Catechesi e Omelia

L’apostolo Paolo ci ammonisce che «la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10, 17). Dalla Chiesa esce la voce dell’araldo che a tutti propone il kérygma, ossia l’annunzio primario e fondamentale che Gesù stesso aveva proclamato agli esordi del suo ministero pubblico: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1, 15). (...)

Nella Chiesa risuona, poi, la catechesi: essa è destinata ad approfondire nel cristiano «il mistero di Cristo alla luce della Parola perché l’uomo intero sia irradiato da essa» (Giovanni Paolo II, Catechesi tradendae, 20). Ma il vertice della predicazione è nell’omelia che ancor oggi per molti cristiani è il momento capitale dell’incontro con la Parola di Dio. In questo atto il ministro dovrebbe trasformarsi anche in profeta. Egli, infatti, deve in un linguaggio nitido, incisivo e sostanzioso, non solo con autorevolezza «annunziare le mirabili opere di Dio nella storia della salvezza» (SC 35) – offerte prima attraverso una chiara e viva lettura del testo biblico proposto dalla liturgia – ma deve anche attualizzarle nei tempi e nei momenti vissuti dagli ascoltatori e far sbocciare nel loro cuore la domanda della conversione e dell’impegno vitale: «Che cosa dobbiamo fare?» (At 2, 37).

Annunzio, catechesi e omelia suppongono, quindi, un leggere e un comprendere, uno spiegare e un interpretare, un coinvolgimento della mente e del cuore. Nella predicazione si compie così un duplice movimento. Col primo si risale alla radice dei testi sacri, degli eventi, dei detti generatori della storia di salvezza, per comprenderli nel loro significato e nel loro messaggio. Col secondo movimento si ridiscende al presente, all’oggi vissuto da chi ascolta e legge, sempre alla luce del Cristo che è il filo luminoso destinato a unire le Scritture. È ciò che Gesù stesso aveva fatto – come si è già detto – nell’itinerario da Gerusalemme a Emmaus in compagnia di due suoi discepoli. È ciò che farà il diacono Filippo sulla strada da Gerusalemme a Gaza, quando col funzionario etiope intesserà quel dialogo emblematico: «Capisci quello che stai leggendo?... E come potrei capire se nessuno mi guida?» (At 8, 30-31). E la meta sarà l’incontro pieno con Cristo nel sacramento. Si presenta, così, la seconda colonna che regge la Chiesa, casa della parola divina.

Messaggio del Sinodo dei vescovi sulla Parola (ottobre 2008, n. 7)