La catechesi nei documenti della Chiesa

di Maria Ricci

L’autrice, esperta in teologia e membro della Commissione per l’educazione del Movimento dei focolari, presenta una rassegna interessante dei principali documenti del magistero della Chiesa cattolica in questi ultimi anni sulla catechesi. In essi si nota un invito sempre più pressante a trasmettere il messaggio cristiano in forma vitale, utilizzando tutti i mezzi moderni della comunicazione,ma assicurando nello stesso tempo la testimonianza di vita evangelica dei catechisti e della comunità cristiana



Dedichiamo questo studio all’approfondimento della catechesi nei documenti della Chiesa. Lo svilupperemo in tre parti: le prime due sono volte ad evidenziare il legame della catechesi con la vita della Chiesa e l’impegno del magistero verso di essa; nella terza, invece, ci addentreremo nello specifico del nostro tema.

1. La catechesi e la vita della Chiesa

Gesù risorto prima di tornare al Padre, così si rivolge agli Apostoli: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo» (Mc 16, 15-16).

Questa consegna di Gesù trova la sua prima concretizzazione il giorno di Pentecoste, quando gli apostoli, pieni di Spirito Santo, escono dal cenacolo e si rivolgono ai pellegrini giudei presenti in Gerusalemme. Tra loro, Pietro prende la parola e con chiarezza annuncia che Gesù è Risorto.

Di fronte a questo annuncio, che ha in sé tutta la forza della testimonianza, la gente chiede: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». Pietro risponde: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo». Quel giorno – racconta l’evangelista Luca – circa 3000 persone ricevettero il battesimo (cf At 2, 37-41).

Questo brano degli Atti degli Apostoli ci consente alcune riflessioni.

Con l’evento della Pentecoste ha inizio la Chiesa come la comunità dei battezzati: l’annuncio del Vangelo appare strettamente unito alla chiamata al battesimo.

La nascita della Chiesa coincide così con l’inizio dell’evangelizzazione e si può dire che questo è simultaneamente anche l’inizio della catechesi. Infatti, da quel momento, ogni discorso di Pietro, non solo sarà annuncio della Buona Novella, e dunque evangelizzazione, ma avrà anche una funzione di istruzione nel preparare a ricevere il battesimo. Avrà quindi una funzione di catechesi1.

Una catechesi che, da subito, presenta il carattere della sistematicità. Dei primi cristiani si dice infatti che erano «assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli». Ed è proprio grazie a questo insegnamento che la prima comunità nasce e si nutre continuamente della Parola di Dio, la celebra nell’Eucaristia e ne dà testimonianza al mondo attraverso l’amore reciproco (cf At 2, 42-46).

La catechesi appare così, fin dagli inizi, intimamente legata alla vita della Chiesa, della quale ha sostenuto, lungo i secoli, non solo la diffusione, ma soprattutto la crescita interiore, aiutandola a svilupparsi secondo il disegno di Dio2.

2. La catechesi nel magistero della Chiesa: breve excursus storico3

Per la Chiesa la catechesi è stata sempre «un dovere sacro e un diritto imprescindibile»4. Verso di essa il magistero non ha mai smesso di esercitare la sua sollecitudine pastorale con molteplici interventi, sia a livello di Chiesa particolare che di Chiesa universale.

Non potendo richiamare qui tutta la ricchezza di documenti che hanno guidato la Chiesa nel suo compito di alimentare e far crescere la fede dei credenti nelle diverse epoche della storia, in tutti i continenti e nei contesti sociali più diversi, ci soffermeremo brevemente su quelli più recenti.

Come sappiamo, il Concilio Vaticano II non ha riservato alla catechesi un documento apposito. Tuttavia, scorrendo i testi conciliari, si nota in essi una grande ricchezza dottrinale al riguardo, tanto che Paolo VI ha considerato lo stesso Concilio come «il grande catechismo dei tempi moderni»5.

In particolare, nel decreto sull’ufficio pastorale dei vescovi (Christus Dominus), ritroviamo un paragrafo veramente programmatico per il rinnovamento della catechesi, in cui ne vengono definiti la natura, il fine e i compiti6. Al termine del documento viene proposta la redazione di un Direttorio per l’istruzione catechistica del popolo cristiano7.

