È necessario che l’ecumenismo sia portato avanti insieme dalle istituzioni e dai carismi

Il cammino ecumenico delle Chiese

 

del card. Walter Kasper

L’autore, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha tenuto questa laudatio a Stoccarda il 15 novembre 2008 in occasione del conferimento del «Premio ecumenico 2008» al Comitato orientatore di «Insieme per l’Europa» da parte dell’«Iniziativa e fondazione “Unità dei cristiani”». La traduzione dall’originale tedesco e i titoletti sono della nostra redazione.

 

Lo Spirito Santo all’opera

I canti della Comunità Immanuel di Ravensburg hanno aperto l’incontro di oggi. [...] Questa Comunità è soltanto una delle nuove Comunità nate nella recente storia della Chiesa. Le radici di questo nuovo risveglio si trovano nel secolo scorso, tra le due guerre mondiali – basti pensare al Movimento liturgico, oppure al Movimento biblico, che hanno preparato il Concilio Vaticano II. Un altro risveglio è stato suscitato dalle esperienze dolorose della seconda guerra mondiale: per esempio i primi focolari attorno a Chiara Lubich, nella città distrutta di Trento, oppure la fondazione della Comunità di Taizé da parte di Roger Schutz, conosciuta oggi in tutto il mondo.

Nella Chiesa evangelica sono nati molto presto delle associazioni e gruppi religiosi sociali, come per esempio le varie diramazioni internazionali dell’Ymca. La riscoperta della vita in comune ha fatto nascere nel mondo evangelico nuove Comunità, sia femminili che maschili, come per esempio Marienschwestern di Darmstadt, oppure la Fraternità di vita comune e tante altre ancora.

In seguito al Concilio Vaticano II gli anni ’60 sono stati anni di nuovi inizi – non soltanto nella Chiesa ma anche nella società, per esempio il movimento del ’68 – quando sono nate nuove Comunità spirituali, come Sant’Egidio, Chemin Neuf, oppure il Rinnovamento Carismatico. Non facevano manifestazioni in piazza, ma cercavano e trovavano nuovi stimoli nella Bibbia. Si raccoglievano in gruppi di preghiera, scoprivano nuove vie di evangelizzazione, si impegnavano in azioni sociali e tutto con un’apertura ecumenica allora insolita.

Questi risvegli sono frutto – nella scia della tradizione cristiana sul sangue dei martiri – anche degli innumerevoli nuovi martiri del XX secolo. Ricordo soltanto il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer e Max Joseph Metzger, che ha lottato per l’unità e la pace, e di cui è in corso la causa di canonizzazione. Entrambi, come tanti altri, sono stati giustiziati dai nazisti. Su tali testimoni di unità si fondano le nuove Comunità e ci poggiamo tutti noi.

Alcuni di questi Movimenti e Comunità festeggiano quest’anno già alcuni anniversari importanti, ne nomino soltanto alcuni: il Movimento Una-Sancta (70 anni), il Movimento dei focolari (65 anni), il Centro ecumenico di vita di Ottmaring (40 anni). Questi anniversari ci offrono l’occasione per festeggiare, ma soprattutto per riflettere sul significato che questi Movimenti e Comunità hanno per l’ecumenismo e per il suo futuro. Questo ci fa particolarmente bene in Germania. Perché purtroppo in Germania – al contrario dell’Italia e della Francia – le nuove Comunità sono ancora poco rappresentate, mentre invece sono uno stimolo importante di rinnovamento e di sviluppo per l’ecumenismo, ma che purtroppo non è stato accolto pienamente, e a nostro danno.

 

«Insieme per l’Europa»: una comunione nella più grande diversità

Per questo motivo sono particolarmente felice che Iniziativa e fondazione “Unità dei cristiani” abbia potuto invitare tanti loro rappresentanti di queste Comunità e che essi – innanzi tutto i membri del Comitato orientatore – abbiano accettato l’invito. A tutti voi esprimo il mio più cordiale benvenuto qui a Stoccarda. Stoccarda ha un significato speciale per la comunione tra i movimenti: “Insieme in cammino” è stato il motto del secondo grande congresso del 2007 a Stoccarda, che fece seguito al primo, svoltosi nel 2004 sempre a Stoccarda, dal tema Insieme per l’Europa.

Ricordo bene l’atmosfera di questi due grandi incontri a Stoccarda: 10.000 partecipanti di 180 Movimenti la prima volta e 8.000 da più di 200 Comunità la seconda volta. La varietà delle Chiese a cui appartenevano non poteva essere più ampia: cattolici, evangelici, ortodossi, anglicani e membri delle Chiese libere; si sono incontrate persone di Movimenti e Comunità diversissimi, con tradizioni, espressioni di fede e fondamenti dottrinali diversi.

