Trento, città simbolo per l’unità

Una diocesi

a servizio dell’unità dei cristiani


di Antonio Sebastiani

L’autore è delegato diocesano per l’ecumenismo nella diocesi di Trento. Alle altre esperienze pubblicate in questo numero aggiunge alcuni aspetti peculiari del cammino ecumenico, in sintonia con le caratteristiche proprie della città e della diocesi così emblematiche a cui appartiene.


Anche in questa circostanza il fatto di ritrovarsi tra fratelli di Chiese diverse manifestava il cammino verso l’unità visibile che lo Spirito ha suscitato a partire dal secolo scorso. Le relazioni fraterne fra i rappresentanti delle Chiese hanno creato un nuovo clima di comunione, frutto di quella «rete di amicizia ecumenica» auspicata dal cardinale Kasper in un suo recente significativo testo1.


 

Funerale di Alessio II

Lo scorso 9 dicembre 2008 si sono svolti i solenni funerali di Sua Santità Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Vi ho preso parte come delegato dell’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, che ha voluto testimoniare il legame di amicizia tra la diocesi di Trento e il Patriarcato ortodosso russo.

Ho sperimentato con commozione quale livello di intensità abbiano raggiunto le relazioni tra esponenti di Chiese e Comunità ecclesiali che si sono ritrovati a partecipare al lutto della Chiesa ortodossa russa: dal cardinale Walter Kasper, presidente dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ai cardinali Roger Etchegaray e Jozef Glemp, al vescovo Vincenzo Paglia e altri vescovi in rappresentanza delle rispettive Conferenze episcopali, con una nutrita presenza di delegazioni della Comunione anglicana e delle Chiese evangeliche.


Una diocesi chiamata ad essere «porta» e ponte

 

Gen’s 5-6/2008Dal 2001 sono delegato diocesano per l’ecumenismo nella diocesi di Trento, dove lavoro anche come parroco.

Trento è famosa in tutto il mondo come la sede del Concilio, convocato in varie fasi dal 1545 al 1563, con l’intento di ricomporre la separazione in atto nella cristianità occidentale a seguito della Riforma protestante.

La città e la diocesi di Trento portano i segni di quell’evento al quale Paolo VI ha voluto richiamarsi affidando ai trentini un particolare “mandato ecumenico” quando nel 1964, durante un’udienza con loro, ricordò che «la città di Trento era stata allora scelta per facilitare l’incontro, per fare da ponte, per offrire l’abbraccio della riconciliazione, dell’amicizia e ci invitò a tener vivo il desiderio dell’unità più di ogni altro nella Chiesa di Dio». Anzi a diventare «simbolo di questo desiderio» mediante la preghiera e l’azione ecumenica.

La città di Trento – disse ancora – dovrà pertanto «non costituire un confine, ma aprire una porta; non chiudere un dialogo, ma tenerlo aperto; non rinfacciare errori, ma ricercare virtù, non attendere chi da quattro secoli non è venuto, ma andarlo fraternamente a cercare». Un bel programma che l’arcivescovo Alessandro M. Gottardi e i suoi successori hanno accolto con responsabilità e lungimiranza. L’attuale arcivescovo Luigi Bressan dal 1999 ad oggi ha dato un decisivo impulso all’ecumenismo sia a livello locale che internazionale, attraverso incontri, convegni, visite ad esponenti di altre Chiese cristiane.

Vorrei mettere in luce qui alcune concretizzazioni, così come sono andate via via relizzandosi.

 

Tessere rapporti ecumenici

 

Cominciamo con i rapporti particolarmente intensi con il mondo ortodosso.

Il collegamento con il patriarcato di Costantinopoli è fondato sulla memoria dei martiri anauniesi che arrivarono a Trento dalla Cappadocia e qui diedero la loro suprema testimonianza a Cristo nel 397. Mons. Luigi Bressan si è recato in visita sia al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I che al patriarca di Mosca Alessio II, e ha incontrato pure altri patriarchi e responsabili di Chiese.

