La testimonianza ecumenica

 

A partire dall’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico, i Papi hanno fatto della causa dell’unità dei cristiani una priorità. Peraltro, il riavvicinamento ecumenico ha permesso alle Chiese e alle Comunità ecclesiali di interrogarsi insieme sulla propria fedeltà alla Parola di Dio. Benché gli incontri e i dialoghi ecumenici abbiano suscitato frutti di fraternità, di riconciliazione e di aiuto reciproco, la situazione attuale è caratterizzata da un certo malessere che richiede una conversione più profonda a “l’ecumenismo spirituale”1. «Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani, devono essere considerate come l’anima di tutto il movimento ecumenico» (UR 8).

Questo orientamento del Concilio conserva tutta la sua attualità come esorta il Santo Padre: «Ascoltare insieme la parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della parola di Dio; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare, nella comunione dei credenti di tutti i tempi; tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità nella fede, come risposta all’ascolto della Parola»2.

Tra le numerose testimonianze ecumeniche del nostro tempo, citiamo a titolo d’esempio il Movimento dei focolari fondato da Chiara Lubich, la cui spiritualità dell’unità pone l’accento su “l’amore reciproco” e l’obbedienza alla “Parola di vita”. La pedagogia di questo Movimento dà giustamente la priorità all’elemento dinamico dell’amore rispetto all’elemento noetico della Parola. Questa priorità richiede da parte di tutti i partners ecumenici una conversione sempre più profonda al disegno d’amore di Dio trinitario, che lo Spirito Santo cerca di portare a compimento con “gemiti inesprimibili” (Rm 8, 26).

È significativo il fatto che questo movimento cattolico ed ecumenico – non dovremmo forse dire solo “cattolico”, cioè ecumenico? – porti il nome canonico di “Opera di Maria”. In esso vi confluiscono serenamente e armoniosamente – come d’altronde in altri movimenti3 – il movimento biblico, il movimento ecumenico e il movimento mariano, grazie a una pratica risoluta della Parola di Dio, incarnata e condivisa4. Questa testimonianza ricorda che l’unità dei cristiani e il suo impatto missionario non sono innanzitutto “opera nostra”, ma dello Spirito e di Maria5.

Card. Marc Ouellet

 

N.B. Il testo è tratto dalla Relazione prima della discussione (n. III B 2), pronunciata dal card. Ouellet al Sinodo dei vescovi il 6 ottobre 2008. Cf <www.vatican.va/news_services/press/sinodo/documents>.

1)                 Cf UR e UUS; vedi anche W. Kasper, Manuel d’ocuménisme spirituel, Nouvelle Cité, Paris 2007, p. 96. (Ed. it. L’ecumenismo spirituale. Linee-guida per la sua attuazione, Città Nuova, Roma 2006).

2)                 Benedetto XVI, Omelia ai secondi vespri a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Roma 25.01.2007, in: L’Osservatore Romano, 27.1.2007, pp. 4-5.

3)                 Specialmente le Comunità e Movimenti di Sant’Egidio, Taizé, ecc.

4)                 C. Lubich, Pensée et spiritualité, Nouvelle Cité, Paris 2003, p. 510.

M. Ouellet, Marie et l’avenir de l’ocuménisme, in: Communio 28 (2003) 1, pp. 113-125; D.-I. Ciobotea - B. Sesboúé - J.-N. Peres, “Marie: L’oecuménisme à l’épreuve”, in L’actualité Religieuse dans le Monde, 1987, n. 46, pp. 17-