Contenuto e spirito dei «Lineamenta» per il Sinodo dei vescovi 2012

Negli odierni scenari
un nuovo modo di essere Chiesa

 

di Klaus Hofstetter

 

Il testo che qui pubblichiamo offre una presentazione sintetica, certamente non esaustiva, del documento con cui si è avviata, attraverso una consultazione delle Chiese locali, la preparazione della XIII Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi su «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana» (ottobre 2012). Dall’ampia riflessione dei “Lineamenta” si ricavano una serie di spunti per il discernimento da operare in ogni comunità cristiana. L’autore dedica particolare attenzione al contributo che può venire dai nuovi Movimenti ecclesiali. 

 

Un kairós per la vita e la missione della Chiesa

Benedetto XVI ha messo la nuova evangelizzazione al primo posto nell’agenda della Chiesa e ha deciso di dedicarvi la prossima Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi. Ricco di stimoli, il testo dei Lineamenta[1] avvia il cammino verso questo appuntamento attraverso un’ampia consultazione. Come si legge nella Prefazione del testo: «Un’importante tappa della preparazione (…) che ha lo scopo di facilitare la discussione a livello della Chiesa universale».

A tale riflessione, assieme alle Chiese locali e alle Congregazioni religiose, sono invitati anche i Movimenti. Diverse volte vengono nominati: «I grandi raduni mondiali della gioventù, i pellegrinaggi verso luoghi di devozione antichi e nuovi, la primavera dei movimenti e delle aggregazioni ecclesiali sono il segno visibile di un senso religioso che non si è spento» (n. 8). «Vanno riconosciute come un dono dello Spirito la freschezza e le energie che la presenza di gruppi e movimenti ecclesiali è riuscita a infondere in questo compito di trasmissione della fede». Bisogna «lavorare perché questi frutti possano contagiare e comunicare il loro slancio a quelle forme di catechesi e di trasmissione della fede che hanno perso l’ardore originario» (n. 15).

Mi soffermerò in questa sintetica presentazione dei Lineamenta su due grandi tematiche:           

-    le sfide che rendono necessaria una nuova evangelizzazione

-    gli attori, lo stile e le vie della nuova evangelizzazione.

 

Le sfide: il perché della nuova evangelizzazione

1.    I segni dei tempi: sei scenari

Sin dalle prime righe dei Lineamenta la Chiesa si mostra conscia di essere chiamata a «misurarsi con le sfide di un mondo in accelerata trasformazione» (n. 1). Concretamente, il documento parla di sei scenari che sono da leggere come “segni dei tempi”:

1. Lo scenario culturale. Ci troviamo in un’epoca di profonda secolarizzazione. A questo proposito i Lineamenta affermano: in questi ultimi anni, la secolarizzazione «non ha più tanto la forma pubblica dei discorsi diretti e forti contro Dio (…). Essa ha assunto piuttosto un tono dimesso che ha permesso (…) di entrare [anche] nella vita dei cristiani e delle comunità ecclesiali» (n. 6).

2. Lo scenario sociale. Il grande fenomeno migratorio spinge sempre più persone a lasciare il loro paese di origine e a vivere in contesti urbanizzati, creando così, ovunque, una situazione multiculturale e multi religiosa.

3. La sfida dei mezzi di comunicazione. Essi sono sempre più il luogo della vita pubblica e dell’esperienza sociale. Ciò chiede ai credenti «l’audacia di abitare questi “nuovi aeropaghi”, trovando gli strumenti e i percorsi per rendere udibile anche in questi luoghi ultramoderni il patrimonio (…) custodito dalla tradizione cristiana» (n. 6).

4. Lo scenario economico. Nell’attuale crisi economica ci si aspetta dalle Chiese molto in termini di sensibilizzazione e di azione concreta.

5. Lo scenario della ricerca scientifica e tecnologica. «È facile – osservano i Lineamenta – in un contesto digitalizzato e globalizzato fare della scienza la nostra nuova religione, alla quale rivolgere domande di verità e attese di senso» (n. 6).

6. Infine lo scenario politico. Dal Concilio Vaticano II ad oggi si sono verificati mutamenti epocali. «L’impegno per la pace, lo sviluppo, la giustizia (…) sono tutti temi e settori da illuminare con la luce del Vangelo» (n. 6).