Più tardi, l’11 aprile 1971, viene promulgato il Direttorio Generale Catechistico che, per oltre 25 anni, ha orientato le Chiese particolari nel lungo cammino di rinnovamento della catechesi, proponendosi come punto di riferimento sia per i contenuti che per la pedagogia e i metodi da impiegare.

Durante il pontificato di Paolo VI che, «con l’intera sua vita (…) ha servito la catechesi della Chiesa in modo particolarmente esemplare»8, si sono susseguiti avvenimenti e indicazioni di grande rilievo. Tra questi, la riflessione sulla evangelizzazione nel mondo contemporaneo, iniziata in occasione del Sinodo dei vescovi del 1974, e la promulgazione dell’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi (8 dicembre 1975), nella quale è presente una rilevante novità: per la prima volta la catechesi è vista come un momento essenziale dell’azione evangelizzatrice della Chiesa.

In perfetta continuità con il suo predecessore, Giovanni Paolo II – il cui magistero ha avuto, tra gli altri, un altissimo valore catechistico –, nell’Esortazione Apostolica Catechesi Tradendae (16.10.1979) ricolloca pienamente la catechesi nel quadro dell’evangelizzazione.

Altra tappa importante è stato il Sinodo Straordinario dei vescovi del 1985. In esso i padri sinodali, dopo aver fatto un bilancio dei vent’anni di applicazione del Concilio Vaticano II, hanno proposto l’elaborazione di un catechismo come compendio di tutta la dottrina cattolica – riguardo sia alla fede che alla morale –, adatto alla vita attuale dei cristiani9.

Giovanni Paolo II, accogliendo tale proposta, l’11 ottobre 1992 consegna ai vescovi e alle Chiese particolari il Catechismo della Chiesa Cattolica, cui fa seguito una revisione del Direttorio conclusasi nel 1997.

L’attuale contesto sociale, poi, caratterizzato da una convivenza crescente con persone di altre religioni e da un avanzato processo di secolarizzazione, ha evidenziato la necessità di un testo che con chiarezza trasmettesse una sintesi “fedele e sicura” della dottrina cattolica. Viene così redatto il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, che, come «una sorta di vademecum», consente a credenti e non di abbracciare, in uno sguardo di insieme, l’intero panorama della verità cristiana10.

3. La catechesi nei documenti della Chiesa

Alla luce di questi documenti, vorremmo ora evidenziare alcuni elementi essenziali della catechesi che, mentre ne tracciano l’identità, possono essere di luce e di sprone nello svolgimento del compito dei catechisti.

Catechesi ed evangelizzazione

L’esortazione apostolica Catechesi Tradendae, dopo aver definito la catechesi come «un’educazione della fede dei fanciulli, dei giovani e degli adulti, (…) al fine di iniziarli alla pienezza della vita cristiana»11, ne evidenzia il legame con l’intero processo di evangelizzazione della Chiesa, la cui vocazione primaria è, del resto, «portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità e, con il suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa»12.

Tra catechesi ed evangelizzazione esiste uno stretto rapporto di integrazione e di reciproca complementarietà.

L’evangelizzazione è una realtà ricca, complessa e dinamica, fatta di momenti essenziali e diversi tra loro, che vanno compresi nel loro insieme.

La catechesi costituisce uno di questi momenti13. Essa, infatti, ha come finalità specifica quella di far crescere, a livello di conoscenza e di vita, quella fede germinale suscitata nel credente attraverso il primo annuncio e trasmessa efficacemente mediante il battesimo. Essa, quindi, rappresenta un momento rilevante nell’ambito della formazione cristiana: il momento in cui si struttura la conversione a Cristo, in cui si pongono le fondamenta all’edificio della fede.

Ed è perciò definita: «la fase dell’insegnamento e della maturazione, il tempo in cui il cristiano, avendo accettato mediante la fede la persona di Gesù Cristo come il solo Signore ed avendogli dato un’adesione globale mediante una sincera conversione del cuore, si sforza di conoscere meglio questo Gesù, al quale si è abbandonato: conoscere il suo “mistero”, il regno di Dio che egli annuncia, le esigenze e le promesse contenute nel suo messaggio evangelico, le vie che egli ha tracciato per chiunque lo voglia seguire»14.

I compiti della catechesi

Riprendendo tali principi, il Direttorio15 delinea ampiamente i compiti fondamentali della catechesi, definendoli tutti necessari e strettamente interconnessi.

Essa deve innanzitutto favorire la conoscenza della fede, creando una mentalità di fede.