Già nel 1984, Riva del Garda è stata sede del III Incontro ecumenico europeo promosso dalla Conferenza delle Chiese europee anglicane, evangeliche e ortodosse (KEK) e dal Consiglio delle Conferenze episcopali cattoliche d’Europa (CCEE). A conclusione era stato recitato nella cattedrale di Trento il simbolo di fede niceno-costantinopolitano, formulato al plurale: “Noi crediamo”, riproposto ogni anno nel sussidio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’allora presidente della KEK, André Appel, affermò: «Noi ameremmo che questo luogo divenisse ora un segno di speranza per l’insieme delle nostre Chiese e per l’Europa».

Recentemente abbiamo poi avuto l’occasione di ospitare il primo Forum cattolico-ortodosso promosso dal CCEE e dai patriarcati ortodossi in Europa, svoltosi dall’11 al 14 dicembre 2008 sul tema “La famiglia: un bene per l’umanità”, che ha elaborato una dichiarazione condivisa sui valori cristiani della famiglia (a cui fa riferimento, in un’altra esperienza di questo stesso numero, il teologo ed ecumenista Brendan Leahy).

Gen’s 5-6/2008Significativa è inoltre l’amicizia tra la nostra diocesi e il Centro ecumenico di Ottmaring, risalente alla sua fondazione nel 1968, quando l’arcivescovo Gottardi presenziò al primo “colpo di badile” della costruzione. Nel 2005 un folto gruppo del Centro stesso ha visitato Trento. L’anno seguente un pullman di trentini, con l’arcivescovo e con il vicesindaco della città, sono stati ospitati nel Centro di Ottmaring, incontrandosi con il vescovo evangelico Dr. Ernst Oeffner e con il vescovo cattolico di Augsburg, Dr. Walter Mixa.

 

Diventare simbolo dell’unità fra i cristiani

 

Un apporto particolare all’ecumenismo nella nostra diocesi viene dal Movimento dei focolari.

Trento, com’è noto, è la città natale di Chiara Lubich. Proprio là dove nel XVI secolo non si potè ricomporre l’unità, è nata una speranza, una sorgente, attraverso l’opera ecumenica di Chiara, quale servizio al più vasto movimento ecumenico.

Dal 1986 nelle immediate vicinanze di Trento è attivo il Centro Mariapoli di Cadine, che il 24 gennaio 2009 sarà intitolato a Chiara Lubich.

Ogni anno, durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, è diventata un appuntamento atteso la proposta ecumenica fatta dal Centro Mariapoli in collaborazione con l’Ufficio ecumenico diocesano.

Chiara stessa ne ha delineato la vocazione ecumenica al momento dell’inaugurazione, con la significativa presenza di vescovi ed esponenti di varie Chiese, affermando: «Trento – anche per mezzo nostro – deve diventare simbolo di quell’unità fra i cristiani che ha da essere ricercata con tutto l’impegno. Era giusto, perciò, che si edificasse qui un centro allo scopo di contribuirvi. Del resto anche i nostri centri di Londra in Inghilterra, di Ottmaring vicino ad Augsburg in Germania, e di Baar in Svizzera, aggiungono al fine della formazione dei membri dell’Opera, quello ecumenico»2.

Nel Centro Mariapoli di Cadine, dal 10 al 16 novembre 1995, fu promosso dal Movimento dei focolari un convegno ecumenico di vescovi appartenenti a diverse Chiese, coordinato dal card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e allora presidente del CCEE. Vi parteciparono 18 vescovi delle Chiese cattolica, ortodossa, siro-ortodossa, evangelico-luterana e anglicana. Come nei precedenti convegni ecumenici tenuti a Istanbul, Castel Gandolfo, Otmaring e Londra, i vescovi condivisero momenti di preghiera, di riflessione e di scambio fraterno.

Sono frequenti i contatti ecumenici di questo Centro, con una ricaduta anche sulla vita diocesana.

Degni di nota sono i gemellaggi sorti fra alcune parrocchie della nostra diocesi e le corrispettive parrocchie ortodosse russe della metropolia di San Pietroburgo e la diocesi di Murmansk, che hanno coinvolto comunità e giovani, attraverso lo scambio di visite e il sostegno a progetti.

