La spiritualità di comunione rinnova anche gli organismi di partecipazione

 

“Animare” i Consigli Pastorali

 

a cura di Vinko Paljk

 

Le strutture per promuovere la comunione e partecipazione a tutti i livelli, sono stati una conquista importante del Concilio Vaticano II. L’esperienza mostra però che da sole non riescono a diventare effettive, hanno bisogno d’essere animate da una spiritualità che permetta di concretizzare la comunione per la quale sono nate. Perciò presentiamo il racconto di alcuni sacerdoti della Slovenia, sull’esperienza proposta ai Consigli pastorali di diverse parrocchie e accolta con profonda comprensione e interesse.

 

 

Una proposta offerta a tutti

 

Non possiamo tener solo per noi l’esperienza positiva di comunione fatta nei Consigli pastorali delle nostre parrocchie. Può essere un dono per tanti. Perché non invitare i membri dei Consigli di altre comunità parrocchiali che siano interessati?”, ci siamo detti fra noi, diversi sacerdoti diocesani che ci nutriamo dal carisma dell’unità del Movimento dei focolari.

Abbiamo così proposto un incontro, per offrire questi frutti come un’esperienza di Chiesa-comunione, senza etichettarla per non creare un ostacolo pregiudiziale, dal titolo: “Per l’approfondimento della spiritualità di comunione”. Abbiamo avuto un centinaio di partecipanti, più della metà dei quali non conoscevano la spiritualità dell’unità.

È stata un’esperienza nuova per loro e per noi, perché finora non avevamo mai fatto un incontro del genere. Parecchi membri dei nostri Consigli pastorali conoscono già tale spiritualità e sperimentano sempre di più quale aiuto essa costituisca per creare rapporti d’unità tra i parroci e i laici, alle volte tanto difficili, e per promuovere una pastorale più efficace, più adeguata alle nostre situazioni e al nostro tempo.

Con un terzo dei presenti ci siamo trovati già la sera prima. Liberamente hanno spiegato come spesso manca un vero amore evangelico che animi le strutture, hanno raccontato esperienze e situazioni delle loro parrocchie e si è costruito un bel clima di famiglia, che è diventato il lievito del giorno seguente.

 

Spiritualità di comunione

 

Un momento fondamentale della giornata è stato il tema sulla spiritualità di comunione tenuto da uno dei sacerdoti focolarini che da anni ne fa esperienza assieme ad altri sacerdoti e laici.

È partito precisando che cosa s’intende per spiritualità: un modo di vivere il Vangelo, uno stile di vita cristiana. Sebbene il cristianesimo è uno, ci sono vari modi di viverlo, come dimostrano i diversi carismi attraverso tutta la storia: i certosini lo vivono diversamente dai francescani, i carmelitani con accentuazioni diverse dai gesuiti, e via discorrendo.

Ha poi tracciato un percorso storico mostrando come lo Spirito Santo lungo i secoli ha messo in luce alcuni aspetti o parole-chiave del Vangelo, suscitando le diverse spiritualità come risposta alle esigenze dei tempi.

A grandi linee, anche se poi gli elementi si intrecciano, ha fatto notare, seguendo un’intuizione sviluppata da F. Ciardi[33], che nel primo millennio prevale nelle varie spiritualità soprattutto il rapporto personale con Dio: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Gli esempi sono ben noti: basti pensare al monachesino, con s. Antonio Abate, s. Benedetto, e tanti altri fondatori che con i loro seguaci hanno generato delle correnti di spiritualità alcune delle quali avranno un grande influsso nel cristianesimo e nella vita sociale e culturale della loro epoca. Tali spiritualità mettevano in rilievo maggiormente l’aspetto personale dell’unione con Dio, del vivere solo per Lui attraverso la preghiera, la penitenza, la solitudine, il silenzio...

Nel secondo millennio è venuto in risalto in modo particolare «Ama il prossimo tuo come te stesso», con strade di concretizzazione del Vangelo dove al centro c’è l’essere umano come presenza speciale di Gesù e che bisogna servire come tale: ammalati da curare, ragazzi da istruire, poveri ed emarginati di ogni tipo a cui andare incontro in tanti modi secondo i bisogni dei tempi (è l’epoca di Camillo de Lellis, Giovanni di Dio, Vincenzo de Paoli, Luisa di Marillac... e molti altri con le loro famiglie religiose).

Nel nostro terzo millennio numerosi segni mostrano che l’accento prevalente si va ponendo sul comandamento che Gesù chiamò nuovo e suo: «Amatevi a vicenda come io ho amato voi». Lo Spirito Santo riporta così la Chiesa in modo particolare alla vita delle prime comunità cristiane, che erano un cuor solo e un’anima sola, facendo riscoprire con nuove accentuazioni come modello, radice, grembo, vocazione di ogni comunità, la partecipazione – per quanto è possibile all’esperienza umana -, alla stessa vita comunionale della Trinità.

Ai bisogni dell’umanità e della Chiesa oggi Dio ha risposto mettendo in rilievo con una forza nuova la spiritualità della comunione. «Spiritualità di comunione» che Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte mostra fortemente come necessaria per poter realizzare quella Chiesa-comunione che è al centro del Concilio Vaticano II.

 

Come viverla nei Consigli pastorali?