Di fronte a questi scenari, occorre superare le difese e paure (cf n. 7). Siamo chiamati a «abitarli e trasformarli in luoghi di testimonianza e di annuncio del Vangelo» (n. 6). È questo appunto il compito della nuova evangelizzazione: «Portare la domanda su Dio all’interno di questi problemi, mostrando (…) come la prospettiva cristiana illumina in modo inedito i grandi problemi della storia» (n. 6). La nuova evangelizzazione – ribadisce il testo – «ci chiede (…) di entrare dentro questi fenomeni, per prendere la parola e portare la nostra testimonianza dal di dentro» (n. 7).

 

2.    La Chiesa come reale comunità

Le sfide non vengono soltanto dall’esterno della Chiesa, ma anche dal suo interno. «La Chiesa deve lasciarsi plasmare dall’azione dello Spirito e farsi conforme a Cristo crocifisso» (n. 2). Da qui un secondo grande compito della nuova evangelizzazione: essere «lo stimolo di cui hanno bisogno comunità stanche e affaticate, per riscoprire la gioia dell’esperienza cristiana, per ritrovare “l’amore di un tempo” che si è perduto (Ap 2, 4)» (n. 3).

La prima domanda da affrontare – osservano i Lineamenta – è una «domanda della Chiesa su di sé»: essa «pone in causa la Chiesa tutta nel suo essere e nel suo vivere». A questo riguardo il documento parla senza mezzi termini: «La domanda circa il trasmettere la fede (…) non deve indirizzare le risposte nel senso della ricerca di strategie comunicative efficaci e neppure incentrarsi analiticamente sui destinatari, per esempio i giovani, ma deve essere declinata come domanda che riguarda il soggetto incaricato di questa operazione spirituale (…). Così si può anche cogliere il fatto che il problema dell’infecondità dell’evangelizzazione oggi (…) è un problema ecclesiologico, che riguarda la capacità o meno della Chiesa di configurarsi come reale comunità, come vera fraternità, come corpo e non come macchina o azienda» (n. 2).

Il “business as usual” – così il testo – cioè l’ordinaria amministrazione, non basta più: «La nuova evangelizzazione è il contrario dell’autosufficienza e del ripiegamento su se stessi» (n. 10). Essa riconosce che le sfide «mettono in discussione pratiche consolidate, indeboliscono percorsi abituali e ormai standardizzati» (n. 3).

Occorrono uno spassionato discernimento[2], cioè un’attenta riflessione, e poi decisioni. Il primo passo da fare è un «momento di autoverifica e di purificazione, per riconoscere le tracce di paura, stanchezza, stordimento, ripiegamento su di sé che la cultura dentro la quale viviamo ha potuto generare in noi» (n. 5). Il secondo passo è individuare nuove vie, nuove espressioni, cioè «nuovi modi di essere Chiesa» (n. 9).

Tali modi li vediamo fiorire oggi, nonostante le molte difficoltà, tra l’altro in parecchie comunità parrocchiali che, mettendo in pratica il Vangelo nella sua dimensione anche interpersonale, sono sempre più «casa e scuola di comunione» e offrono così una testimonianza che “parla” vivamente ai nostri contemporanei.

 

 

3. Un tema emergente

Tuttavia «la Chiesa non arriva (…) impreparata di fronte a questa sfida» (n. 3). Si è cominciato ad affrontarla già da tempo:

-     Innanzi tutto il Concilio Vaticano II ha sottolineato la natura missionaria della Chiesa.

-     Successivamente, le Assemblee dei Sinodi dei Vescovi si sono più volte soffermate sul tema dell’annuncio e della trasmissione della fede, per una revisione e rivitalizzazione del mandato evangelizzatore. Il frutto di queste riflessioni è stato raccolto nelle Esortazioni Apostoliche Evangelii nuntiandi (1975) e Catechesi tradendae (1979).

-     A parlare per la prima volta di “nuova evangelizzazione” è stato il beato Giovanni Paolo II, dapprima in maniera quasi casuale, poi in modo sempre più programmatico. Papa Wojtyla ha detto nell’83 ai Vescovi dell’America Latina[3]: occorre «una nuova evangelizzazione: nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nelle sue espressioni (…) è il coraggio di osare sentieri nuovi» (n. 5).