Ci si può chiedere: cosa c’è dietro il convenire di così tante persone, peraltro soprattutto giovani? Certamente da una parte una scoperta reciproca e la gioia di conoscere la grande e multiforme ricchezza di un insieme nuovo che soltanto alcuni decenni fa era impensabile. Contemporaneamente si sono interrogati sulla strada futura da intraprendere e sullo scopo del loro cammino. Insieme in cammino è stato il loro motto! Volevano conoscersi meglio, ascoltarsi, scambiarsi le esperienze, condividere i doni ricevuti e camminare insieme da amici.

Guardando oltre i grandi incontri di Stoccarda I e II, si osserva che dapprima ogni Comunità ha dovuto fare la propria strada per acquistare la propria identità, il proprio posto nella Chiesa, per maturare spiritualmente ed essere poi capace di guardare al di là del proprio ambito e scoprire altre Comunità. Dapprima i risvegli erano singoli, sia in ambito cattolico che evangelico e nelle Chiese libere. Sembra un piccolo miracolo che da ciò non siano nati individualismi, ma sia sorta una comunione nella più grande diversità.

Già a partire dal 1969, nel mondo evangelico e delle Chiese libere esiste il Convegno di responsabili, dove si incontrano leaders di oltre 120 gruppi. Per il mondo cattolico l’incontro dei Movimenti cattolici con Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro nella Pentecoste del 1998 è stato davvero un evento pentecostale. Giovanni Paolo II ha visto nei Movimenti la risposta dello Spirito Santo alle sfide drammatiche dei nostri tempi. Durante la sua omelia disse: È molto bello e mi riempie di gioia vedere che le nuove Comunità e Movimenti sentono l’esigenza di andare gli uni verso gli altri e che si sforzano concretamente di farsi reciprocamente partecipi dei doni ricevuti, che si aiutano a vicenda e che collaborano per affrontare insieme le sfide della nuova evangelizzazione.

È stato un evento ecumenico a suscitare questo avvicinamento reciproco: la firma della Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione il 31 ottobre 1999 a Augsburg. Dopo i festeggiamenti ufficiali i responsabili di alcuni Movimenti evangelici e cattolici si sono incontrati nel Centro ecumenico di vita di Ottmaring. Erano mossi dal desiderio di andare avanti insieme e di far seguire alla pietra miliare teologica raggiunta quel giorno dei passi concreti. Questo è un segno importante per l’affinità che esiste tra consenso teologico e movimento spirituale. Entrambi nascono dalla promessa di Dio – potremmo dire dal sogno di Dio – che troviamo già nei profeti, di raccogliere e di unire il suo popolo per farlo diventare segno e strumento di pace in un mondo unito. Chiara Lubich l’ha espresso con le parole: «La partitura è scritta in Cielo».

La base dell’ulteriore cammino di comunione tra i Movimenti e le Comunità diventa la testimonianza dell’esperienza di unità vissuta insieme. Questa testimonianza trova la sua espressione nel patto di amore scambievole. Chiara Lubich invitava alla pazienza, alla comprensione reciproca, al perdono, alla visione che la riconciliazione e l’amore sono presupposti essenziali per la comunione e che l’unità non è qualcosa da estorcere con la forza dell’uomo, non è un programma, ma è un dono di Dio che dobbiamo chiedere e al quale dobbiamo prepararci.

 

La Chiesa ha bisogno dei Movimenti e i Movimenti della Chiesa

La visione “Insieme – altrimenti come?” ha suscitato subito degli echi e si è diffusa velocemente, oltre il cerchio dei responsabili, tra i membri dei Movimenti. Soltanto due anni dopo, l’otto dicembre 2001, più di 5.000 persone si sono radunate nel duomo Liebfrauenkirche di Monaco, alla presenza del card.Wetter e del vescovo regionale Friedrich. Ancora una volta un segnale chiaro: vogliamo continuare a camminare insieme. Non solo: la Chiesa ha bisogno dei Movimenti e delle nuove Comunità e anche i Movimenti hanno bisogno della Chiesa, è necessario l’insieme delle istituzioni e dei carismi.

Questo ha un significato: i Movimenti e le Comunità non sono soli; non vogliono e non possono assolutizzarsi e neppure vogliono essere un’istituzione para-ecclesiale. Hanno la loro autonomia, ma devono essere in comunione con la chiesa locale, essere visibili nelle parrocchie e nelle diocesi, arricchendole. Se sono fedeli al proprio carisma devono inserirsi in modo creativo nella vita della


Chiesa ed esservi presenti. Occorre spesso incrementare ancora la fiducia reciproca, farà parte dell’esperienza di tanti di loro, ma questa necessità non impedisce di tentare e di riprovare sempre di nuovo.

