UNO PERCHÉ TUTTI SIANO UNO

Notizie dal mondo dei seminari - 55

 

A cura della segreteria internazionale del Movimento gens

 

Comunicare agli altri

Un modo di vivere per il regno di Dio e per la sua estensione è prendere la decisione di comunicare agli altri i frutti e la luce che vengono dal mettere in pratica le parole del Vangelo. Così come Maria non si è tenuta per sé ciò che Dio aveva operato: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1, 49), così anche noi dobbiamo avere il coraggio di manifestare a chi vive accanto a noi le meraviglie del Signore.

Ci domandiamo se nella nostra vita di seminario, di università o di parrocchia, parliamo di Dio agli altri con la nostra testimonianza e con le parole? O ci accontentiamo solo di discutere su temi vari, anche se interessanti?

Abbiamo quindi di fronte a noi questa sfida: vivere e parlare, cioè evangelizzare.

È stato Benedetto XVI, nell’Omelia della Messa di chiusura della 26a Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, a dire: «Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri. Quindi, non conservate Cristo per voi stessi! Comunicate agli altri la gioia della vostra fede. Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra fede, ha bisogno certamente di Dio».

Chi ha partecipato alla GMG di Madrid può testimoniare come i giovani convenuti da tutto il mondo, anche se non parlavano la stessa lingua, erano in una continua comunicazione dell’esperienza di fede che stavano vivendo: trasparivano gioia, luce negli occhi e, soprattutto, serietà e coraggio. «Una sera, qualcuno voleva disturbare il nostro pellegrinaggio, allora uniti abbiamo pregato il rosario, aiutandoci l’un l’altro. Questo per me era il culmine della testimonianza della nostra fede», così ci ha scritto un giovane seminarista.

Dà gioia conoscere le iniziative dei giovani che vogliono essere messaggeri della Buona Novella. Condividiamo, a questo proposito, ciò che ci hanno scritto dal Brasile, di preciso da Crato: «Ci siamo messi d’accordo – tra noi seminaristi – di organizzare una giornata di evangelizzazione. Abbiamo composto tre gruppi: il primo,  per la diffusione visitando le parrocchie; il secondo, per l’accoglienza e la logistica, e, il terzo, per la raccolta dei fondi economici e la preparazione del pranzo. Sono venute più di noventa persone, la maggioranza erano giovani. Tanti sono rimasti entusiasti e desiderosi di crescere nella vita del Vangelo. Abbiamo trovato anche alcuni di una parrocchia che, assieme al parroco, ci hanno aiutato!»

 

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Fare il primo passo

 

«La ricchezza della diversità»

Burundi. «È da un anno che sono arrivato dal Burundi nel Seminario di Fermo (Italia). Dal primo momento quando il mio vescovo mi informava che sarei dovuto partire per l’Italia, ho avvertito gioia da una parte e inquietudine dall’altra. Avevo infatti paura di affrontare un nuovo mondo, una nuova cultura con tutti i pregiudizi che avevo dentro di me.

Mi sono trovato inserito in una comunità di dodici seminaristi provenienti da quattro paesi di tre continenti. Sono stato calorosamente accolto, ma trovavo difficoltà nel vincere i miei pregiudizi. Con l’aiuto della Parola di Dio, meditata e messa in pratica, e anche con l’aiuto del padre spirituale, ho capito che dovevo anzitutto convertirmi prima di esigere dagli altri; fare il primo passo nell’amare chi mi sta accanto, rendermi sempre disponibile ad ascoltare ed accogliere l’altro morendo al mio orgoglio. Vivendo così mi sono sentito più libero e quella paura che mi opprimeva all’arrivo si è trasformata in rendimento di grazie a Dio Padre.

Alla fine dell’anno quando il rettore ci ha radunati per un momento di scambio di impressioni sulla nostra vita, ero molto contento di rendermi conto della ricchezza che abbiamo attinto dalla nostra diversità di provenienza. All’inizio di questo nuovo anno, ero desideroso di poter accogliere con gioia i sei nuovi seminaristi che arrivavano nella nostra comunità» (S. I.)

 

 «Dietro ogni volto c’è Cristo»

Italia. «Da circa un mese sono entrato a far parte della comunità propedeutica del seminario. Appena arrivato, i nuovi compagni mi accolgono con grande disponibilità, ma lì inizia anche la dura prova dell’“amare il fratello”.

I primi giorni non sono stati facili perché mi inserivo in una comunità fatta da ragazzi come tutti gli altri, con i loro limiti e pregi. Mi è sembrato di trovarmi in una situazione più grande di me. Ad esempio, una volta durante uno scambio rimasi impietrito da un’affermazione di uno di loro, non sapevo cosa dire.

Così cominciai a far nascere giudizi di ogni tipo su quel ragazzo; mi risultava difficile anche salutarlo. Mi accorsi che stavo peccando più io che lui. Poi mi fermai un momento, e durante la lettura dei pensieri del card. Van Thuan, mi resi conto che mi stavo allontanando da quella che era stata la mia scelta. Allora iniziai nell’essere fedele nelle piccole cose.

Mi sforzai ogni giorno nel salutarlo con amore. All’inizio fu dura, ma con il passare dei giorni cominciai a vedere una Persona che avrei dovuto cogliere in lui: Gesù.

La mia vita in seminario continua consapevole che dietro ogni volto c’è Cristo che si fa presente tramite ciascuno di loro» (G. M.)