-     Questo lancio della nuova evangelizzazione è stato portato avanti in tutti i Sinodi Continentali celebrati in preparazione al Grande Giubileo del 2000.

-     Sono seguiti poi i due Sinodi dei Vescovi dedicati all’Eucaristia e alla Parola (2005 e 2008).

-     Recentemente si è creato in Vaticano un apposito Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Tutto questo confluisce nella prossima Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione e la trasmissione della fede.

Prima di passare alla seconda tematica, riepiloghiamo i principali punti emersi fin qui. Innanzi tutto, il perché della nuova evangelizzazione: «Si è proposta come strumento grazie al quale misurarsi con le sfide di un mondo in accelerata trasformazione» (n. 1). Poi la sua urgenza: essa è doverosa. «L’essere cristiano e la Chiesa sono missionari o non sono» (n. 10; cf n. 3). Infine, la sua caratteristica: sviluppare «nuovi modi di essere Chiesa», percorrere nuove vie, trovare nuove espressioni (n. 9). La nuova evangelizzazione «non è una reduplicazione della prima, non è una semplice ripetizione, ma è il coraggio di osare sentieri nuovi, di fronte alle mutate condizioni» (n. 3).

 

Gli attori e lo stile: l’audacia di annunciare il Vangelo

Veniamo all’altra tematica: quali sono gli operai di questo grande compito? Chi sono gli evangelizzatori?

1.    Tutti i fedeli

Il compito di annunciare il Vangelo «non è riservato a pochi eletti. È dono fatto a ogni uomo che risponde alla chiamata alla fede» (n. 12). Non si può delegare a degli specialisti o a qualche gruppo: tocca a ogni cristiano, impegna la Chiesa intera.

C’è però un indispensabile presupposto: bisogna essere Vangelo vissuto. «Non si può trasmettere ciò che non si crede e non si vive», osservano i Lineamenta. Per questo occorre «superare in noi stessi la frattura tra il Vangelo e la vita quotidiana»[4] (cf n. 12).

E non è forse questo che il mondo attuale si aspetta dai cristiani: che siano autentici, che vivano le parole di Gesù, che si veda l’incidenza anche sociale di questo annuncio?! Credo che in questo senso si possa fare molto di più, sia come singoli che come comunità cristiane. Il fatto che tanti odierni Movimenti ecclesiali offrano cammini di rievangelizzazione, in particolare anche per i fedeli laici, può essere un importante aiuto a questo scopo.

 

2.    Giovani e famiglie

Un’attenzione particolare va alle nuove generazioni: «Dobbiamo aiutare i giovani ad acquistare confidenza e familiarità con la sacra Scrittura, perché sia come una bussola che indica la strada da seguire[5]» (n. 13). La meta è che loro stessi diventino «autentici e credibili annunciatori» tra i loro coetanei (cf n. 13).

Viene da pensare a quanto accade dopo le Giornate mondiali della gioventù: i giovani che vi partecipano si lanciano spontaneamente a raccontare quello che hanno vissuto non solo a quanti non hanno potuto andare ma anche a coloro che guardano questa iniziativa con indifferenza. E questo li rende sempre più “apostoli”.

Tra gli evangelizzatori i Lineamenta nominano in particolare le famiglie: «Perché la fede sia sostenuta e nutrita ha bisogno inizialmente di quell’ambito originario che è la famiglia» (n. 22). «C’è bisogno di generare famiglie [che sono] segno vero e reale di amore e di condivisione, capaci di speranza perché aperte alla vita» (n. 17).

Che ricca e coinvolgente, in questo campo, l’esperienza delle tante famiglie che testimoniano il Vangelo nei loro ambienti ma anche di quante si trasferiscono addirittura in altri luoghi o paesi per portare concretamente questa testimonianza – un vero segno dei tempi!

 

3.    Con uno stile globale

E quale lo stile degli evangelizzatori?

Ai Lineamenta non sfugge «la fatica sempre maggiore con cui gli uomini e le donne di oggi sentono parlare di Dio, intercettano luoghi ed esperienze che li aprono ad un simile discorso». Ciò «ha posto la Chiesa di fronte all’urgenza di trovare nuove strade per la proposta della fede cristiana» (n. 19).

