Alcuni flash sulla catechesi nel mondo

Non è facile presentare, sia pure a grandi linee, un quadro sintetico sulla catechesi nel mondo, data la varietà di culture, di situazioni e di orientamenti delle Chiese locali. Sono numerose le pubblicazioni e le iniziative lanciate in questi anni su questa tematica, non solo nella Chiesa cattolica, ma anche in ambito evangelico e ortodosso. La tavola rotonda, con cui è iniziato il Convegno, si è limitata a evocare tratti generali della realtà catechetica in alcuni Paesi dei vari continenti, intervistando persone del posto.

Uno sguardo di sintesi

In questi ultimi decenni la catechesi ha certamente risentito del mutamento sempre più generalizzato e accelerato della società.

Nei Paesi di lunga tradizione cristiana il decadere del regime di cristianità, la secolarizzazione in ogni ambito della vita, l’oscuramento dei valori etici comuni, hanno fatto sì che non si possa più considerare pacifica la trasmissione della fede attraverso la famiglia e l’ambiente1. «I due grembi generatori della fede non generano più: la famiglia non è più il bagno naturale delle fede cristiana e la società viaggia su altri registri»2.

Per quanto riguarda la parrocchia, si è passati da un’appartenenza omogenea, dove quasi tutta la popolazione era praticante, ad un’appartenenza alquanto diversificata, irregolare o problematica. Aumenta il numero di battezzati che non frequentano più la parrocchia e di quelli con una fede poco motivata e una crescente ignoranza religiosa.

In tale contesto la catechesi non può più limitarsi ad un’opera di mantenimento (conservare la fede e la pratica cristiana) o di restauro (recuparare la fede), ma è chiamata ad accompagnare la persona dagli inizi del cammino di fede alla crescita nella vita cristiana, orientandola all’incontro vivo con Gesù e con la sua Parola3.

Nelle parrocchie non si può più, oggi, iniziare con una catechesi intesa come approfondimento della fede, dato che tanti ragazzi e adulti non posseggono più i germi della fede. L’iniziazione cristiana deve partire dal kerigma, dal primo annuncio4 delle verità fondamentali: «Dio è Amore» (cf 1Gv 1, 8; 4, 1) ed «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16); Gesù, Amore incarnato, ha portato l’amore sulla terra e ci «ha amati fino alla fine» (cf Gv 13, 14). Si tratta quindi di coniugare il primo annuncio e la catechesi5, poiché, come notava già Tertulliano: «Cristiani non si nasce, ma si diventa»6.

Considerando la modalità in cui si è svolta la catechesi in passato numerosi documenti ecclesiali7 prospettano l’esigenza di un «decisivo salto di qualità nel rinnovamento della catechesi».

Tendenze attuali

Si propone di passare:

da una catechesi come preparazione ai sacramenti ad un itinerario permanente di maturazione nella fede;

dalla trasmissione prevalente di contenuti dottrinali alla comunicazione di esperienze di fede vissuta;

da una catechesi rivolta solo a fanciulli e ragazzi ad una catechesi che abbracci l’intero arco della vita;

dalla centralità della sola pratica religiosa al primato dell’impegno nella fede;

da una catechesi prevalentemente individuale ad una catechesi di tipo comunitario;

da una catechesi di conservazione ad una catechesi aperta alla dimensione evangelizzatrice e missionaria.

È un cammino già iniziato in molti luoghi, ma che occorre percorrere più decisamente.

Un apporto vitale alla catechesi è stato offerto in questi ultimi decenni anche dal nuovo soffio dello Spirito nella Chiesa ad opera dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità.

Vediamo ora più particolarmente la situazione della catechesi in alcuni Paesi del mondo.

Argentina: varietà di forme

Partiamo dall’America latina e più precisamente dall’Argentina. Chiediamo a Francesco Ballarini, sacerdote italiano che da anni opera in questo paese, di tracciare un breve quadro della catechesi in questa nazione.

