La pastorale familiare nella vita di una parrocchia

 

Famiglie soggetto dell’evangelizzazione

di Giovanni D’Annunzio

 

Per la Chiesa dedicarsi al mondo della famiglia, non è un optional; è rispondere in modo concreto a un ambiente da cui dipende il futuro della Chiesa e dell’umanità. E per questo, è uno dei servizi pastorali più urgenti. Agli operatori pastorali e, in modo particolare, ai presbiteri, viene chiesta un’adeguata spiritualità unita alla capacità di promuovere e di valorizzare la vita evangelica e l’impegno ecclesiale delle famiglie. Questo chiede ai parroci di imparare a gioire quando vedono crescere gli sposi sino a diventare protagonisti, rendendo la parrocchia “famiglia di famiglie”.

 

Nel 2006 il nuovo vescovo della diocesi di Teramo-Atri, Mons. Michele Seccia, mi ha affidato l’incarico di parroco in una parrocchia a San Nicolò a Tordino, quella di San Francesco d’Assisi, a 7 chilometri da Teramo.

La “vita communis”

Con il parroco precedente vivevamo insieme da 31 anni e da alcuni, in quella parrocchia. Infatti, già da giovani preti, sentivamo di essere stati chiamati a lasciare le nostre famiglie di origine e una nostra eventuale famiglia, per inserirci nella “famiglia” del presbiterio e dare così il nostro contributo per sperimentare, in modo particolare là dove eravamo inviati dal vescovo, la Presenza del Risorto. E con Lui e per Lui, si era affrontata ogni situazione: da quelle che chiedeva l’attività del ministero pastorale a quelle della “vita in comune”. Appena lui fu nominato vescovo, sono stato scelto come suo successore.

È stata una splendida avventura, che ci ha fatto contemplare come siamo stati per tanti l’occasione di incontrare Dio e di sceglierlo come l’Ideale per cui spendere la vita. Negli anni abbiamo imparato ad accogliere ogni persona come un dono di Dio e a vivere diversità e difetti non come ostacoli, ma come “trampolino di lancio” per un amore sempre più vero e quasi un anticipo del Cielo. Ed è stata questa vita evangelica – prima di tutto tra noi – che mi ha dato luce e intuizioni per poter seguire da oltre ventisette anni la pastorale familiare in diocesi.

Quando il vescovo mi ha affidato questa nuova parrocchia, ho avvertito che quanto avevo imparato dalle famiglie avrei potuto ora applicarlo in quel territorio sociale e ecclesiale più delimitato, ma non per questo semplice o poco impegnativo, dato che è situato alla periferia della città, con circa 6000 abitanti ma in continua espansione.

L’incarico nella nuova parrocchia

Ho accolto con gioia un giovane sacerdote che il vescovo mi aveva inviato come aiuto, visto che avevo anche l’incarico di responsabile del Movimento Diocesano di Teramo, una delle espressioni del Movimento dei focolari. Era bello trovarsi a pregare come anche condividere le esperienze della Parola vissuta.

Dopo alcuni mesi, abbiamo avvertito l’esigenza di “allargare” l’invito agli incontri dove si comunicavano queste esperienze, a altri adulti. Al primo di essi, eravamo in 12,  al secondo 21. In poco tempo è nata una piccola comunità che si riuniva mensilmente per ascoltare e vivere la Parola. Chi veniva per la prima volta, invitato da qualcuno, si sentiva ben accolto da tutti. E quando questa realtà si è consolidata, si sono trovati momenti per vedersi anche con i tanti giovani della parrocchia che, già da tempo, cercavano di vivere seriamente il Vangelo in tutti gli aspetti della loro vita. Cantare, pregare, ascoltare e donarsi le esperienze della Parola sin dal primo momento fu vissuto come un dono reciproco e, sin da subito, si notò che erano presenti interi nuclei familiari. Si avvertiva come quanto si viveva doveva in qualche modo essere donato all’intera comunità parrocchiale.

Vivere e raccontare gli effetti della Parola

Sollecitato dal tema del Sinodo dei Vescovi del 2008 La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, ogni mese, si è cominciato a invitare genitori e figli a raccontare come erano state ri-evangelizzate le loro famiglie. E questa “novità”, collocata dopo la Messa domenicale, in poco tempo ha creato un dinamismo nuovo, che ha coinvolto tanti del paese. Riporto, ad esempio, qualcosa di quanto hanno condiviso Settimio e Gigliola in uno di questi incontri.