È naturale, infatti, che chi ha incontrato Gesù desideri conoscerlo il più possibile, e la catechesi deve aiutare a comprendere progressivamente tutta la verità del disegno di Dio che ci è stato rivelato in Gesù, attraverso la conoscenza della Sacra Scrittura e della Tradizione della Chiesa.

Da qui la necessità – ribadita nei vari documenti – di una catechesi organica e sistematica, che si svolga secondo un programma preciso.

Ma, come sappiamo, il cristianesimo è inseparabilmente dottrina e vita. Dunque la catechesi non può essere solo trasmissione di conoscenze. Deve piuttosto diventare luogo privilegiato di una esperienza di crescita e di maturazione nella vita cristiana.

La rivelazione di Dio come Amore, attraverso la penetrazione del mistero di Cristo, non è dunque mai isolata dalla vita, ma illumina il senso ultimo dell’esistenza16.

Attraverso la catechesi il battezzato viene perciò educato a vivere di fede, a dire cioè il suo ‘sì’ a Gesù. Questo implica una conversione, che significa adesione piena e sincera alla Sua persona e decisione di camminare alla Sua sequela. È farsi discepolo di Gesù. È fare l’esperienza della vita nuova della grazia.

La catechesi aiuta quindi il cristiano a vivere da uomo nuovo, ad essere cioè «un altro Gesù» che significa pensare come lui, giudicare come lui, vivere come lui è vissuto17. È questo naturalmente un cammino che dura tutta la vita e conduce alla «pienezza della vita cristiana».

La comunione con Gesù, inoltre, porta a celebrare la sua presenza salvifica nei sacramenti e in particolare nell’Eucaristia. La catechesi deve quindi aprire il credente ad una vita liturgica e sacramentale piena, consapevole e attiva.

Un ulteriore compito della catechesi è promuovere la vita di preghiera: dimensione questa che tanto affascina l’uomo contemporaneo.

A tali compiti, che corrispondono ai momenti classici di ogni catechesi: conoscere, celebrare, agire, pregare, il Direttorio aggiunge altre due finalità di innegabile rilevanza per l’identità cristiana oggi.

«La vita cristiana in comunità – afferma – non si improvvisa e bisogna educare con cura ad essa».

La catechesi dunque deve educare alla vita comunitaria.

E per attuare questo suo compito, sull’esempio di Gesù, essa deve favorire: «lo spirito di semplicità e di umiltà, la sollecitudine per i più piccoli, l’attenzione speciale verso co­loro che si sono allontanati, la correzione fraterna, la preghiera in comune, il mutuo perdono»18, deve, cioè, favorire quell’amore reciproco che concretizza e unifica tutti questi atteggiamenti.

La catechesi, infine, ha il compito di aiutare i credenti a testimoniare con la vita il loro essere cristiani nella società, nella vita professionale, culturale e sociale, ad essere cioè testimoni di quella novità di vita che Gesù ha portato.

Catechizzare, quindi, significa promuovere una formazione cristiana integrale, aperta a tutti gli ambiti della vita cristiana: professione di fede, partecipazione ai sacramenti, vita morale, preghiera, vita comunitaria, testimonianza19.

Centro della catechesi: Gesù

Ed è proprio attraverso l’attuazione di questi compiti che la catechesi consegue la sua finalità ultima: condurre il credente all’incontro personale e vitale con Cristo.

«Lo scopo definitivo della catechesi – si legge nella Catechesi Tradendae – è di mettere qualcuno non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo»20.

All’inizio dell’esistenza cristiana, dunque, c’è un incontro: «l’incontro con una Persona» che, come afferma Benedetto XVI nella sua prima Enciclica, «dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»21.

È, infatti, nell’incontro personale con Gesù e nell’adesione piena a Lui che l’uomo vede colmate tutte le sue aspirazioni più profonde, trova ciò che da sempre ha cercato e lo trova in modo sovrabbondante22.

Compito fondamentale della catechesi è allora presentare Cristo. Tutto il resto viene fatto in riferimento a Lui. È Lui la via che introduce nel mistero intimo di Dio, nella vita stessa della Trinità e, nello stesso tempo, è Lui che rivela all’uomo la sua vera identità.

Gesù è quindi il centro della catechesi e ciò in duplice senso: è Gesù che viene insegnato – Gesù nel Suo mistero di incarnazione, morte e risurrezione –, ed è Gesù che insegna, è Lui l’unico Maestro, ed è la sua dottrina che deve essere trasmessa.