Tra queste “nuove strade” si possono certamente considerare iniziative dei Movimenti ecclesiali come p.e. i gruppi di preghiera del Rinnovamento carismatico, le Comunità neocatecumenali, i Cursillos, le Scuole di Comunità di Comunione e Liberazioneo i gruppi della Parola di vita dei Focolari; o ancora il cosiddetto «dado dell’amore» per i bambini che riporta sui suoi lati sei caratteristiche dell’amore evangelico e che, attraverso di loro, raggiunge e trasforma la vita anche di tante persone adulte.

In mezzo alle odierne sfide siamo chiamati a portare avanti l’impegno della nuova evangelizzazione con uno stile globale «che abbraccia il pensiero e l’azione, i comportamenti personali e la testimonianza pubblica, la vita interna delle nostre comunità e il loro slancio missionario» (n. 16).

A questo scopo, secondo i Lineamenta, c’è bisogno sia di momenti dove si abbia attenzione ai singoli, ma anche di opportunità dove si sperimenti quella ricchezza di umanità che nasce quando si trovano più persone a condividere gli ideali che Gesù ci ha insegnato.

Lo stile personale significa «la capacità di ogni cristiano di prendere la parola dentro i contesti in cui vive e lavora per comunicare il dono cristiano della speranza» (n. 16). Resta «valida ed importante» la trasmissione del Vangelo «da persona a persona»: «Non dovrebbe accadere che l’urgenza di annunziare la buona novella a masse di uomini facesse dimenticare questa forma di annuncio mediante la quale la coscienza personale di un uomo è raggiunta, toccata da una parola del tutto straordinaria che egli riceve da un altro» (n. 16).

A fianco allo stile personale, è da promuovere lo stile comunitario, ecclesiale, che si esprime in vari modi. I Lineamenta indicano alcune strade che si sono rivelate valide e importanti:

-           È da rilanciare lo strumento del “primo annuncio”, inteso come proposta esplicita del contenuto fondamentale della nostra fede ai tanti che vivono, di fatto, nell’indifferenza religiosa (cf n. 19).

-    Perché l’annuncio sia efficace occorre saper parlare il linguaggio del nostro tempo (cf n. 22). Si tratta di «elaborare discorsi su Dio che sappiano intercettare le attese e le ansie degli uomini di oggi, mostrando loro come la novità che è Cristo sia il dono che tutti attendiamo, a cui ogni uomo anela come al compimento inespresso della sua ricerca di senso e della sua sete di verità. (…) La vita quotidiana – dicono i Lineamenta – ci saprà suggerire dove identificare quei “cortili dei gentili” entro i quali le nostre parole diventano non soltanto udibili ma anche significative e medicinali per l’umanità» (n.19).

-    Al primo annuncio deve seguire un’iniziazione alla fede cristiana attraverso forme di catechesi e di catecumenato (cf n. 19), che garantiscano «una trasmissione della fede sistematica, integrale, organica e gerarchizzata» (n. 14), ma che devono essere soprattutto «una scuola della fede alla luce del Vangelo di Gesù Cristo, sotto la guida dello Spirito, per vivere l’esperienza della paternità di Dio» (n. 23). Molto del volto futuro del cristianesimo e della sua capacità di parlare alla cultura dipendono da questo (cf n. 18).

-    Assieme all’iniziazione alla fede è chiamato in causa anche l’impegno educativo e culturale della Chiesa. In un tempo in cui «l’educazione tende ampiamente a ridursi alla trasmissione di determinate abilità, o capacità di fare» è necessario riscoprire «lo scopo essenziale dell’educazione, che è la formazione della persona per renderla capace di vivere in pienezza e di dare il proprio contributo al bene della comunità» (n. 20). Si tratta di «formare delle persone libere e adulte, capaci (…) di portare la questione di Dio dentro la loro vita, nel lavoro, nella famiglia» (n. 21).

-    Percorrendo queste vie – dicono i Lineamenta – si tratta di «rifare il tessuto cristiano della società umana, rifacendo il tessuto delle stesse comunità cristiane»; «restare accanto alla vita quotidiana delle persone, per annunciare da quel luogo il messaggio vivificante del Vangelo» (n. 9) che si deve tradurre anche in «iniziative di giustizia sociale e solidarietà» (n. 17).