«Siamo stati particolarmente affascinati dal Vangelo di oggi che ci presenta questo straordinario e semplice dialogo tra l’angelo e Maria. Come lei è divenuta la dimora del Signore, anche la nostra famiglia vorremmo fosse la giusta dimora di Gesù. E per questo, con piccoli gesti stiamo preparando l’arrivo del Natale con uno spirito nuovo e pieno di entusiasmo. A differenza degli anni passati, ascoltiamo e viviamo giornalmente la Parola di Dio e restiamo catturati dalla sua luce. Da quando la Parola occupa un posto centrale nella nostra casa, sentiamo che con la sua guida riusciamo a affrontare la vita quotidiana con spirito nuovo e ogni difficoltà assume dimensioni più contenute, tutto ci sembra più facile da superare.

Io e Settimio lavoriamo ad Avezzano e ogni giorno percorriamo 220 km in auto. Tempo fa abbiamo iniziato a impegnare i lunghi tratti di strada per pregare, meditare e leggere il Vangelo così da avere un incontro gioioso con Dio. Tutto questo è contornato dagli spettacolari panorami del Gran Sasso, che ci sovrasta incappucciato a volte di nubi, a volte di nebbia, a volte di neve e altre volte illuminato dal sole. Anche quando ammiriamo la bellezza di questi paesaggi ci sembra di pregare e ringraziare il Signore per le sue meraviglie... Ci viene spontaneo indicare nelle nostre preghiere i nostri amici, le famiglie della parrocchia e coloro che si trovano in difficoltà. Sì, Gesù è ormai diventato per noi un compagno di vita quotidiana.

Nel nostro piccolo e con il nostro amore, cerchiamo sempre di indicare a Martina e Alessia, le figlie che Dio ci ha donato, la via da seguire e per questo prendiamo spunto dal Vangelo del giorno, del brano evangelico che viviamo particolarmente con la parrocchia quel mese o da una nostra esperienza vissuta. E, quasi sempre, la soluzione è immediata».

Alessia ha poi raccontato: «Martedì scorso sono tornata a casa disperata perché avevo molti compiti da svolgere per il giorno dopo. Ho chiesto ai miei genitori di non andare al catechismo per avere più tempo per lo studio. I miei genitori però mi hanno rassicurata e mi hanno detto: vai al catechismo e fai una preghiera a Gesù, vedrai che quando torni riuscirai a finire i compiti. Io ero molto preoccupata ma mi sono fidata e così ho fatto. Quando sono tornata a casa, mia madre, tutta sorridente, mi dice che avevo sbagliato a riempire il diario e i compiti di italiano non erano per il giorno dopo. Ho tirato un forte sospiro di sollievo e mi sono ricordata di quello che mi avevano detto i miei genitori prima di andare al catechismo. Meno male che mi ha aiutato Gesù!».

Tanti che avevano ascoltato questa esperienza, durante la settimana, incontrando qualcuno della famiglia, lo fermavano, a scuola, al supermercato, per ringraziare o facendo delle domande per approfondire il messaggio ricevuto. E ci si accorgeva che il Vangelo si propagava sempre più, per attrazione e per contagio.

Ma siccome non tutte le famiglie della parrocchia venivano in chiesa, ci siamo chiesti: Cosa fare per quelle che frequentavano di meno o non frequentavano affatto?

Incontrarsi nelle case di alcune famiglie

Si è pensato di cominciare in una famiglia, e poi in altre, a incontrarsi per approfondire e vivere la Parola di Dio. A ognuna di quelle famiglie se ne sono aggiunte anche altre. Ora sono quattro le case che sono divenute “comunità di famiglie”. Si cominciò nel 2008, quando Giancarlo e Sonia con le due figlie hanno aperto la casa e da allora, ogni mese, hanno accolto famiglie desiderose di iniziare o proseguire l’itinerario di ri-evangelizzazione o di “nuova evangelizzazione”.

L’incontro è atteso da tutti e si sono moltiplicate le occasioni per ascoltarsi al telefono e liberare il tempo anche per una gradita visita. Il trovarsi in una famiglia ha molto contribuito a cementare i rapporti e si sono cercate anche delle occasioni di festeggiare tra tutti compleanni o anniversari di matrimonio. Il vescovo, in visita pastorale in parrocchia, ha salutato e benedetto quanto si stava facendo e li ha incoraggiati a proseguire.

