La volontà di Dio nel pensiero e nella vita di Chiara Lubich

 

di Maria Voce (Emmaus)

 

Trascriviamo il tema che l’attuale presidente del Movimento dei focolari ha svolto nell’incontro annuale dei responsabili del Movimento dei cinque continenti, il 27 settembre 2010. Abbiamo rispettato il testo integrale così com’è stato letto, consapevoli che al di là dei riferimenti specifici ad aspetti interni allo stesso Movimento dei focolari, i concetti e l’esperienza di fondo che si propongono hanno una valenza universale.

 

È passato un anno da quando ci siamo impegnati a scoprire tutte le meraviglie che il carisma dell’unità, donato da Dio a Chiara, può offrire alla nostra vita, cominciando a ripercorrere, punto per punto la nostra spiritualità.

Questo momento vuole essere in continuità con le premesse che avevamo fatto l’anno scorso, con quella stessa anima. E per questo motivo vorrei cominciare il tema sulla volontà di Dio, che ci accompagnerà nel nuovo anno, richiamando le parole di Chiara con cui avevo concluso la mia riflessione su Dio Amore.

«Sento la mia impotenza, ma l’abbandono a Dio. Tutto fondo su una fede che non crolla: […] credo che Dio mi ama e, in nome di questo Amore, domando alla mia vita e alla vita di coloro che camminano nel mio ideale, cose grandi, degne di chi sa di essere amato da Dio».[1]

Queste aspirazioni di Chiara risalgono al 1946. Anni più tardi, Chiara stessa, guardando allo sviluppo successivo del Movimento, aveva affermato:

«Noi non avremmo avuto senso nel mondo se non fossimo state una piccola fiamma di questo infinito braciere: amore che risponde all’Amore.»[2]

In questa risposta c’è già tutto, c’è anche il concentrato di quanto possiamo dire e vivere della volontà di Dio: su ciascuno di noi, su tutto il Movimento, sull’umanità intera.

Come dicono i nostri Statuti: «Le persone che fanno parte del Movimento dei Focolari […] per amare Dio Amore fanno propria la sua volontà.»[3]

Tuttavia, proprio per vivere sempre meglio la nostra risposta d’amore all’amore di Dio, quest’anno vorremmo approfondire la volontà di Dio secondo gli infiniti toni in cui essa si manifesta.

Amare Dio consiste prima di tutto «nell’adempiere il suo volere», cioè nel «vivere quel rapporto d’amore di figlio col Padre che si attua nel fare la volontà sua.»[4] Ed è Gesù stesso a ricordare che «Non chi dice Signore, Signore, […] ma chi fa la volontà del Padre mio entrerà nel regno dei cieli» (Mt 7, 21).

 

Una trama d’oro che tesse la nostra vita

Ma che cos’è la volontà di Dio?

Chiara ha sviscerato questo tema tantissime volte, e tutte le volte che ce ne ha parlato ce ne ha fatto innamorare, comunicandoci quella nuova comprensione della volontà di Dio che lo Spirito Santo le aveva dato.

La volontà di Dio – dice Chiara – è «un filo o, meglio, una trama d’oro divina che tesse tutta la nostra vita terrena e oltre»; è il modo attraverso cui Dio ci esprime il suo amore, «amore che chiede una risposta perché egli possa adempiere nella nostra vita le sue meraviglie», nella nostra vita e nella vita di ogni uomo vivente sulla terra.

