Convegno di vescovi di varie Chiese e riti, amici del Movimento dei focolari

Una tappa ecumenica a Beirut


di mons. Armando Bortolaso

Dal 16 al 23 settembre si è svolto in alcune località del Libano e a Damasco un incontro straordinario che ha coinvolto 5 patriarchi e 67 vescovi di 15 Chiese e di 5 riti cattolici. Sulle orme di S. Paolo i convegnisti non solo hanno visitato i luoghi simbolo della conversione, del battesimo, della missione dell’A- postolo delle genti, ma hanno voluto approfondire un tema di particolare rilevanza ecumenica: «E la Parola si fece carne...». Incontrando le massime autorità religiose musulmane del Paese hanno pure dato un segno forte che il dialogo interreligioso è un obbligo per costruire la pace.

Vescovi incontrano

le massime autorità musulmane

In questo periodo in cui i musulmani festeggiano il mese di Ramadan, un quadro insolito nella ormai rappacificata Beirut: un folto gruppo di vescovi che passa per le strade strette di un quartiere popolare per raggiungere la sede del vicepresidente del Consiglio superiore degli Shiiti del Paese, lo Sceicco Abdel Amir Kabalan e incontrarsi con questo anziano saggio che li riceve con alcuni dignitari nella sala più bella della sua residenza.

Trova parole di calda accoglienza e resta profondamente ammirato nel vedere in fraterna comunione leaders cristiani, prove


nienti dai cinque Continenti e da tante Chiese e riti diversi, riconoscibili dai loro vestiti variegati. Rispondendo alle parole di saluto e augurio indirizzategli dal card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, uno dei moderatori del Convegno, lo Sceicco Kabalan asserisce: «Ha proprio ragione di affermare che la credibilità di noi, credenti e leaders religiosi, è in gioco... Il Libano è un paese unico nel mondo in quanto a collaborazione e comprensione tra i suoi figli.

Gen’s 5-6/2008In effetti è il paese dell’unità nazionale e della convivenza fraterna, della diversità tra le Chiese, il paese dei musulmani e dei cristiani che vivono nella concordia, nella serenità e nella pace, il paese dell’apertura verso il mondo. Siete venuti in questo paese per essere testimoni della vita dignitosa che vive ogni libanese con il suo fratello, senza discriminazione... Quanto avremmo desiderato che facesse parte del vostro gruppo un capo religioso musulmano per rafforzare maggiormente l’impatto di questo movimento. Siamo tutti un’unica mano, perché le religioni celesti chiamano all’unità, all’amore e alla collaborazione».

Ed ha continuato: «Fratelli miei, capi religiosi, il Libano accoglie con gioia queste figure religiose venute per portare la pace e collaborare per il bene dell’uomo... Infatti la religione cristiana è quella dell’amore, della verità e del bene e l’Islam è quella della misericordia, della collaborazione e della giustizia...».


Concludendo, Kabalan ha invitato la comunità internazionale e tutte le associazioni religiose e civili affinché si adoperino nel salvare l’uomo da povertà, malattia, ignoranza e regresso.

Simile la scena presso il Muftì della Repubblica, sunnita, lo Sceicco Mohamed Rachid Kabbani, e ancora dallo Sceicco Akl Naim Hassan del Consiglio supremo della Comunità dei Drusi, sempre con una copertura mediatica eccezionale, cioè in presenza delle TV nazionali di ogni tendenza. E ovunque un’ospitalità squisita, un dialogo aperto che evidenzia valori comuni e diversità arricchenti.

Lo Sceicco druso risponde così alla presentazione dei vescovi: «L’individuo è il valore da salvare. Tutto dipende dal modo in cui rispondiamo allo scontro delle civilizzazioni in atto. Faccio appello soprattutto alle donne che assicurano la salvaguardia di un’educazione etica e religiosa... Per quanto riguarda la questione della concordia tra le denominazioni e religioni, se non prendiamo come motto “Dio nel mio cuore, la patria nella mia coscienza, e l’uomo nel mio comportamento”, saremo sempre in debito».

