Nell’inferno della strada: l’esperienza della Comunità «Nuovi Orizzonti»

 

Dalla pastorale dell’attesa a una pastorale dell’incontro

Intervista a Chiara Amirante

 

Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti e Consultrice , nel 1991 iniziò a recarsi in strada di notte per incontrare giovani in situazioni di grave disagio. È nata così l’esigenza di aprire dei centri di accoglienza dove migliaia di giovani hanno potuto ritrovare se stessi alla luce dell’amore di Cristo. Lo stile dell’evangelizzazione di questa Comunità ecclesiale e i frutti raccolti sono sorprendenti[1].

 

Dietro le piaghe della strada, sete di Dio

D.: Visto che “nelle origini c’è già tutto”, potresti raccontarci com’è nata la Comunità?

Ho iniziato a recarmi di notte in strada, nelle zone più “calde” di Roma, spinta da un semplice desiderio: condividere la Gioia dell’incontro con Cristo Risorto con quei fratelli che erano più disperati.

Non immaginavo davvero che avrei incontrato un popolo così sterminato di giovani soli, emarginati, sfregiati nella profondità del cuore e della dignità, vittime dei terribili tentacoli di piovre infernali e della più infame delle schiavitù. Quante ragazze vendute come schiave e costrette a svendere il corpo a gente senza scrupoli. Quanti giovani distrutti, imprigionati dall’illusione di un Paradiso artificiale. Quante grida silenziose e lancinanti mai ascoltate da nessuno; quanta disperazione, rabbia, violenza, devianza, criminalità… ma quanta incredibile sete d’Amore, di Dio proprio là, nella profondità delle tenebre degli “inferi della strada”.

Ho provato con un certo timore e tremore ad entrare in punta di piedi nelle zone “calde” e sono rimasta da subito impressionata dalla sete di Amore, di Verità, di Pace, di… Dio, che ho trovato proprio in mezzo a quell’inferno. Tanti dei cosiddetti delinquenti non erano di fatto persone cattive, ma persone non amate; ragazzi con una grande sensibilità ma con il cuore impietrito dalle violenze subite. Altri erano giovani arrivati da paesi più poveri, pieni di buoni propositi e aspirazioni, ma ben presto catturati dalle reti della criminalità organizzata che non perdona. Altri ancora, ragazzi di buona famiglia ma ammaliati dalle seducenti proposte del mondo (piacere, denaro, successo, apparire) e scivolati poi in una profonda insoddisfazione, solitudine, nausea sottile senza più riuscire a trovare risposte, qualcosa capace di dare un senso alla vita; ragazzi con un grande vuoto nel cuore che avevano tentato di colmare con lo sballo, la trasgressione, le sostanze stupefacenti.

Tanti degli incontri con i nostri fratelli e sorelle della strada hanno ferito e marchiato a fuoco il mio cuore. L’incontro con Vyria, venduta dal fratello al crudele giro della prostituzione, rinchiusa in celle frigorifere, stuprata più volte e terrorizzata con sfregi e bruciature di sigarette perché non scappasse. L’incontro con Mauro, un bellissimo ragazzo moro, alto circa due metri, ma ridotto ad uno scheletro perché consumato dalla droga e dall’AIDS, che mi ha detto: «Sai sono vent’anni che vivo in strada e sei la prima persona che si ferma a chiedermi come sto senza un secondo fine». L’incontro con Claudia una ragazzina di 16 anni che per avere aiutato una amica a scappare dal giro della prostituzione l’ha vista essere riempita di tagli e poi data in pasto ai maiali. Molti dei ragazzi che incontravo in strada sorpresi dalla presenza di una ragazza “normale” di notte in zone così pericolose, dopo aver condiviso con me qualcosa della loro storia piena di sofferenza e disperazione mi dicevano: «Ora però raccontaci qualcosa di te. Che ci fa una ragazza come te qui in mezzo a noi? Chi ti fa mettere a rischio la tua vita per persone che neanche conosci? …». Con semplicità condividevo anche io qualcosa della mia storia e di come l’incontro con Cristo Risorto mi avesse sconvolto l’esistenza: in Gesù avevo finalmente trovato la Verità che rende liberi, la Vita in abbondanza, la Via per raggiungere la pienezza di Gioia e di Pace a cui il cuore anela. La reazione era quasi sempre di sorpresa, curiosità e incredibile apertura: «Se la Gioia che vedo nel tuo sguardo – mi dicevano – viene davvero da Gesù e se è Lui che ti spinge a rischiare la vita per noi, parlaci un po’ di ‘sto Gesù!», ed iniziavano a bombardarmi di domande. Il più delle volte questi incontri si concludevano con una richiesta accorata: «Portaci via da questo “inferno”, vogliamo incontrare anche noi questo Gesù che ha cambiato la tua vita!».

