«Gesù in mezzo ai suoi» come principio dell’azione pastorale

Chiesa in cammino

 

Cosa può fare concretamente un pastore, vescovo o parroco, per promuovere una pastorale che non rincorra senza successo la richiesta di semplici servizi religiosi, ma che sia una vera evangelizzazione, che trasformi la vita quotidiana dei cristiani in un’esperienza di autentica comunione come nei primi tempi del cristianesimo? Era questa la domanda che si poneva il vescovo Klaus Hemmerle.

«Gesù in mezzo ai suoi» si può definire come la passione di Klaus Hemmerle. Voleva essere sicuro che Gesù in mezzo alla comunità fosse l’anima e la guida della diocesi.

Un programma pastorale

Nella sua lettera pastorale del 1989 invitò tutti a vivere insieme con il vescovo e tra loro la realtà di questa presenza di Gesù. Coniò una nuova parola: Weg-Gemeinschaft, cioè “comunione in cammino”, sull’esempio del racconto di Emmaus. Pose alle parrocchie le seguenti domande:

– Come possiamo diventare una parrocchia missionaria, cioè una parrocchia che, condividendo la fede, dà testimonianza a quanti non vengono più raggiunti dall’omelia domenicale?

– Come fare affinché ogni parrocchia diventi una “comunione in cammino”, una parrocchia nella quale i molteplici servizi si completano a vicenda e il parroco non si deve limitare a rispondere alle aspettative tradizionali dei parrocchiani più anziani?

– Come realizzare una “comunione in cammino” tra più parrocchie condividendo carismi e compiti, la vita quotidiana e il servizio, compreso quello sacerdotale?

Queste domande provocarono in tutta la diocesi una viva discussione a tutti i livelli. La proposta di vivere con Gesù in mezzo ai suoi sembrò a tante persone, anche a parroci, una pretesa eccessiva. Nonostante ciò il vescovo Klaus non si fece frenare e cercò il dialogo continuo con tutti, sacerdoti e fedeli, con il consiglio presbiterale e gli altri consigli della diocesi, lasciando molto spazio e tempo alla riflessione senza esercitare pressione su nessuno. Non cessò di coinvolgere tutti spiegando cosa intendeva per “comunione in cammino”.

Gesù in mezzo ai suoi:
forza incarnatrice e creativa

Già alcuni anni prima, nel lontano 1978, Klaus Hemmerle aveva descritto la vita con Gesù in mezzo ai suoi come principio dell’azione pastorale. Ascoltiamo alcune citazioni prese dal suo libro “Il cielo tra noi”, dove sviluppa per la prima volta la sua visione pastorale.

 «Gesù in mezzo è il fine d’ogni azione pastorale. (…) Se gli uomini imparano a vivere con Gesù in mezzo si realizza la santificazione del singolo, cioè la penetrazione di Gesù nel singolo e nello stesso tempo lo spirito di Gesù diventa il principio formativo del mondo attorno e l’amore di Cristo contribuisce a una nuova convivenza umana(…). Gesù si fa presente tra quanti formano un gruppo, una famiglia, una cellula viva e anche tra gruppi, famiglie e cellule; Lui diviene il centro della comunità».

«Là dove Gesù abita in mezzo ai credenti, si sperimenta che Lui è il Maestro, il Pastore tra loro. Vale solo la Sua presenza. Da Lui provengono approfondimento e rinnovamento. Ogni sua parola sarà apprezzata. La presenza di Gesù comporta il rinnovamento di vecchie strutture e metodi, anzi stimola lo sviluppo di nuove strutture e metodi perché ha in sé una forza incarnatrice e creativa che dal di dentro apre nuove vie».

Cellule di persone radunate
nel nome di Gesù

«È un dono straordinario essere in contatto con qualcuno che non vuole altro che vivere con me nella realtà di Gesù in mezzo a noi. Il primo passo lo devo fare io: vivere in maniera tale che l’altro trovi in me l’amore di Cristo. Devo avvicinare gli altri in modo che avvertano che il mio comportamento non viene guidato da simpatia oppure antipatia ma che accolgo tutti come il Signore stesso. Gli altri sperimenteranno che seguo la voce di Gesù invece delle mie idee e dell’opinione degli altri. Vedranno che la mia vita si fonda sulla Parola di Gesù e che lo cerco lì dove Lui ha amato di più, cioè nelle difficoltà, nelle tenebre che sono per me “il sacramento” del suo abbandono sulla croce, della sua morte.

