Le diversità di Chiesa d’appartenenza possono maturare e arricchire l’amore nella famiglia

Vita ecumenica in famiglia

di Maria Andrea e Eduardo Farías

 

«I matrimoni tra cattolici ed altri battezzati presentano, pur nella loro particolare fisionomia, numerosi elementi che è bene valorizzare e sviluppare, sia per il loro intrinseco valore, sia per l’apporto che possono dare al movimento ecumenico. Ciò è particolarmente vero quando ambedue i coniugi sono fedeli ai loro impegni religiosi. Il comune battesimo e il dinamismo della grazia forniscono agli sposi, in questi matrimoni, la base e la motivazione per esprimere la loro unità nella sfera dei valori morali e spirituali» (Familiaris consortio, 78). Ne è testimonianza questa esperienza di una coppia dell’Argen- tina.

 

Innamorati ma appartenenti a Chiese diverse

 

Quando ci siamo conosciuti, ci siamo subito innamorati l’uno dell’altra. Allo stesso tempo ci siamo detti che, per ognuno di noi, Dio avrebbe occupato il primo posto nella propria vita. Eravamo di due Chiese diverse, e questo ha portato ognuno ad accompagnare e conoscere ciò che l’altro credeva e amava, ciò che a lui sembrava che Dio gli chiedesse.

Perciò, arrivato il momento del nostro matrimonio, volevamo che avvenisse d’accordo con le nostre rispettive Chiese. Abbiamo chiesto a un sacerdote. Dovevamo però trovare anche un pastore. Lo stesso sacerdote ci propose di andare insieme da un pastore evangelico, amico suo, col quale, insieme ad altri pastori e sacerdoti nell’ambito del Movimento dei focolari, avevano da anni un rapporto veramente fraterno e un dialogo schietto ma nella carità, senza ferite, molto arricchente.

Quando siamo arrivati a casa sua, il pastore ci accoglie con grande affetto e cordialità. Ma quando presentiamo la nostra proposta ci ha sorpresi dicendo: «Io vi consiglierei di non sposarvi». Alla nostra domanda del perché di questo suggerimento, continua: «Come farete con le realtà di fede nelle quali non siete d’accordo, sopratutto quando arriverà il momento dell’educazione dei figli? Voi correte il rischio di seminare scandalo e confusione in loro».

Premesse del nostro matrimonio

Allora il nostro amico sacerdote è intervenuto dicendo che era comprensibile questa sua posizione, considerando le cose genericamente. Ma che in questo caso bisognava tener conto che tutti e due, grazie all’incontro con la spiritualità del Movimento dei focolari, desideravamo vivere l’amore reciproco come ce l’ha insegnato Gesù. Pertanto anche davanti alle diversità di convinzioni o di pratiche, avremmo vissuto il rispetto reciproco, la ricerca di comprensione dei motivi dell’altro, la pazienza di non pretendere di “convertire” l’altro alle proprie idee, il ricominciare sempre ogni volta che si fa uno sbaglio o si rompe l’unità per mancanza d’amore, ecc.

«I problemi non mancheranno sicuramente – ha aggiunto ancora –, in questo come negli altri ambiti dei rapporti; ma per il cristiano ogni sofferenza ha un senso ed è una chiamata a un amore più maturo e purificato... Quindi, questa ricerca di reciproco amore evangelico anche di fronte alle diversità, non può non diventare molto importante per la stessa formazione cristiana dei figli?».

«Avete ragione – ha risposto il pastore –; qui c’è un’attegiamento di fondo convinto e sapiente, diverso da ciò che ho visto in altre coppie di Chiese diverse. In questo modo può funzionare... Anzi, può trasformarsi in una vera testimonianza cristiana».

Quindi accettò di partecipare anche lui alla celebrazione. Insieme abbiamo scelto le letture bibliche che più ci sembravano adatte (tra le quali il cap. 13 della prima lettera ai Corinzi). Di comune accordo il matrimonio si sarebbe fatto in una chiesa cattolica. Il sacerdote avrebbe presieduto la celebrazione del rito del sacramento del nostro matrimonio e il pastore avrebbe spiegato la Parola di Dio.

Una cerimonia indimenticabile

Fu una cerimonia molto bella, per il clima di fraternità che si respirava in ogni gesto, in ogni parola che si pronunciava, nell’atteggiamento di tutti coloro che ci accompagnavano. Era qualcosa che si sentiva “nell’aria”, grazie alla presenza non soltanto delle nostre famiglie, ma anche di amici delle due Chiese e tra questi molti del Movimento dei focolari.

Si avvertiva in tutti i presenti una gioia speciale. Molti familiari e amici si avvicinavano alla fine con espressioni stupende. Un’amica senza fede ci ha confidato: «Se questo è il cristianesimo, io voglio farmi cristiana».

Così, in quest’orizzonte e con questo “programma”, cominciò la nostra vita di sposi. Sentivamo che Gesù ci faceva vivere particolarmente questa Parola: «Chi potrà separarci dall’amore di Cristo?» (Rm 8, 35). Sapevamo che, cercando di vivere nella Sua volontà, avremmo potuto essere uniti a Lui e tra noi.

L’inizio di un’avventura che dura fino ad oggi

Como base per construire la nostra famiglia, tanto il pastore come il sacerdote ci hanno consigliato di puntare a ciò che ci univa piuttosto che alle nostre differenze, nel rispetto della disciplina di ognuna delle nostre Chiese.

Col desiderio di crescere insieme abbiamo trovato molta ricchezza nella Chiesa dell’altro, e il vero incontro e l’unità si realizzavano quando ciascuno era fedele al suo impegno personale e alla sua relazione con Dio.