 

Ricerca di soluzioni concrete

Ben presto mi sono resa conto che ero a Roma, nel cuore della cristianità, eppure non riuscivo a trovare un luogo dove portare questi fratelli e sorelle che avevano bisogno di essere accolti e di incontrare Gesù. C’erano mense, ostelli per la notte, comunità psico-terapeutiche o lavorative, ma non riuscivo a trovarne una che accogliesse immediatamente i ragazzi che incontravo in strada e desse loro la possibilità di un accompagnamento umano e spirituale, basato sul Vangelo, nell’impegnativo cammino di ricostruzione interiore e di guarigione del cuore.

Ebbi ben presto la certezza che il vero problema di tantissimi che incontravo in strada di notte non era tanto la tossicodipendenza, l’alcolismo, la povertà, la devianza, la prostituzione, l’AIDS, la violenza, la criminalità, ecc. (anche tutto questo certamente)… ma, il terribile male che accomunava il popolo dell’“inferno della strada”: la “morte” che si portano dentro.

La Scrittura afferma che “il salario del peccato è la morte” (Rm 6, 23) e io toccavo con mano la drammaticità di questa verità. Incontravo persone che nel pieno della loro giovinezza erano “morte dentro” perché avevano cercato risposte al bisogno di libertà, di Gioia, di realizzazione presente nel cuore inseguendo le proposte seducenti del mondo. Avevano incontrato falsi profeti che avevano bombardato il cervello per spingerli a percorrere vie di morte, ma non avevano incontrato nessuno che avesse loro testimoniato Cristo, come Colui che ci ha creato, si è fatto uomo per indicarci la Via della pienezza della Gioia (Gv 15, 11) e della Pace (Gv 14, 27).

Più mi recavo in strada di notte e più si scolpiva con forza nel cuore una certezza: solo l’incontro con Colui che è venuto a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare ai prigionieri la liberazione (Lc 4, 18), a donare la Gioia della Resurrezione, avrebbe potuto ridonar loro la vita. È nata così l’idea di una comunità di accoglienza dove proporre come regola di vita il Vangelo. Naturalmente avevo mille timori, mi rendevo ben conto che per una ragazza di 27 anni, senza risorse economiche né professionali (sono laureata in Scienze Politiche), cercare una casa per andare a vivere con ragazzi di strada considerati da tutti pericolosi era da matti. Ma sapevo che “a Dio tutto è possibile”.

Nel marzo del ’94, nel più completo abbandono alla Provvidenza, è nata la prima Comunità Nuovi Orizzonti dove ho iniziato a vivere con i miei nuovi amici incontrati in strada proponendo loro di vivere il Vangelo alla lettera. La risposta è stata entusiasmante, al di là di ogni aspettativa. In questi anni ho visto migliaia di giovani provenienti da esperienze estreme, ricostruire se stessi alla Luce dell’Amore di Cristo e passare dalla morte alla Vita. Ho incontrato migliaia di persone in situazioni di gravissimo disagio, lontane dalla Chiesa, ma ho potuto contemplare come spesso sia sufficiente un ascolto profondo, un incontro vero di cuori, una semplice testimonianza perché chi è nella disperazione riapra il cuore all’amore di Dio e sperimenta la gioia della Risurrezione che scaturisce solo dall’incontro con Cristo.

 

Nasce una nuova realtà ecclesiale

D.: Da questi primi incontri è nato un grande movimento...

In effetti. Siamo partiti da quella semplice comunità di accoglienza a Roma e da allora migliaia di giovani, dopo aver scoperto l’amore di Dio e vissuto un percorso di guarigione del cuore e di formazione, sono diventati a loro volta testimoni dell’amore di Dio tra i loro coetanei e si sono impegnati sistematicamente in iniziative di evangelizzazione.