Francesco Ballarini: Per presentare sia pur brevemente la situazione della catechesi in Argentina ci sembra opportuno riconoscere che essa, nella sua espressione tradizionale e popolare, ha manifestato dei segni evidenti di crisi. Si notano non pochi sintomi di malessere e di insoddisfazione che indicano l’esistenza di problemi molto seri: la crisi del tradizionale processo dell’iniziazione cristiana, le difficoltà nel linguaggio e nel messaggio catechistico, i pochi progressi nella catechesi con gli adulti e l’insufficiente formazione dei catechisti e degli agenti pastorali.

É chiaro che stiamo di fronte ad una grave e generalizzata crisi della trasmissione della fede nel tradizionale e privilegiato processo di iniziazione cristiana. Per questo é necessaria una rinnovata disposizione della catechesi per rispondere alle varie sfide che il mondo attuale presenta all’azione evangelizzatrice della Chiesa8.

Oggi la catechesi si trova nella ricerca di una nuova identità dovuta anche alla confusa situazione di un sistema catechistico che non riesce a rispondere alle domande di una società profondamente cambiata, in un progressivo indebolimento dell’esperienza comunitaria della fede, frutto di un brulichio delle forme più diverse di esperienze di Dio, in una ricerca sincretica o in forma individuale del così detto “fai da te”. Per ultimo dobbiamo pure segnalare la perdita di credibilità delle istituzioni e la crisi dei processi di socializzazione religiosa.

Contemporaneamente a questa presa di coscienza, si è preso atto di alcuni aspetti positivi che lo Spirito Santo ha seminato in America Latina a partire dal dopo Concilio Vaticano II. Si tratta della nascita di nuove forme di comunità: piccole comunità, comunità ecclesiali di base, comunità di movimenti laicali. Come pure dobbiamo notare i notevoli sforzi di inculturazione nelle pratiche di pietà della gente semplice, mediante un rinnovamento della pastorale popolare.

È notevole il lavoro pastorale nella catechesi attraverso l’impegno volontario, in tutto il territorio argentino, di moltissimi catechisti e il sorgere di vocazioni ai vari ministeri ecclesiali da parte dei laici nell’ambito delle comunità parrocchiali.

Un grande contributo ad una nuova catechesi è stato dato dalle molteplici esperienze di catechesi familiare che ha così permesso il delinearsi di un nuovo modo di relazionarsi con tutto il mondo degli adulti. Come pure costatiamo in questo ultimo tempo un aumento della domanda di formazione religiosa e una forte partecipazione dei giovani nell’animazione della catechesi.

Chiari ed indiscutibili contributi alla catechesi sono stati dati dalle nuove forme di lettura popolare della Bibbia con una grande creatività.

Altri aspetti positivi sono il dialogo interculturale, interreligioso ed ecumenico ed una maggiore sensibilità e attenzione ai temi sociali nella riscoperta della Dottrina sociale della Chiesa.

In questi ultimi quarant’anni il movimento catechistico in Argentina, pur incontrando non poche difficoltà nell’attualizzare la catechesi al contesto attuale, ha dato una forte spinta innovativa alla pastorale e alla evangelizzazione.

Africa: il ruolo dei catechisti

Per l’Africa ci rivolgiamo a Innocent Thibaut Ndoreraho, sacerdote del Burundi, che attualmente studia a Roma. Per due anni è stato insegnante e direttore spirituale di un Istituto per la formazione dei catechisti, poi è diventato parroco.

Innocent Ndoreraho: Per parlare della catechesi in Africa mi sembra importante partire dallo sviluppo della Chiesa africana.

Alcuni dati statistici sono eloquenti: all’inizio del secolo appena trascorso i cattolici in Africa erano 2.064.270; alla fine del 2003, erano circa 140 milioni.

Negli ultimi tre anni sono state create 70 nuove diocesi. Nello stesso periodo sono costantemente in aumento il numero dei sacerdoti, religiosi/e, seminaristi e catechisti laici.

Questi dati sono significativi perché rivelano come l’azione dello Spirito Santo, attraverso la cooperazione di tanti missionari, del Clero locale e della Chiesa universale, abbia prodotto frutti abbondanti in una Chiesa che, seppur giovane, ha mostrato di possedere grandi valori.

