La Rete Informatica della Chiesa cattolica in America Latina

 

Servizio alla cultura digitale in chiave di Vangelo

 

di Mons. Claudio Maria Celli

 

L’Arcivescovo, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, spiega con cura le motivazioni di quanti hanno avvertito l’utilità e la necessità di un coordinamento della comunicazione ecclesiale in America Latina. Emerge una Chiesa protesa all’evangelizzazione della cultura e a un’evangelizzazione in cui ciascuno può svolgere la sua parte e dare il suo specifico contributo alla costruzione di una società sempre più attenta agli ultimi e ai poveri.

 

Pochi, forse, si aspettavano da Papa Benedetto XVI un così ricco e coraggioso Magistero sulla comunicazione contemporanea. Il Beato Giovanni Paolo II aveva superato una visione dei media come semplici strumenti, incoraggiando la comprensione della comunicazione come fulcro di una nuova cultura e “facendo vedere” in che modo comunicare nella cultura dell’immagine. Papa Ratzinger ha seguito le orme del suo predecessore ed è andato oltre, sia nella riflessione, sia attraverso atti concreti che testimoniassero il Vangelo nella cultura digitale. Nei suoi Messaggi per le Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali e nei diversi discorsi sull’argomento, troviamo spunti nuovi e il Papa esorta i sacerdoti a considerare il continente digitale come un luogo importante per la missione ecclesiale[1].

Alla luce di questo Magistero, sembra provvidenziale la creazione della Rete Informatica della Chiesa in America Latina (RIIAL), nata alla fine degli anni ottanta e sviluppatasi all’inizio degli anni novanta, lungo un percorso di comunione tra il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e il Consejo Episcopal Latinoamericano (CELAM). La RIIAL è nata come spazio cooperativo e di comunione nonché come modo di utilizzo dell’informatica per la comunicazione interna della Chiesa, soprattutto per la missione e l’evangelizzazione.

Credo sia importante indicare cosa non è la RIIAL.

La RIIAL non è una infrastruttura di cavi e computer; non è una collezione di siti web o indirizzi URL[2], né un progetto per lavorare attraverso Internet nella Chiesa. Non è nemmeno un gruppo chiuso di tecnici specializzati in seno alla Chiesa. La RIIAL non è una tecnologia concreta né una serie di programmi informatici. Usa quello che serve in ogni luogo dove si svolge la sua azione.

La RIIAL è una Rete di persone e istituzioni della Chiesa, per la Chiesa e per la società.

Per la Chiesa è uno strumento di comunicazione e comunione.

Per la società è uno strumento di condivisione, umanizzazione e evangelizzazione.

La RIIAL è stata l’“ultima arrivata” nel mondo della comunicazione ecclesiale, creata prima della diffusione di Internet, per facilitare l’uso del digitale come soluzione di connettività ecclesiale in America Latina. Con l’esplosione di Internet, la RIIAL non solo non sparisce, ma offre un contributo essenziale al lavoro comunicativo della Chiesa: è un pro-memoria costante della visione di rete, un riferimento di spiritualità per il servizio alle persone attraverso le nuove tecnologie, l’incoraggiamento per suscitare servizi comuni e per articolare il lavoro di tutti, senza individualismo ed emarginazione.

 

Chi partecipa

Alla RIIAL partecipano venti delle ventidue Conferenze Episcopali dell’America Latina, oltre a diverse istituzioni di Chiesa (diocesi, seminari, parrocchie, congregazioni religiose, portali, agenzie cattoliche di notizie, istituti di studio, ecc.) che liberamente vogliono usare le tecnologie digitali in modo collaborativo e solidale. Si creano servizi comuni che abbassano i costi e facilitano il lavoro di squadra. È un “tavolo comune” in cui ognuno partecipa secondo la sua particolare identità ecclesiale e dove si condividono le proprie soluzioni in maniera gratuita, generando una vera coscienza di Rete. La priorità della RIIAL è offrire a tutti, specie ai più poveri, la connettività e la formazione per una partecipazione attiva nella cultura cattolica. Questo impone uno sforzo sistematico per raggiungere le comunità isolate e bisognose, al fine di favorire una maggiore “integrazione digitale”.

 

Intuizione di futuro

Il primo riferimento pubblico alla RIIAL fu nell’aprile 1986 a Bogotà, durante la presentazione del libro del DECOS-CELAM “Comunicación, misión y desafío”. Erano presenti il Presidente dell’allora Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, Ecc.mo Mons. John P. Foley, il Segretario Generale del CELAM, Ecc.mo Mons. Dario Castrillón, i vescovi membri del DECOS, Mons. Enrique Planas e i responsabili delle organizzazioni cattoliche internazionali di comunicazione, OCIC/AL, Unda/AL, UCLAP. La RIIAL era solo un’intuizione per rispondere ai bisogni di comunicazione di un Continente povero, con un grande dinamismo e una profonda fede. Il suo primo obiettivo è stato offrire ai vescovi uno strumento di comunicazione, molto prima dello sviluppo di Internet come realtà sociale, e la RIIAL è stata un “laboratorio di esperienze” in cui un piccolo gruppo di conferenze episcopali, diocesi e altre realtà, riunite dal PCCS e dal CELAM, hanno accettato di intraprendere una “fase pilota”. Tutto è iniziato con la formazione di alcune persone al servizio della Chiesa, e proprio la formazione rimane ancora oggi uno dei cardini del servizio RIIAL alla missione ecclesiale.

