Stimoli utili per formarsi e formare

 

Media-education

 

di Mario Ponta

 

L’autore, che si occupa della fotografia e della produzione di film, invita ad inserire nell’iter formativo dei seminari – e non solo – il tema dei media e il loro uso; ne incoraggia anche una sana “ecologia” affinché i futuri presbiteri, grazie a un senso adeguato del comunicare senza perdere la libertà e il dominio di sé, siano preparati a usare i media anche nell’azione pastorale. Ci offre qui idee salinti del suo progetto.

 

I mezzi di comunicazione hanno cambiato – e continuano a cambiare – profondamente la nostra psicologia, con conseguenze importanti sui rapporti che abbiamo con la realtà e con gli esseri umani, in particolare.  «La tecnologia – scrive padre Antonio Spadaro, direttore della rivista La Civiltà Cattolica – non è un insieme di oggetti moderni e all’avanguardia. Essa è parte dell’agire con il quale l’uomo esercita la propria capacità di conoscenza di libertà e di responsabilità»[1]. Formarsi ai media vuol dire quindi prendere coscienza dei vantaggi e dei limiti dei mezzi, ma anche renderci conto di come ciascuno di noi cambia al contatto con la tecnologia dell’informazione. Perché i media ci usano!

Nella Chiesa si fanno tanti sforzi per dialogare con il mondo contemporaneo utilizzando gli strumenti appropriati. Così, ad, esempio laici, presbiteri e religiosi si formano sempre meglio per essere presenti su internet, incoraggiati dagli inviti formulati da Giovanni Paolo II come da Benedetto XVI. Su questo sfondo, per un seminarista in formazione mi sembra essenziale – prima di lanciarsi a produrre pagine web –  prendere coscienza che nel momento in cui si collega alla rete o accende la TV, qualcosa succede in lui sia a livello psicologico che spirituale.

Per sviluppare questa consapevolezza, propongo cinque punti di riflessione e di lavoro.

 

 

Prendere coscienza che c’è sempre qualcuno che sceglie

 

Dietro ogni immagine, suono, parola, ci sono scelte precise.  C’è sempre qualcuno che decide quali elementi mixare su una pagina web, la sequenza di un palinsesto anche della più scadente rete TV, la posizione-sintassi-caratteri dei titoli del giornale, ecc. Per la natura dell’immagine proiettata, per l’abilità con cui tante sequenze sono “esaltate” da colonne sonore appropriate, per la grafica che seduce il nostro occhio, in sintesi per quella che Pierre Babin[2] chiama “l’arte del mixaggio”, i media ci  affascinano, anzi spesso ci “risucchiano”. A tal punto che nuove patologie di natura soprattutto psicologica sono nate in questi ultimi anni[3].

Per prendere un po’ di distanza dal fascino dell’audiovisivo, dedichiamo un po’ di tempo alla sua analisi, un’analisi che è più fruttuosa quando è fatta attraverso il dialogo e il confronto con un lavoro di gruppo. Questo esercizio, apparentemente freddo, può rivelarsi molto interessante e anche ludico. Un clip video di un gruppo rock alla moda può essere un buon inizio. Ancora meglio se mettiamo in contrapposizione due video clip, magari il primo con un testo “logico” e comprensibile (ad esempio Ligabue, Il peso della valigia), e un altro senza logica apparente (come uno di quelli dei Red Hot Chili Peppers, dei quali – oltre ai video – si trovano facilmente sul web anche i testi delle canzoni).

Un’altra pista di analisi può essere la “home” (page) del sito web di un quotidiano importante. Sempre in gruppo, si può riflettere sulle scelte relative ai colori, alla proporzione delle colonne, ai caratteri usati, e soprattutto alla varietà degli elementi “mixati” sulla pagina, cercando di esplicitare che cosa – nella massa delle informazioni – attira la nostra attenzione e ci fa cliccare e perché. Già solo il fatto di verbalizzare impressioni che alle volte restano vaghe nella nostra percezione, ci aiuta a sviluppare uno spirito critico e anche a capire perché le scelte fatte nella produzione dei contenuti sono a volte in contrasto con i valori evangelici.

