel 1967 per rispondere alle tante e complesse sfide che interpellano il mondo della famiglia. Quelle prime ispirazioni sono un “tesoro” e un punto di riferimento per quanto si propone da 45 anni con molte azioni nel mondo, senza clamore e con la concretezza dell’amore cristiano1.

 

Nel Movimento dei focolari le famiglie sono sempre state presenti. È noto come fra quelle 500 persone che componevano la prima comunità di Trento ci fossero persone sposate, mamme di famiglia, coppie di sposi. Nel primo gruppo di ragazze c’era anche qualche fidanzata. Chiara non si soffermava sullo stato di vita delle persone che la seguivano: a tutti proponeva la scelta di Dio-Amore, illuminando le vicende di ogni giorno, dalle più semplici a quelle più impegnative – si era in tempi di guerra –, con la Parola di Vita.

Nel 1948, Chiara aveva incontrato Igino Giordani, sposato e padre di quattro figli, politico e scrittore, e dopo qualche anno, vedendo la radicalità della sua ricerca di Dio, gli propose di far parte del focolare2. Egli, chiamato da Chiara “Foco”, fu il primo di una lunga schiera di uomini e donne che hanno avvertito la chiamata a seguire Gesù come focolarini sposati.

Rispondere alle necessità dell’umanità

Sin dagli anni ’60, si avvertivano le difficoltà che avrebbero minato la famiglia nei valori fondamentali, quali la stabilità, la reciproca fedeltà, la natalità e l’educazione dei figli. Per questo, Chiara, nel 1967, contando su un già folto gruppo di focolarini sposati ha voluto fondare “Famiglie Nuove”, un movimento a largo raggio «per dare il massimo frutto al grande sacramento del Matrimonio nel mondo».  L’ha voluto come strumento nel quale gli sposati stessi si prendessero cura delle famiglie, soprattutto quelle in difficoltà, rispondendo in modo concreto alle tante situazioni con le quali venivano in contatto.

Subito si sono promosse e moltiplicate iniziative rivolte al mondo della famiglia: incontri, giornate, scuole, congressi, week-end e vacanze formative… per far comprendere agli sposi la bellezza della loro scelta e la grandezza della loro missione. Il matrimonio, infatti, è una vocazione preziosa nella quale gli sposi sono chiamati a vivere l’amore portato da Gesù sulla terra, quell’amatevi come io ho amato voi. Essi possono così sperimentare la presenza di Gesù fra loro, con tutti i suoi effetti di luce, di grazia, di sapienza, anche per l’educazione dei figli, accolti dai genitori come altrettanti doni di Dio. L’amore sponsale chiede il ‘perdersi’ l’uno nell’altro, chiede dialogo, accoglienza e servizio reciproci, chiede misericordia e perdono, chiede il saper sempre ricominciare.

Ma a volte l’incomunicabilità e la poca tenerezza creano difficoltà che sembrano insormontabili e per mantenere il clima familiare all’altezza del suo disegno occorre saper amare sulla misura di Gesù, che non ha smesso di farlo neanche quando sulla croce ha sperimentato in modo tremendo le conseguenze del male, del dolore e del peccato. E Chiara Lubich, anche a noi sposati, ha insegnato a riconoscere, in tutti i volti dolorosi delle famiglie, Gesù nel mistero del suo abbandono, trovando in lui la chiave che apre quella “porta chiusa” per generare rapporti sempre nuovi.

Percorsi per fidanzati

L’innamoramento è un dono di Dio per poter fondare la famiglia, ma non deve sostituire Dio, già dal tempo del fidanzamento.

Si cominciò per questo a incontrare coppie di fidanzati in piccoli gruppi, con lo scopo di aiutarli a valorizzare il loro amore alla luce della spiritualità dell’unità, per giungere, dapprima al Centro del Movimento e poi anche nei diversi Paesi del mondo, a “Corsi di preparazione al matrimonio” mettendo così a frutto il patrimonio di esperienza dei tanti sposati che seguono Chiara.

Dal 2005, la formazione si è allargata anche ai giovanissimi, singoli o coppie, che sentono il desiderio di conoscere i temi dell’affettività e dell’amore umano nell’ottica della spiritualità dell’unità.

L’infanzia svantaggiata

Nel discorso di fondazione Chiara aveva invitato le Famiglie Nuove ad aprire la propria casa ai tanti bambini degli istituti e contemporaneamente suscitare delle azioni per quelli a rischio di abbandono per cause di povertà, guerre, emarginazione, calamità naturali. Con la fine degli anni ’70, attraverso il sostegno a distanza si sono avviati dei progetti di sviluppo – diventati attualmente un centinaio distribuiti in 53 Paesi del sud del mondo – cui sono inseriti oltre 15.000 bambini e le loro famiglie. Nel frattempo, numerose sono state le esperienze di affido e adozione realizzate da singole famiglie in tutto il mondo.