In questi giorni ho avuto l’occasione di leggere un pensiero di Bonhoeffer, che mi sembra sottolinei molto bene il fare, l’agire dell’uomo, attraverso cui Dio realizza il suo volere. Lui dice: «Il senso di tutto il comandamento etico di Gesù è piuttosto di dire all’uomo: tu stai al cospetto del volto di Dio, la grazia di Dio ha potere su di te, ma d’altra parte tu sei nel mondo, devi agire e operare, per cui mentre agisci ricordati che agisci sotto gli occhi di Dio, che egli ha una sua volontà che vuole sia fatta. Quale sia il suo contenuto te lo dirà il momento; ciò che importa è soltanto di aver ben chiaro che la nostra volontà deve essere ogni volta costretta a entrare nella volontà di Dio, che dobbiamo rinunciare alla nostra volontà se deve essere realizzata quella divina; e dunque poiché all’uomo, nell’agire davanti agli occhi di Dio, si richiede una completa rinuncia a pretese personali, l’agire etico del cristiano può essere definito come amore.»[5]

La volontà di Dio è «la voce di Dio che ci parla continuamente – dice Chiara – e ci invita.»[6] E imparando ad ascoltare “quella voce” che ci parla nell’intimo della coscienza, e aderendo a quanto ci dice, sperimentiamo che il suo “disegno” «è la nostra stessa vita», è «la nostra libertà», «ci rende liberi di essere veramente noi stessi.»[7]

Dunque, la nostra risposta d’amore prima di tutto ci realizza come persone. Infatti «è proprio nel vivere ciò che Egli ha pensato e pensa di noi che sta lo sviluppo della nostra personalità.»[8]

La volontà di Dio – scrive ancora Chiara – è «il nostro dover essere, il nostro vero essere, la nostra piena realizzazione.»[9]

Ed è quanto viene confermato anche da Benedetto XVI, che afferma: «Vedere Dio, orientarsi a Dio, conoscere Dio, conoscere la volontà di Dio, inserirsi nella volontà, cioè nell’amore di Dio, è entrare sempre più nello spazio della verità. E questo cammino della conoscenza di Dio, della relazione di amore con Dio, è l’avventura straordinaria della nostra vita cristiana.»[10]

E indicandoci nella partecipazione ai sacramenti e nell’ascolto della Parola di Dio una via sicura attraverso cui realizzare la volontà di Dio, Benedetto XVI sottolinea anche gli effetti. E dice: la nostra volontà si identifica con la volontà di Dio, «diventano una sola volontà e così siamo realmente liberi, possiamo realmente fare ciò che vogliamo, perché vogliamo con Cristo, vogliamo nella verità e con la verità.»[11]

 

Biglietto d’accesso alla santità

Guardando alla vita di Chiara possiamo comprendere un po’ cosa ha significato per lei attuare la volontà di Dio. Un episodio molto noto, ma emblematico che richiamiamo insieme, fondamentale, proprio perché nella strada da lei tracciata e nella sua esperienza c’è tutto il DNA su cui si fonda tutta la vita del Movimento e su cui siamo chiamati a continuare a camminare.

È il Natale del ’43, sono passati pochi giorni dalla sua consacrazione totale a Dio. Durante la Messa di mezzanotte, Chiara avverte in cuore la richiesta di Gesù a dargli tutto. Così lo ricorda lei stessa parlando a un gruppo di vescovi amici del Movimento:

«Per “tutto” non potevo non intendere se non quello che allora ordinariamente si pensava: oltre la verginità, il dono della mia volontà con l’obbedienza; di tutto quanto poteva essere mio con la povertà; della mia famiglia, di quanto c’era di bello nel mondo, con la clausura e la più stretta. Dissi di sì a Dio, pur fra le lacrime e nello strazio per un qualcosa che si ribellava dentro di me.

Il giorno dopo andai dal mio confessore e questi, conoscendo quello che stava fiorendo attorno a me, le mie prime compagne, disse decisamente: no, questa non è per te volontà di Dio.»[12]

È un momento di luce. Chiara capisce che ci sono «stati di vita più o meno perfetti, ma la perfezione si raggiunge solo nella volontà di Dio.»[13]

«Ci fu molto chiaro allora – scrive – che se noi, come molti altri nel mondo, avevamo ritenuto la via alla santità difficilissima a trovarsi, c’era invece una strada buona per tutti, vergini e madri, sacerdoti e operai, bambini e vecchi, religiosi e governanti. Essa si chiamava: volontà di Dio. E a questa semplice idea l’anima nostra era in festa, perché avevamo l’impressione di aver in mano un biglietto d’accesso alla santità da poter offrire a tutti quelli che avremmo conosciuto lungo il nostro cammino, anche alla gran massa del popolo.»[14]

Se guardiamo alla storia dell’Opera alla luce di queste profetiche parole di Chiara, ci rendiamo conto, con commozione, che questa intuizione ha veramente spalancato una nuova via di santità, che ha affascinato noi, e tante, tante persone nel mondo.