     È ciò che avviene, non per ultimo, attraverso le tante piccole comunità cristiane che si stanno moltiplicando nelle varie parti del mondo e che sono luogo non solo di condivisione umana e cristiana, ma anche fonte di rinnovamento per la Chiesa e la società; come anche attraverso le “cellule d’ambiente” che portano questa testimonianza nei diversi ambiti di vita, dalle fabbriche ai luoghi dell’amministrazione pubblica e alle scuole…

 

Evangelizzazione e dialogo:
la capacità di oltrepassare i confini

Ci siamo soffermati fin qui sull’importanza di annunciare il Vangelo con il coraggio e la forza dei primi cristiani (cf n. 5). Per ben diciotto volte ricorrono nel documento le parole «audacia» e «coraggio»! Tale impegno non sostituisce ma anzi richiede l’impegno del dialogo (cf n. 5).

Innanzi tutto del dialogo ecumenico. È l’ora «di vedere tutti i cristiani uniti nel mostrare al mondo la forza profetica e trasformatrice del messaggio evangelico» (n. 7). Così le parole del Vangelo acquistano il loro senso più autentico e solo così la testimonianza può convincere. «Occorre la forza di costruire comunità dotate di vero spirito ecumenico e capaci di un dialogo con le altre religioni» (n. 17).

È necessario mantenere quindi il dialogo anche con le altre religioni, attraverso «la costruzione di forme possibili di ascolto, convivenza, dialogo e collaborazione» (n. 6).

Ma il cerchio si allarga oltre: «Noi credenti dobbiamo avere a cuore anche le persone che si ritengono agnostiche o atee». Con loro occorre «cercare positivamente tutte le vie per imbastire forme di dialogo che intercettino le attese più profonde degli uomini e la loro sete di Dio (…) condividendo la propria esperienza di ricerca e raccontando come dono l’incontro con il Vangelo di Gesù Cristo» (n. 5).

Infine, il documento sottolinea «l’esigenza di individuare nuove espressioni dell’evangelizzazione per essere Chiesa dentro i contesti sociali e culturali attuali» (n.16).

 

I frutti: la gioia di evangelizzare

«Il fine di tutto il processo di trasmissione della fede – affermano i Lineamenta – è l’edificazione della Chiesa come comunità dei testimoni del Vangelo» (n. 17). «Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo» (n. 24).

È questa anche la nostra continua esperienza: grazie alla forte presenza di Gesù che si realizza quando le persone vivono la Parola e in particolare il Comandamento nuovo, si avverte la luce e la sapienza per affrontare tutte le domande e le sfide che ci attendono. E si sente la spinta di portare questa luce agli altri.

Quando viviamo in questo modo, sperimentiamo «la gioia di evangelizzare» di cui parla l’ultimo numero dei Lineamenta (cf n. 25). Nel deserto e nell’oscurità di Dio in cui vivono oggi tante persone (cf n. 16), «la nuova evangelizzazione si propone non come un dovere, un peso ulteriore da portare, ma come quel farmaco capace di ridare gioia e vita (…) Affrontiamo – conclude il documento – la nuova evangelizzazione con entusiasmo» (n. 25).

Dopo aver letto il testo mi sembra che possa venire in noi una domanda. E ora? Forse la cosa che possiamo fare tutti meglio è: ascoltare con maggior attenzione la Parola facendo sì che trasformi sempre più il nostro modo di pensare vivendola; condividerne le comprensioni e le esperienze concrete con gli altri e valorizzare ogni occasione, anche la più semplice e imprevista, per far “vedere” Gesù, con il nostro comportamento e la nostra parola.

Non sarà forse anche questo una preparazione preziosa per l’Assemblea del Sinodo?

Klaus Hofstetter



[1]Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, XIII Assemblea Generale Ordinaria, La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana, “Lineamenta” (2 febbraio 2011).

[2] La parola “discernimento” ricorre 24 volte nel documento e sembra centrale per l’intento del Sinodo.

[3] Giovanni Paolo II, Discorso alla XIX Assemblea del CELAM (Port au Prince, 9 marzo 1983) 3.

[4] Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Christifideles laici 34. Cf anche Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in America 66; Benedetto XVI, Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini 94.

[5] Benedetto XVI, Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini 104.