Dal 2000, nell’ambito italiano, Famiglie Nuove è ente autorizzato per aiutare le coppie nelle pratiche di adozione di bambini di altri Paesi, nella prospettiva, fortemente auspicata da Chiara, di contribuire a “svuotare gli orfanotrofi”.

Rispondere in modo concreto all’accorato invito della Chiesa

A seguito del Sinodo dei Vescovi, convocato nel 1980 da Giovanni Paolo II per riflettere sul tema della famiglia, l’impegno di Famiglie Nuove si è consolidato ancora di più. Tra gli uditori ci furono anche Anna Maria e Danilo Zanzucchi, fra i primi sposati a seguire Chiara e che per tanti anni sono stati i responsabili centrali di Famiglie Nuove3.

Negli anni successivi, l’Esortazione postsinodale Familiaris Consortio è stata un costante punto di riferimento e di verifica, a cominciare da questo brano con cui si apre il testo: «La famiglia nei tempi odierni è stata, come e forse più di altre istituzioni, investita dalle ampie, profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura. Molte famiglie vivono questa situazione nella fedeltà a quei valori che costituiscono il fondamento dell’istituto familiare. Altre sono divenute incerte e smarrite di fronte ai loro compiti o, addirittura, dubbiose e quasi ignare del significato ultimo e della verità della vita coniugale e familiare. Altre, infine, sono impedite da svariate situazioni di ingiustizia nella realizzazione dei loro fondamentali diritti.

Consapevole che il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità, la Chiesa vuole far giungere la sua voce ed offrire il suo aiuto a chi, già conoscendo il valore del matrimonio e della famiglia, cerca di viverlo fedelmente, a chi, incerto ed ansioso, è alla ricerca della verità ed a chi è ingiustamente impedito di vivere liberamente il proprio progetto familiare. Sostenendo i primi, illuminando i secondi ed aiutando gli altri, la Chiesa offre il suo servizio ad ogni uomo pensoso dei destini del matrimonio e della famiglia (cf Gaudium et Spes, 52).

In modo particolare essa si rivolge ai giovani, che stanno per iniziare il loro cammino verso il matrimonio e la famiglia, al fine di aprire loro nuovi orizzonti, aiutandoli a scoprire la bellezza e la grandezza della vocazione all’amore e al servizio della vita»4.

È difficile esprimere la gioia e il rinnovato impegno, unito a responsabilità, che hanno suscitato in noi le seguenti affermazioni della Familiaris Consortio, anche perché vi vedevamo l’autorevole conferma a quanto ci aveva indicato la nostra fondatrice sin dagli inizi.

«Sempre nell’ambito della Chiesa, soggetto responsabile della pastorale familiare, sono da ricordare i diversi raggruppamenti di fedeli, nei quali si manifesta e si vive in qualche misura il mistero della Chiesa di Cristo. Sono perciò da riconoscere e valorizzare - ciascuna in rapporto alle caratteristiche, finalità, incidenze e metodi propri - le diverse comunità ecclesiali, i vari gruppi e i numerosi movimenti impegnati in vario modo, a diverso titolo e a diverso livello, nella pastorale familiare.

Per tale motivo il Sinodo ha espressamente riconosciuto l’utile apporto di tali associazioni di spiritualità, di formazione e di apostolato. Sarà loro compito suscitare nei fedeli un vivo senso di solidarietà, favorire una condotta di vita ispirata al Vangelo e alla fede della Chiesa, formare le coscienze secondo i valori cristiani e non sui parametri della pubblica opinione, stimolare alle opere di carità vicendevole e verso gli altri con uno spirito di apertura, che faccia delle famiglie cristiane una vera sorgente di luce e un sano fermento per le altre.

Similmente è desiderabile, che, con vivo senso del bene comune, le famiglie cristiane si impegnino attivamente a ogni livello anche in altre associazioni non ecclesiali. Alcune di tali associazioni si propongono la preservazione, trasmissione e tutela dei sani valori etici e culturali dei rispettivi popoli, lo sviluppo della persona umana, la protezione medica, giuridica e sociale della maternità e dell’infanzia, la giusta promozione della donna e la lotta a quanto mortifica la sua dignità, l’incremento della mutua solidarietà, la conoscenza dei problemi connessi con la responsabile regolazione della fecondità secondo i metodi naturali conformi alla dignità umana e alla dottrina della Chiesa. Altre mirano alla costruzione di un mondo più giusto e più umano, alla promozione di leggi giuste che favoriscano il retto ordine sociale nel pieno rispetto della dignità e di ogni legittima libertà dell’individuo e della famiglia, a livello sia nazionale sia internazionale, alla collaborazione con la scuola e con le altre istituzioni, che completano l’educazione dei figli, e così via»5.

Anche per attuare queste parole, e in modo particolare per essere una presenza propositiva nella società civile, nel 1992 Famiglie Nuove aderì alla costituzione del Forum delle Associazioni familiari in Italia, e in seguito in altre nazioni. Com’è noto, queste organizzazioni svolgono un grande servizio alla famiglia come soggetto da cui dipende non solo il presente, ma anche il futuro della società, poiché, come indicato da Giovanni Paolo II: «L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia!»6.