E incamminandoci per la strada della volontà di Dio, Dio veramente ha guidato attimo dopo attimo non solo Chiara, ma tutto il Movimento dietro a lei e in lei, lungo i sentieri «pensati dal suo amore – scrive Chiara – , inventati dalla sua fantasia, suggeriti dalla sua provvidenza, che si cura dei singoli e della collettività. […] Egli – Dio, aveva intuito Chiara fin da quei primi tempi – ci avrebbe trascinate in una meravigliosa divina avventura, a noi sconosciuta. E la nostra vita quale sorte avrebbe avuto? Non sarebbe finita nel silenzio, ma sarebbe rimasta a illuminare tanti, come quella dei santi.»[15]

Chiara e tante altre persone del Movimento che hanno lasciato questa vita, tra cui Chiara Luce Badano, Igino Giordani e altri, sono nell’oggi una palpabile dimostrazione di questa «meravigliosa divina avventura» perfettamente portata a compimento. Pur così diversi fra di loro e proprio perché così diversi, nella loro caratteristica bellezza esprimono disegni pienamente realizzati, quei “raggi” che hanno avuto il coraggio di perdersi completamente nel “sole”.

 

Il sole e i suoi raggi

Ricordava Chiara: «Guarda il sole e i suoi raggi. Il sole è simbolo della volontà divina, che è lo stesso Dio. I raggi sono questa divina volontà su ciascuno. Cammina verso il sole nella luce del tuo raggio, diverso e distinto da tutti gli altri, e compi il meraviglioso, particolare disegno che Dio vuole da te.»[16]

Incamminarci nel raggio della volontà di Dio è, fin dagli inizi della nostra storia, “la norma” che lega tutti – laici e religiosi, uomini e donne, ricchi e poveri, vecchi e giovani, tutti – «in fraternità con Gesù ed in figliolanza col Padre.»[17]

Scrive ancora Chiara:

«Infinito numero di raggi, tutti provenienti dallo stesso sole: unica volontà particolare su ciascuno. I raggi, quanto più si avvicinano al sole, tanto più si avvicinano fra loro. Anche noi […] quanto più ci avviciniamo a Dio, con l’adempimento sempre più perfetto della divina volontà, tanto più ci avviciniamo fra noi… finché saremo tutti uno.»[18]

Sotto questa prospettiva, quindi, la volontà di Dio diventa addirittura la strada che ci fa realizzare il fine stesso per cui siamo nati: «Che tutti siano uno».

Chiara coglie nella volontà di Dio una spiccata dimensione collettiva, comunitaria, un “di più” rispetto a quanto succede nelle altre spiritualità, dove in genere è il singolo cristiano che può raggiungere l’unione con Dio compiendo sempre più perfettamente la volontà di Dio.

Il carisma dell’unità dà a Chiara una luce nuova. Le fa capire che per ogni cristiano “fare la volontà di Dio” significa prima di tutto “vivere come Gesù.

E Gesù può e vuole «introdurci nel suo stesso rapporto col Padre […], nei rapporti stessi della Trinità; e desidera che questa realtà si comunichi ai rapporti tra gli uomini». Questa «la realizzazione massima dell’uomo, dell’umanità», la sua «divinizzazione.»[19]

Realizzazione, quindi, non solo del focolarino, o in senso più generale del cristiano, ma dell’uomo in quanto tale.