Il 13 dicembre 1998, col sostegno di don Andrea Santoro, nella parrocchia dei SS. Fabiano e Venanzio a Roma, abbiamo inaugurato un primo Centro di evangelizzazione di strada: il Centro Arcobaleno. L’evento è stato preceduto da 15 giorni di missione a cui hanno partecipato circa 200 giovani, con un’équipe stabile di 70 persone. I missionari divisi in piccoli gruppi si sono avventurati per due settimane, sia di giorno che di notte, nei luoghi “più caldi” (stazioni, piazze, giardinetti, sale giochi, bische…) e non (scuole, pub, bar, circoli e luoghi di aggregazione giovanile,…) cercando di battere a tappeto alcune zone per raggiungere, con la loro testimonianza, più giovani possibili.

In seguito molti vescovi hanno iniziato a invitarci per realizzare nel territorio loro affidato esperienze simili, coinvolgendo le realtà ecclesiali presenti e cercando di trasmettere questo nuovo stile pastorale. Si sono così moltiplicate quelle che chiamiamo Missioni di strada e si sono delineate differenti modalità di primo annuncio, come concerti di evangelizzazione, missioni permanenti, micro-missioni, evangelizzazione di spiaggia, animazione di strada con testimonianze di vita… adattate di volta in volta alle situazioni e realtà locali, con l’obiettivo di inventarsene di tutti i colori per annunciare sui tetti il Vangelo.

Attualmente la Comunità è sempre più impegnata in Centri di evangelizzazione, missioni permanenti, missioni di strada, meeting anche multitudinari, convegni, incontri nelle scuole, spettacoli, testimonianze e altre iniziative di evangelizzazione. Un nuovo tipo di laboratorio di evangelizzazione, che punta alla formazione di giovani provenienti da tutta Italia, è stato sperimentato per la prima volta a Riccione nel 2003-04, in occasione di due missioni di strada e di spiaggia che hanno visto anche mille persone ferme in piedi al mare sotto il sole ad ascoltare i ragazzi parlare di come l’esperienza dell’Amore di Dio ha trasformato la loro disperazione in gioia e vita nuova.

Si è delineata pure l’esperienza delle chiese aperte di notte (La Luce nella Notte), dove i giovani nelle strade vengono invitati ad entrarvi per sperimentare che è possibile e stupendo aprire il cuore all’amore di Dio nella preghiera, nell’adorazione eucaristica e nel sacramento della riconciliazione.

Anche oggi, continuiamo a sperimentare quanto sia semplice testimoniare l’amore di Dio e quanto le nostre paure siano i primi ostacoli all’evangelizzazione. Inoltre l’unità dei carismi di diverse realtà ecclesiali è una ricchezza che ha permesso di mettere a punto modalità sempre nuove di evangelizzazione.

 

Frutti sorprendenti

Da quella prima casetta a Roma (con materassi per terra ovunque, per accogliere il numero sempre crescente di giovani che bussavano alla porta), in Italia e all’estero, sono nati 149 tra Centri di accoglienza, Centri di ascolto e orientamento, famiglie aperte all’accoglienza; 101 centri di servizio: prevenzione, mass media, animazione e spettacolo, formazione ed editoria, cooperazione internazionale, spiritualità, evangelizzazione negli ospedali e in carcere; 4 Cittadelle Cielo (Cittadelle di accoglienza e di formazione all’evangelizzazione e al volontariato internazionale), numerose équipes di strada, missioni nei Paesi in via di sviluppo, Centri per il reinserimento lavorativo, cooperative sociali, telefoni di aiuto, gruppi di preghiera, spettacoli e musical, e le più svariate iniziative a sostegno di chi è in difficoltà. Tali iniziative ci danno modo di incontrare ogni anno circa un milione di persone.

La Comunità può contare sulla disponibilità di circa 6.500 persone, di cui 700 consacrati volontari a tempo pieno, e su migliaia di simpatizzanti in Italia e all’estero. Ci sono inoltre più di 150.000 Cavalieri della Luce, cioè persone (anche appartenenti ad altre Associazioni, comunità, movimenti, gruppi ecclesiali) che prendono l’impegno di vivere la Parola di Dio con radicalità e di testimoniare la gioia di Cristo Risorto a più persone possibili.

 

Un’evangelizzazione “nuova”

D.: Tu parli di “nuovo stile di pastorale”, “differente modalità del primo annuncio”... Vuoi esplicitarci meglio la vostra concezione e prassi?

