Vivere nella quotidianità «il mio cibo è fare la volontà del Padre»

Klaus Hemmerle: un vescovo «come Dio vuole»

di Wilfried Hagemann

 

L’autore dell’articolo è stato intimo amico e collaboratore di Klaus Hemmerle (1929-1994),
già da quando questi fu sacerdote e teologo e poi vescovo di Aquisgrana (Germania).
Hemmerle, persona di grande levatura e intelligenza, ha però affascinato per la sua semplicità
e per il suo stile di vita agapico. Qui ci viene svelato qualcosa del “segreto” di tutto ciò.

 

 

Un argomento arduo

Non sono in pochi ad aver paura della volontà di Dio. Molti infatti portano in sé un’immagine di Dio oscura e unilaterale. Quando pregano «Signore, sia fatta la tua volontà» vi associano il pensiero che presto accadrà una disgrazia.

Nella paura della volontà di Dio si esprime la paura di Dio. Dio appare inquietante. Alla radice di tutto ciò troviamo esperienze negative, anche nella Chiesa, anche negli Ordini e nelle Comunità religiose. Il parlare della volontà di Dio è tante volte carico di questi pesi.

Ne nascono spesso la mancanza di gioia, un senso di costrizione e una ristrettezza mentale. Quando si vive così la volontà di Dio, alla fine si fa forzatamente ciò che ci viene presentato come tale. Ma in fondo ci si sente schiavi, spogliati del proprio volere.

 

Esperienza originaria nella vita con Hemmerle

Ho avuto la possibilità di sperimentare da vicino come Klaus Hemmerle cercava e viveva questa dimensione fondamentale del cristianesimo. Se parliamo della volontà di Dio, andiamo dritti al suo cuore. Egli se n’è occupato teologicamente e l’ha esplorata esistenzialmente. Nel riconoscere e fare la volontà di Dio stava per lui il legame tra contemplatio e actio.

Un’esperienza fatta con lui. Durante le nostre vacanze ad Alghero in Sardegna, le previsioni meteorologiche parlano di pioggia. Usciamo sul balcone. «Che facciamo oggi?», chiede Klaus Hemmerle. Vale a dire: «Quale è la volontà di Dio? Dove vuole condurci Dio?». E conclude: «Dio vuole portarci là dove ci sono meno nuvole possibile, perché Lui vuole che ci riposiamo e facciamo gite. A nord non ci sono nuvole, quindi andiamo verso nord». Il giorno dopo le nuvole sono invece a nord e quindi andiamo verso sud. Così l’ho visto agire sempre: in vacanza, durante uno sciopero dei piloti all’aeroporto o mentre preparava un discorso.

La sua domanda ricorrente era: Che cosa vuole Dio adesso? Per lui questa domanda non esprimeva una riflessione astratta ma il suo desiderio di sperimentare qui e ora la vicinanza di Dio. Osava così di porre la domanda più profondamente umana che ci possa essere. Essere persona significava per lui essere in rapporto con Dio. «Scoprire questa volontà di Dio per noi personalmente e, al tempo stesso, insieme con gli altri, per questo mondo, per questa umanità: questo è il compito più urgente del nostro tempo.»[1]

Le domande dell’uomo moderno erano assolutamente familiari per Klaus Hemmerle. Egli poneva la volontà di Dio sempre in relazione con la libera ricerca dell’essere umano e con la sua libera risposta.

 

Esperienze fondanti

Hemmerle aveva una fiducia spontanea in Dio, acquisita nei periodi difficili della guerra e nelle sofferenze del dopoguerra. Era debitore in ciò a suo padre e sua madre. La famiglia era vissuta in condizioni poverissime perché il padre come pittore cristiano in quegli anni riusciva a tirare avanti solo a stento. Nonostante fosse stato messo a bando da parte dei nazisti (non era iscritto al partito) e nonostante la Chiesa ignorasse la sua arte, i genitori avevano un’infinita fiducia nella bontà di Dio. In queste circostanze avverse Hemmerle imparò che Dio è Padre ed è sempre proteso verso di noi.

Come studente e poi dottorando in teologia, mise ulteriormente a fuoco l’immagine di Dio che corrisponde alla rivelazione biblica: il Buono, il Vero, il Bello, l’Uno per eccellenza. Concetti che forse possono sembrare un po’ astratti a noi, ma che per lui erano importanti.