 

Ecumenismo come scambio di doni

 

La nostra vita ecumenica sul posto è costantemente alimentata da quanto sta avvenendo a livello più universale. Sono da ricordare qui in particolare le Assemblee ecumeniche Europee promosse dal CCEE e dalla Conferenza delle Chiese Europee (KEK) a Basilea, Graz e nel 2007 a Sibiu in Romania.

A questa terza Assemblea ho partecipato come delegato della Chiesa cattolica in Italia. Eravamo sullo stesso aereo insieme ai delegati della altre Chiese presenti in Italia. Abbiamo potuto prendere parte attiva alla elaborazione del messaggio finale rivolto all’Europa: «La luce di Cristo illumina tutti».

Gen’s 5-6/2008Nel suo intervento il card. W. Kasper affermava sapientemente che non basta più l’ecumenismo delle convergenze, ma che occorre saper far dono della propria ricchezza: «Possiamo imparare gli uni dagli altri. Invece di incontrarci al minimo comune denominatore, possiamo arricchirci vicendevolmente del patrimonio di cui ci è stato fatto dono».

 

L’ecumenismo dei nuovi carismi e Movimenti

 

Accanto all’ecumenismo più istituzionale, ho assistito al sorgere di iniziative che riuniscono vari Movimenti e Comunità che vogliono incontrarsi e mettersi a servizio delle rispettive Chiese, dando un contributo alla crescita dell’ “ecumenismo spirituale” che il Vaticano II afferma essere l’anima del movimento ecumenico.

Affermava infatti a Sibiu il cardinale Kasper: «Dobbiamo essere coscienti di questo: noi non possiamo “costruire” l’unità; essa non può essere una nostra opera. Essa è un dono dello Spirito di Dio; egli solo può riconciliare i cuori. Per questo spirito di unità noi dobbiamo pregare. L’ecumenismo spirituale rappresenta il centro e il cuore dell’ecumenismo».

In questa prospettiva ho potuto partecipare a Stoccarda (Germania)ai due incontri ecumenici “Insieme per l’Europa”, promossi da Movimenti e nuove Comunità appartenenti alle diverse Chiese del continente europeo, nel maggio 2004 e nel maggio 2007.

Nel novembre 2008 ho preso parte al conferimento del Premio ecumenico consegnato a Stoccarda dall’Associazione tedesca “Unità dei Cristiani” al Comitato direttivo di “Insieme per l’Europa”, per il contributo offerto da queste Comunità alla riscoperta delle radici cristiane dell’Europa e al rinnovamento della società. La laudatio, molto profonda e aperta alla speranza sul futuro dell’ecumenismo, pubblicata per intero in questo stesso numero della rivista, è stata tenuta dal card. Walter Kasper il quale ha evidenziato l’apporto determinante che i carismi e le nuove Comunità danno al cammino dei cristiani verso la piena e visibile comunione.

 

Un popolo tutto ecumenico

L’incontro personale tra cristiani, tra pastori di Chiese diverse mi sembra decisivo per la prosecuzione del cammino ecumenico. Accanto ai teologi e ai pastori occorre che tutto il popolo cristiano percorra con fiducia le strade dell’unità, sperimentando la realtà della presenza di Gesù in mezzo ai suoi promessa a coloro che si amano come Lui ci ha amati.

Lui potrà essere in questo modo anche luce per risolvere le divergenze che sussistono sul piano dottrinale e nelle scelte etiche.

Gen’s 5-6/2008Se si reclama la necessità di una formazione ecumenica di tutto il popolo di Dio, è necessario che tale formazione sia fondata sulla vita e finalizzata ad essa, sapendo accogliere il meglio delle testimonianze concrete realizzate con l’impegno di tante persone e comunità che vivono, in modo fattivo e con sapienza fraterna, per l’unità voluta da Gesù.

Antonio Sebastiani

1)   L’ecumenismo spirituale. Linee-guida per la sua attuazione, Città Nuova, Roma 2006.

2)   C. Lubich, Così deve rimanere: Parola viva, Parola di vita, in “Mariapoli” 3 (1986) [6] 11.