 

Entrare nella verità del nostro essere

Come sottolinea efficacemente Benedetto XVI, la volontà di Dio «non è una volontà tirannica, non è una volontà che sta fuori del nostro essere, ma è proprio la volontà creatrice, è proprio il luogo dove troviamo la nostra vera identità. Dio ci ha creati e siamo noi stessi se siamo conformi con la sua volontà; solo così entriamo nella verità del nostro essere e non siamo alienati. Al contrario – continua il Papa –, l’alienazione si attua proprio uscendo dalla volontà di Dio, perché in questo modo usciamo dal disegno del nostro essere, non siamo più noi stessi e cadiamo nel vuoto.»[20]

Lo Spirito Santo – afferma Chiara – «ci ha subito suggerito il modo perfetto di attuarla». Si tratta di «volere la volontà di Dio, dire propria la volontà di Dio.»

Perciò «Noi non dobbiamo tanto salire la montagna della perfezione – ricorda Chiara –, quanto piuttosto, stando già in alto, camminare lungo lo spartiacque delle montagne fino al sole che è Dio, il Cielo. Questa è la nostra linea.»[21]

 

Un diamante a sette facce luminose

Guardando alla nostra vita, tutta colorata dei sette aspetti, che indicano e riassumono gli infiniti modi in cui la carità si manifesta, si concretizza nell’impegno quotidiano, Chiara ha paragonato la volontà di Dio a «uno splendido raggio a sette colori o un diamante a sette facce luminose», che «si deve vivere poggiando su una imprescindibile premessa: l’amore reciproco prima di tutto, l’unità fra noi.»[22]

Su questa “premessa” ogni giorno la volontà di Dio ci chiama, per esempio, «ad adempiere con perfezione il nostro lavoro quotidiano.»[23]

Per noi, chiamati a vivere in mezzo al mondo, ciò significa vivere anche il lavoro in perfetto spirito di servizio come atto d’amore per la collettività: in ufficio, in famiglia, in azienda, a scuola, attraverso una pratica da svolgere o in Parlamento, dovunque.

La volontà di Dio ci chiama ancora a lanciarci con zelo e ardore nell’irradiazione del nostro Ideale; ad approfondire con momenti di preghiera personale o in comune la nostra unione con Dio; a curare con amore anche la vita fisica; a rivolgere la dovuta attenzione alla casa, all’ambiente che ci circonda; a dedicarci con passione allo studio e a quelle attività che permettono di rimanere in contatto specie con chi ci è particolarmente affidato. Vedete il diamante a sette facce, i colori.

 

«Come un viaggiatore sul treno»

Ma quale il segreto per non scostarci mai dalla volontà di Dio?

È la domanda che Chiara stessa, con le sue prime compagne, si era posta fin dagli inizi e che anche oggi può comparire all’orizzonte, soprattutto quando numerose occupazioni rischiano di riempire il nostro cuore. Ed ecco che anche qui la sua esperienza diventa per noi paradigmatica. Dio subito le ha fatto capire come fare:

«Fammi fermare il tempo!» aveva pregato una volta. Ed ecco la risposta di Dio: «Vivi l’attimo presente bene, con tutto il cuore, tutta l’anima e le forze, perdendo tutto, tutto, tutto. Non esiste nulla per te, tu sii la volontà di Dio viva. Fa’ quella data cosa così bene da fare di essa un pacchetto ben confezionato, bellissimo, presentabile agli angeli e a Dio.»[24]

Ho trovato una sottolineatura anche in Bonhoeffer che dice: «C’è sempre e soltanto il momento decisivo, e cioè ogni momento che può diventare eticamente importante. Ma ieri non può diventare decisivo per il mio agire morale di oggi. Si deve piuttosto cercare sempre di nuovo il rapporto diretto con la volontà di Dio e non pensare: rifaccio oggi di nuovo una cosa perché ieri mi è sembrata buona, bensì: la rifaccio perché anche oggi la volontà di Dio mi mette su questa strada.»[25]

Essere dunque nel presente, «come un viaggiatore sul treno», suggerisce Chiara con un’altra bella immagine, che ricordiamo fin dai primi giorni in cui abbiamo conosciuto l’Ideale. Il viaggiatore non può accelerare l’arrivo andando avanti e indietro sul treno, ma, stando fermo al suo posto, si lascia portare dal treno. E così succede anche all’anima nostra: «Per arrivare a Dio deve compiere la Sua volontà con interezza, nel momento presente, perché il tempo cammina da sé»[26] dice Chiara.