Da questo si deduce che la costante preoccupazione di ogni catechista deve essere quella di lasciar passare, attraverso il proprio insegnamento e la propria vita, la dottrina e la vita di Gesù, essere cioè un “suo portavoce” consentendo a Cristo di insegnare per bocca sua.

«Ogni catechista – afferma la Catechesi Tradendae – dovrebbe poter applicare a se stesso la misteriosa parola di Gesù: “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato”» (Gv 7, 16)23.

È solo nella comunione con Gesù che i catechisti possono trovare quella luce e quella forza necessarie per svolgere il loro compito con sempre rinnovato impegno.

È a Lui che essi devono guardare come proprio modello e alla Sua scuola lasciarsi formare.

Gesù è stato un instancabile Maestro dei suoi discepoli e insieme un amico paziente e fedele. Nei loro confronti ha esercitato, attraverso tutta la sua vita e il suo stesso essere, un reale insegnamento ed essi hanno fatto l’esperienza diretta dei tratti fondamentali della sua “pedagogia”, tratti che il Direttorio sintetizza così:

l’accoglienza dell’altro, in particolare il povero, il piccolo, il peccatore, come persona amata e cercata da Dio;

l’annuncio genuino della Buona Novella;

l’amore delicato e, nello stesso tempo, forte che libera dal male e promuove la vita;

l’invito pressante ad una condotta sostenuta dalla fede in Dio, dalla speranza nel Regno e dalla carità verso il prossimo;

l’impiego di tutte le risorse della comunicazione interpersonale: la parola, il silenzio, la metafora, l’immagine, l’esempio, ecc.;

l’invito a seguirLo in modo totalitario24.

La pedagogia di Gesù così descritta è oggi più che mai attuale. Infatti il mondo secolarizzato, stanco di molte parole e più sensibile alla testimonianza personale, sembra essere particolarmente attento al linguaggio dell’amore, dell’accoglienza e della solidarietà.

E la catechesi, oggi più che mai, non può non tener conto di tali istanze25.

Fonte della catechesi: la Parola di Dio

Come l’evangelizzazione, anche la catechesi ha un’unica fonte a cui attingere il contenuto del suo messaggio: la Parola di Dio, trasmessa nella Tradizione e nella Sacra Scrittura26.

Quest’unica fonte giunge a noi attraverso molteplici vie, che costituiscono altrettante “fonti” per la catechesi.

La Parola di Dio, infatti, è meditata e compresa sempre più profondamente per mezzo della fede del popolo cristiano, sotto la guida del magistero che la insegna; è celebrata nella liturgia; risplende nella vita della Chiesa, soprattutto attraverso la testimonianza dei cristiani e in modo particolare dei santi; viene approfondita nella ricerca teologica, che aiuta i credenti a penetrare sempre più profondamente nei misteri della fede; si manifesta in quei valori religiosi e morali che sono come “semi della Parola” presenti nella società umana e nelle diverse culture27.

La catechesi, quindi, attingendo ad essa, si nutre e vive di tutta la vita della Chiesa e contiene e trasmette la fede di tutto il popolo di Dio lungo il corso della storia.

Nel comunicare il suo messaggio, essa è chiamata a portare la forza del Vangelo nel cuore della cultura e delle culture, arricchendole dei valori evangelici. È chiamata cioè a raggiungere gli uomini nella loro realtà concreta, in modo vitale e profondo28, rivelando loro tutta la potenza trasformatrice della Parola vissuta.

Infatti, «Il Vangelo, scrive Papa Benedetto XVI, non è soltanto comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita»29.

Nell’educare alla fede, inoltre, la catechesi deve adottare metodi e linguaggi adatti ai destinatari e all’ambiente nel quale si svolge, come segno della sua vitalità e della sua ricchezza.

Questa inculturazione della fede è un processo profondo, globale, che deve avvenire con gradualità e che vede coinvolta l’intera comunità cristiana30. Perché esso sia fruttuoso occorre aver presenti alcuni criteri fondamentali.

Innanzitutto, salvaguardare l’integrità e l’autenticità del messaggio trasmesso, perché «colui che diventa discepolo ha il diritto di ricevere la “Parola della fede” non mutilata, né falsificata, né diminuita, ma completa e integrale»31.