 

 

Essere sempre noi a scegliere cosa vogliamo vedere e ascoltare

 

Quando accendo il computer, la prima cosa che faccio è aprire un certo numero di connessioni internet. Mail, reti sociali, news, ecc. popolano lo schermo in un batter d’occhio mettendomi immediatamente davanti a delle scelte. Non c’è niente di male a seguire un po’ la nostra curiosità, se sappiamo difenderci da mercanti di ogni tipo ed evitare di diventare noi stessi prodotto. La serendipità[4] è un’esperienza comune a chi naviga su internet, con risvolti spesso positivi. Ma basta un click di troppo e incomincio non solo a navigare, ma ad allontanarmi pericolosamente dalla terra ferma. Infatti il web è un oceano, oltre che una rete: non si vede l’altra riva – anche dopo giorni di navigazione – e le onde diventano sempre più impetuose man mano che mi spingo al largo. 

Anche qui il dialogo resta la migliore strategia: mettere in comune con altri cosa facciamo su internet. Il confronto con altri seminaristi, magari con l’aiuto di un formatore più “navigato”, può essere un aiuto fondamentale nella consolidazione della nostra vocazione, e anche nell’apprendere a usare la rete in modo positivo. Perché se nel passato un nemico sornione di un certo numero di preti in difficoltà è stato l’alcool, seguito dalla TV in tempi più recenti, oggi dobbiamo confrontarci con l’internet, palliativo numero uno della solitudine (almeno nei paesi tecnologicamente più sviluppati). Lo scegliere in modo consapevole ciò che vogliamo vedere e ascoltare non è naturalmente un esercizio da praticare solo su internet: vale anche per programmi TV, film, musica, ecc. Non lasciamoci ingannare dalla facilità del click del mouse o del tasto del telecomando.

 

 

Non usare i media come unico “stacco” dopo una giornata di studio o di lavoro

 

Si sa quanto sia facile stravaccarsi davanti alla TV per non pensare. Dopo una lunga giornata di studio o di lavoro, un po’ di svago è più che meritato… Ma si tratta veramente di riposo?  Se quello che cerchiamo è uno stato di passività, cioè non pensare e sganciarci dai problemi quotidiani, la televisione può avere questo ruolo. Ma la passività dell’occhio e del corpo corrisponde a una passività del cervello, ricorda Mimma Siniscalco, con la conseguenza che le immagini e i suoni arrivano “direttamente” ai centri delle emozioni, senza la mediazione della ragione. Si diventa allora più vulnerabili, anche nel campo della castità. Stare davanti al computer, invece, può provocare reazioni diametralmente opposte, ma non migliori per chi vuole riposare.

«La sera è una tappa importante nel nostro ritmo quotidiano, ci ricorda lo psichiatra Roberto Almada, perché è il momento in cui passiamo dall’attività della giornata al riposo della notte. È quindi il momento di spegnere pian piano tutte le luci». Lo psicoterapeuta ricorda che durante la Compieta facciamo nostro il Cantico di Simeone: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza» (Lc 2, 29-30). La preparazione ad abbandonarsi a Dio nel sonno può essere molto disturbata dall’uso del computer, la sera. Che si tratti di un gioco innocuo, o di rispondere a una mail, o ancora di navigare per distrarsi, questo media ormai onnipresente risveglia i nostri sensi che avrebbero invece bisogno di veramente “staccare” con l’attività – spesso frenetica – che caratterizza l’attività diurna. Un po’ di musica, un film scelto bene, un buon libro, una breve passeggiata sono modi più sani per prepararci a un sonno ristoratore. Formarci ai media vuol dire anche trovare un equilibrio nell’uso dei diversi mezzi.

 

 

Per una ecologia dei media

 

L’idea è stata coniata da Neil Postman[5] nel lontano 1971, quando ancora nessuno conosceva internet. Se l’ecologia ci aiuta a migliorare il rapporto che intratteniamo con il nostro ambiente, abbiamo forse particolarmente bisogno di questa scienza applicata ai media. E non solo per la preparazione al sonno.

