I primi catechisti sono i genitori

di Rosa Bosio



Nella diocesi di Brescia (Italia) è stato avviato un nuovo modello di catechesi per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Nel primo anno sono previsti solo incontri con i genitori, che poi negli anni seguenti accompagnano i figli nelle varie «tappe». Ecco l’esperienza raccontata da una catechista.

Gussago è un Comune di circa 16 mila abitanti, che per la sua posizione è definito “porta ovest” di Brescia e “porta orientale” della Franciacorta, zona a sua volta famosa per la produzione di spumanti e vini doc. Lì, nella parrocchia di Santa Maria Assunta, abbiamo avviato un’interessante proposta di catechesi per i ragazzi che si preparano a ricevere la Prima Comunione e la Confermazione.

Tutto è nato dalla Lettera pastorale del nostro vescovo, Mons. Giulio Sanguinetti, con la quale egli, riferendosi appunto all’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, chiedeva che tutta la diocesi nel giro di cinque anni studiasse il nuovo modello di catechesi proposto, lo facesse proprio e lo avviasse. Sottolineava in modo particolare come «il contributo dei genitori nell’iniziare i propri figli alla fede cristiana è un compito originario e originale […] che non può mai essere delegato».

In concreto, questo modello prevede che il primo anno siano i genitori, e non i ragazzi, a frequentare «gli incontri di catechismo».

La novità più grande per la nostra parrocchia ci è sembrata proprio la possibilità di offrire ai genitori un itinerario di fede comunitario, perché la famiglia torni ad essere il luogo privilegiato dell’evangelizzazione e trasmissione della fede. Così si è deciso di seguire il percorso proposto dall’Ufficio Catechistico Diocesano che per il primo anno prevede incontri formativi per i genitori con momenti di festa e fraternità. I temi dei cinque incontri sono stati:

Perché comunicare la fede ai figli?
– La nostra vita ha bisogno di una buona notizia?
– Perché il Vangelo di Gesù è una lieta notizia?
– Dove incontriamo la buona notizia?
– Che cosa significa credere da adulti?

L’obiettivo è di far sì che i genitori riscoprano o approfondiscano la conoscenza delle verità fondamentali della fede e ravvivino la loro vita cristiana per poterla trasmettere poi ai figli.

Negli anni successivi gli incontri proseguono coinvolgendo genitori e figli: sono quattro-cinque appuntamenti che permettono a papà e mamma di accompagnare i figli nelle varie “tappe”. Per i bambini, invece, il cammino vero e proprio comincia dopo che i genitori hanno partecipato agli incontri del primo anno. Si inizia con il far conoscere Gesù, poi il Dio di Gesù, la storia della salvezza, la Chiesa, i sacramenti, e infine il cammino post cresima con l’iniziazione e la progressiva traduzione in vita del mistero pasquale.

Quando nella primavera del 2005 il sacerdote che segue l’oratorio mi ha chiesto se potevo iniziare il nuovo cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, diventando animatrice-catechista di un gruppo di genitori, sono rimasta dubbiosa e un po’ preoccupata. Era una novità assoluta per tutti. Qualche settimana dopo sono partita per Castel Gandolfo per un convegno di persone impegnate in parrocchia. Durante l’incontro ho avuto chiara in cuore la risposta: avrei provato a fare questa esperienza richiestami dal parroco.

Sin dal primo anno, la collaborazione con gli altri catechisti è stata ottima. Ogni volta che ci trovavamo per preparare i successivi incontri con i genitori, c’era un arricchimento reciproco. Anche con i genitori l’esperienza è stata molto positiva: sono nati nuovi rapporti, alcune volte è stato bello raccogliere la loro voglia di “tornare” alla fede, oppure le loro perplessità, o il desiderio di trasmettere ai figli soltanto cose belle, e scoprire che la “cosa più bella” è proprio Dio.

Mi sono resa conto che il mio “compito” tra quei genitori era soltanto quello di essere testimone autentica di Gesù, a volte “compromettendomi” nel donare la mia esperienza. Cerco di sfruttare ogni occasione per condividere con loro la bellezza del vivere la Parola, di fare le cose per voler bene ai fratelli, iniziando in famiglia. Più di una volta ho detto come cerco di fare ogni più piccola cosa per Gesù presente in ogni prossimo. Quando stiro posso farlo solo perché è nei miei compiti di moglie oppure per amore: allora devo stirare il meglio possibile ogni indumento per allietare chi l’indossa. A chi mi chiede cosa ci guadagno, rispondo: stiro con meno fatica e con più gioia!

Quando ci siamo confrontati su dove trovare la “buona notizia”, è stato prezioso poter condividere con loro la scoperta che ogni parola del Vangelo può essere vissuta concretamente, in ogni momento della giornata. Certo, alcuni genitori si riavvicinavano alla fede dopo anni di “lontananza” e con loro è stato interessante condividere alcuni cambiamenti. Altri hanno iniziato a frequentare gli incontri perché “obbligati”, ma poi hanno continuato per convinzione e con entusiasmo. In altri ancora è nato il desiderio di rendersi disponibili in oratorio o in parrocchia. Una mamma si è offerta per fare catechismo e due genitori hanno scelto di mandare la bambina in chiesa la domenica anche se questo “compromette” la stagione sciistica, perché «il catechismo – hanno detto – è più importante che andare a sciare!».

Lo scorso anno si sono uniti al gruppo dei catechisti altri due: Sonia e Aloisio, e abbiamo vissuto questo cammino con Gesù in mezzo a noi. A volte non è facile trasmettere agli altri le “perle preziose” del Vangelo, ma continuiamo, come Maria, silenziosamente a costruire i rapporti tra catechisti e con i genitori, sapendo che l’unità tra di noi è la nostra forza, il nostro coraggio.

È davvero divina avventura dar gloria a Dio con la nostra vita e vedere la gioia dei genitori che ritornano o scoprono la bellezza di essere parte viva di una comunità. L’arte di amare che Chiara ci ha insegnato è stata uno strumento fondamentale nell’andare verso queste persone. L’amare per prima, non giudicare, ascoltare e altro ancora, ha aperto il cuore di molti.