È necessaria, poi, una capacità di discernimento: saper cioè assumere dalle diverse culture tutte quelle ricchezze che sono compatibili con la fede e, nello stesso tempo, aiutare a sanare e trasformare quei modi di pensare o stili di vita che non sono conformi al Vangelo32.

Soggetto della catechesi: la comunità cristiana

Vogliamo ora soffermarci sulla comunità cristiana quale “soggetto della catechesi” per comprendere più a fondo il ruolo che essa ha nella formazione alla fede.

Leggiamo ancora nel Direttorio: «La catechesi è un atto essenzialmente ecclesiale. Il vero soggetto della catechesi è la Chiesa che, continuatrice della missione di Gesù Maestro e animata dallo Spirito Santo, è stata inviata per essere maestra di fede»33.

La Chiesa attualizza nella storia questa sua missione mediante e nella comunità cristiana, in particolare attraverso quelle molteplici realtà che la compongono e l’arricchiscono quali la famiglia, la parrocchia, le associazioni e i movimenti, le comunità ecclesiali di base, ecc., realtà che costituiscono i “luoghi” della catechesi, in cui «i cristiani nascono alla fede, si educano ad essa e la vivono».

Possiamo quindi dire che, nella catechesi, è la Chiesa intera che si fa presente in ogni comunità cristiana e ciascuna comunità connota «con tratti originali» l’unica catechesi ecclesiale34.

Essendo la catechesi il processo di trasmissione del Vangelo, così come la Chiesa lo ha ricevuto, lo custodisce, lo celebra e lo vive, tra catechesi e comunità cristiana intercorrono legami profondi.

«Soltanto una comunità vera – afferma Paolo VI –, che sappia dare testimonianza della propria fede, celebrandola con gioiosa convinzione nella liturgia ed esprimendola con coerenza coraggiosa nelle scelte concrete del vissuto quotidiano, può fare opera efficace di catechesi e creare le condizioni adatte al manifestarsi dei diversi carismi e … al fiorire delle [diverse] vocazioni (…)»35.

Ogni comunità cristiana, quindi, in quanto luogo della testimonianza vissuta, costituisce l’ambiente congeniale a quella formazione cristiana integrale che trova nella catechesi un momento privilegiato.

Nello stesso tempo, la catechesi, in quanto azione ecclesiale, è volta ad alimentare la comunione, ad edificare e far crescere la Chiesa, mediante l’inserimento maturo e responsabile del credente nella vita della comunità cristiana e generando in lui la coscienza di appartenere ad una comunità più grande che non ha limiti né di spazio né di tempo.

La catechesi deve perciò partire dalla comunione ecclesiale e ad essa tendere.

Da qui la necessità di promuovere un’autentica ecclesiologia di comunione o, meglio, quella spiritualità di comunione, che Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte propone a tutta la Chiesa, «facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano», una spiritualità cioè capace di fare della Chiesa e di ogni comunità cristiana «la casa e la scuola della comunione»36.

Carattere ecumenico della catechesi e sua apertura al dialogo interreligioso

E adesso qualche breve cenno all’apertura ecumenica e al dialogo interreligioso.

La Catechesi Tradendae, dopo aver affermato che la catechesi non può essere estranea a quel cammino verso l’unità dei cristiani intrapreso dalla Chiesa cattolica a partire dal Concilio Vaticano II, spiega cosa significa per la catechesi stessa avere una dimensione ecumenica:

anzitutto esporre con chiarezza tutta la dottrina della Chiesa cattolica, con un sincero rispetto verso le altre Chiese cristiane

poi favorire la conoscenza delle altre confessioni, evidenziando tutto ciò che abbiamo in comune

infine suscitare ed alimentare un vero desiderio dell’unità.

In situazioni di pluralità religiosa si prevede, inoltre, la possibilità di collaborazione ecumenica nella catechesi37.

Riguardo, poi, al dialogo interreligioso, che è parte della missione evangelizzatrice della Chiesa, viene sottolineata l’importanza per la catechesi di formare i credenti ad esso, mostrando loro il legame della Chiesa cattolica con le altre religioni, grazie a quei “semi del Verbo”, che Dio ha deposto in esse, a quei raggi della Verità che illumina tutti gli uomini38 che sono presenti nelle persone e nelle tradizioni religiose dell’umanità.

