FLASH DI VITA

Come discernere la volontà di Dio?

Tanti anni fa ho domandato a un amico molto più esperto nelle cose di Dio: «Perché alle volte costa tanto o è così incerto trovare la volontà di Dio?». Mi ha risposto: «Affinché non ci appoggiamo a nessuna sicurezza. Perché la misura del nostro amore è quella di Gesù nel suo abbandono…». Voleva continuare a dirmi altre cose, ma gli ho chiesto di non dirmi più niente, che mi bastava quella frase, tanto mi aveva illuminato dentro. E questa risposta è rimasta come “programma” nella mia vita fino ad oggi.

Allo stesso tempo, pur scartando ogni pretesa assolutizzazione, si sperimenta che delle “strade preferenziali” per cercare la volontà di Dio ce ne sono.

Una di esse è Dio che agisce e “parla” dentro di noi. “Dobbiamo essere persone guidate dallo Spirito Santo”, dicono i santi. Nel senso di diventare sempre più sensibili a cogliere e seguire le sue ispirazioni. Pur senza mai assolutizzare, si percepisce che è possibile crescere in questo “ascolto”. E nella misura in cui esso si affina, si avvertono i frutti caratteristici dello Spirito. Impariamo a muoverci nella vita facendo dei passi sempre più giusti nei rapporti che stabiliamo, nelle parole e nei consigli che offriamo, nelle attività che intraprendiamo. Gli altri ci ripetono con sempre maggiore frequenza: “Come fai tu ad arrivare sempre al momento giusto?”, magari con una telefonata, un messaggio, una visita, un’iniziativa… Ciò vale anche ad esempio per le letture che facciamo, in mezzo alle mille sollecitazioni, al poco tempo di cui disponiamo, alla marea di pubblicazioni che si moltiplicano e tra le quali è difficile orientarsi nello scegliere quelle più adeguate per noi. Quando si segue l’ispirazione dello Spirito anche nei riguardi di una lettura, si avverte che era quella giusta per gli effetti moltiplicatori che produce, perché ci dà la possibilità di consigliarla ad altri che ne hanno bisogno proprio in quel momento, o ci permette di trovare la risposta adatta a una domanda che ci fanno o a una situazione difficile che si affronta…

Un altro canale privilegiato per trovare la volontà di Dio è la vita di comunione. Infatti, se ci amiamo come Gesù ci ha insegnato, la presenza da lui promessa quando ci troviamo “nel suo nome” si manifesta più esplicitamente, con i suoi doni tipici. Uno di questi effetti è che si coglie più facilmente cosa Dio sembra chiederci nella nostra vita, globalmente e di fronte a decisioni puntuali che dobbiamo prendere. E la cosa più bella è che troviamo il coraggio e le forze per fare “quel” determinato passo necessario, anche quando si presenta difficile o addirittura eroico.

Una cosa però che è stata una sorpresa per me a misura che andavo avanti in questo stile comunionale di vita, è che alle volte, di fronte a una situazione, pur cercando di confrontarci e trovare la strada più adatta “con Gesù in mezzo” a noi, non si vede chiaramente come muoversi. Ho constatato che in genere ciò succede perché c’è qualche “attaccamento”, qualche desiderio nostro non proprio evangelico (magari di prestigio, o di guadagno, o di rivalsa), che è più forte di “quella voce” di Dio e che non ci lascia ascoltarla chiaramente. E fin qui è comprensibile. Però altre volte – è questo soprattutto che ha destato il mio stupore -, pur se sembrano esserci tutte le condizioni favorevoli, la miglior predisposizione da parte di tutti, non si riesce a discernere quale può essere la volontà di Dio. Ho sperimentato che magari da parte di Dio ciò può significare che non è arrivato il momento maturo per fare certe scelte. O è una chiamata a una pazienza attiva e attenta nell’amore finché arrivi il kairòs, cioè il momento e la luce giusti per andare avanti. Tutto insomma può diventare occasione di quel “gioco d’amore” tra Dio e noi, per il quale crediamo che è fatta la vita.

In quei casi dove appunto si deve prendere una decisione e non si capisce quale può essere la direzione che va maggiormente nel senso del piano di Dio, qualche santo ha consigliato addirittura di cominciare prendendo quella strada che più ci costa («così almeno siamo sicuri di non fare la nostra volontà»). Un consiglio che dava Chiara quando ci troviamo di fronte a un bivio e non capiamo quale strada scegliere, è di dire: «Signore, io mi avvio optando per questa direzione… Se non è giusta, fammelo vedere e prendo l’altra» [citazione di Chiara letterale, secondo una fonte determinata; se no, sarebbe meglio ommettere le virgolette]. L’ho applicata in qualche episodio della mia vita, con ottimi risultati.

È vero che la sapienza è un dono che viene dall’alto. Perciò la Lettera di Giacomo dice che «se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio» (1, 5). Ma è anche vero che nella sapienza si cresce, con la pratica del Vangelo, e in conseguenza con la ricerca di mettere sempre di più la nostra vita in sintonia con il disegno d’Amore di Dio su di noi e sulla storia umana.

E. C.

 

«Chi ascolta voi ascolta me».
A quali condizioni?


Oggi sono ormai felicemente sacerdote da diversi anni. Quando ero seminarista la spiritualità dell'unità del Movimento dei focolari è stata decisiva per la mia vocazione.
Sentivo sempre più forte il bisogno di conoscerla meglio, e trattandosi di una vita per tanti versi nuova ho pensato che la cosa migliore sarebbe stata frequentare per un anno il centro di formazione alla spiritualità di comunione per seminaristi, che funziona nella cittadella del Movimento a Loppiano, nei pressi di Firenze. Ma per farlo dovevo avere il benestare del vescovo. Ne parlo con i responsabili del seminario che restano un po' scettici: «Ti dirà di no, ma se vuoi scrivigli».
Così faccio. Aspetto una risposta con tantissima ansia. Se questo carisma, che sento come un dono grande di Dio per me, è il carisma dell'unità, io devo fare unità anzitutto con il mio vescovo, qualunque sia la sua risposta.
L'attesa è come una morte dentro di me. Solo mi dà un po' di luce il fatto che, come dice Gesù, «chi ascolta voi, ascolta me». Dunque sarà lui a parlarmi attraverso il mio vescovo.
Il giorno che ci incontriamo mi dà una risposta che in parte appariva negativa, ma allo stesso tempo era bellissima ed è risultata importante per il mio futuro.
Più o meno mi dice così: «Per ora non posso lasciarti un anno per fare quell'esperienza formativa, perché ci sono troppe necessità in diocesi, e poi tra un anno vi ordino sacerdoti; in questo tempo voglio avervi vicino. Ma tu continua a vivere questo ideale, sfrutta i tempi liberi per incontrarti con gli altri che lo vivono».
E mi spiega perché: «Vedi, per i preti l'unità è fondamentale. Un prete isolato non esiste, il prete diocesano esiste solo inserito in una comunità di sacerdoti raccolti attorno al loro vescovo, come ha affermato il Vaticano II e oggi si reitera nella Chiesa a tutti i livelli. Questa unità è per tutti i sacerdoti, ma il Movimento dei focolari ti insegna a viverla in modo concreto, ti dà la grazia per contribuire a far sì che magari anche altri sacerdoti colgano meglio come va vissuta. È un dono che hai ricevuto non per te stesso, ma per la Chiesa».

Tommaso Danovaro