«Fare la volontà di Dio, solo quella e non altro. E ciò significa fare bene, per intero, ogni momento, quell’azione che Dio ci chiede. Essere tutti lì in quell’opera, eliminando ogni altra cosa, perdendo pensieri, desideri, ricordi, azioni… che riguardano altro. Parlare, telefonare, ascoltare, aiutare, studiare, pregare, mangiare, dormire, senza curarci di nient’altro; fare azioni intere, pulite, con tutto il cuore, la mente e le forze. È questo il modo di amare Dio.»[27]

 

«Perfetti come il Padre»

In una luminosa pagina inedita, tratta dal ’49, spiegando quali sono le conseguenze dell’essere «la volontà di Dio in atto nell’attimo presente», Chiara annota che significa «esser Dio. È vivere Gesù e cioè il vuoto di sé per esser Dio.»

E in un altro punto precisa che «chiunque è Gesù, è la volontà di Dio vivente in quell’attimo, è perfetto come il Padre.»

È chiaro che questa è anche la via che tutto il Movimento è chiamato a percorrere. Infatti scrive Chiara ancora: «Anche l’Opera di Maria, nella sua storia, dopo aver conosciuto […] Dio che è Amore, è stata chiamata a rispondere con un sì alla sua volontà.»[28]

Ma come può farlo ora? Come essere questa realtà viva ora che non possiamo più attingere dalla viva voce della fondatrice quella ispirazione sempre nuova che ha accompagnato ogni nostro passo?

Tante volte nei nostri indimenticabili, numerosi incontri con lei, le abbiamo confidato questo interrogativo e ci ha sempre esortati a non preoccuparci, perché ci sarebbe bastato attingere agli scritti, alle registrazioni audio, ai video che ci avrebbe lasciato e in particolare agli Statuti, Statuti che riguardano l’intera Opera di Maria con tutte le sue vocazioni, religiose e laiche.

È negli Statuti che Chiara ha espresso il disegno di Dio sul Movimento così come lo Spirito Santo glielo ha suggerito e la Chiesa lo ha confermato, approvato. Lì è descritto il nostro cammino, la precisa volontà di Dio su di noi, ed è lì, quindi, che dobbiamo continuamente attingere per realizzarlo nell’oggi.

Gli Statuti – ci ha detto Chiara – sono «il “Verbo” del Movimento, la parola del Movimento, quello che il Movimento esprime.»[29] Sono «una cosa sacra.»[30] Perciò siamo chiamati a viverli così come sono, «…senza toccare il bambino», come diceva Chiara, per salvaguardare per l’eternità l’identità di questa creatura nata dalla sua ispirazione.

 

Tasselli di un magnifico mosaico

Negli Statuti c’è quanto Dio vuole da noi, l’unità prima di tutto, comepremessa di ogni altra sua volontà, «come norma di ogni norma, come regola da attuare prima di ogni altra regola.»[31]

«Noi non abbiamo significato nella vita se non in questa parola – scrive Chiara –, dove tutto prende senso: ogni nostro atto, ogni preghiera, ogni respiro. E, se saremo concentrati su questa parola, se la vivremo meglio che possiamo, tutto sarà certamente salvo per noi: salvi noi e salva quella porzione di Opera che ci è stata affidata.»[32]

Siamo infatti come tasselli di «un magnifico mosaico»: un’altra meravigliosa immagine con cui Chiara ha rappresentato l’Opera. «Ognuno di noi è come una piastrella viva, che comprende, capisce il proprio posto, conosce quello degli altri, ed è cosciente anche del significato di se stessa nell’insieme. Anzi, vede con evidenza che essa ha valore soltanto nell’insieme. Nello stesso tempo però le è chiaro che, se mancasse, il mosaico risulterebbe incompleto.»[33]

Compiendo il meglio possibile ciò che Dio ci affida, siamo tasselli vivi nella nostra Opera, tutti collegati fra noi e ognuno partecipe del tutto.

