Perché tutti siano uno

Notizie dal mondo dei seminari n. 52

 

Studio e sapienza

Un gruppo di seminaristi dei collegi romani è andato in una parrocchia nel nord dell’Italia per un’esperienza pastorale. Sin dall’inizio sono rimasti colpiti dall’accoglienza e dall’amore concreto da parte del parroco e dei parrocchiani. L’impatto con questa comunità viva ha fatto prendere coscienza della mancanza di vita comunitaria tra loro. Uno di essi ha detto: “Mi sono reso conto che non sono abituato a vivere nella comunione. Nel nostro seminario siamo tanto tempo da soli nella stanza per studiare e trascuriamo la vita tra di noi”. Alla fine di quei giorni tutti quanti esclamavano: “Questo noi vogliamo, così deve essere la nostra vita. Amare, amare, amare.”
Questa esperienza ci ha fatto pensare al legame stretto che ci deve essere fra lo studio e la vita del Vangelo.
Uno dei professori che insegna Antico testamento all’Università salesiana, prima degli esami ha detto: “Nessuno dei fedeli delle parrocchie nelle quali sarete mandati vi chiederà con quale voto avete superato l’esame. Invece si aspetteranno da voi che mettiate in pratica quello che avete imparato . Perciò non studiate per i voti, ma per la vita” .
Nella vita di ogni giorno abbiamo bisogno della sapienza. E questa non si acquista solo studiando. Infatti, Gesù ha detto: “Ti benedico o Padre, signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.” (Mt 11,25) La sapienza è soprattutto dono di Dio, appartiene a Dio (cf.  Dn 2,20; Sir 1,7) e Dio la dona a quanti lo amano (cf. Sir 1,7). Giovanni Paolo II diceva che la sapienza è la radice “di una conoscenza permeata di carità, grazie alla quale l’anima acquista, per così dire, dimestichezza con le cose divine e ne prova gusto.”(Giovanni Paolo II, La Sapienza primo dono dello Spirito, in «L’osservatore romano», 10-11.4. 1989, p. 5.)
Il periodo degli esami è sempre una sfida, perché con lo studio delle dispense e dei libri universitari non venga a mancare la vita del Vangelo: la comunione con Dio e con i fratelli.

 

Una vita in rapporto

 Essere dono per i nostri formatori

Italia.  Una domenica sera il nostro vicerettore è tornato in seminario molto deluso da una parrocchia dove è andato per aiutare nel lavoro pastorale. Durante la cena ha detto che ha sperimentato un atteggiamento freddo e negativo da parte di alcune persone. Cercavo di prendere il suo dolore come mio, anche con alcune battute, per tirarlo su.

Poco dopo la cena è venuto da me con grande sorriso dicendomi: “Voglio ringraziarti di cuore per quel sostegno che ho sentito da te nelle difficoltà che ho vissuto. Sei veramente un dono per il nostro seminario.” (C.C.)

«Quello che avete fatto ad uno di questi miei fratelli, l’avete fatto a me…»

Polonia. All’inizio dell’anno scolastico sono arrivato in seminario fra i primi. Mi hanno mostrato la mia stanza. Erano lì tre letti, di cui uno mi sembrava già un po’vecchio.
Visitando la stanza vicina, ancora vuota, ho visto che là si trovano tre letti nuovi, più belli dei nostri. Volevo cambiare uno di quei letti, ma dal profondo della mia anima mi sono risuonate le parole dell’arte d’amare: “Amare tutti.” e “Amare l’altro come se stesso.” E quindi era chiaro che dovevo desiderare per gli altri quello che avrei desiderato per me, in questo caso, di lasciare per loro i letti nuovi.

Due giorni dopo ho visitato i seminaristi nell’altra stanza. Uno di loro mi ha detto: “Meno male che sono in questa stanza, perché qui c’è il letto più lungo di tutte le altre stanze” (lui è alto 196 cm). “Questo letto è proprio adatto a me.” Era il letto che prima volevo cambiare. Così ho sperimentato che, facendo questo piccolo gesto d’amore, ho collaborato con la provvidenza divina che pensa al bene di tutti. (P.P.)

Dare la precedenza giusta

Italia. Il semestre scorso, stavo preparando un esame abbastanza difficile. Il giorno prima pensavo di rivedere tutto per bene per memorizzare. A una certa ora del pomeriggio è venuta la nostra vicina di casa, una signora anziana che abita da sola. Ha cominciato a parlare e la cosa andava per le lunghe. Pensavo di interromperla, ma mi è venuto da pensare che anche in lei c’era Gesù e mi chiedeva un po’ del mio tempo per ascoltare i suoi problemi. Alla fine siamo rimasti a parlare per quasi due ore. Non ho potuto rivedere il mio studio come avevo previsto, ma il giorno dopo avevo nell’anima una grande pace e l’esame è andato molto bene. (A.N.)