Una delle caratteristiche dei media moderni è la frammentazione. L’analisi della pagina web di un quotidiano fatto bene ne è un buon esempio. Vi troviamo un mix eclatante: testo, foto, grafici, video, registrazioni sonore di interviste, blog, forum, chat …  Il tutto con un’impaginazione in parte realizzata dai redattori, in parte decisa da algoritmi che si basano sui gusti degli internauti. Addio unità editoriale imposta da un redattore capo con una linea economica e politica ben identificabile, applicata da una rigida struttura aziendale piramidale. Siti di informazione a parte, è la natura stessa di internet, a far “esplodere” il mio schermo in tante finestre con una miriade di possibilità simultanee. Anche la TV cerca ormai di scimmiottare il web, con un’offerta sempre più varia e la visione di finestre secondarie sulla schermata principale. L’uso di terminali come l’iPhone, Palms, ecc., onnipresenti nella nostra vita, ci impongono poi un comportamento “multitasking” (multifunzione) senza tregua. Vale la pena di cercare un equilibrio? Come ritrovare l’unità della persona, messa in pericolo dai troppi stimoli esterni?

Il silenzio (davanti all’Eucarestia, o in mezzo alla natura) rimane una pratica essenziale per chi vuole ascoltare la voce di Dio in fondo al suo cuore. Ma a livello psicologico è anche utile rapportarsi a delle opere “chiuse”, nel senso di finite[6]. Il libro (in particolare il romanzo) e il film (in sala o in DVD) possono essere aiuti fondamentali alla formazione. Questi strumenti ci permettono di entrare in relazione con un autore preciso (difficilmente identificabile su internet o in TV) e con un’opera completa, unitaria, di natura molto diversa dal flusso frammentario dei media elettronici più “moderni”. Il film poi si presta particolarmente bene al dialogo, con la pratica del cineforum[7]. Il cinema, con la ricchezza insita nelle buone pellicole, stimola il pensiero e ci aiuta a sviluppare un senso critico (magari aiutati da un animatore più esperto per cominciare). Per riassumere: un’opera “finita” può senz’altro contribuire all’unità della persona. Può forse esserci di stimolo la riflessione del comico Groucho Marx: “Trovo che la TV sia molto educativa. Quando qualcuno l’accende, vado nella stanza accanto per leggere un libro”.

 

 

Strategie pastorali

 

Se nei primi quattro punti abbiamo parlato del nostro funzionamento come consumatori, facciamo un breve accenno all’uso attivo dei media, in particolare di internet. Come annunciare il Vangelo in rete? Come migliorare la coesione della comunità cristiana? Il discorso di Giovanni Paolo II del 12 maggio 2002 rimane un punto di riferimento, a mio avviso, fondamentale. Il Papa nell’occasione, infatti, invitava i cristiani a essere presenti su internet in modo intelligente e, soprattutto, a non accontentarsi di rapporti mediati elettronicamente. «Il fatto che mediante Internet le persone moltiplichino i loro contatti in modi finora impensabili offre meravigliose possibilità alla diffusione del Vangelo. Ma è anche vero che rapporti mediati elettronicamente non potranno mai prendere il posto del contatto umano diretto, richiesto da un’evangelizzazione autentica. Infatti l’evangelizzazione dipende sempre dalla testimonianza personale di colui che è stato mandato a evangelizzare (cfr Rm 10, 14-15)»[8].

Il fatto di piazzarci dietro uno schermo può essere un modo per evitare la fatica che richiede la vera evangelizzazione. Anche in questo caso il dialogo con gli altri può esserci di stimolo per uscire da noi stessi e lanciarci in una ricca esperienza pastorale.

 

Mario Ponta

 

 



[1]Antonio Spadaro, Logica della rete, logica della fede. Seminario Nazionale Chiese Locali, Internet e Social Network, Roma 2010.

[2]O.M.I. – fondatore del CREC – www.crecinternational.org.

[3]Per esempio quella che gli americani chiamano il Time Sink Disorder, “patologia del tempo  risucchiato”.

[4]La sensazione che si prova quando si scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra.

[5]Sociologo statunitense teorico dei mass media.

[6]In contrapposizione a “l’opera aperta”, secondo la definizione di Roland Barthes e Umberto Eco.

[7]Per un aiuto alla scelta dei film per il cineforum www.cinado.eu. È un sito gestito dall’Autore.

[8]Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Internet: un nuovo Forum per proclamare il Vangelo (24 gennaio 2002).