In quindici anni di attività, questa modalità di evangelizzazione ci ha fatto prendere coscienza sempre più dell’importanza e dell’urgenza di impegnarsi nella “pastorale di strada”. Si tratta di una metodologia che verte sul primo annuncio: non un cammino di catechesi ma un annuncio del kerigma che mira al risveglio della fede. Qualcuno che si è lasciato raggiungere dalla salvezza posta nel nome di Gesù, fa una proposta esplicita alle persone che incontra sulla strada, esprimendo senza imbarazzo il motivo dell’incontro. Partendo dalla propria testimonianza di vita, tenta di suscitare nell’altro il desiderio e la possibilità di un dialogo. L’evangelizzazione di strada può esser vissuta nel contesto della pastorale ordinaria: periodicamente durante l’anno o saltuariamente, si prende l’impegno di andare ad annunciare Cristo in determinate zone del territorio; o può essere vissuta all’interno di una missione di strada o di un progetto più ampio.

Se da una parte questa esperienza ci ha dato la possibilità di contemplare i miracoli della grazia, dall’altra ci siamo resi conto che l’SOS giovani è molto più allarmante di quanto risulta dalle statistiche ufficiali. Circa l’80% degli adolescenti che incontriamo manifestano almeno uno dei sintomi preoccupanti che caratterizzano il mondo giovanile e della strada in senso lato: abuso di alcool, uso di sostanze stupefacenti (soprattutto ‘canne’, ecstasy e le cosiddette nuove droghe), disagio e devianze a vari livelli, abusi nel campo della sessualità, anoressia e abulimia (soprattutto nelle ragazze), forme depressive e disturbi caratteriali, frequentazione di sette di vario tipo, profonde ferite nell’affettività e seri problemi familiari. Solo alcuni dati: sono 150 milioni i ragazzi di strada, più di 220 milioni di ragazzi hanno subito abusi, più di 50 milioni di aborti ogni anno, circa un miliardo di persone soffrono la fame…

Eppure in questi anni ho visto migliaia di giovani percorrere le stesse strade dove prima seminavano violenza, droga, prostituzione, “morte”… testimoniando con entusiasmo l’Amore di Dio.

È assolutamente urgente metterci in ascolto con il cuore del grido di Gesù crocefisso: «Perché mi hai abbandonato?», che si ripete nel grido di ogni prossimo, più piccolo, povero, disperato, emarginato, abbandonato nei deserti delle nostre metropoli. È urgente che uniamo forze e talenti, per poter rispondere a questo grido troppo spesso inascoltato e portare l’amore a chi non l’ha conosciuto, portare cioè nel mondo la rivoluzione del Vangelo. Il mondo sta morendo per mancanza di amore, solo l’Amore può salvare il mondo!

 

Quale “conversione” pastorale?

D.: C'è allora necessità di una vera “conversione” pastorale…

Il Vangelo esprime tutta la sua potenza quando torna in strada, là dove è nato il primo annuncio. Bisogna avere il coraggio di uscire dalle parrocchie, di lasciare le proprie sicurezze e tornare alla freschezza della vita evangelica radicale così come Gesù l’ha vissuta. Bisogna uscire da noi stessi e dai nostri recinti! Gesù ha predicato, ascoltato, sanato, fatto miracoli d’ogni tipo camminando per le strade della Galilea. Oggi rischiamo troppo spesso di vivere un cristianesimo giocato in difesa, accomodato in strutture consolidate. La strada fa paura. È luogo di incontro, ma di potenziale scontro. È luogo di insidie. Guardando a Gesù troviamo la Via da percorrere: Gesù pregava, si ritirava spesso per lunghe orazioni, digiunava, poi tornava sulle strade della Palestina. Alternava continuamente questi due momenti. Bisogna annunciare il kerigma essendo, come dice san Paolo, opportuni ed inopportuni.

 

D.: Hai accennato al fatto che usate in modo consistente i mezzi di comunicazione…

Certo! È urgente utilizzare i nuovi strumenti per raggiungere il maggior numero di persone possibili. Con i “Cavalieri della Luce” stiamo sperimentando il potenziale di internet (troppo spesso usato in maniera negativa) per l’evangelizzazione. Dall’iniziale idea di un sito (www.nuoviorizzonti.org) come strumento di coordinamento sono nati: un Calendario on Line continuamente aggiornato in tempo reale, dove ogni gruppo può mettere in comune le iniziative nelle rispettive città, per la crescita nella comunione e per preagare per gli appuntamenti fissati, per la diffusione di date e incontri di evangelizzazione, per indirizzare persone di ogni parte d’Italia a incontri a loro più vicini; blog, gruppi in social network e chat specifiche, sia per sostenersi e scambiarsi informazioni, sia come campo di evangelizzazione per tanti nuovi amici incontrati online; un social network specifico (www.cavalieridellaluce.net); un database chiamato e-Vangelo e altre iniziative.

