Editoriale

Comunicare: sfida dell'oggi

 

Tutti avvertiamo come le nuove tecnologie hanno contribuito, in modo decisivo, a cambiare le nostre abitudini e sempre più ci si accorge che stanno modificando la visione stessa della vita umana, con molte luci e non poche ombre.

Su questo sfondo si comprende la lungimiranza del Concilio Vaticano II che come primo frutto, unitamente alla Costituzione sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, ha pubblicato il Decreto Inter mirifica sugli strumenti di comunicazione sociale, come anche la scelta di Paolo VI di indire una Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali da celebrarsi ogni anno (dal 1967) e la costituzione della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali trasformata, nei decenni seguenti, in Pontificio Consiglio.

Con i testi di questo numero di gen’s vorremmo offrire un contributo alla lettura del complesso mondo della comunicazione, insieme ad alcune piste, tra le innumerevoli, che riguardano la vita e la missione della Chiesa impegnata nell’arduo e coraggioso compito della “nuova evangelizzazione”. Possiamo leggere riflessioni preziose e autorevoli, tra cui quelle proposte dal Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali o quelle di esperti sul campo che ci aiutano ad entrare in questo “nuovo mondo”, insieme ad esperienze significative in atto che esemplificano quanto si sta facendo nella Chiesa – e non è poco – per imparare a comunicare di più e in modo proficuo usando i nuovi media, tra noi e con tutti.

I Lineamenta del prossimo Sinodo dei Vescovi, trattando della cultura mediatica e digitale che segna oggi la coscienza collettiva e la vita delle persone, affermano: «Il diffondersi di questa cultura porta con sé indubbi benefici: maggiore accesso alle informazioni, maggiore possibilità di conoscenza, di scambio, di forme nuove di solidarietà, di capacità di costruire una cultura sempre più a dimensione mondiale, rendendo i valori e i migliori sviluppi del pensiero e dell’espressione umana patrimonio di tutti.  Queste potenzialità non possono però nascondere i rischi che la diffusione eccessiva di una simile cultura sta già generando (…), quello che viene chiamato la cultura dell’effimero, dell’immediato, dell’apparenza, ovvero una società incapace di memoria e di futuro. In un simile contesto, la nuova evangelizzazione chiede ai cristiani l’audacia di abitare questi “nuovi areopaghi”, trovando gli strumenti e i percorsi per rendere udibile anche in questi luoghi ultramoderni il patrimonio educativo e di sapienza custodito dalla tradizione cristiana» n. 7).

Ci auguriamo che quanto proponiamo possa contribuire a promuovere la civiltà dell’amore, come riflesso della Parola che, se non è solo ascoltata, celebrata e annunciata, ma anche vissuta, condividendone gli effetti, non può non portare all’amore reciproco.

Sta qui un obiettivo fondamentale del mandato missionario di ogni battezzato e in modo particolare di chi opera nel mondo della comunicazione: favorire attraverso la condivisione degli effetti della Parola vissuta la nascita di una comunità in cui si “vede” e si “sente” il Risorto (cf Mt 28, 20). Una comunità costituita da persone che si sentono mosse interiormente a rispondere e corrispondere all’infinito Amore di Dio, trovando, come singoli, ma anche insieme, i mezzi e, se possibile, inventandone di nuovi, per mostrarlo a tutte le creature. Con umiltà e semplicità. Gratuitamente.

Bisogna imparare ad usare i media, ma essi “producono” se hanno alla base quella comunione che è l’esito dell’amore vicendevole che ci fa riconoscere come discepoli di Gesù dinanzi al mondo (cf Gv 13, 35). La Chiesa è chiamata ad annunciare il regno di Dio introducendo le persone all’incontro vitale con l’unico Maestro venuto a dare la vita in abbondanza. Può farlo anche con i mezzi di comunicazione!

E. R.