 

Soprattutto abbiamo cercato di mostrare lungo tutta questa giornata d’incontro, in modo non solo concettuale ma esperienziale, in che cosa consiste una tale comunione e come concretamente può essere vissuta per aiutare il CPP a diventare un organismo vivo, da cui fluisce vita per tutta la parrocchia e per la società dove essa è inserita.

È stata molto recepita dai presenti la nota espressione ancora della Novo millennio ineunte: «Non ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita».

Alla luce di una tale prospettiva, appariva logica a tutti l’affermazione conclusiva del Papa: «Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia» (n. 43).

Troppo spesso infatti nelle parrocchie i membri del CPP non si conoscono molto tra di loro. E ci vuole un lungo cammino perché in essi cresca la comunione, una vera famiglia di discepoli di Gesù. C’è il pericolo che nelle riunioni si vada avanti nel cercare di risolvere dei problemi nella parrocchia e programmare le diverse attività da svolgere, però senza creare in precedenza un autentico rapporto fraterno, un clima di dialogo sereno e autentico.

Il CPP è chiamato ad essere anzitutto la più bella scuola e casa della comunione nella parrocchia. Quando è animato da questo spirito esso diventa il cuore pulsante, vitale, creativo, della comunità parrocchiale.

Infatti si constata che l’armonia creata nel CPP produce tanti benefici effetti sulla vita di tutta la comunità parrocchiale e civile. Lo hanno testimoniato le esperienze delle parrocchie animate da questo spirito raccontate durante l’incontro. Hanno fatto comprendere come veramente la comunione si può attuare nelle riunioni dei nostri Consigli, partendo dall’amore evangelico reciproco, dall’ascolto sincero e profondo, dal saper perdere per farsi uno con l’altro, dal porgere le nostre idee e proposte non come un’imposizione o con impazienza ma come un dono. Mostrando anche quali frutti porta questa unità che “attira” la presenza del Risorto con i suoi effetti tipici: luce per analizzare con maggiore concretezza la realtà, creatività per trovare le risposte che vengono dallo Spirito, efficienza operativa, promozione di azioni che non solo diventano attraenti ma sono moltiplicatrici e rimangono nel tempo...

Una conferma e un timbro speciale all’incontro lo ha dato il vescovo mons. Andrej Glavan, che ha parlato della nuova evangelizzazione rifacendosi alla Novo millennio ineunte e commentandola con alcuni pensieri di Chiara Lubich.

 

Alcuni effetti suscitati nei presenti

Sia i temi che le esperienze per molti hanno rappresentato una novità e una scoperta. Alcuni dicevano: “Non abbiamo mai sentito queste cose, così importanti per il lavoro e la vita nella parrocchia. In fondo era ciò che portavamo dentro come esigenza e adesso l’abbiamo trovato”. Altri dichiaravano: “Conoscevamo queste cose per averle sentite o lette. Ma in realtà non sapevamo come viverle. Qui abbiamo trovato il modo”.

L’incontro ha anche rafforzato quelli che già seguivano questa spiritualità di comunione, perché hanno preso una nuova coscienza della sua universalità e di quanto la Chiesa oggi ne abbia bisogno. Era una gioiosa sorpresa poter sperimentare con tutti un clima di unità con la luce e la gioia della presenza di Gesù in mezzo.

Quanto possa essere importante questo tipo di raduni lo si coglie anche da quanto hanno detto altri partecipanti.

“Non so perché, mai come questa volta ho sentito una vicinanza di Gesù così forte. L’ho pregato con una fede nuova per tante cose. Sicuramente era anche questo un effetto della presenza di Gesù fra noi”. E un sacerdote: “L’atmosfera era speciale, si sentiva che le parole cadevano nei cuori. Era presentata una nuova visione della Chiesa, non solo riguardo al contenuto ma anche nel modo di parlare... Questo incontro ha aumentato in me l’ottimismo per il mio ministero e fortificato la fede in Gesù presente fra noi. Il volto della Chiesa era raggiante, era quello di Gesù, attraente, attuale. Sì, una Chiesa così voglio, sogno. Di più, posso realizzarla e viverla” .

Una signora: “Ho ricevuto un nuovo slancio per il lavoro nel Consiglio pastorale, con lo sguardo fisso a Gesù crocifisso e abbandonato come misura dell’amore di fronte ad ogni difficoltà e come chiave senza la quale realizzare la comunione e mantenerla sarebbe un’utopia”. E un’altra: “Sono convinta che questo incontro ha contribuito a dare alla Chiesa in Slovenia un vigore nuovo. L’esperienza così forte di comunione è stata il frutto della presenza del Risorto che abbiamo sperimentato”.

Infine la testimonianza di un altro sacerdote: “L’incontro è stato la riconferma che la spiritualità di comunione si fa strada nella Chiesa e nell’umanità. In modo particolare ci ha persuaso la novità che vogliamo vivere nelle nostre parrocchie. Ho visto come sia importante concorrere assieme ai laici delle comunità a far risplendere il volto più bello della Chiesa. Più di prima avverto che la base di ogni attività nella parrocchia dev’essere il comandamento nuovo di Gesù”.

 

A cura di Vinko Paljk

 

 

[33] “Tre comandamenti per una triplice presenza di Cristo”, in AA.VV., Egli è vivo. La presenza del Risorto nella comunità cristiana, (a cura di M. Vandeleene), Città Nuova, Roma 2006, pp. 11-34.