Questa rete di evangelizzazione, che si sta organizzando e sempre più adattando ai tempi di oggi cerca di accogliere l’invito espresso dal Santo Padre il 23 gennaio 2009: «A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo “continente digitale”». Nessuno come i giovani, spiega ancora, può far arrivare il Vangelo ai coetanei: «Voi conoscete le loro paure e le loro speranze, i loro entusiasmi e le loro delusioni: il dono più prezioso che ad essi potete fare è di condividere con loro la ‘buona novella’ di un Dio che s’è fatto uomo, ha patito, è morto ed è risorto per salvare l’umanità. Il cuore umano anela ad un mondo in cui regni l’amore, dove i doni siano condivisi, dove si edifichi l’unità, dove la libertà trovi il proprio significato nella verità e dove l’identità di ciascuno sia realizzata in una comunione rispettosa. A queste attese la fede può dare risposta: siatene gli araldi!».

 

È la Chiesa stessa che lo chiede

D.: La vostra azione e la vostra vita costituiscono allora una dimostrazione dell’importanza e della possibilità di una “nuova evangelizzazione”, che oggi si presenta più necessaria che mai!

In questi anni il Magistero ha insistito molto sulla nuova evangelizzazione, ribadendo che bisogna rinunciare al concetto geografico di missione perché tutta la Chiesa è missionaria (EN 59) e affermando che, oltre al bisogno di tanti sacerdoti, maestri ed educatori nella fede, c’è bisogno di giovani animati dallo spirito missionario, poiché sono essi «che debbono diventare primi e immediati apostoli dei giovani, esercitando da loro stessi l’apostolato tra di loro» (Apostolicam actuositatem 12).

Il documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, in ben tre punti (nn. 32, 49 e 56) afferma che c’è bisogno di una conversione pastorale. Nella Christifideles laici (n. 4) si afferma che «le terre di missione sono nei nostri ambienti quotidiani: nei paesi di più antica tradizione cristiana c’è oggi un urgente bisogno di rimettere in luce l’annuncio di Gesù tramite una nuova evangelizzazione».

Giovanni Paolo II nel discorso di apertura della conferenza di Santo Domingo nel 1992 afferma che «la nuova evangelizzazione non consiste in un nuovo Vangelo, non deve riguardare i contenuti, ma gli atteggiamenti, lo stile, lo sforzo, la programmazione, il metodo di apostolato, il linguaggio, che devono essere tali da rendere accessibile, penetrante, valida e profonda la risposta all’uomo di oggi, senza per nulla alterare o modificare il contenuto del messaggio evangelico», e sottolinea che a questo scopo è fondamentale «l’effettiva collaborazione tra le diverse vocazioni, i differenti ministeri, i vari apostolati e carismi suscitati dallo Spirito, sia quelli degli Istituti religiosi tradizionali, sia quelli sgorgati in tempi più recenti, grazie a nuovi movimenti e associazioni laicali».

Benedetto XVI nelle ordinazioni presbiterali del 7 maggio 2006 ha affermato che «dobbiamo cercare di integrare in un unico cammino pastorale sia i diversi operatori pastorali che esistono oggi, sia le diverse dimensioni del lavoro pastorale. La Chiesa non può ritirarsi comodamente nei limiti del proprio ambiente. È incaricata della sollecitudine universale, deve preoccuparsi per tutti e di tutti. Questo grande compito lo dobbiamo “tradurre” nelle nostre rispettive missioni. […] Dobbiamo sempre di nuovo – come dice il Signore – uscire “per le strade e lungo le siepi” (Lc 14, 23) per portare l’invito di Dio al suo banchetto anche a quegli uomini che finora non ne hanno ancora sentito niente, o non ne sono stati toccati interiormente»

 

D.: Come l’evangelizzazione di strada si colloca nell’insieme della realtà pastorale?

Essa ha un suo ambito ben definito: si tratta di una pastorale di primo annuncio che punta a creare il ponte mancante tra la parrocchia e la strada, tra l’oratorio e i giovani che non frequentano la Chiesa.

Si tratta di ripensare la pastorale in modo nuovo, ma anche di far tesoro di altre metodologie missionarie maturate nella Chiesa e tuttora valide, puntando a una mutua emulazione, un arricchimento creativo, un aiuto reciproco che rafforzi la perseveranza...