E queste parole ci fanno capire tutta la bellezza dell’Opera di Maria nella sua diversità di vocazioni ed espressioni: i focolari, i nuclei, le unità gen, le comunità, i Movimenti a largo raggio, e anche in tutti gli aspetti della vita; nei dialoghi che le permettono di penetrare le fibre più intime della società.

E così, giorno dopo giorno, si aggiungono sempre nuove pennellate al disegno che Dio ha su ciascuno di noi e su tutto il Movimento. E «la nostra piccola storia – annota Chiara – diventa, ora dopo ora quasi storia sacra.»[34]

 

Tensione alla santità

Nel raccogliere e nel meditare questi spunti sulla volontà di Dio, scegliendo quasi a fatica fra il vastissimo materiale che Chiara ci ha lasciato su questo argomento e che certamente nutrirà per tutto l’anno e non solo per quest’anno la nostra vita, mi sono trovata a chiedermi quale ne dovrebbe essere il frutto per noi nell’oggi dell’Opera. E mi sembrava quasi di vedere due direttrici.

Primo: tensione alla santità, che Dio ci sottolinea in modo speciale facendoci iniziare quest’anno con la proclamazione solenne della santità raggiunta da una giovinetta figlia del carisma dell’unità: Chiara Luce. Per questo mi risuona particolarmente forte l’invito che Chiara fin dal ’46 rivolgeva alle sue prime compagne:

«Sì, Sì, Sì virile, fortissimo, totalitario, attivissimo alla volontà di Dio! […] Diciamo con tutto l’ardore del nostro cuore sì! […] Sì. V’assicuro che, se lo diremo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, Gesù rivivrà in noi e noi tutte saremo altre Lui».

«Lui che ripassa sulla terra “facendo il bene”. E non è questo il nostro Sogno?»[35]

In fondo è quanto è stato suggellato anche ultimamente dal Papa Benedetto XVI nell’udienza che ho avuto con lui il 23 aprile 2010, quando, dopo aver definito il «carisma dei focolarini» come quello «che costruisce ponti, che fa unità», ci ha sollecitati a «continuare così, nella vita del nostro carisma, in un rapporto di amore profondo e personale con Dio, da cui deriva ogni altro amore in una sempre viva tensione alla santità.»[36]

 

Realizzazione del testamento di Gesù

Secondo: realizzazione del disegno di Dio sull’Opera, quindi unità, testamento di Gesù realizzato.

Diceva Chiara: «Se tutte faremo la volontà di Dio, saremo prestissimo quella perfetta unità che Gesù vuole in terra come nel cielo!»[37] Perché su tutte Dio ha posto una magnifica stella, la sua particolare volontà su ciascuna di noi, seguendo la quale arriveremo unite in Paradiso e vedremo dietro la nostra luce camminare molte stelle!» «Quando […] la volontà di Dio sarà fatta in terra come in Cielo, il Testamento di Gesù avrà il suo compimento.»[38]

Quindi: santità, unità.

Ma queste due direttrici si fondono in una. La tensione alla santità per noi non può attuarsi che nel carisma, quindi nell’unità. È l’unità vissuta – per riprendere l’immagine di Chiara – il treno che ci porta fino alla mèta: la santità, santità personale e collettiva, la santità dell’Opera. E solo così l’Opera sarà, per la Chiesa e per l’umanità, quella “Parola” che da sempre Dio ha pensato per lei: unità.

            Se Dio, nell’anno che abbiamo voluto dedicare alla riscoperta del suo amore, ci ha infinite volte sorpresi e colmati di gioia con la sua magnificenza, perché non sperare che quest’anno, in cui con la sua grazia vogliamo rispondere al suo amore facendo la sua volontà, possiamo essere noi causa di gioia per lui?