Il Sinodo per l’Africa prima e, dopo, l’Esortazione apostolica Ecclesia in Africa (1995), hanno dato e continuano a dare un impulso provvidenziale alla vita pastorale della nostra Chiesa, orientandola a essere veramente “Famiglia di Dio”. Ne è nata una spinta all’evangelizzazione e al rinnovamento dell’intera vita ecclesiale.

Un aspetto che dimostra la vivacità della Chiesa africana è soprattutto l’impegno dei laici nel campo della prima evangelizzazione.

Si tratta in particolare di catechisti generosi che, seppure con mezzi poveri, costituiscono una forza efficace per l’evangelizzazione in quei territori, dove non sempre si può contare sulla presenza del clero e dei religiosi. In Africa il loro numero è in continuo aumento e numerose diocesi organizzano ottime scuole di formazione per i catechisti.

Quale il ruolo e quali le attività che i catechisti svolgono nella parrocchia?

Innocent Ndoreraho: I catechisti hanno un ruolo importante nella Chiesa d’Africa con una irradiazione impressionante sull’insieme della comunità, dai bambini agli adulti. La loro presenza è al cuore della vita della Chiesa, particolarmente della parrocchia.

Quando ero parroco, la mia parrocchia aveva 35.000 abitanti, tra cui 25.000 cristiani cattolici. La parrocchia aveva dieci stazioni o succursali. Ognuna di esse funzionava come comunità ecclesiale con una chiesetta in mezzo e con attorno le scuole e i locali per il catecumenato.

E tutto questo era affidato ai catechisti.

A noi sacerdoti toccava solo la programmazione e il loro accompagnamento. Questa situazione non è una particolarità della parrocchia dove ero io, ma è una situazione generalizzata in Africa.

In alcuni posti, i catechisti sono anche missionari perché lasciano la loro terra per andare dove il vescovo li manda e si trasferiscono con tutta la famiglia.

Come attività i catechisti fanno le celebrazioni domenicali della Parola, dove non c’è la Messa o la chiesa parrocchiale è troppo lontana. Per esempio, per raggiungere l’ultima stazione nella mia parrocchia dovevo percorrere sei ore a piedi, perché non c’è una strada per utilizzare la macchina. Andavo lì solo quattro o cinque volte l’anno e tutto il resto era fatto dai catechisti.

I catechisti fanno la catechesi anche agli adulti. Il catecumenato dura generalmente quattro anni e i catecumeni fanno la formazione due volte la settimana.

I catechisti sono presenti anche nella preparazione di ogni sacramento e in altri servizi. Perciò il loro compito è considerato un ministero molto importante nella Chiesa.

Non mancano situazioni di missione ove la maggioranza della gente non è cristiana e lì i catechisti svolgono un’azione che, a volte, è veramente eroica, tanto che alcuni catechisti sono stati uccisi per la loro fede, proprio perché catechisti.

Per svolgere questo impegnativo compito i catechisti hanno bisogno di una solida preparazione. Come vengono formati?

Innocent Ndoreraho: L’esortazione apostolica postsinodale di Giovanni Paolo II Ecclesia in Africa parlando dei catechisti dice: «Il ruolo dei catechisti è stato e rimane determinante nella fondazione e nell’espansione della Chiesa in Africa. Il Sinodo africano del 1995 raccomanda che i catechisti non solo beneficino di una perfetta preparazione iniziale [...], ma continuino anche a ricevere una formazione dottrinale nonché un sostegno morale e spirituale» (n.91).

In varie diocesi sono sorti Centri di formazione per catechisti, dove essi si trasferiscono con le loro famiglie per un periodo di alcuni mesi o di un anno.

Quando un catechista non solo è preparato culturalmente ma vive proprio da cristiano, il suo ministero porta tanti frutti.

In Burundi, alcuni anni fa, i vescovi si sono resi conto che i catechisti avevano bisogno d’una formazione spirituale solida ed hanno chiesto al Movimento dei focolari di fare qualcosa. È stato deciso insieme di inviare ogni mese a tutti i catechisti il foglietto della “Parola di vita” – una frase compiuta della Scrittura da vivere nel quotidiano – per aiutarli a incarnare il Vangelo prima di fare le catechesi.