 

I pilastri della RIIAL

1.  La RIIAL si costruisce attraverso l’equazione “necessità-soluzione”, ascoltando quello che veramente manca nelle comunità che serviamo, su indicazione degli utenti. L’impegno è servire soprattutto i più bisognosi. La RIIAL ha suscitato in tal modo vari progetti di reti per gli uffici ecclesiastici, oltre a dinamismi di coinvolgimento digitale, diffondendo la cultura di utilizzo della posta elettronica e una serie di servizi comuni per le comunità ecclesiali povere. Questo è reso possibile attraverso il Centro Nuestra Señora de Guadalupe, che produce software per la Chiesa e garantisce la formazione di agenti e tecnici in tutto il continente: agenzie di notizie cattoliche, uno spazio web gratuito per le istituzioni ecclesiali Trimilenio e il servizio Episcopo, piattaforma di comunicazione per i vescovi del continente.

2.  Tavola comune: ogni membro dà e riceve secondo la sua identità e carismi.  Ciascuno partecipa alla rete secondo la sua particolare identità ecclesiale e questo non riduce né limita il proprio sviluppo, anzi ne moltiplica i frutti. Nella “tavola comune” di una rete ecclesiale è fondamentale che ogni membro sappia stare con gli altri, generosamente, offrendo ciò che si ha e ricevendo da tutti, senza escludere nessuno. C’è poi una “presidenza dell’Agape”, rappresentata dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

3.  Il servizio ai più bisognosi con la metodologia di esperienze-pilota. Fintanto che esista una comunità o un sacerdote privo di connettività, la RIIAL sarà in costruzione. Le esperienze e le iniziative di servizio si fanno iniziando sempre in ambito ristretto, con pochi interlocutori e ridotti campi di applicazione, per verificare e perfezionare l’operatività in ambiti gestibili, chiamati poi a crescere e ampliarsi.

4.  Priorità alla formazione di agenti. Gli elementi più importanti in un’iniziativa di Chiesa sono le persone, motivate e capaci di agire professionalmente nelle situazioni più diverse. Senza la figura del “tecnico RIIAL” non si sarebbero costruite le reti locali e regionali che si arricchiscono grazie a una costante formazione, sia partecipale sia a distanza.

5.  Una profonda spiritualità. La RIIAL ha le proprie radici in un’esperienza di fede condivisa e celebrata; il senso di appartenenza alla Chiesa, nella sua meravigliosa diversità, suscita una grande gioia ed è fonte di entusiasmo. La RIIAL ha come Patrona Nuestra Señora de Guadalupe, invocata dai membri con cuore sincero.

 

Il tessuto di reti

Nonostante i vantaggi della tecnologia, le reti non si creano da sole. C’è bisogno di persone che dedichino tempo e sforzi ad aprire spazi comuni di collaborazione con altri individui e istituzioni, affinché le capacità di ciascuno si articolino con quelle degli altri. In tal modo emergono soluzioni condivise, aree di comunione e partecipazione, con una visione interdisciplinare che va oltre le proprie frontiere e orizzonti.

Ogni persona, con la propria dignità, è il centro di una serie di relazioni con altre persone, un “nodo”. E, come accade con i nodi delle reti di comunicazione in cui partecipiamo, ogni nodo può essere considerato “centro” nella propria area di azione. I recenti studi di “analisi di reti” evidenziano che ciascun nodo può essere importante per diverse ragioni, poiché tutti contribuiscono all’insieme della rete, ma con diversi modi di “centralità”.

Può esserci una forma di centralità per numero di connessioni: un nodo sarà “centro” se è collegato con tutti gli altri nodi della rete, perché diventa un “hub”, luogo necessario di passaggio nella comunicazione degli altri. Inoltre si può essere “centrale” quando si agisce come ponte tra luoghi sconnessi della rete o si può essere “centro” per vicinanza ad altri con cui si ha un efficace flusso comunicativo. Un altro modo di centralità, non misurabile numericamente, è quando si diventa centro “per unità”. In questo caso, ciò avviene quando due o più persone o istituzioni – nodi – convergono nelle loro volontà e si sintonizzano, costituiscono un centro più denso, più luminoso ed esercitano una grande forza di attrazione intorno a loro. Questa forma di riunire le volontà di più membri conduce la rete ad agire, quasi senza accorgersene, come “agenzia di significato” in un panorama che rischierebbe di diventare caotico.

 

Mons. Claudio Maria Celli

 

[1]Cf Benedetto XVI, Messaggio per la XLIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola (24 gennaio 2010).

[2]In informatica un Uniform Resource Locator o URL è una sequenza di caratteri che identifica l’indirizzo mnemonico di una risorsa in Internet, presente su un server, ad esempio, un documento, una immagine, un video, rendendola accessibile a chi ne fa richiesta con un web browser (n.d.r.).