«Perché la notte era così lunga?»

di Helmut KAPPES

 

Un sacerdote tedesco narra come,
sorretto dall’aiuto della sua comunità,
ha potuto liberarsi, dopo decenni di sofferenza,
dalla dipendenza dall’alcool.

 

Cominciai a bere nei primi anni di sacerdozio. Avevo la sensazione che l’alcool, a piccole dosi, mi aiutasse ad affrontare meglio circostanze difficili. In seguito queste situazioni di stress aumentarono: non riuscivo a reggere il peso del troppo lavoro. Tutti si aspettavano molto da me, e io, con un senso del dovere talvolta esagerato, finivo in preda a delusioni e solitudine.

Sempre più il mio problema divenne manifesto anche in parrocchia. Nel gennaio 1996 la mia domestica chiese aiuto a chi in diocesi si occupava di gente come me: persone con problemi di dipendenza. Nel colloquio con questo incaricato, negai con forza di avere difficoltà con l’alcol e dissi che volevo arrangiarmi da solo.

Mi venne concesso, ma sotto controllo. Dopo due settimane dovetti riconoscere di aver nuovamente bevuto. Non c’era altra via che una terapia. Ne informai innanzi tutto il Consiglio pastorale. Mi dissero: «Conta su di noi, siamo con te in questo cammino. Ti sosterremo anche davanti alla Comunità».

Lo dissi ai fedeli durante la Messa. «Soffro di alcoolismo», confessai. «Ho deciso di intraprendere una terapia. Vi chiedo di accompagnarmi con la vostra preghiera». La gente si mostrò sorpresa, ma reagì con stima.

Nelle settimane successive imparai ad accettare la mia situazione e a saperla gestire. Diversi colloqui mi fecero capire quanto fosse importante ascoltare quello che c’è nel profondo della mia anima. Soprattutto imparai ad aver fiducia, fiducia di quel Dio che mi dice: «Io pongo la mia legge nel tuo cuore. Ama il prossimo tuo come te stesso».

Dopo otto settimane la terapia era conclusa. Da allora riesco a vivere senza alcol. È stato il dono di una nuova vita. Lavoro a tempo pieno nella pastorale e mi sento sostenuto dalla Comunità. Insieme siamo molto cresciuti.

Oggi mi domando: «Perché non ho avuto il coraggio di fare questo passo già molto tempo prima?». O come dice il gesuita Aimé Duval: «Perché la notte era così lunga?».