A servizio di una «cultura della famiglia»…

Nel corso degli anni Famiglie Nuove cerca di avere un amore preferenziale verso le coppie minacciate da crisi e sull’orlo della separazione alle quali, oltre all’accompagnamento, propone brevi corsi residenziali a cura di coppie mature e con il contributo di specialisti. Ha inoltre intensificato l’attenzione a persone nella vedovanza, come pure a coniugi separati, sostenendoli nella loro scelta di fedeltà al matrimonio nonostante l’amore non sia più ricambiato. Una cura particolare viene rivolta anche alle coppie di divorziati in nuova unione che desiderano fare un cammino di fede nello spirito di Famiglie Nuove.

È del febbraio scorso il primo Seminario di studi su tematiche familiari “La relazione coniugale tra valori e sfide” promosso dalla Segreteria Internazionale di Famiglie Nuove.

A dieci anni dall’incoraggiamento di Chiara Lubich a far emergere dal carisma dell’unità una proposta culturale che illumini i grandi perché della famiglia, si è dato vita ad un percorso formativo rivolto a persone e coppie con particolari attitudini all’approfondimento di tematiche familiari, affinché in un domani esse siano in grado di sostenere anche sotto il profilo culturale la vasta rete di famiglie che compongono il Movimento e offrire un appropriato servizio alla Chiesa e alla società. Si è così avviato un progetto triennale di ricerca e di studio della spiritualità dell’unità come scintilla ispiratrice di una “cultura della famiglia” in cui l’autorevolezza del Magistero e le competenze scientifiche incontrino l’esperienza concreta degli sposi, in un reciproco arricchimento.

… da vivere e diffondere ovunque

In una intervista concessa alla trasmissione di Raiuno “A Sua immagine” nel 2002, Chiara affermò: «lo Spirito Santo in questi tempi ha mandato dei carismi che rendono, in certo modo, “perfetta” la famiglia. Sono delle spiritualità, come anche la nostra, personali e comunitarie insieme, dove le persone non arrivano all’unione con Dio per esempio contemplando la natura, oppure andando in fondo al cuore a cercare Dio, ma amando il fratello, attraverso il fratello. E siccome la famiglia è proprio una piccola comunità, se ogni suo componente nel rapporto con l’altro mette l’amore, esso diventa un rapporto di perfezione. Si arriva a Dio attraverso l’uomo, che è poi la via della Chiesa, come dice il Papa. Più si ama Dio più si ama il prossimo. E anche, più si ama il prossimo, più si ama Dio. È veramente una via di perfezione, una via nuova, che non c’era una volta. Per cui la famiglia adesso può dire “io mi sento adatta a portare il Regno di Dio”. Lo dimostrano anche i fatti, perché dal nostro Movimento partono molte famiglie e vanno nei luoghi anche più lontani, a portare la vita del Vangelo».

Anche noi personalmente abbiamo sperimentato tante volte che quando in una famiglia si accende il carisma dell’unità, essa può diventare una testimonianza concreta di cosa sia il sincero dono di sé e l’amore reciproco, con tutti i loro effetti, tra cui quello di mostrare la bellezza della civiltà dell’amore e della verità.

Anna e Alberto Friso

 

1)            Il testo avrà ulteriori e più precise esplicitazioni nelle esperienze riferite in questo numero della nostra rivista; www.famiglienuove.org per saperne di più.

2)            «Se la famiglia …, oltre a vivere le sue operazioni di generazione, di lavoro, di malattia e di cura, di divertimento e di preoccupazione, vivesse anche le sue operazioni sacramentali di organo di trasmissione di vita divina – oltre che di vita fisica – […] farebbe della sua convivenza una partecipazione alla convivenza trinitaria di Dio in cielo, realizzando l’unità nella trinità (padre, madre, figlio = un cuor solo e un’anima sola), e il suo tragitto in terra  […] produrrebbe redenzione e resurrezione»: I. Giordani, Diario di fuoco, Città Nuova, Roma 1980, 91. Cf A.M. e D. Zanzucchi, Tratti di storia di Famiglie Nuove, Città Nuova, Roma 2005.

3)            Giovanni Paolo II chiamò Anna Maria e Danilo Zanzucchi a far parte del Comitato internazionale per la Famiglia, organismo che ha posto le basi del costituendo Pontificio Consiglio per la Famiglia, nel quale poi furono subito inseriti, collaborando attivamente a avviare gli Incontri Mondiali con le Famiglie. Essi avevano, infatti, l’esperienza dei “Familyfest”, tra cui quello del 1981 che si era svolto al Palaeur di Roma e che aveva avuto la partecipazione, tra i tanti convenuti, del Papa stesso. 

4)            Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Familiaris Consortio, 1.

5)            Ibid., 72.

6)            Ibid., 86.