All’inizio la spesa per l’abbonamento era pagato dalla Conferenza episcopale. Ad un certo momento si è capito che bisognava sospendere questa iniziativa per lasciare ai catechisti la possibilità di chiedere “la Parola di vita” individualmente e liberamente, poiché non basta ricevere la Parola di vita, ma bisogna essere interessati a viverla.

Quando non ricevevano più la “Parola di vita”, tanti hanno chiesto come potevano fare per continuare a riceverla. Così hanno preso contatto con il focolare e questo rapporto li ha aiutati.

Da parroco ho cercato, come potevo, di dare una formazione secondo la spiritualità dell’unità ai catechisti della mia parrocchia; così organizzavo un incontro mensile di tutti i catechisti e il punto centrale era appunto la “Parola di Vita”, perché se loro imparano a vivere il Vangelo, poi nella catechesi non trasmettono solo delle conoscenze, ma una vita nuova.

Vivendo la Parola i catechisti diventano veri animatori della comunità e l’aiutano ad essere autentica “famiglia di Dio” ed a trasformare la società secondo il disegno di Dio.

Corea: l’esperienza del catecumenato

Passiamo all’Asia. Sappiamo che, eccetto le Filippine, le Chiese in Asia sono comunità minoritarie in mezzo ad una popolazione seguace di altre religioni e con culture di antica tradizione. In molti Paesi la catechesi è rivolta a cristiani di comunità in diaspora. Per questo varie Chiese dell’Asia hanno creato Corsi di catechesi su siti Web che possono essere più facilmente seguiti da cristiani sparsi in vari punti. Una situazione un po’ particolare è quella della Corea. Ce ne parla Francesco Kwon, parroco nella diocesi di Pusan.



Francesco Kwon: La catechesi nella Chiesa coreana è importantissima dato che soltanto il 10 per cento di Coreani sono cattolici, su una popolazione di circa 48 milioni, ma molti sono quelli che chiedono di diventarlo.

La strada normale per far maturare la loro conversione è il catechismo.

Ogni anno oltre 100 mila catecumeni adulti entrano a fare parte della Chiesa cattolica dopo lunghi impegnativi corsi di catechesi.

In ogni nostra parrocchia esiste sempre un corso di catechismo per i catecumeni che desiderano essere battezzati, in genere con 2 o 3 gruppi di catechesi. Il Corso dura di solito per un periodo di 6 mesi. Lo tengono i parroci, i vice parroci, le suore e i catechisti laici che hanno studiato teologia in un istituto apposito. Dopo il battesimo alcuni di questi nuovi cristiani partecipano ancora allo studio della Bibbia insieme a tutta la comunità parrocchiale.

Inoltre per ragazzi e giovani già cristiani ci sono corsi appositi di catechesi secondo l’esigenza della loro età. Ogni sabato pomeriggio (raramente la domenica mattina) i giovani vengono in parrocchia per approfondire il catechismo e subito dopo si celebra la santa Messa domenicale. I catechisti per questi giovani sono tutti laici: studenti universitari oppure insegnanti delle scuole.

Come avrete capito, la catechesi è la prima e la più necessaria attività pastorale di ogni parrocchia nella Chiesa coreana. E si notano la freschezza e la vitalità caratteristiche di una comunità giovane in continua crescita.

Germania: Chiesa in missione

La situazione della catechesi in Europa riflette sostanzialmente quanto detto nella visione sintetica iniziale. Ci soffermiamo qui sulla Germania, paese in cui convivono varie Chiese. Chiediamo a Udo Richardt, corresponsabile del “Movimento parrocchiale” del Movimento dei focolari nel nordest della Germania, di darci anzitutto un quadro del cristianesimo in questo paese.