Ci rendevamo conto che Dio voleva che attraverso la nostra famiglia potessimo contribuire anche all’unità tra le nostre Chiese; per questo fino ad oggi, ciascuno collabora nelle azioni della Chiesa dell’altro. È molto bello per noi questo intercambio, così come le preghiere gli uni per gli altri tra le nostre Comunità, anche in momenti difficili. Ciò che ci aiuta ad andare avanti è sempre il cercare di accompagnare l’altro con l’amore di Gesù, e così sperimentiamo in ogni situazione la Sua grazia e la Sua luce.

Cerchiamo di confrontare con la Parola di Dio ciò che facciamo, come le decisioni in famiglia riguardo ai figli o quelle economiche. Quando sulla stessa Parola biblica abbiamo interpretazioni diverse, raddoppiamo lo sforzo nell’amore agàpico per ascoltare ciò che lo Spirito Santo vuol dirci, mantenendo la fedeltà e l’obbedienza a ciò che ci dicono le nostre autorità spirituali. Ci rendiamo conto che queste circostanze, anche quando portano sofferenza, si trasformano in strumenti nelle mani di Dio per purificarci, per farci crescere nell’amore vero tra noi, in famiglia e con l’altra Chiesa.

Ciò ci permette di fare un’esperienza di rapporti “trinitari”, di vuoto totale dei nostri ragionamenti per lasciarci penetrare dall’amore di Dio.

Sull’educazione dei figli

Riguardo ai nostri figli, all’inizio pensavamo che per poter fare una scelta dovevano conoscere le due liturgie, le due catechesi, la scuola domenicale. Ad un certo momento, con molta saggezza, ci hanno detto gli stessi responsabili delle nostre Comunità che forse questo era troppo. Giacché si stavano formando le loro personalità, l’essenza del cristianesimo, la vita di Gesù, l’avrebbero ricevuto nella nostra casa, nel rispetto e nell’amore che potevano cogliere anche in mezzo alle diversità. Se Gesù sarà presente in mezzo a noi uniti nel Suo nome, Egli sarà luce anche per loro, per conoscerlo e per sapere come seguirlo.

Così loro cominciarono a porsi le loro proprie domande riguardo alle due Chiese. E furono accompagnati con le risposte del pastore e del sacerdote delle nostre Comunità, con molta sapienza e libertà.

Come frutto di questa esperienza di amore reciproco, uno dei nostri figli, Facundo, decise di seguire Gesù nella Chiesa cattolica, e Juan Ignacio nella Chiesa evangelica.

Da quel momento abbiamo suggellato un patto di accompagnare i nostri figli senza condizionare la loro decisione.

Lasciamo adesso la parola a uno di loro per narrarci un’esperienza che per lui è stata importante.

Juan Ignacio racconta

«Nel maggio 2008 ho vissuto una situazione abbastanza forte e difficile. Avevo l’opportunità di partecipare ad un incontro mondiale di giovani a Roma; ero pieno di gioia e tutti i miei sentimenti e pensieri erano presi da questo viaggio.

Il conflitto cominciò quando il mio pastore e guida spirituale mi ha detto che, secondo lui, non era conveniente che lo facessi. In quel momento non ho potuto fare a meno di piangere, pensando a tutto quello che avrei perso, e mi domandavo perché il pastore opinava in questo modo. In me entrarono i dubbi, l’insicurezza, la tristezza, ma mi sono sforzato di mantenermi ancorato alla Parola di Dio.

Man mano che il tempo trascorreva, mi sentivo sempre più pieno di preocuppazioni, di angoscia, di dolore. Fino al punto di cominciare a dubitare dell’amore di Dio per me. Era vero che egli aveva un piano per la mia vita? Sarei uscito da questa situazione così dolorosa? Per un po’ di tempo sono vissuto sotto una grande pressione, ma alla fine mi sono “arreso” al Signore: ho messo tutti i miei conflitti e preoccupazioni nelle sue mani e ho chiesto a lui la pace, quella pace che è al di sopra di ogni ragionamento.

Il giorno seguente il suo amore e la sua pace fluivano nella mia mente e nel mio spirito. Lui mi aveva concesso ciò che gli avevo chiesto. Trovandomi in questa nuova condizione le porte cominciarono ad aprirsi. Ho avuto la forza di obbedire al mio responsabile della Comunità e accettare questa situazione, sapendo che anche se non fossi andato a Roma, l’avrei fatto per seguire il Signore e non i miei pensieri.

Non ho fatto il viaggio, ma questa ricerca di obbedire a Dio nella fede, mi ha donato ciò che più desideravo in quel momento: ero felice di aver cercato di vivere la sua Parola, sentivo la pace dentro di me, Dio mi ha dato la sua serenità e non ho avuto più dubbi né rancore. Ho sperimentato quanto sia vera l’affermazione biblica che tutto coopera al bene per coloro che amano Dio» (cf Rm 8, 28).

Niente può impedire l’amore

In conclusione, la nostra esperienza matrimoniale e di famiglia, ci fa costatare che Dio risponde alle sue promesse, e che lo sforzo di cercare l’unità ci colma di vita e ci rende

sempre più maturi con la possibilita di condividere queste esperienze con altre famiglie in situazioni simili.

Sperimentiamo che la vita di famiglia vissuta in questo modo contribuisce a realizzare quell’unità che Gesù desidera per i cristiani (cf Gv 17, 21). E che tale esperienza è in certo modo profetica, perché sia che siamo battezzati da grandi o da piccoli secondo la prassi delle nostre rispettive Chiese, sia che riceviamo la Santa Cena o l’Eucaristia, sia che non possiamo condividere pienamente qualsiasi altra realtà di fede, niente però ci può impedire di amarci secondo il Vangelo e sperimentare la presenza di Gesù tra noi.

Gen’s 5-6/2008Maria Andrea e Eduardo Farías