Intervistato dai giornali dopo la visita al Muftì Gabbani, il vescovo maronita della diocesi di Hermel Baalbek, mons. Simon Atallah, ha dichiarato in nome dei vescovi presenti: «Il nostro incontro con lo Sceicco aveva come scopo di informarlo del convegno ecumenico che raccoglie vescovi di varie Chiese, amici del Movimento dei focolari. Noi crediamo e viviamo per la fratellanza, non vogliamo divisioni, ma vogliamo costruire l’unità, e il Libano è una scuola e un terreno adatto».

Tra le personalità musulmane incontrate in Libano spicca anche il Ministro di Stato per lo sviluppo amministrativo, Ibrahim Chamseddine, che si è preso il tempo di partecipare alla serata ricreativa offerta ai vescovi dalla Comunità dei focolari di Beirut e di onorarli con un articolato discorso in cui sottolineava la inderogabile necessità della collaborazione tra cristiani e musulmani.


Con le Chiese in attesa della piena e visibile unità

Gen’s 5-6/2008Altro scenario che resta impresso: nel deserto della Siria, dietro l’alta recinzione del monastero di S. Efrem si apre un giardino paradisiaco e un complesso di edifici moderni. Sua Beatitudine, Mor Ignatius Zakka I Iwas, Patriarca siro-ortodosso d’Antiochia e di tutto l’Oriente che qui, a 1300 m. d’altezza, ha la sua residenza estiva e il centro teologico della sua Chiesa, invita i vescovi presenti alla celebrazione domenicale del Qurbono Kadisho, il “Santo sacrificio”, per intrattenersi poi con loro a lungo, nel desiderio di conoscere i segreti della koinonia già realizzata tra questi vescovi d’Oriente e d’Occidente e dichiarare il suo anelito all’unità.

Incontri altrettanto cordiali e stimolanti sono avvenuti con il Catholicos armeno-apostolico di Cilicia, Sua Santità Aram I e con il Vicario Patriarcale di Sua Beatitudine Ignace IV Hazim, Patriarca greco-ortodosso d’Antiochia e di tutto l’Oriente che ha dovuto scusare la sua assenza per un viaggio all’estero. Importante anche l’incontro con i rappresentanti dei vari Riti cattolici: Sua Beatitudine Nasrallah Pierre Card. Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti; Sua Beatitudine Nersès Bédros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni cattolici presentatosi col suo Sinodo; Sua Beatitudine Grégoire III Laham, Patriarca d’Antiochia dei greco-melchiti cattolici.

L’impressione che questi incontri hanno lasciato nei vescovi sono di grande stupore di fronte alla varietà di forme, colori, espressioni, di preghiere, liturgie, canti. Pensieri di una dimensione spirituale poco conosciuta dai più, spesso attinti dai Padri dei primi secoli cristiani, tutto sempre avvolto da una squisita ospitalità, offerta in semplicità fraterna.

Momenti forti sono stati ancora la visita al monastero greco-ortodosso di Deir el Harf, situato su una montagna sperduta, con monaci ferventi che assieme ai vescovi hanno cantato i vespri solenni; la Celebrazione evangelica luterana nella chiesa del Pastore Sahyouni, testimone di una perseveranza straordinaria in un ambiente tutt’altro che facile; la raccolta celebrazione anglicana con la predica del vescovo anglicano proveniente da Perth, Australia...

Sono queste e molte altre le tappe significative che ha visto il Convegno ecumenico di vescovi, 27° nella serie ininterrotta di iniziative annuali intraprese su invito di Giovanni Paolo II nel 1982 da alcuni vescovi in stretta collaborazione con la fondatrice dei Focolari Chiara Lubich. In questi Convegni i vescovi sperimentano il molto che già li unisce: l’amore cristiano, la preghiera in stretta comune, la Parola di Dio da mettere in pratica, il battesimo, il Credo niceno-costantinopolitano, la presenza del Risorto, lo Spirito Santo...