La pastorale di strada dovrebbe essere supportata dalle altre espressioni della vita ecclesiale e viceversa. Perché il lavoro svolto non sia una fiammata momentanea e quindi dispersivo e sterile, è fondamentale la collaborazione tra le varie realtà ecclesiali in modo da accogliere le persone che si sono appena avvicinate alla fede e rispondere alle loro necessità. Occorre raggiungere i giovani con testimonianze forti per poi proporre loro un cammino di conversione profonda, indirizzandoli alle parrocchie o verso associazioni, comunità e movimenti ecclesiali, in un contesto idoneo a un cammino di catecumenato e d’iniziazione cristiana.

È importante che in ogni iniziativa pastorale teniamo viva nel cuore la consapevolezza che «se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori» (Sal 127 [126], 1). «Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Non c’è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio» (1Cor 3, 7-9).

 

Proposte aperte a tutti

D.: Vorresti concludere con qualche proposta concreta che possa essere utile a tutti?

Mi sembra urgente passare da una pastorale dell’attesa a una pastorale dell’incontro. Un tale indirizzo, in base alla nostra esperienza, credo debba proporsi alcuni obiettivi fondamentali:

a)  trasmettere l’urgenza della missionarietà e la necessità di una “conversione pastorale” di tutte le realtà ecclesiali;

b)  recuperare il primo annuncio individuando diverse modalità di evangelizzazione, con l’obiettivo di formare un gruppo di persone con un mandato permanente per il primo annuncio, dapprima a livello diocesano, successivamente vicariale ed infine parrocchiale;

c)  coordinare il primo annuncio con la cura pastorale ordinaria perché siano in sinergia e si crei un ponte tra la strada e le parrocchie;

d)  rinnovare le modalità comunicative della predicazione e dell’evangelizzazione a partire dalla formazione nelle parrocchie, nei seminari e negli istituti teologici, cercando di integrare corsi di evangelizzazione, di predicazione e di ascolto, in vista di un annuncio che tenga conto della diversità delle persone e sia il più possibile incisivo ed efficace;

e)  utilizzare i media, valorizzandone il grande potenziale per gridare sui tetti il Vangelo;

f)  porre speciale attenzione alla nuova evangelizzazione nelle parrocchie dando vita a una pastorale di primo annuncio (previa al catechismo e alla preparazione ai sacramenti), attraverso missioni periodiche nel proprio territorio, gruppi di meditazione del Vangelo nelle famiglie, iniziative per i giovani, affidando le responsabilità a laici formati e cercando nuove vie per andare incontro alle persone là dove si trovano. In particolare mi sembrano da promuovere:

- la creazione di gruppi dove i giovani possano conoscere e vivere il Vangelo con radicalità e sperimentarne la potenza risanatrice;

- l’istituzione di scuole permanenti di preghiera che diano nuovo impulso alla dimensione contemplativa e missionaria dei vari gruppi;

- la formazione di équipes di evangelizzazione che testimonino con entusiasmo la meravigliosa Notizia che Cristo è venuto a portarci;

- la formazione di ragazzi “missionari” che testimonino la bellezza della vita evangelica ai loro coetanei, e di giovani preparati professionalmente che facciano confluire i loro talenti

artistici nella creazione di spettacoli capaci di raggiungere molti con messaggi evangelici;

- la costituzione di luoghi alternativi di aggregazione che offrano proposte dense di valori e di nuovi significati di vita;

- la costituzione di Centri d’ascolto e di iniziative di prevenzione ed evangelizzazione nelle scuole;

- la costituzione di nuove Comunità di accoglienza e Centri di formazione all’evangelizzazione di strada;

- la collaborazione, sino a giungere all’unità, tra tutte le realtà ecclesiali del territorio in una logica di corresponsabilità e di valorizzazione dei carismi.

È più che mai urgente fare nostro l’anelito di San Paolo: «Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone. Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9, 16).

a cura della redazione

 



[1]              La storia dell’Associazione è descritta in alcuni volumi di C. Amirante, Stazione Termini. Storie di droga, AIDS, prostituzione, Città Nuova, Roma 1994 (17a edizione); Nuovi Orizzonti. La nostra avventura nel mondo della strada, Città Nuova, Roma 1997 (12a ediz.); Alzati e rivestiti di luce, Città Nuova, Roma 2005 (3a ediz.); altri testi sono pubblicati dall’Editrice OCD, come Guarire il cuore (Roma 2010). Cf pure D. Banzato, Evangelizzazione di strada, l’esperienza e il progetto di Nuovi Orizzonti, Città Nuova, Roma 2006 (4° ediz.).