            E da questa profonda reciprocità fra cielo e terra nasceranno certamente frutti che ora non possiamo immaginare, e che arricchiranno la nostra comunione l’anno venturo.

 

 

 

 



[1]              C. Lubich, «Il perché della mia vita», in: Lettere dei primi tempi, Roma 2010, p. 44.

[2]              Id., Una via nuova, Roma 2002, p. 35.

[3]              Statuti Generali dell’Opera di Maria, Parte I, Cap. III, art. 8, 2, p. 16.

[4]              Cf C. Lubich, Il sì dell’uomo a Dio, in: Scritti Spirituali/4. Dio è vicino, Roma 1981, pp. 231, 238.

[5]              D. Bonhoeffer, Scritti Scelti (1918-1933), Brescia 2008, II, pp. 257s.

[6]              C. Lubich, Santi insieme, Roma 1994, p. 98.

[7]              Id., Santità di popolo, Roma 2001, p. 98.

[8]              Cf ibid.

[9]              Id., Santi insieme, cit., p. 98.

[10]             Benedetto xvi, Al Pontificio Seminario Romano Maggiore, 20 febbraio 2009, in «La Traccia» 2, 2009. pp.     207-209.

[11]             Ibid.

[12]             Cf C. Lubich, Il sì dell’uomo a Dio, in: Scritti Spirituali/4. Dio è vicino, cit., p. 239.

[13]             Cf Ibid., p. 240.

[14]             Id., La volontà di Dio, in: Scritti Spirituali/3, Roma 1979, p. 31. Cf anche C. Lubich, Cercando le cose di lassù, Roma 1992, p. 25.

[15]             Id., Il sì dell’uomo a Dio, in: Scritti Spirituali/4, cit., p. 241.

[16]             Id., Scritto, 27.10.1947, in: Una via nuova, cit., p. 35.

[17]             C. Lubich - I. Giordani, Erano i tempi di guerra…, Roma 2007, p. 6.

[18]             Cf C. Lubich, Scritto, 27.10.1947, in Una via nuova, cit., p. 35.

[19]             Cf id., La pienezza della Legge, in «Gen’s» 1, 1994, p. 3.

[20]             Benedetto xvi, Incontro con i parroci della diocesi di Roma, Giovedì 18 febbraio 2010, in «La Traccia» 2, 2010, p. 191-192.

[21]             Cf C. Lubich, Santi insieme, cit., pp. 41-42.

[22]             Id., Santità di popolo, cit., p. 98.

[23]             Ibid.

[24]             C. Lubich, Il tempo mi sfugge veloce, in «Unità e Carismi» 1993/2, p. 18. Cf C. Lubich, La volontà di Dio, in: Scritti Spirituali/3, Roma 1979, p. 33.

[25]             Cf D. Bonhoeffer, op. cit.

[26]             C. Lubich, La volontà di Dio, in: Scritti Spirituali/3, cit., p. 34.

[27]             Id., Ogni momento è un dono, Roma 2001, p. 69.

[28]             Cf id., Cercando le cose di lassù, Roma 1992, pp. 147-148.

[29]             Id., Discorso sugli Statuti (stralcio), 25 settembre 1990.

[30]             Cf ibid.

[31]             Cf id., Cercando le cose di lassù, cit., p. 156.

[32]             Cf ibid. pp. 156-157.

[33]             Id., Santità di popolo, cit., p. 68.

[34]             Cf id., Cercando le cose di lassù, cit., p. 147.

[35]             Id., «Sì virile, attivissimo, alla volontà di Dio», in: Lettere dei primi tempi, Roma 2010, p. 124.

[36]             Cf Maria Voce (Emmaus), Lettera alle/ai Delegate/i dell’Opera in zona, Rocca di Papa, 23 aprile 2010, in «Mariapoli» 2010/3-4, pp. 4-5.

[37]             C. Lubich, «Sì virile, attivissimo, alla volontà di Dio», in: Lettere dei primi tempi, cit., p. 124.

[38]             Cf id., Una via nuova, cit., p. 36.