La sua immagine di Dio evolve ulteriormente quando verso la fine degli anni ’50 viene a contatto con il Movimento dei focolari. Iddio, fin qui per lui soprattutto oggetto di pensiero e di profonda riflessione teologica, ad un tratto si manifesta a lui come Persona. Egli è là dove ci amiamo reciprocamente. L’occasione di questa percezione fu per Lui la “Mariapoli” del nascente Movimento dei focolari, un periodo di vacanze nelle Dolomiti che aveva attirato centinaia di persone e che faceva sperimentare come sarebbe la società se fosse tutta informata dal Vangelo. Qui Hemmerle si ritrovò in un ambiente di reciproco amore evangelico che lo travolse e gli dette una nuova comprensione della fede.

La vita e il pensiero di Klaus Hemmerle ci fanno comprendere che il modo di intendere la volontà di Dio dipende dall’immagine che ognuno ha di Dio. Ne parla ancora nell’ultima sua intervista, a dieci giorni dalla morte. Durante la Mariapoli del 1958 – spiega – ha sperimentato che Dio è Trinità, communio, relatio, missio. Nei rapporti vissuti dai partecipanti sperimenta il Dio Trinitario. Impara che un rapporto “a immagine e somiglianza” del Padre significa dare, donare, prodigarsi per l’altro. Essere “Figlio” significa ricevere, accogliere, abbandonarsi, affidarsi. La realtà dello Spirito si esprime nell’essere in relazione, uniti da un amore che si sprigiona dall’amore del Padre e del Figlio e che è vissuto fra noi.

È così che in Hemmerle si fa strada una dimensione della volontà di Dio che egli prima non aveva percepito. Essa non è realtà statica, un comando che proviene dall’esterno e ci induce a una determinata azione, ma è dinamica. La volontà di Dio significa dare, donare, condividere, ricevere, accogliere, partecipare; Amore, Speranza, Fede.

La volontà di Dio, accolta e messa concretamente in pratica, fa entrare la persona umana nella dimensione del Divino. Essa si mostra come invito a partecipare di Dio. Fu questo che il giovane teologo capì nella Mariapoli del 1958.

 

Comprensione sempre più profonda

La comprensione della Volontà di Dio si approfondì sempre più in lui e divenne un tema centrale della sua vita spirituale. Così come durante un’impegnativa camminata in montagna ad ogni passo si aprono nuovi paesaggi e si conquistano via via nuove vette, così la volontà di Dio va cercata con sforzo tenace e quotidiano e ne derivano sorprendenti conoscenze.

Nel libro Vie per l’unità[2] egli parla di altri momenti decisivi che gli aprirono nuove prospettive sulla volontà di Dio.

«Non potrò mai dimenticare un viaggio che ho fatto alcuni anni fa in macchina da Bogotà ad Armenia in Colombia. Uno dei momenti più commoventi è stato quando, arrivato in cima ad un passo, si presentò al mio sguardo l’intera catena delle Ande, nella sua inaspettata bellezza.

Una cosa simile mi era accaduta, quando conobbi, nelle Mariapoli del ’58 e del ’59 a Fiera di Primiero, la vita del Focolare.

Non si trattò per me solo di una spiritualità che mi poteva aiutare a condurre una vita di preghiera più profonda, ad affrontare meglio, spiritualmente, i miei compiti e doveri. È stato per me come il dischiudersi di una catena di montagne.

Nei punti di questa spiritualità ho scoperto tutto il Vangelo in modo nuovo: come un insieme vitale che si manifesta sempre di più nella vita e questa vita mi è apparsa non stare accanto all’intelligenza ma essere la via per una comprensione più profonda del Vangelo stesso. E ancora, il “paesaggio” che guardavo mi sembrava lo spazio in cui possono vivere tutti gli uomini, e specialmente tutti gli uomini di oggi. “Che tutti siano uno come tu, Padre, sei in me ed io sono in te, affinché il mondo creda” – questa frase era per così dire la cima di quel passo, cioè il punto dal quale mi si dispiegò l’intero Vangelo.

Ora, qualche tempo fa, ho fatto un’esperienza simile, ma è un’esperienza che non toglie nulla a quella precedente: la colloca invece in una luce nuova. La “cima del passo” dalla quale mi appare ora il Vangelo in una prospettiva nuova, si chiama: la volontà di Dio. Fin dagli inizi la volontà di Dio ha avuto un ruolo decisivo nella spiritualità del Focolare.

La volontà di Dio, come pure il Vangelo stesso non sono soltanto un punto nella spiritualità del Focolare; in quale misura essa sia un nuovo accesso al tutto, come dia origine ad una nuova visione globale, mi è apparso chiaro leggendo le riflessioni e le espressioni contenute nel libro di Chiara Lubich, Il sì dell’uomo a Dio[3]».