Prima o poi, forse dopo lungo tempo, incontrerò una persona che aderisce a questa vita. Decidiamo insieme di vivere con Lui in mezzo a noi. Non faremo più nessun passo senza la Sua presenza tra noi. (…)

In genere non dobbiamo attendere molto tempo finché altri, inaspettatamente, si aggiungono, e sono persone che non abbiamo scelto noi. Si allarga il cerchio e si formano nuove cellule di persone radunate nel nome di Gesù».

«Ognuno ha cura ogni giorno di rinnovare le condizioni per avere sempre Gesù in mezzo. Questo richiede l’aiuto degli altri: avere il coraggio di raccontarsi le esperienze della vita con Gesù in mezzo, radunarsi nel suo nome, domandarsi se il nostro atteggiamento è tale che Lui possa essere tra noi».

 «Se un pugno di persone decide di vivere con Gesù in mezzo nella parrocchia e per la parrocchia, potrebbe sembrare a prima vista un’impresa innocua. La liturgia e le prediche non saranno immediatamente migliori e le persone che hanno abbandonato la Chiesa non ritorneranno subito. L’effetto avviene su un altro livello: le persone si aprono verso Dio e per amore di Dio si volgono reciprocamente l’uno all’altro. Si avvicinano anche al parroco, non per simpatia umana, ma perché in lui vedono presente la Chiesa e il Signore. Non compiono semplicemente azioni, ma sostengono la parrocchia. Sono pronti a impegnarsi ma il loro primo interesse consiste nel creare con tutte le loro forze le condizioni della presenza di Gesù».

«La promessa di Gesù di essere presente nella sua Parola, nel suo sacramento, nel mi-nistero della Chiesa trova il suo corrispondente: Gesù in mezzo. Gesù apre una nuova dimensione per la parrocchia: la dimensione del ‘tra’, cioè s’imprime nell’atmosfera tra le persone. Si vive insieme a Lui, si fanno insieme esperienze con Lui».

 «Crescerà nei prossimi anni il numero di parrocchie senza sacerdote. Là dove le persone vivono in modo di avere Gesù tra di loro, avranno nella parrocchia una sorgente viva che nutrirà la vita e rafforzerà la parrocchia nelle situazioni sempre più difficili.

Più forte ancora è la prova là dove sotto la pressione delle circostanze si affievoliscono o addirittura crollano le strutture portanti della Chiesa, dove non sarà più tanto facile trovare Gesù nell’Eucaristia, nella predicazione e nella gerarchia. In queste situazioni la Chiesa continuerà a vivere solo là dove Gesù vive in mezzo ai credenti.

Dove lui sarà presente, vincerà la speranza e, nonostante le tribolazioni, Dio renderà possibile un nuovo inizio. Le testimonianze più forti della nostra epoca sono testimonianze di una Chiesa che si regge sulla realtà di Gesù in mezzo».

Solo il Signore tra noi
può reggere e rinnovare la Chiesa

In una lettera aperta ai lettori del giornale diocesano nel 1991, Klaus Hemmerle in vista delle difficoltà che il progetto “comunione in cammino” aveva provocato dappertutto, descriveva con parole inequivocabili la speranza che lo guidava:

«La mia speranza si fonda non su una organizzazione o su una struttura. Quello che mi dà fiducia è che solo il Signore può reggere e rinnovare la Chiesa, soprattutto lì dove, vedendo le cose umanamente, le forze sono scarse e le prospettive limitate. Il Signore non è solo il Signore nell’aldilà e nel singolo. Egli è il Signore tra noi. Allora: facciamolo entrare in questo spazio, senza mai dividerci, ma rimanendo costantemente nella “comunione in cammino” e avanzando sempre insieme».

Wilfried Hagemann