Vi partecipano anche i bambini. A scuola il giorno dell’incontro si danno appuntamento per la sera, sicuri che oltre il momento formativo, in un locale distinto, avranno tanto tempo per divertirsi insieme con animatori adolescenti. E, qualche volta, sono proprio loro a costringere i genitori facendo di tutto per non farli mancare.

La preparazione al sacramento del Matrimonio

Particolarmente rilevante è la preparazione al sacramento del Matrimonio, anche perché impegna, per circa 6 mesi, diverse famiglie tra le più mature.

Nei primi tre mesi, le coppie di fidanzati partecipano settimanalmente ad una catechesi in cui si presenta, attraverso il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, la professione di fede. Nel secondo periodo vengono invitati esperti secondo i diversi ambiti della vita matrimoniale, mentre nella terza parte, dopo aver affrontato le principali tematiche sulla pastorale familiare, sono ospitati a turno da alcune famiglie che hanno offerto loro l’opportunità di vivere e toccare con mano la realtà della famiglia nei suoi dinamismi e nelle sue relazioni interpersonali tra genitori e figli improntate al Vangelo. L’interesse dimostrato dai fidanzati è così vivo che, dopo il matrimonio, le coppie continuano ad andare avanti insieme con una delle famiglie che li hanno accompagnati nel corso di preparazione.

Inseriti nel percorso, ci sono momenti conviviali, finalizzati a far crescere quello spirito di fraternità tra sposati e fidanzati, che può promuovere nel ricambio generazionale la trasmissione di valori ed esperienze maturate dalla visione cristiana della famiglia.

Il «patto tra generazioni»

A un certo punto, nel 2011, mi è sembrato il momento di proporre, incoraggiato dalla scelta dei vescovi italiani, che avevano progettato il tema dell’educazione come centrale per il decennio 2010-2020, un patto tra i genitori e figli che stavano vivendo il Vangelo. Lo si è chiamato il “patto tra le generazioni”.

Dopo un primo momento di riflessione, distinto per genitori e figli, si è proseguito insieme con uno scambio reciproco, mettendo in risalto il positivo, ma anche i diversi aspetti da migliorare. I genitori hanno dilatato la loro paternità e maternità, e i figli, perché più amati, si sono sentiti spinti a fare di più per andare controcorrente nel vivere anche quegli aspetti del Vangelo che spesso il loro contesto sociale non capisce o rifiuta, e per dare il loro contributo a costruire una Chiesa sempre più “familiare”.

Dopo aver chiesto la grazia per realizzare quanto avevamo in cuore, durante la celebrazione dell’Eucaristia, chi l’ha desiderato – sono stati proprio in tanti –, hanno firmato con un pennarello il cartellone che in alto raffigurava le case e la chiesa con la scritta: “La parrocchia è una famiglia di famiglie”. In basso, invece, erano disegnati genitori e figli che procedevano tenendosi per mano con lo slogan: “In famiglia genitori e figli camminano insieme”.

Un fermento significativo ma non unico – sono presenti altre importanti aggregazioni come l’Agesci, l’Istituto Santa Famiglia legato ai Paolini, che danno un prezioso contributo alla vita parrocchiale – è il Movimento Diocesano alle cui iniziative partecipano molte persone, secondo le diverse età (bambini, ragazzi, giovani, adulti).

Il pellegrinaggio delle famiglie a Loreto

Tra le iniziative avviate, c’è un pellegrinaggio parrocchiale delle famiglie a Loreto. Ne riporto l’articolo sulla Giornata pubblicato nel Settimanale diocesano.

«A fare da sfondo al 2° Pellegrinaggio delle Famiglie… organizzato dalla Parrocchia San Francesco D’Assisi di San Nicolò a Tordino è stato un sole raggiante che ha illuminato l’intera giornata e ha accompagnato il gruppo dei partecipanti fino a sera, a significare la presenza costante della mano di Dio che ha guidato ogni momento del pellegrinaggio. Già durante il viaggio di andata, si è sentita forte quest’anno la chiamata di ciascuno ad andare verso la Casa della Vergine Lauretana per affidare nuovamente tutte le famiglie nelle Sue mani e far sì che esse si ispirino sempre di più al modello della Casa di Nazareth.