Ne nasce un’esperienza piena di vitalità, testimonianza credibile anche per chi osserva dal di fuori il loro incontro, come hanno notato i giornalisti di quattro reti televisive apparsi alla conferenza stampa in apertura del Convegno. I vescovi infatti, convenendo di trovarsi in Medio Oriente, hanno voluto dare un segno della loro solidarietà e gratitudine ai cristiani del posto, ancora oggi provati da tensioni tra etnie e gruppi religiosi, per la loro fedeltà, a volte fino al martirio, con cui hanno custodito le tradizioni dei Padri della Chiesa comuni a tutti. D’altronde ricevono ammirati la testimonianza di una fede incrollabile: in due giornate aperte dell’incontro sono i membri del Movimento dei focolari del posto, soprattutto i giovani, a dare ai vescovi la certezza che, nonostante le difficoltà, la Chiesa di Cristo continuerà a vivere e a portare il lievito della sua presenza indispensabile nella società.

Persuasi che la Parola di Dio è luogo di comune incontro tra loro, i vescovi delle diverse Chiese hanno riflettuto in vari momenti sull’inizio del Vangelo di Giovanni: «E la Parola si fece carne...» (Gv 1, 14). Attorno a questo tema hanno condiviso le loro esperienze e le ricchezze di luce e di grazia custodite dalle diverse Comunità. Ogni giorno una meditazione biblica, svolta da un vescovo di un’altra Chiesa, ha approfondito e reso più vissuta la Parola di Dio.

Era la prima volta che i vescovi amici del Movimento dei focolari si sono riuniti, senza l’apporto diretto della fondatrice, Chiara Lubich, ma secondo il loro comune sentire il suo carisma ha continuato ad essere vivo e operante tra loro.

Il frutto di questo indimenticabile Convegno, costellato di incontri con patriarchi, vescovi, pastori e il popolo di Chiese e riti diversi, era una koinonia più profonda tra i partecipanti, la certezza che la varietà dei doni del comune patrimonio cristiano costituirà sempre più una ricchezza per tutti, un nuovo impulso per progredire verso il giorno in cui l’unità sarà piena e visibile, e con essa sarà credibile la testimonianza davanti al mondo intero della verità del Vangelo.

Questi giorni, a dire di molti di loro, hanno fatto sentire una nuova qualità di speranza e hanno trasmesso quello spirito di dialogo e di pace che Giovanni Paolo II ha chiamato il “messaggio del Libano“. L’esperienza si è conclusa in una grande serenità e gioia, quella gioia che il mondo non conosce.

 

Alcune testimonianze

Interessanti le espressioni dei vescovi alla fine di questi giorni a contatto con le ricchezze spirituali dell’Oriente.

Un vescovo anglicano dell’Australia alla domanda, perché partecipa a questo Convegno di vescovi risponde: «Sono questi incontri che mi danno la possibilità di essere ciò che un vescovo dovrebbe essere: simbolo d’unita, non solo della diocesi, ma di tutta la Chiesa nel mondo».

Un vescovo ortodosso degli Stati Uniti: «Ho incontrato poco fa il Patriarca ecumenico a Istanbul e mi ha detto che era molto contento che partecipo all’incontro dei vescovi amici del Movimento».

Un vescovo luterano della Germania: «Quello che mi ha travolto è stato trovare nelle varie Chiese fratelli e sorelle e scoprire in Libano un modello di dialogo interreligioso carico di una grande speranza per il futuro. Dovremo riflettere in proposito su come portare quest’esperienza in Europa e negli Usa per fortificare l’unità fra quanti credono.

Mi sento stimolato ad ulteriori riflessioni: dobbiamo creare un’alleanza mondiale tra tutti quelli che credono».

