Parrocchie “nuove”

 

(…) Diamo uno sguardo alla parrocchia oggi. Sembra che essa stia attraversando in varie parti del mondo – così dicono gli esperti – un periodo di incertezza o addirittura di crisi. Con le mutate condizioni di vita (il tramonto della civiltà agricola, la mobilità della popolazione e il diffondersi del secolarismo), la parrocchia da centro della vita sociale si è trovata sovente ridotta ad una realtà marginale, avvicinata occasionalmente per i servizi religiosi. Non ha più quella incidenza evangelizzante capace di attrarre uomini e donne del nostro tempo.

I vescovi hanno sempre affermato, anche in documenti recenti[2], l’importanza di questa istituzione; allo stesso tempo però hanno notato che essa ha bisogno di un rinnovamento[3].

E si stanno cercando tante strade per dare alla parrocchia un volto nuovo.

A noi il Signore ha donato un carisma per il mondo di oggi, il carisma dell’unità. Sono sicura che esso può aiutare anche le comunità parrocchiali a rinnovarsi, a diventare quello che dovrebbero essere: Chiesa viva, dove tutti trovano Dio, Gesù.

Sentiamo allora la responsabilità d’aver ricevuto un tale dono di Dio e abbiamo il coraggio di diffondere la spiritualità dell’unità, specialmente ora che Giovanni Paolo II l’ha lanciata per tutta la Chiesa come “spiritualità di comunione”[4].

So che voi lavorate nelle parrocchie come membri dei vari Consigli e commissioni, catechisti, ministri dell’Eucaristia, o collaborate alle iniziative parrocchiali nei diversi ambiti. Certamente già la vostra vita irradia questa spiritualità.

Ma adesso vi invito ad un passo ulteriore: (…) cogliete ogni occasione opportuna – incontri personali, catechesi, riunioni... – per diffondere al largo la spiritualità dell’unità: è spiritualità di comunione, è tutto Vangelo!

Siate “lievito di comunione”[5], come diceva Giovanni Paolo II, cercando di sciogliere i nodi e le divisioni, che possono sorgere, con la carità e l’amore personale a Gesù abbandonato.

E non datevi pace finché non arrivate a far vivere la comunione in tutta la comunità parrocchiale. Solo così essa sarà una testimonianza convincente, una comunità che brilla in tutta la Chiesa.

Nasceranno allora “parrocchie nuove”.

Parrocchie dove si vive la Parola, l’Eucaristia e l’unione fraterna, come nelle prime comunità cristiane.

Parrocchie, che valorizzano al loro interno i diversi carismi; che si muovono in comunione con le altre parrocchie; che collaborano con i vari movimenti, in una piena sintonia fra istituzione e carisma.

Parrocchie che attuano i dialoghi con cristiani di altre Chiese o con fedeli di altre religioni, e respirano la cattolicità.

Parrocchie, infine, in cui risplende il volto materno, mariano della Chiesa. O meglio in cui è presente Maria, perché come lei, la comunità unita “genera”[6] Gesù in mezzo al suo popolo.

Non sarebbe meraviglioso suscitare una Chiesa locale così viva, che si possa dire a tanti: venite e vedete?

            Può sembrare un sogno. Deve diventare realtà.

            È quello che mi attendo da voi.

            E sono sicura che pure ne sarebbero felici i vostri vescovi e l’intera società che vi circonda.

 

Chiara Lubich

 

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Stralci dell’ultimo messaggio, inviato il 24 maggio 2005, ai membri del Movimento dei focolari impegnati nelle parrocchie, radunati in Convegno a Castel Gandolfo. Per il testo integrale cf “Gen’s” 35 (2005) pp. 108-109.

 

 

 



[2] Cf ad esempio: CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, Nota pastorale, 30.5.2004.

[3] Cf Christifideles laici, 26

[4] Novo millennio ineunte, 43.

[5] Giovanni Paolo II, Saluto agli animatori del Movimento parrocchiale, Udienza generale del 15.5.96.

[6] Cf Insegnamenti di Paolo VI, Città del Vaticano 1964, pp.1072-73.