Loppiano: laboratorio della Chiesa-comunione

di Concetta Bonfanti e Franz Kiessling

La nascita e la vita di Loppiano

Concetta Bonfanti presenta brevemente come è nata e si è sviluppata la prima «cittadella» dei Focolari che oggi conta 900 abitanti delle più varie vocazioni i quali, vivendo il Vangelo, si formano all’unità.Franz Kiessling parla delle diverse scuole che in questi anni sono nate a Loppiano per questo scopo.

Concetta Bonfanti: Forse alcuni di loro hanno già visitato Loppiano. Il nostro desiderio sarebbe quello di donare la realtà più profonda che viviamo lì ogni giorno nei nostri focolari, nelle famiglie, nelle diverse scuole della cittadella.

Come è nata Loppiano? Farò un breve accenno all’ispirazione iniziale di Chiara Lubich.

Negli anni ’50, ogni estate, membri del Movimento si ritrovavano in montagna, sulle Dolomiti, a trascorrere insieme delle originali vacanze. Erano sempre più numerosi e, pur nel riposo e nello svago, tutti erano impegnati a vivere un’unica legge: l’amore scambievole. E questa era la carta d’accesso alla Mariapoli, come si chiamava la realtà che via via si andava componendo.

Erano presenti persone di tutte le età e strati sociali, di vari popoli e lingue. Così quella comunità appariva come il comporsi temporaneo di una città. I frutti erano così abbondanti ed evidenti da desiderare che questa “città di Maria” diventasse permanente.

Qualche anno più tardi, nell’estate ’62, in Svizzera, Chiara guardando l’abbazia benedettina di Einsiedeln, incarnazione dell’ideale di san Benedetto, ebbe l’idea e la speranza che anche la nostra spiritualità comunitaria, incentrata sull’unità, potesse esprimere un giorno le sue peculiarità in una cittadella moderna, con case, scuole, negozi, posti di lavoro, aziende. Una convivenza di persone di tutte le vocazioni.

Una città dove legge di tutti gli abitanti – come nelle Mariapoli sulle Dolomiti – sarebbe stato il comandamento di Gesù: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi».

Quell’idea cominciò a concretizzarsi nel ’64 a Loppiano, nelle vicinanze di Firenze, su un vasto terreno messo a disposizione da Eletto Folonari, focolarino partito poi quell’anno per il Paradiso. In seguito, nacquero simili cittadelle anche in altre parti del mondo. Oggi sono più di 20.

In questi anni Chiara ha dato vari nomi a Loppiano per significare i tanti aspetti che la città esprime. In particolare la si può definire “cittadella del Vangelo”: perché si viene per rievangelizzarsi e, di conseguenza, rievangelizzare.

Il primo compito di questa cittadella è proprio quello di formare i suoi membri, “formare persone nuove”, atte a vivere la cultura del dare. Ci si esercita, infatti, come in una palestra, a tradurre in vita la Parola di Dio e a comunicarne l’esperienza. Loppiano ha anche una “funzione di testimonianza”: mostrare come sarebbe il mondo se tutti vivessero il Vangelo.

È anche “città del dialogo”: è infatti il banco di prova di come, attraverso i dialoghi che la Chiesa post-conciliare ha aperto, si possono gettare ponti verso altri fratelli cristiani, verso fedeli di altre religioni, verso non credenti ma di buona volontà.

Tutti gli abitanti sono così impegnati in questo esercizio per prepararsi, una volta tornati nei loro Paesi, a diffondere dappertutto la civiltà dell’amore.

La caratteristica di Loppiano è dunque essere una “città di vita evangelica”.

Le scuole di formazione alla comunione

Franz Kiessling: Sono attualmente dodici le scuole nella cittadella e, secondo le possibilità dei partecipanti, durano da tre mesi a due anni.

Quello che hanno in comune è che comprendono tutti gli aspetti della vita, come lo studio, il lavoro, l’abitare assieme: naturalmente in forme diverse, secondo la vocazione e lo stato dei partecipanti.

Le due scuole più numerose sono quelle delle focolarine e dei focolarini, che si donano completamente a Dio e si impegnano a tenere sempre viva nei loro rispettivi focolari, femminili o maschili, la presenza di Gesù in mezzo a loro.

Ci sono altre due scuole, per quelli che vogliono conoscere bene questa vocazione prima di abbracciarla.

Poi c’è la scuola Loreto, nella quale famiglie provenienti da tutto il mondo vengono per formarsi nella vita dell’unità per essere, dopo il ritorno nei loro Paesi, di aiuto per tante altre famiglie.

Ormai da anni c’è anche la scuola Claritas per i religiosi e più recentemente la scuola Emmaus per le religiose. Alla luce del carisma dell’unità loro scoprono e riscoprono, nella comunione reciproca dei carismi dei loro fondatori, la ricchezza e bellezza delle varie famiglie religiose e del contributo che insieme possono dare alla Chiesa-comunione.

Ci sono poi le scuole per i volontari e le volontarie e cioè per i laici impegnati a vivere il cristianesimo negli ambienti più disparati (e spesso possiamo dire anche in ambienti disperati) che loro cercano di rinnovare con il Vangelo.

Per i giovani ci sono le scuole Gen maschile e femminile. Le Gen ed i Gen sono la seconda generazione del Movimento dei focolari di cui fanno proprio l’ideale dell’unità. Essi, insieme ad altri giovani, vogliono dare un contributo alla costruzione di un mondo unito.

Infine debbo nominare la scuola per sacerdoti, diaconi e seminaristi, di cui tanti, penso tutti, sono qui presenti fra noi.

 Tutti insieme siamo una porzione viva del Popolo di Dio, dove ciascuno con le sue caratteristiche, con la propria cultura e con la sua vocazione, è un dono per gli altri e viene a sua volta arricchito da loro. È un’esperienza di Chiesa-comunione, di Chiesa-famiglia: fratelli e sorelle per la presenza di Gesù in mezzo a noi.

di Concetta Bonfanti e Franz Kiessling