A quel punto diventa evidente per Klaus Hemmerle che Gesù stesso è la volontà di Dio. Noi siamo chiamati a diventare figli in Gesù, a diventare colui nel quale Dio svela il suo tutto. Ecco come Hemmerle esprime questa comprensione:

«Guardiamo allora a Gesù stesso, volontà di Dio viva, divina, che è al tempo stesso volontà di Dio vissuta, compiuta umanamente, incarnata perfettamente in una volontà umana.»[4]

«Dio vuole dall’uomo che egli viva con Gesù, fino al punto che Gesù stesso viva in lui, divenga vita della sua vita.»[5]

Quindi la volontà di Dio diventa argomento della sua quotidianità: tentare sempre di cogliere la volontà di Dio, cercarla in ogni circostanza per capirla. Grazie a questo avvicinarsi cresce in lui nuova sicurezza e libertà. Cercare la volontà di Dio diventa per lui un “gioco”.

 

La volontà di Dio – un “gioco”

«Chi si abbandona a Dio, si abbandona ad un’avventura, il credente può dire: al gioco dei giochi. Tutti gli interessi pensabili possono essere intesi come gioco. Un gioco si svela solo dal di dentro, giocando (…). Ciò che succede durante il gioco è sorprendente, unico – e lo stesso svolgimento di esso è aperto, vorrei dire: appartiene all’identità stessa del gioco, il fatto che in esso accada del nuovo e dell’imprevisto. Così però giocare diventa il contrario di produrre (…). Nel gioco regnano unità e ordine come una sorpresa, nel gioco mi impegno al massimo eppure il fatto decisivo è dono.»[6]

A questo punto mi viene inevitabilmente alla mente il proverbiale umorismo con il quale Hemmerle sapeva portare le persone ad uscire dalla riserva. Ricordo i suoi acuti e creativi giochi di parole, con i quali rasserenava le situazioni e scioglieva tensioni, e delle caricature che disegnava durante riunioni noiose per non distrarsi interiormente e per rimanere “nel gioco”.

Così, anche per quanto riguarda la volontà di Dio, per lui si trattava di non dileguarsi, ma di stare al gioco con Dio. Quando ci siamo fatti attenti a cercare Dio e quando Dio si è manifestato a noi nel suo chiarore e nel suo essere-luce, ogni giorno si riapre questo gioco divino. Si tratta della gioia di mettersi in gioco con Dio e allo stesso tempo di accettare il gioco di Dio.

Ho sperimentato molto chiaramente questo atteggiamento di Hemmerle in occasione della morte di Paolo VI. Eravamo in viaggio verso le vacanze e passavamo la notte a Friburgo, nell’Accademia Cattolica della sua città natale, quando il 6 agosto 1978 ci raggiunse la notizia della morte del Papa. Subito dettò una lettera pastorale a tutta la diocesi – non c’erano ancora né il fax né l’internet. Fu chiaro che la volontà di Dio per lui significasse tornare in diocesi e celebrare insieme ai sacerdoti e al capitolo del duomo una messa per il Papa. Così tornammo insieme ad Aquisgrana e ci fermammo lì per alcuni giorni. Fui commosso dalla chiarezza con la quale aveva preso questa decisione, dalla sua gioia di fare la volontà di Dio e la leggerezza con la quale riusciva a staccarsi da ciò che aveva già programmato, in questo caso le vacanze di cui aveva tanto bisogno.

Si metteva in gioco con la volontà di Dio, sempre. Domandarsi quale fosse la volontà di Dio diventava un suo esercizio quotidiano, per poi abbandonarsi ad essa, stare al gioco e infine prendere una decisione.

 

La volontà di Dio nel contesto giusto

Un anelito profondo di Klaus Hemmerle era riuscire a suscitare in altri questa sensibilità per la volontà di Dio. Per lui la volontà di Dio era quanto di più bello e più grande potesse esistere.

Il primo e più importante contesto per un confronto con la volontà di Dio era per lui la libertà umana. Aveva colto che la volontà di Dio è un’offerta, una chiamata, un invito nel Regno di Dio, a partecipare della vita in comunione con Dio che vuole vivere in mezzo agli uomini. Solo ponendosi allo stesso livello con Dio, l’uomo può accogliere liberamente la volontà di Dio.