 

«Il centuplo»

 Spagna. «Siamo tre seminaristi a fare apostolato e viviamo insieme il week-end. Un sabato sono arrivato alle 22.15, e pensavo che uno dei compagni mi avrebbe fatto trovare pronta la cena ma, al mio arrivo, non lo era; i compagni stavano facendo altro. Mi sono detto dentro di me: “Ma è questo il momento in cui devo fare il primo passo e non creare problemi”. Abbiamo consumato insieme la cena e, puliti i piatti, eravamo contenti. Il centuplo è arrivato qualche giorno dopo: uno di loro mi ha invitato ad andare a casa sua a pranzare con la sua famiglia» (A. M.)

 

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Benedetto XVI

«Configurarsi a Cristo»

«Configurarsi a Cristo comporta, cari seminaristi, identificarsi sempre di più con Colui che per noi si è fatto servo, sacerdote e vittima. Configurarsi a Lui è, in realtà, il compito per il quale ogni sacerdote deve spendere per tutta la vita. Già sappiamo che tale compito ci sorpassa e non potremo raggiungerlo pienamente, però, come dice san Paolo, corriamo verso la meta sperando di raggiungerla (cf Fil 3, 12-14). Tuttavia, Cristo, Sommo Sacerdote, è anche il Buon Pastore che custodisce le proprie pecore sino a dar la vita per esse (cf Gv 10, 11). Per imitare anche in ciò il Signore, il vostro cuore deve andare maturando in seminario, rimanendo totalmente a disposizione del Maestro. Tale disponibilità, che è dono dello Spirito Santo, è quella che ispira la decisione di vivere nel celibato per il Regno dei cieli, il distacco dai beni terreni, l’austerità della vita e l’obbedienza sincera senza dissimulazione. Chiedete quindi a Lui che vi conceda di imitarlo nella sua carità fino all’estremo verso tutti, senza escludere i lontani e i peccatori, così che, con il vostro aiuto, si convertano e ritornino sulla retta via. Chiedetegli che vi insegni a stare molto vicini agli infermi e ai poveri, con semplicità e generosità. Affrontate questa sfida senza complessi, né mediocrità, anzi come un modo significativo di realizzare la vita umana nella gratuità e nel servizio, quali testimoni di Dio fatto uomo, messaggeri dell’altissima dignità della persona umana e, di conseguenza, suoi incondizionati difensori. Sostenuti dal suo amore, non lasciatevi intimorire da un ambiente nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere sono spesso i principali criteri sui quali si regge l’esistenza. Può darsi che vi disprezzino, come si suole fare verso coloro che richiamano mete più alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano. Sarà allora che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come una novità, attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia».

Dall’Omelia della Celebrazione Eucaristica con i seminaristi, Cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena di Madrid, Sabato 20 agosto 2011.

 

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 Cantiere gens e GMG 2011

 «Ho vissuto un tempo di grazia, un’esperienza intensa di Dio»; «Importante, fondamentale questa esperienza per me»; «Ho sperimentato l’amore di Gesù, come se noi fossimo i discepoli»; «Sono molto felice di stare con voi». Questi flash esprimono il sentire dei 70 partecipanti di 17 nazioni al Cantiere gens.

Questo appuntamento dei seminaristi aderenti alla spiritualità dell’unità si è svolto dal 6 al 13 agosto nella Cittadella “Castello Esteriore” del Movimento dei Focolari. Sono stati loro stessi a scegliere Madrid per poter poi partecipare alla GMG.

Riportiamo ora una delle esperienze vissuta da uno di loro: «“Ecco, io vengo a fare la tua volontà” (Eb 10, 9), con questa frase della Scrittura nel cuore ho partecipato del mio primo Cantiere gens. Conoscere seminaristi e sacerdoti di 17 paesi è stato per me una prova nell’affrontare le mie paure e uscire da me stesso, per andare incontro agli altri con l’unico scopo di dare spazio a Gesù. Mi è capitato ad esempio di lavorare nel giardino con un seminarista di un’altra Chiesa. Il primo giorno ci siamo scambiati poche parole,  pensavo che forse lui non era contento di parlare di sé proprio perché di  un’altra Chiesa. Il secondo giorno mi son detto: “devi fare comunione col tuo fratello e interessarti a lui, non per curiosità ma per amore”. Abbiamo sperimentato che lo Spirito ci unisce al di là della nostra appartenenza ecclesiale» (F. R.).

Il Cantiere, un po’ per tutti, si è prolungato nelle giornate della GMG, raggiungendo poi le  diocesi di appartenenza. I due milioni di giovani, con tantissimi sacerdoti, religiosi, vescovi, per le strade, le chiese, i ristoranti e le palestre della città ci hanno mostrato un volto pieno di speranza della Chiesa; quella che Benedetto XVI aveva riconosciuto come “viva e giovane”. Anche nel cammino di un seminarista questa folla, composta, capace di fare festa, di pregare in silenzio, di vivere insieme nella precarietà e riscoprire l’essenziale, dona una carica e una spinta a proseguire la propria strada, e fa crescere la fede in Dio e nella Chiesa.

Dopo i giorni vissuti insieme al Cantiere gens e alla GMG, ci è arrivata questa testimonianza da un seminarista di Madrid: «Per me il cantiere è stata un’esperienza di resurrezione. Sono arrivato molto stanco e con tanto stress, ma dopo una giornata e mezza ho sperimentato come la presenza di Gesù mi aveva tirato su, mi sentivo riposato. Penso che sia stato Dio stesso a portarmi al Cantiere, perché non ce l’avrei fatta a sostenere la GMG, dove ho potuto svolgere con tanta serenità tutti i compiti che mi erano stati affidati. Anche i giovani che lavoravano con me si sono sentiti attratti dalla mia esperienza e hanno voluto accompagnarmi allo spettacolo dedicato alla Beata Chiara Badano» (A. M.).