“Sacerdoti oggi”

Una sintesi di impressioni dei partecipanti 
a cura di Hubertus Blaumeiser – Tonino Gandolfo – Enrico Pepe

 

Con la Congregazione per il Clero avevamo concordato di dar vita, in collaborazione fra il Movimento dei Focolari, il Movimento di Schoenstatt, il Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale e altre realtà ecclesiali, a un pomeriggio di testimonianze e di contributi artistici sulla vita dei sacerdoti “oggi” che si incastonasse nell’insieme delle giornate conclusive dell’Anno sacerdotale. Un momento che, guardando in faccia le sfide della vita sacerdotale nella Chiesa e nel mondo attuale, si prefiggeva di evidenziare quelle vie nuove che lo Spirito va aprendo attraverso il magistero del Papa e i carismi del nostro tempo; un incontro che parlasse al cuore e all’intelligenza dei presenti, ma anche al pubblico televisivo e di internet, con il linguaggio della vita e della bellezza.

Per tre ore e mezzo, 4.000 sacerdoti e un migliaio di altri partecipanti hanno vissuto un percorso che a più riprese ha coinvolto tutti i presenti in prima persona, attraverso interviste in platea e momenti di condivisione. Alla fine molti hanno lasciato la loro impressione. Foglietti vergati a matita o a penna, a volte con poche parole, spesso anche più articolati, in parte firmati, in parte senza nome.

Sin dalla prima lettura emerge una forte nota di speranza: «Credo di aver ritrovato il vero senso di essere prete», scrive un sacerdote del Sudafrica. Similmente un partecipante dell’Austria: «Sono ora deciso di prendere la mia vocazione sacerdotale più fedelmente e seriamente». «Di rado nella mia vita di sacerdote mi sono sentito tanto amato. Ora posso dire grazie per tutto quello che verrà», ha confidato un sacerdote che da poco sa di essere malato di Parkinson. Qualcuno ricorre a un’efficace immagine: «Grazie per aver donato coraggio a noi sacerdoti che – come un tempo gli apostoli – viviamo un momento di tempesta sul mare della vita. Abbiamo sperimentato che lo Spirito del Risorto sta soffiando nelle vele della barca di Pietro».

Per molti questo incontro ha significato una rinnovata scelta: «Ero venuto con tante domande. Quello che ci è stato dato mi rimette in piedi». «Passavo un momento di tentazione. Non trovavo la forza per andare avanti. Ho capito che il Signore non ritira le sue scelte e che questa prova è una chiamata dentro la chiamata». «Mi avete aiutato a riprendere con coraggio il mio ministero. Vale la pena dare la vita per il Vangelo». «Il messaggio che ricevo da questo incontro è di non mollare mai, di perseverare fino alla morte scegliendo e riscegliendo solo Gesù, e cercare la comunione con altri sacerdoti e formare famiglia con i laici in parrocchia». «Non dimenticherò mai la frase: “Ho scelto Dio solo e questo mi basta!”».

Sono state particolarmente apprezzate le numerose testimonianze, definite “umili e forti”. «È apparso un sacerdozio non clericale, che parte dal Vangelo e si dona agli altri». «Un’expo del fascino di Gesù sacerdote oggi». «Mi è piaciuto il coraggio di parlare delle difficoltà e indicare cammini per essere in Dio, guardare a Gesù, vivere la comunione, la fraternità, essere profeti, discepoli e missionari», dice un sacerdote. Gli fa da eco un laico: «Ho visto tanta maturità che ti fa donare e condividere delle verità anche dolorose. Ho apprezzato la sincerità: non resta la fragilità dell’uomo ma la grandezza di Dio».

Altro pilastro portante dell’incontro è stato il linguaggio dell’arte, come hanno rilevato parecchie impressioni: «La bellezza, l’armonia, le esperienze, tutto ti portava a Dio». «Parole dal Cielo», si è azzardato ad affermare qualcuno. «Il Vangelo fonte incessante di bellezza e di creatività», così un sacerdote spagnolo. E un altro: «Ho sentito la vitalità, la genialità e l’eterna giovinezza della Chiesa. Dio è amore e la Chiesa è bella!».

Lo sottolineano numerose espressioni dei laici presenti. «Oggi ho visto la Chiesa di domani, quella che accompagnerà e crescerà i miei figli», afferma una giovane fidanzata. Convinzione che torna in altri: «La fede presentata così non diventa solo più vivibile, ma anche più credibile». «Questa è la Chiesa che ci aspettiamo». Assieme a un significativo ringraziamento: «Grazie perché non avete avuto paura di dire che la Chiesa è bella, pura e santa anche quando in essa emerge il peccato».

«La vittoria della grazia nella nostra vita in qualunque circostanza», ha scritto un vescovo della Spagna. E sottolinea la dimensione comunitaria: «Il bisogno assoluto di un’esperienza di comunità fra i sacerdoti e con i fedeli: la Chiesa come famiglia». «È stato un impulso molto forte al dono di sé, all’unità della Chiesa-comunione», dice ancora un sacerdote. E qualcuno passa subito al concreto: «Sento nel mio cuore il bisogno di chiedere perdono al mio parroco per tutte le volte che nel nostro presbiterio non c’è stata la comunione». Testimonianza di comunione è stato anche il contributo del Coro della Facoltà di teologia ortodossa di Cluj-Napoca (Romania), apprezzato come «segnale ecumenico degno di una giornata sacerdotale».

Spicca l’impatto vocazionale: «Sono un giovane di 23 anni in cammino nel capire la mia chiamata. La mondialità, l’unità della Chiesa che ho trovato, ha fatto centro nel mio cuore. L’umanità di sacerdoti di diversa età e di diversa storia, le loro difficoltà, la loro capacità di servizio mi sono arrivate con tutta la loro verità e umiltà nella quale ho potuto trovare Dio». «La mia ordinazione sacerdotale arriva l’anno prossimo. Ero scoraggiato. Torno a casa rinvigorito e deciso di dare a Dio il mio sì. Chi crede non è mai solo».

Ai partecipanti non è sfuggito che questo pomeriggio attingeva a larghe mani ai carismi che Dio offre alla Chiesa del nostro tempo. «Oggi ho capito l’importanza dei Movimenti». «Un riconoscimento pubblico della validità dei carismi per la vita dei presbiteri che apre una tappa nuova», osserva un sacerdote argentino, riferendosi agli interventi dei cardinali Bertone e Hummes. «Colpisce la maturità, l’unità e la profonda comunione tra i Movimenti», scrive un sacerdote dell’Asia. Lo stile era quello della discrezione, del servizio gratuito, della comunione ecclesiale. Come del resto si era augurato, alla vigilia della conclusione dell’Anno sacerdotale, l’allora Segretario della Congregazione per il Clero, Mons. Mauro Piacenza, parlando di una “testimonianza corale”. Proprio così i Movimenti ecclesiali comparivano – come hanno rilevato vari partecipanti – «nel cuore della Chiesa come chiave per un rinnovamento».

Da tutto il mondo, migliaia di persone hanno seguito il programma via TV e internet e hanno fatto arrivare la loro eco. Come questa famiglia dell’India: «A ogni sacerdote in qualsiasi angolo della terra possiamo dire soltanto: “GRAZIE!”. Non siete mai soli. Noi siamo con voi». E un giovane del Centro-Italia: «Finora la Chiesa era per me mettere tutto sulle spalle dei sacerdoti; ora sento che la Chiesa sono io, che il dolore e le gioie della Chiesa sono mie».