 

«La volontà di Dio non è altro che il suo amore. È amore all’uomo e quindi amore alla sua libertà. Poiché se non fossimo liberi, non saremo immagini e partner di Dio. Il suo amore per noi consiste proprio nel fatto che Egli ci vuole come esseri liberi, capaci di rispondere (…). Solo se consentiamo liberamente alla sua volontà per noi, solo se ci troviamo in sintonia con la sua volontà, allora può agire il suo amore per noi.»[7]

Facendo la volontà di Dio l’essere umano ne diventa il partner, l’immagine, l’essere in risposta. Senza un’accoglienza libera della sua volontà non può accadere niente di buono. Se facciamo la volontà di Dio, diventiamo “il tu di Dio”, partecipiamo alla creazione, diventiamo creativamente attivi nel mondo, e così la nostra vita lascia orme nel futuro. 

Un altro contesto per capire la volontà di Dio è la comunità di fede che Klaus Hemmerle ha chiamato “comunione in cammino”. Non riusciamo da soli a riconoscere con pienezza la volontà di Dio. Solo coinvolti nella comunità della Chiesa, in una comunità di cammino e di fede vissuta concretamente, si può aprire uno spazio nel quale riconoscere più chiaramente e vivere la volontà di Dio.

 

Essere d’aiuto agli altri
nella ricerca della volontà di Dio

Certamente la ricerca della volontà di Dio è prima di tutto compito della singola persona. Ognuno è responsabile per sé, ma anche nei confronti del prossimo. Come fratello, sacerdote e vescovo, Klaus Hemmerle sentiva la responsabilità di aiutare gli altri nella loro ricerca.

La volontà di Dio è amore, nei confronti della nostra libertà e anche di quella altrui. Chi vuol aiutare altri con il suo consiglio, deve essere in questo amore di Dio e avere lo stesso amore di Dio per la libertà dell’altro. Se insieme ad un altro mi metto alla ricerca di ciò che Dio vuole per lui e da lui, è importante lasciarlo libero e ascoltare profondamente. Ci vuole tempo e pazienza. Tutto lo sforzo orientato al bene dell’altro non può esonerarlo dalla responsabilità per il suo agire né togliergli la responsabilità di decidere. Ciò era particolarmente evidente in Hemmerle quando parlava con artisti o anche con studenti e dottorandi. Rispettava la vita dell’altro anche se questa aveva delle fragilità.

In tale contesto riconosceva quanto fosse importante educare la coscienza dei singoli. La coscienza è il luogo originario per riconoscere la volontà di Dio. Se voglio aiutare qualcuno a riconoscere che cosa Dio vuole da lui, devo entrare insieme a lui nella stanza più intima della sua coscienza, riconoscere i suoi valori, i suoi punti forti, quelli deboli e le sue mete. Hemmerle era diventato profondamente consapevole di quanto la coscienza è come un radar che scruta l’orizzonte alla ricerca di valori, esperienze personali, indicazioni della propria ragione, ma anche di dichiarazioni del magistero della Chiesa e delle Parole della Scrittura. Proprio così sviluppò un rispetto particolare per ogni essere umano e per ogni realtà e situazione. Non scavalcava nessuno, ma stimolava il bene che riconosceva nell’altro. I riflessi di ciò arrivavano fino ai rapporti tra le Chiese, all’ecumenismo, al dialogo interreligioso e con persone di convinzioni non religiose.

Ci sarebbe tanto da raccontare anche sulla sua azione come vescovo, dal punto di vista della ricerca della volontà di Dio: nei riguardi dei progetti pastorali, del suo rapporto con tutti i settori, le associazioni, i carismi presenti nella sua diocesi, e ancora – direi con cura speciale – nel suo rapporto con il presbiterio e con ogni sacerdote personalmente. Ma questo è tutto un altro capitolo che merita un trattamento a parte e magari potrà essere sviluppato in futuro.

 

Wilfried Hagemann

 

 



[1]              K. Hemmerle, Vie per l’unità. Tracce di un cammino teologico e spirituale, Roma 1985, p. 80.

[2]              Ibid., p. 75s.

[3]              Cf  Dio è vicino, Scritti spirituali/IV, Roma 1981, pp. 221-281.

[4]              Vie per l’unità, cit., p. 81.

[5]              Ibid., p. 85.

[6]              Cf K. Hemmerle, Vorspiel zur Theologie, Freiburg 1976, p. 17 (trad. ital.: Preludio alla teologia, Roma 2003).

[7]              Cf. Vie per l’unità, cit., p. 80.