Il contributo dei Movimenti e delle Comunità all’ecumenismo

Il contributo che i Movimenti e le Comunità possono portare all’ecumenismo mi sembra un concetto importante. Il Movimento ecumenico è ben più ampio e anche più antico di questi Movimenti e Comunità. I suoi prodromi risalgono al XVIII secolo in vari Movimenti e gruppi di preghiera, ancora prima che la Settimana di preghiera per l‘unità fosse assunta dai Papi e anche prima dell’ecumenismo istituzionale, il cui inizio è segnato dalla Conferenza Missionaria di Edimburgo nel 1910.

Questo percorso ha avuto come conseguenza la fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese nel 1948, prima che la Chiesa cattolica si affiancasse a questo Movimento attraverso il Concilio Vaticano II. Da allora l’Ecumenismo si svolge a vari livelli: locale, regionale, nazionale e universale. Non c’è solo l’ecumenismo ufficiale fra i responsabili delle Chiese, tuttavia esiste anche questo. E ha portato più frutti di quanto si possa immaginare o ammettere.

Un esempio ne è la soprannominata Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione, un altro la Carta Ecumenica Europea e il riconoscimento reciproco del battesimo. Negli ultimi mesi il Pontifico Consiglio per l’unità ha fatto un ampio bilancio sugli ultimi quaranta anni e oltre. Lo presenterà fra poche settimane perché sia discusso all’Assemblea Plenaria del Consiglio per l’unità. Se questo porterà – come chiesto da tanti – alla pubblicazione di un documento è da vedere. Una cosa è chiara: anche se non abbiamo ancora raggiunto la meta, i risultati ottenuti finora sono notevoli. È avvenuto molto di più di quello che mezzo secolo fa si sarebbe potuto sognare. Abbiamo raggiunto una tappa intermedia importante che può e deve essere un punto di partenza per ulteriori passi.


Un apporto speciale e originale: l’ecumenismo della vita

D’altra parte lo dobbiamo ammettere: nell’ecumenismo ufficiale e nei dialoghi ufficiali – almeno con la Chiesa della Riforma – dopo la Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione, è sopraggiunta una certa disillusione. Come prima, anche ora succedono tante cose, ma non ci sono più quella lena e quell’entusiasmo degli inizi. Non si sono raggiunti nuovi sviluppi dirompenti e non se ne intravedono all’orizzonte. I motivi sono vari. Incolparsi reciprocamente sarebbe l’ultima cosa da fare. Ci vuole una spinta forte, un impulso nuovo, che può solo venire dalla dinamicità dello Spirito di Dio.

A questo punto mi sembra importante l’apporto speciale e originale dei Movimenti e delle Comunità Spirituali. Non possono sostituire l’ecumenismo ufficiale o prenderlo in mano. E non è neanche loro intenzione. Essi danno un proprio contributo specifico e peculiare. In che cosa consiste? Cerco di dare una risposta. Nelle Comunità l’unità è prima di tutto un aspetto essenziale della propria vita. Non ci sono pretese verso gli altri, si comincia da se stessi. Queste Comunità vogliono essere modelli nella realtà concreta di quello che significa prendere sul serio il Vangelo e testimoniarlo insieme. Vivono la diversità riconciliata. Questo richiede il coraggio di un nuovo stile di vita comunitario nella preghiera e nel lavoro, nell’azione e nella contemplazione. Il contributo delle Comunità e dei Movimenti è un ecumenismo della vita messo in pratica e questo è possibile solo come ecumenismo spirituale.

È l’ecumenismo spirituale il cuore dell’ecumenismo. Questo significa nient’altro che far propria la preghiera di Gesù, «che tutti siano uno», personalmente e comunitariamente, e di sillabarla insieme nella vita, come il padre dell’ecumenismo spirituale, l’Abbè Paul Couturier (+1953) ha evidenziato.

Questa prospettiva risale alle prime comunità cristiane di cui parlano gli Atti degli Apostoli: avevano tutto in comune. Così, oggi dobbiamo cominciare da capo, aperti e sensibili alle spinte dello Spirito Santo. Lui ci insegna a sillabare di nuovo il vangelo e ci dona una nuova comprensione, che colpisce e tocca il cuore, che cambia la vita. Dobbiamo diventare apprendisti. Questo richiede coraggio, perché guardandoci attorno ci accorgiamo che dobbiamo andare contro corrente e che infine siamo solo un piccolo gregge e una minoranza.