L’angelo custode

Italia. Nell’università dove studio, abbiamo un gruppo della Parola di vita. Cerchiamo di incontrarci regolarmente per scambiarci le nostre esperienze, per condividere gioie, dolori e sfide, ma soprattutto per aiutarci a mettere in pratica la Parola di Dio. Un giorno sono andato nella biblioteca della facoltà per comprare un libro che mi serviva per l’esame, ma in quel momento non l’avevano. La settimana seguente non potevo frequentare le ultime lezioni, perché mi sono ammalato. Gli esami erano imminenti e avevo urgente bisogno di quel libro. Ho chiesto un amico del gruppo della Parola di vita, se poteva comprarmelo. Lo ha fatto e, attraverso un altro amico che tornava dall’università, me l’ha mandato. Ero molto toccato da questo suo gesto di generosità. Quando sono tornato all’università, ho incontrato per caso questo amico prima dell’inizio delle lezioni. Ci siamo salutati e l’ho ringraziato. Naturalmente volevo dargli la somma che aveva speso per il mio libro. Ho cominciato cercare nella borsa il mio portafoglio. Stranamente non riuscivo a trovarlo. Mi veniva l’angoscia di averlo perso. Dopo due tre minuti di ricerca nella borsa e nelle tasche, si è avvicinato uno studente che io non conoscevo e mi ha domandato: «Stai cercando qualcosa?». Ho detto: «Si». Ed egli: «Non è forse un portafoglio di colore nero?» Ho detto di sì e mi è passata un’idea chiara di averlo perso nel bagno. Ho detto questa mia idea. Non avevo nemmeno finito che egli confermava: «Sì, l’abbiamo trovato proprio nel bagno e l’abbiamo portato nella segreteria generale, perché dentro non c’era nessun documento». Era chiaro che si trattava del mio portafoglio. Questo studente congolese che prima non conoscevo e che studia in un’altra facoltà mi è parso come un angelo custode. Dopo che lui è andato via, il mio amico mi ha detto: «Questo è veramente un miracolo dell’angelo custode». Sembrava proprio vero: il corridoio era pieno di gente che discuteva o passava ed era difficile accorgersi che qualcuno stesse cercando un portafoglio. Eppure in tanto trambusto un fratello che neanche conoscevo ha visto che cercavo qualcosa. Non sarà stato Gesù presente in mezzo a noi che ha attirato l’attenzione di questo “mio angelo congolese”?(J.M.)

 

«Lo studio frutto dell’amore…»

«Lo studio non vale niente per noi se non è frutto del nostro amore (…). Ebbene, perché noi vogliamo studiare? Perché noi non vogliamo mai smettere di studiare? Perché amiamo Dio e, quando si ama qualcuno e se n’è innamorati, si vuol sapere di questo qualcuno tutto quello che su può sapere. Noi vogliamo sapere tutto quanto possiamo sapere su Dio per poterci innamorare sempre più di Dio. Allora i libri non saranno un ingombro nella nostra anima, ma saranno come paglia sul fuoco: lo saranno sempre più grande.»

Chiara Lubich

Chiara Lubich, Alle focolarine esterne, cit., in: Come un arcobaleno, sapienza e studio, ad uso interno del Movimento dei focolari, Roma 2000, p. 533

 

Pensiero di san Giovanni Maria Vianney

 

«La croce è il libro più sapiente che si possa leggere. Coloro che non conoscono questo libro sono ignoranti, anche se conoscono tutti gli altri libri.

I veri sapienti sono soltanto coloro che lo amano, lo consultano, l’approfondiscono …

Quanto più si è alla sua scuola, tanto più si vuole rimanervi. Il tempo vi passa senza noia.

Si sa tutto quello che si vuole sapere, e non si è mai sazi di ciò che vi si gusta.»

 

Primavera nell’anima. 100 pagine del Curato d’Ars, Città Nuova, Roma 2006, p. 9.

 

Settanta volte sette

Nella scuola dove faccio l’anno pastorale, un giorno nella settimana è dedicato alla pulizia dell’edificio scolastico. Uno di quei giorni anch’io aiutavo. Avevamo appena lavato un corridoio e una scalinata, quando dalla segreteria è venuta una persona dicendomi che c’era per me una telefonata. Volendo arrivare velocemente, ho dimenticato che la scala era ancora bagnata. Sull’ultimo gradino sono scivolato e mi sono trovato sdraiato per terra. Siccome sono alto e abbastanza pesante, la mia caduta è stata accompagnata da una sonora risata degli studenti. Soprattutto tre di loro continuavano a ridere anche dopo che mi ero alzato. Sentivo un dolore alla mano destra ma, nonostante ciò, ho dovuto finire i lavori da solo, perché tutti erano andati via. Ero un po’ arrabbiato specialmente con coloro che si erano divertiti per la mia caduta.
Due giorni dopo sono venuti da me due studenti per chiedermi di andare con loro a comprare le nuove tazze da caffè, perché non ne avevano abbastanza per la colazione. Guardandoli in faccia, mi sono ricordato che erano proprio quelli che avevano riso tanto per la mia scivolata. “Adesso è il momento della vendetta”, pensavo dentro di me e gli ho risposto che non volevo andare con loro e li ho lasciati andare via tristi. Ero contento, perché così avevano ricevuto una lezione: che non è bene ridere della sfortuna degli altri. Entrando nella stanza ho guardato le e-mail che mi erano arrivate. Ho stampato una pagina che mi era stata inoltrata: era la Parola di vita inviatami dal focolare. Ho cominciato a leggerla. Mi sono fermato sul punto dove sta scritto che l’amore scambievole è la chiave con la quale si può portare la presenza di Dio nel mondo. La frase continuava con la citazione della prima lettera di san Giovanni apostolo: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi..”(1Gv 4,12).
Queste parole hanno provocato subito in me un cambiamento nell’atteggiamento verso quei studenti. Li ho chiamati e mi sono offerto di andare con loro a comprare le tazze. Mi hanno chiesto perché avevo cambiato decisione. Ho risposto che era frutto della Parola di vita.  Mi hanno domandato che cosa fosse la Parola di vita e gli ho spiegato brevemente di Chiara Lubich e il Movimento dei Focolari. Hanno voluto sapere maggiori informazioni e gli ho inviato l’indicazione del sito del Movimento e anche loro hanno cominciato a “vivere” la Parola di vita.