La Parola come base della catechesi

di Jane Eliza Mfalamagoha



In qualsiasi nazione il Vangelo vissuto crea la comunione. A Iringa, in Tanzania, con piccoli gesti quotidiani a scuola, in parrocchia e nei villaggi visitati, una religiosa dimostra che l’arte di amare1 migliora la vita sua e di chi le sta accanto. La Parola di Vita, la testimonianza, l’ascolto e il sostegno delle persone aiutano tutti a «fare famiglia».



Appartengo alla Congregazione di Santa Teresa di Lisieux e vivo in Tanzania, a Iringa, città su un altopiano a circa 1660 metri in una zona abitata da circa 120 mila persone. Tempo fa ho conosciuto il Movimento dei focolari e da allora la mia vita è cambiata.

Ero già religiosa, felice della scelta fatta, ma conoscere la spiritualità dell’unità è stata una sorprendente rivoluzione. Ho capito che la cosa importante era farmi santa, ma insieme con le altre religiose. Ho avuto la gioia di esercitarmi in questa nuova vita recandomi a Loppiano, dove ho trascorso tre anni per approfondire la spiritualità dell’unità.

Qui l’inizio non è stato facile. Eravamo suore provenienti da diverse parti del mondo. Avevamo culture, lingue e tradizioni differenti. Ognuna era molto legata alla propria Congregazione. Per tutte è stata una scuola di vita. Alla fine, è rimasto soltanto Gesù. Io ho imparato come morire a me stessa per permettere a lui di essere presente in me e in mezzo a noi.

Al ritorno in Tanzania sono stata nominata maestra delle novizie, un ruolo che mi ha resa consapevole che il vero Maestro è Gesù in mezzo alla comunità. Oltre a questo incarico, sono catechista nei villaggi della zona e insegno religione: una volta la settimana in tre scuole secondarie vicine e una volta al mese incontro le donne della parrocchia.

Da quando ho iniziato a vivere la spiritualità dell’unità, il mio modo d’insegnare catechismo è differente da prima. Grazie a Dio abbiamo la “Parola di Vita”, che è la base del mio insegnamento, perché voglio aiutare i miei studenti a sperimentare nella loro vita che cosa significhi essere vero seguace di Gesù, comporsi come famiglia di Dio.

All’inizio è stato un po’ difficoltoso, perché gli studenti erano abituati ad un altro metodo: più intellettualistico e meno impegnativo nel concreto della vita. Per fortuna avevo imparato che bisogna amare per primi, e così ho cominciato a condividere con loro, gradualmente, come va vissuta in Africa la nostra vita di cristiani.

Ricordo una quattordicenne che non riusciva a perdonare un insegnante che l’aveva molto offesa per un errore. Ci è voluto del tempo, ma alla fine ci è riuscita e ha ritrovato la serenità. Adesso è lei che mi aiuta a far capire agli altri studenti che c’è gioia nel perdonarsi a vicenda.

In un’altra occasione, il vescovo di Iringa, mons. Tarcisius Ngalalekumtwa, si è recato a conoscere le novizie. Anche loro sono catechiste e svolgiamo insieme questo servizio. Esse, superando la naturale timidezza, hanno condiviso col vescovo le loro esperienze di vita e questi continuava a chiedere come mai erano così felici del loro lavoro e della formazione in generale.

Una di loro ha risposto: «Cerchiamo di abbracciare ogni giorno Gesù crocifisso e abbandonato e Gesù risorto si fa presente in mezzo a noi. È Gesù abbandonato che ci dà Gesù in mezzo: da qui la nostra gioia». Il vescovo, molto contento, ha esclamato: «Prego che possiate tener sempre viva questa spiritualità. Ringrazio Dio per questo giorno in cui mi sono trovato in un posto come questo, dove si respira aria fresca». E ha raccomandato loro di donare questa spiritualità a tutti.

L’unità tra noi ha contribuito a creare un clima di famiglia anche in parrocchia. Molti gruppi di donne hanno chiesto un incontro mensile per loro. Avvertiamo che hanno bisogno di essere ascoltate e anche se non sempre riusciamo a dare una soluzione ai loro problemi, loro continuano a partecipare e ci sentiamo più vicine a Dio.

Poi l’amore reciproco fa nascere iniziative concrete. Ad esempio, per aiutare le famiglie, questo gruppo di donne ha dato vita a un piccolo asilo infantile in una delle loro case.

I circa venti catechisti della parrocchia si incontrano una volta al mese per preparare il programma insieme con il parroco e con me. A tutti piace la Parola di Vita che li sostiene durante la missione nei villaggi. Il territorio della parrocchia è molto esteso: comprende anche sei villaggi con cappella che, nella stagione secca, essi riescono a visitare regolarmente.

In genere si va in gruppetto: alcuni catechisti, due novizie e due o tre mamme del posto. Ci fermiamo sul luogo per due o tre giorni. La mattina insegniamo il catechismo nelle scuole elementari. Il pomeriggio andiamo casa per casa, senza differenza di religione, per aiutare le persone spiritualmente e per quanto possibile, materialmente. Incontriamo malati da curare, situazioni familiari difficili da risolvere... Le persone, sentendosi amate, ci accolgono con gioia e si confidano. La sera, poi, la casa che ci accoglie è sempre piena di gente, soprattutto di giovani, che vogliono pregare e cantare con noi, chiedono chiarimenti sulla loro vita morale, suggerimenti su come vivere il Vangelo di fronte alle attuali sfide del mondo... Sono assetati delle nostre esperienze di vita vissuta alla luce della Parola. Non a caso, quando torniamo, sono in tanti a venirci a trovare.

Ai catechisti della zona, oltre alla preparazione teologica data loro dalla Scuola diocesana per catechisti, è di grande aiuto lo scambio delle esperienze, che dà luce e forza per andare avanti. Anzi, proprio a questa scuola diocesana ogni anno ci chiamano per presentare la nostra spiritualità e portare la nostra esperienza.

Qualche volta le sorprese arrivano anche da persone che vengono dall’Europa per aiutarci. E qui, nella nostra comunità incontrano Gesù. Un uomo, non praticante, commosso, ci ha detto: «Qui ho trovato Dio. Vedo che c’è un futuro».

Questi sono solo alcuni dei piccoli-grandi frutti della vita secondo il Vangelo, frutti di quell’amore reciproco che cresce tra le suore, i catechisti, i membri della parrocchia e in tutto il villaggio. Per questo, a nome di tutti, ringrazio Chiara che ora dal Cielo ci aiuterà ancora di più.