Anche se i Movimenti spirituali visti nel loro insieme sono numericamente pochi, sono comunque portatori di speranza. Papa Benedetto XVI ha parlato di “minoranze creative” che portano un potenziale rivoluzionario. Ma tutto questo non si realizza senza una conversione e un rinnovamento interiore. Quello che mi fa sperare è il fatto che i Movimenti spirituali possono proporre degli esempi riusciti a coloro che non hanno che scrupoli e paure. Vivono una vita di fratellanza e costituiscono una rete che va al di là dei confini degli Stati e delle confessioni. Sono semi e spesso delle tenere piantine che però secondo il Vangelo possono crescere e diventare un grande albero e raggiungere così un’unità più grande.

Le Comunità cercano di seguire una spiritualità fondata sulla Bibbia. È per la Bibbia che ci siamo separati e, come si è detto all’ultimo Sinodo dei vescovi, deve essere la Bibbia che ci aiuta a ritrovarci insieme. Il Movimento ecumenico ha cominciato con i gruppi di preghiera e di lettura della Bibbia: soltanto così avrà futuro anche nel XXI secolo. Dobbiamo ritornare agli inizi e trovare in essi nuova forza.

 

Un contributo concreto e stimolante

Quindi le nuove Comunità e i nuovi Movimenti possono dare il loro contributo in tanti modi e su tutti i livelli nella vita della Chiesa: in corporazioni ecclesiali, commissioni, sinodi, in grandi eventi ecclesiali (Kirchentage), in colloqui, in tavole rotonde, simposi ed altro. Questi momenti non dovrebbero essere soltanto occasione – ogni qualvolta è possibile – di partecipazione attiva, ma dovrebbero essere anche l’opportunità per esprimere la dimensione vitale e spirituale dell’ecumenismo, stimolando gli avvenimenti ecumenici attraverso una vita esemplare e accompagnandoli anche con la preghiera.

Diverse grandi manifestazioni offriranno nei prossimi anni circostanze per farlo: l’anno di Calvino nel 2009, i festeggiamenti per il 10° anniversario della firma della Dichiarazione congiunta che si terranno a Augsburg e a Chicago; il Kirchentag ecumenico nel 2010 a Monaco, nello stesso anno i 100 anni della Conferenza missionaria di Edimburgo e la Decade di Lutero che ricorda i 500 anni della Riforma e il suo significato storico.

In questi eventi i Movimenti – col loro modo di rapportarsi – possono dimostrare che non si deve seguire una logica di analisi su ciò che ci divide, ma che la storia, complessa e dolorosa delle divisioni delle nostre Chiese, può essere superata soltanto con uno scambio di doni che arricchiscono tutti noi vicendevolmente. L’ecumenismo non vuole toglierci qualcosa che appartiene alla nostra identità religiosa; non ci vuole impoverire, ma ci vuole arricchire nello scambio e nell’incontro con l’altro .

Voi potete mostrare come i sette del messaggio finale di Stoccarda II sono vissuti concretamente in “luoghi di speranza”, vissuti come all’unione con Dio e alla comunione tra fratelli; sono alla testimonianza comune in e per l’Europa e ad una cultura della comunione e della solidarietà.

Voi, carissimi fratelli e sorelle del Comitato orientatore internazionale di “Insieme per l’Europa”, avete fatto vostra questa sfida. Il vostro impegno coraggioso e instancabile ha convinto la Giuria a conferirvi il “Premio ecumenico 2008” dell’ “Unità dei Cristiani”. Vi esprimo le mie più cordiali congratulazioni.

uesto premio vuole esprimere innanzitutto un riconoscimento e un ringraziamento per la strada percorsa e per l’importante contributo dato fino adesso. Ma vuole anche essere un incoraggiamento a non abbandonare la strada intrapresa ma a continuare con tenacia, anche se ci fossero degli ostacoli da superare. La strada verso la meta dell’ecumenismo, l’unità visibile dei cristiani, non ci risparmia la croce. È una strada di Pasqua, cioè un continuo passaggio dal venerdì santo alla Pasqua e che culminerà in una nuova Pentecoste.

«Duc in altum! Andate avanti! Non abbiate paura!». Così vi direbbe anche oggi, per il cammino che vi aspetta, Giovanni Paolo II, il grande amico dei nuovi Movimenti spirituali. Il logo dell’associazione «Unità dei cristiani» è una navicella che rappresenta il Movimento ecumenico: la navicella è in alto mare, ma la vela è spiegata e fa navigare la barca. Lasciatevi e lasciamoci guidare e portare dallo Spirito di Dio e dalla sua dinamica. Così ci mettiamo in moto, così la direzione è giusta e non perdiamo il coraggio e soprattutto non perdiamo la speranza.

E con l’aiuto di Dio arriveremo alla meta. Questo lo auguro a tutti voi e a tutti noi.

Card. Walter Kasper