Un arcivescovo siro-ortodosso della Siria, all’incontro col suo Patriarca ha affermato: «Quello che rende affidabile il Movimento dei focolari è che opera in unità con la Chiesa; opera in modo che ognuno rafforza il rapporto con la propria Chiesa. Dobbiamo tornare al Cenacolo, come gli Apostoli sono tornati a Gerusalemme dopo i loro viaggi apostolici, per diventare l’unica Chiesa come Gesù l’ha voluta».

Il patriarca siro-ortodosso d’Antiochia e di tutto l’Oriente, S. B. Mor Ignatius Zakka I Iwas, nella sua allocuzione di benvenuto ha detto fra l’altro: «Il mio cuore è pieno di gioia per la vostra visita. Vedo che lo Spirito Santo lavora in voi tutti, come ha operato nella fondatrice di questo movimento benedetto, Chiara Lubich. È la prima volta che vedo insieme tanti vescovi di varie Chiese. È Cristo stesso che ci unisce, e lui è l’amore. L’unità avverrà per mezzo del popolo, ma del popolo che vive l’amore».

Un vescovo luterano della Germania: «Vedo nell’ecumenismo della vita l’unica possibilità di un progresso. La gerarchia tende a conservare lo stato attuale. L’ecumenismo della vita è una strada nuova. Ha avuto un precursore nel movimento pietista, il quale però spesso non è riuscito a vivere in unità con la gerarchia. Nell’ecumenismo di Chiara Lubich ognuno penetra più profondamente nella propria Chiesa o Tradizione, essendo nello stesso tempo unito agli altri. Il modo con cui Chiara parla di Maria è accettabile pienamente anche per noi evangelici».

Un vescovo metodista del Brasile: «Questo momento della nostra comunione è un momento “sacramentale”, perché Cristo è tra di noi. Il sacramento più importante è il sacramento della vita: l’amore. L’amore conosce tante lingue. Possiamo trasmettere l’amore di Dio con un sorriso, con una parola».


Un vescovo anglicano d’Inghilterra: «Per me è stato il più bell’incontro dei 15 ai quali ho partecipato. Mi ha impressionato l’incontro con i vescovi locali perché hanno dato una bellissima testimonianza di amore fraterno».

Gen’s 5-6/2008Un chor-episcopus siro-ortodosso dell’India: «Tra le Chiese sperimentiamo spesso il dolore della divisione che ci ricorda Gesù crocifisso e abbandonato, ma facendo un patto d’amore reciproco abbiamo sperimentato l’unità, la presenza di Gesù in mezzo a noi. Questo mi ha dato grande gioia e tanta speranza».

Un vescovo luterano ungherese: «Si dice: la luce viene dall’Oriente. Qui abbiamo ricevuto tanta luce dalle Chiese d’Oriente. Abbiamo sperimentato tanta unità. Ci vuole anche la dottrina, ma prima viene l’amore. È un bene per noi europei di aver potuto venire in questo paese, dove i cristiani sono una minoranza. I laici sono oggi gli apostoli. Sono grato al Movimento dei focolari proprio per il suo essere laico».

Un metropolita siro-ortodosso dell’India: «In questo paese tormentato dalla violenza abbiamo incontrato tanta gente con una profonda fede, piena di felicità e ricca per la sua diversità vissuta nell’amore reciproco. E il patto rinnovato tra noi mi ha dato la certezza che tutto va avanti».

Un vescovo cattolico di rito latino del Libano: «Nell’incontro con i vescovi del posto abbiamo fatto un’esperienza di Pentecoste. Si aveva l’impressione che lo Spirito Santo fosse sceso su tutti noi che ci siamo radunati. Chiara aveva raccomandato a tutto il Movimento di essere “sempre famiglia”. In questi giorni ho sperimentato che siamo veramente una famiglia. Sentivo una presenza continua dell’amore di Dio».

Mons. Armando Bortolaso