Conclusione

Se la catechesi è sempre stata un dovere fondamentale della chiesa, oggi possiamo dire che lo è in modo del tutto particolare. Infatti, di fronte alle sfide di un mondo secolarizzato, ma che ha pur sempre una nostalgia delle cose di Dio, i credenti sono chiamati ad approfondire maggiormente la loro fede, a darne ragione con convinzione.

La catechesi ha proprio il compito di rafforzare i credenti nella loro identità, consolidando, nutrendo e rendendo sempre più matura la loro fede, perché essi possano veramente essere “luce” e “sale” (cf Mt 5, 13-16) per l’umanità.

E proprio per questo motivo essa «dovrebbe accompagnare tutta la vita del cristiano, in conformità alle diverse tappe di quella strada che è la vita, ai diversi compiti e impegni, alle molteplici situazioni attraverso cui tale strada si snoda. Si tratta – come auspicava Giovanni Paolo II – di far sì che la “Parola che esce dalla bocca di Dio” (cf Mt 4, 4) raggiunga costantemente l’uomo e “non rimanga senza effetto” (cf Is 55, 11), ma si riveli costantemente feconda nei vari aspetti della vita umana»39.



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01) Giovanni Paolo II, Udienza generale, 5 dicembre 1984, in “La Traccia” 1984/11, p. 1383.

02) Cf Catechesi tradendae, n. 13: EV 6,1790.

03) Cf Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la catechesi (DGC), Città del Vaticano 1997, pp. 11-19.

04) CT n. 14: EV 6, 1791.

05) Cf CT n. 2: EV 6, 1766.

06) Cf Christus Dominus (CD), n. 14: EV 1, 602-603.

07) Cf CD n. 44: EV 1, 701.

08) Cf CT n. 2: EV 6, 1766.

09) Cf Relatio finalis, II B 4: EV 9, 1797.

10) Cf Benedetto XVI, Motu Proprio, in Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, Libreria Ed. Vaticana – Ed. San Paolo 2005, p. 3.

11) CT n. 18: EV 6, 1799.

12) Evangelii Nuntiandi (EN), n. 18: EV 5, 1610.

13) Cf CT n. 18: EV n. 6, 1801.

14) CT n. 20: EV n. 6, 1806.

15) Cf DGC nn. 85-86: EV 16, 848-856.

16) Cf CT n. 22: EV 6, 1814.

17) Cf DGC n. 53: EV 16, 804.

18) Cf DGC n. 86: EV 16, 853.

19) Cf CT n. 21b: EV 6, 1809.

20) CT n. 5: EV 6, 1773; cf Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) n. 426.

21) Deus Caritas Est, n. 1, in “La Traccia” 2006/1, p. 73.

22) Cf AG n.13: EV 1, 1117. «La vita nel senso vero – afferma Benedetto XVI nella sua seconda enciclica Spe Salvi – (…) è una relazione. E la vita nella sua totalità è relazione con Colui che è la sorgente della vita. Se siamo in relazione con Colui che non muore, che è la Vita stessa e lo stesso Amore, allora siamo nella vita. Allora “viviamo”». (n. 27, in “La Traccia” 2007/11, p. 1369).

23) Cf CT n. 6: EV 6, 1774.

24) Cf DGC n. 140: EV 16, 962.

25) Giovanni Paolo II, Ai partecipanti al Consiglio per la Catechesi, 28.9.90, in “La Traccia” 1990/9, p. 1044.

26) Cf CT n. 27: EV 6, 1825.

27) Cf DGC nn. 95-96: EV 16, 877-878.

28) Cf EN n. 20: EV 5, 1612.

29) Spe Salvi n. 2, in “La Traccia” 2007/11, p. 1353.

30) Cf Redemptoris Missio n. 52: EV 12, 651-652.

31) CT n. 30: EV 6, 1838.

32) Cf DGC n. 109: EV 16, 908.

33) Cf DGC n. 78: EV 16, 840.

34) Cf DGC n. 254: EV 16,1088. Vi si legge inoltre: «La catechesi è sempre la stessa. Ma questi “luoghi” di catechizzazione, la connotano, ognuno con tratti originali».

35) Paolo VI, Udienza generale, 5 aprile 1978, in www.vatican.va.

36) NMI n. 43.

37) Cf CT nn. 32-33: EV 6, 1840-1848.

38) Cf NA n. 2: EV 1, 857.

39) Udienza generale, 19 dicembre 1984, in “La Traccia” 1984/11, p. 1429.