Otto punti per una catechesi vita

di Adolfo Raggio

 

Alla fine del Convegno si sono evidenziate alcune caratteristiche di una catechesi svolta alla luce della spiritualità dell’unità, pur consci che è impossibile rendere con poche parole la ricchezza e la profondità di vita e di dottrina che erano emerse. Si tratta di principi di spiritualità più che di principi operativi, e quindi volti ad animare dal di dentro l’azione catechetica. A commento di ciascuna linea d’azione indicata segue una breve esplicitazione.

 

Partire dalla comunione con Dio, nella Chiesa, alla luce dell’ecclesiologia e della spiritualità di comunione.

La base su cui poggia l’azione catechetica è l’unità, cioè la vita di comunione.

Anzitutto la comunione con Dio, la scelta di Dio come unico Ideale della vita, la scoperta che Dio è Amore e che «ci ama immensamente». Solo se abbiamo un rapporto personale d’amore con Dio, con Gesù, possiamo trasmettere agli altri questa verità fondamentale.

Comunione con Dio che si traduce immediatamente in comunione nella Chiesa, che – come afferma il Vaticano II – «è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1).

Da qui l’importanza di coltivare una “spiritualità di comunione”, come l’ha raccomandata Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte (n. 43). Si tratta di farla fruttificare nel campo della Chiesa in cui siamo chiamati ad operare.

Vedere sempre Gesù nell’altro: «L’avete fatto a me» (Mt 25, 40). Amare in modo concreto.

L’atteggiamento base nel far catechesi è quello della fede. Vedere Gesù nel prossimo: «L’avete fatto a me». È uno sguardo che coinvolge e modifica il nostro modo di trattare chi ci ascolta, ci spinge a mettere in atto nei confronti di chiunque “l’arte di amare”1 con tutte le sfumature che essa richiede.

Incentrare la catechesi sulla Parola vissuta e favorire la comunicazione delle esperienze fatte.

Il cuore della catechesi è la Parola di Dio annunciata e vissuta: «Traboccare il Vangelo riscoperto». Partire dalla propria esperienza con Gesù: parlare di Lui, promuovere l’incontro con Lui, e favorire la comunicazione delle esperienze che si fanno mettendo in pratica la Parola.

Farsi uno, accogliendo e rispettando le diversità, adeguandosi alla mentalità, età e cultura di chi ascolta.

Per poter trasmettere in modo opportuno ed efficace i contenuti della catechesi, occorre, ad immagine di Gesù, “farsi uno” con i destinatari. Questo esige fare il vuoto di fronte all’altro per cogliere i suoi valori, vivere l’altro.

Suscitare ed attuare l’amore reciproco: «Amatevi gli uni gli altri…» (Gv 15, 17), affinché si possa manifestare la presenza di Gesù in mezzo a noi, vero Maestro di verità e di vita (cf Mt 18, 20).

Suscitare e attuare l’amore reciproco: è questo il clima che occorre cercare di creare fra tutti, sciogliendo nodi e contrasti che possono esistere. Avere come modello la comunione d’amore delle Persone della SS. Trinità.

Far crescere questo amore fino ad arrivare, almeno intenzionalmente, a «dar la vita» per l’altro, in modo che si possa manifestare la presenza di Gesù, promessa a coloro che sono radunati nel suo nome.

È Gesù presente nel gruppo della catechesi il vero Maestro che illumina, sprona, converte e genera nuova vita a livello personale, comunitario e sociale.

Scoprire e far scoprire in ogni difficoltà il volto di Gesù crocifisso e abbandonato.

Nel campo della catechesi non mancano le difficoltà: irrequietezza dei ragazzi, mancanza di rapporto con i genitori, povertà di dialogo fra catechisti, inadeguatezza degli strumenti a disposizione, impreparazione, senso di solitudine che a volte si avverte, critiche della gente…

Di fronte a questi ostacoli spesso nasce lo scoraggiamento. Noi possiamo aiutare a dare una lettura diversa e far vedere le difficoltà e la sofferenza come qualcosa di positivo: un incontro con Gesù crocifisso e abbandonato. Saperlo scoprire e amare innanzitutto in noi e poi aiutare gli altri a fare altrettanto. «Fare di ogni ostacolo una pedana di lancio» per generare nuovo amore e nuova vita.

Costruire e tener viva la comunione fra catechisti, famiglie e comunità.

Il nostro ruolo è essere costruttori d’unità fra tutti, tenendo viva la comunione con gli altri catechisti, con le famiglie e con la comunità intera.

Oggi si punta di più al rapporto con la famiglia, a coinvolgerla nella catechesi, anche perché spesso i genitori hanno bisogno loro stessi di essere sostenuti nella fede e nella vita cristiana.

È importante inoltre essere inseriti nella comunità e aiutare gli altri a diventare parte viva di essa, dove tutti dovrebbero scoprire Cristo, il suo Corpo mistico vivo. Come ha detto Bonhoeffer: «Cristo esistente come comunità».

Aprire le persone al dialogo con tutti in vista del «che tutti siano uno» (Gv 17, 21).

Tale dialogo è particolarmente necessario nel nostro tempo in cui ci troviamo sempre più a vivere in un mondo multireligioso e multiculturale.

Un dialogo a 360 gradi. Preparare le persone ad avere rapporti fraterni con cristiani delle varie Chiese, a scoprire i semi del Verbo nelle altre Religioni, a collaborare con persone di convinzioni non religiose: vedere in tutti dei fratelli e sorelle, figli e figlie dell’unico Padre per i quali Gesù ha dato la vita.

Aiutare a non giudicare, ma ad amare sempre, a mettere in luce il positivo negli altri, a riconoscere che ognuno è un dono per noi, come noi dobbiamo esserlo per loro.

Allo stesso tempo essere pronti, se le circostanze lo permettono, ad un «rispettoso annuncio», partendo dalla nostra esperienza.

La meta è «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17, 21), sapendo che tutti sono candidati all’unità.

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1) C. Lubich, La dottrina spirituale, Città Nuova 2006, pp. 334-335.