La semplicità e una commovente aria di famiglia hanno caratterizzato tutto il programma che ha avuto inizio con i canti preparati per i bambini e animati da suor Josefa e suor Francesca, così coinvolgenti da far divertire e gioire anche gli adulti.

Il tema di don Giovanni D’Annunzio, ascoltato attentamente in un clima di solenne silenzio, ha conquistato il cuore dei genitori che hanno avvertito di essere particolarmente amati dal loro parroco. Dopo aver delineato, avvalendosi dei più importanti passi biblici, la figura di Gesù che bussa in casa, che ama i bambini e si interessa a loro e che, per questo, è riamato dagli stessi poiché è particolare la loro attitudine ad accogliere Gesù, don Giovanni ha richiamato l’attenzione dei genitori sul loro ruolo di “primi educatori” e, quali genitori soprattutto cristiani, ha suggerito di far proprio il passo del Vangelo “Lasciate che i bambini vengano a me”, evitando di porre in essere tutto ciò che allontani i figli da Lui o ostacoli la loro libera e spontanea vicinanza a Gesù. Continuando nella sua esposizione, don Giovanni ha sottolineato, tuttavia, che accogliere veramente Gesù significa apprendere “l’arte di amare secondo il Vangelo”, un amore, cioè, che ama tutti, ama per primo, si fa uno con l’altro e che vede in ogni fratello Gesù. Ed è questo amore fra i genitori che porta la presenza del Maestro in casa e fa sì che sia Egli ad attirare i figli.

Un tema così profondo non poteva che suscitare spontaneamente alcune esperienze di genitori altrettanto forti e significative, ove sono state messe a nudo emozioni e difficoltà ma anche condivise gioie e tappe di crescita spirituale.

Dopo il momento conviviale, la passeggiata libera nella cittadina Lauretana e la visita guidata nel Santuario, i partecipanti si sono ritrovati nuovamente nella sala Paolo VI insieme ai figli che hanno festeggiato le mamme presenti donando loro un fiore appositamente preparato in mattinata. Grazie alle immagini proiettate, poi, sono stati ripercorsi i momenti salienti del primo pellegrinaggio dell’anno precedente e di quello in corso, a dimostrazione di voler proseguire su questa strada all’insegna della continuità.

Durante la S. Messa celebrata nella vicina cripta a conclusione della giornata, le famiglie si sono affidate alla Madonna di Loreto per chiedere protezione e sostegno affinché possano essere aiutate a costruire giorno dopo giorno la presenza di Gesù-Maestro in ogni casa.

Nei volti di tutti è stato possibile leggere gioia e pace perché, vivendo in un’unica famiglia ove ognuno si è sentito accolto e amato, i partecipanti hanno potuto sperimentare un nuovo modo di stare insieme, di “fare”, cioè, “famiglia”. Anche quest’anno, si è ripartiti con l’impegno di ospitare a turno l’Icona della Santa Famiglia nelle case, per suggellare il desiderio di guardare sempre al modello di Nazareth e fare spazio alla presenza del Maestro in casa».

Concludo con il testo che abbiamo donato a ogni famiglia in un ricordino, in quel momento così semplice e speciale, come tutto ciò che riguarda l’Amore di Dio:

«La famiglia è stata costruita da Dio, e Lui ha fatto sì che a fondamento dell’unione fra la sposa e lo sposo ci sia l’amore.

Purtroppo, con l’irrompere del peccato nell’umanità, quest’amore ha subìto delle incrinature.

È venuto Gesù e, per sanare la situazione, ha portato un amore più forte, più grande, quell’amore stesso che è in Dio, quell’amore che è Dio stesso.

Per salvare l’amore umano occorre far subentrare l’amore divino con tutte le sue esigenze.

Qualora, per esempio, tu non sentissi più niente per il tuo coniuge, ti sentissi inadeguato per il compito di genitore ed educatore dei tuoi figli, devi continuare ad amarli perché sono un altro Gesù; devi amarli per primo, devi “farti uno” con loro con piena condivisione, devi amarli come te stesso. »

In www.parrocchiasannicolo.com chi desidera, può seguire lo sviluppo di quanto stiamo vivendo.

 

Giovanni D’Annunzio