Discepoli e missionari

Card. Francisco Javier ERRÁZURIZ

 

L’arcivescovo di Santiago del Cile presenta il tema della V Conferenza
dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida (Brasile), che egli ha guidato nel 2007.
Cercando di discernere nella realtà vissuta il disegno di Dio per quel Continente,
i vescovi hanno tracciato profeticamente il cammino della Chiesa verso il futuro.

 

Aparecida è stato un tempo di grazie ed è un immenso dono di Dio per la Chiesa in America Latina e nei Caraibi. Abbiamo voluto far nostro questo dono con l’apertura di chi accoglie i piani di Dio, che si manifestano nelle voci dei tempi, ed è invitato a concorrere alla loro realizzazione con tutte le proprie forze e tutto il cuore, seguendo i passi della Madonna che si è associata a Gesù nell’opera della redenzione.

Chi vive la dimensione profetica del suo sacerdozio è cosciente del compito di trasformare la realtà materiale e il mondo spirituale, perché siano sempre più compenetrati di Cristo e del suo Vangelo. Perciò sentirà l’impatto esteriore e interiore del tempo, considererà il campo seminato in cui crescono le spighe e la zizzania, come casa sua, come l’atmosfera che respira, come un testo scritto da tante mani, in cui si tratta di scoprire la calligrafia di Dio, e come un compito impegnativo, quello di collaborare nella costruzione del Regno. Chi vuol vivere come profeta, sa che il Vangelo deve essere fermento dell’umanità e non un semplice condimento.

Aparecida ci invita a essere profeti, percorrendo questa strada. In continuità con le Conferenze Generali precedenti, ha utilizzato il metodo “vedere – giudicare – agire” come modo di porsi davanti alla realtà nella sua interezza e di comprenderla, come espressione di responsabilità per il mondo e come decisione fiduciosa di far propri i piani del Signore della storia e di collaborare con Lui (cf DA 19).

Questo modo di procedere si era deteriorato col passare del tempo. Per “vedere” gli avvenimenti della storia, in tante parti si usavano soltanto mediazioni sociologiche, economiche e politiche. D’altra parte, dove si erano indebolite la conoscenza della Parola di Dio e la luce della fede, il giudizio sulla realtà è risultato superficiale e parziale; di conseguenza, l’azione è stata unilaterale e attivista. Siccome il procedimento si era ridotto ad alcune delle sue dimensioni naturali, aveva perso la sua visione profetica e la sua forza profetica, che possono venire solo da Dio.

Aparecida ha ripreso l’intuizione originaria. Chi “guarda” non può prescindere da Dio. Il suo sguardo nasce dalla fede. Per questo – come diceva Papa Benedetto XVI ad Aparecida – nei fatti riscontra la realtà fondante, Dio stesso, e allo stesso tempo ciò che producono le mani umane, sia che collaborino con Lui o che lottino per distruggere il suo Regno. La fede è questo occhio dello spirito che percepisce la mano ed il volto di Dio ed anche quelli degli uomini, senza negare l’azione del “principe delle tenebre”.

Aparecida non si accontenta col “giudicare” quello che ha visto. Esige da noi un profondo discernimento, in modo che, nella vita quotidiana, dopo aver visto la realtà alla luce della Provvidenza, valorizziamo i suoi germogli di vita e scopriamo il Signore che lavora e ci invita a piantare e a costruire con Lui. Ma esige anche che giudichiamo secondo Gesù Cristo, Logos eterno e Creatore, e Via, Verità e Vita, per vincere i segni della morte e i collaboratori del “Capo della distruzione”, la menzogna e l’odio.

La carità nella verità ci spinge ad “agire”, a contemplare e a intervenire nella storia. Contempliamo con meraviglia la sapienza e la bellezza dell’Autore della Vita e dei Suoi piani d’amore, come anche la dignità dell’essere umano e delle sue opere. E sentiamo la chiamata di Cristo che ci invita a intervenire con Lui nella storia, apprezzando i doni e carismi che lo Spirito ci elargisce, e lavorando perché tutti abbiano vita in Cristo: i popoli, le famiglie e le persone, specialmente quelle che sono afflitte o oppresse o mancano dei beni spirituali e materiali per vivere con dignità. In loro è Cristo che ci chiama al Suo servizio. Così le nostre opere avranno la fecondità di Dio e saranno un’alba del domani.

Deciso a rispondere alla voce dei tempi, Padre Josef Kentenich, fondatore del Movimento Apostolico di Schoenstatt, ci proponeva di vivere e lavorare “con la mano sul polso del tempo e l’orecchio nel cuore di Dio”.

Raccomandiamo questo compito alla Vergine Maria, che conservava e meditava nel suo cuore quanto succedeva attorno a Gesù, imparando così a collaborare con Lui alla nascita del Popolo della Nuova Alleanza e di una nuova umanità.