Udo Richardt: Inizio presentando un quadro sulla suddivisione delle diverse comunità religiose in questo paese: alla fede cattolica appartengono circa 25,9 milioni di persone, alle Chiese territoriali evangeliche (Landeskirchen) 25,4 milioni, ad altre comunità religiose 7,67 milioni e circa 23,5 milioni sono senza una confessione o non hanno alcuna classificazione religiosa.

Una situazione particolare esiste nella Germania dell’est, l’ex DDR (Repubblica Democratica Tedesca), dove circa l’80% della popolazione è senza alcuna confessione.

Per quanto riguarda la Chiesa cattolica ci rendiamo conto che c’è stato un notevole cambiamanto durante il corso degli ultimi 3040 anni.

Come si configura la catechesi in questo contesto?

Udo Richardt: L’allora presidente della Conferenza Episcopale tedesca, il cardinale Lehmann, in una premessa sul tema Catechesi in un tempo cambiato scriveva: «Se la forma del diventare cristiano e dell’essere cristiano dipende oggi, in modo più chiaro che una volta dalla comprensione e decisione personale, allora questo ci conduce ad un particolare profilo catechetico. La testimonianza personale nelle diverse circostanze della vita dovrebbe marcare in modo crescente sia la struttura che la forma della catechesi».

Con i mutamenti già menzionati della società, cambia di conseguenza anche la situazione della vita di ciascuno. I sistemi di senso e di valori mettono le persone di fronte a nuovi impegni, mai esercitati prima, e presentano molteplici proposte per formare il proprio stile di vita. Il messaggio cristiano si presenta come una fra le tante possibilità, che si propongono in mezzo ad una quantità di voci, per una vita ragionevole e appagata.

All’inizio quest’annuncio della fede cristiana può essere capita in senso negativo, come una delle tante offerte che si possono respingere o accettare. Tuttavia è una buona possibilità per una libera e cosciente decisione di ogni persona.

Nell’annuncio della fede, il destinatario deve poter cogliere il perché è bene per lui agire da cristiano nella società, che cosa gli dà personalmente per la sua vita, per la sua morte e cosa può significare questo stile di vita per la società e per la comunità umana. Questo per la Chiesa vuol dire concentrarsi sull’essenziale della fede, sulle convinzioni fondamentali. Non si tratta qui di semplificazione dei contenuti, neanche di una selezione di singoli elementi di fede, ma di far scoprire alle persone il cuore del Vangelo.

La catechesi presuppone anche qualcosa che lei stessa non può suscitare. Essa infatti è il servizio della Chiesa per la fede delle persone e delle comunità, grazie all’agire dello Spirito Santo.

Richiede una profonda conversione, una autoevangelizzazione della Chiesa, prima ancora di una nuova evangelizzazione del mondo.

Una volta si parlava di Chiesa di popolo. La situazione ormai è assai cambiata. Il diventare cristiano ed essere cristiano non si sostengono più tramite l’ambiente in cui si vive. La cosiddetta appartenenza alla Chiesa per nascita, che aveva anche una importanza nella società, quasi non esiste più.

Specialmente nell’est della Germania la maggioranza della popolazione a causa del comunismo era atea. I cristiani formavano semmai delle comunità unite dall’emergenza, che vivevano la loro fede di nascosto. Così si può parlare di profonda diversità fra est e ovest.

In tanti luoghi la catechesi nelle parrocchie raggiunge ancora numerosi bambini ed adolescenti, prima di tutto nella preparazione per la Comunione e la Cresima; tuttavia il numero degli adulti che si mettono a disposizione per questo servizio della catechesi all’interno della Chiesa sta diminuendo.

Entriamo ora in un tempo, nel quale la fede cristiana deve essere tramandata alla generazione susseguente in modo missionarioevangelizzante.

Per la mancanza dei protagonisti sociali che un tempo trasmettevano la fede – famiglia, scuola, parrocchia, ambiente sociale – ora occorre la testimonianza missionaria di cristiani attendibili.

«La formula magica del neocattolicesimo è essere chiesa missionaria», scrive il dott. Christian Hennecke9. Parlare di una chiesa missionaria non vuol significare solo un cambiamento cosmetico della forma ecclesiale, ma un capovolgimento più radicale.

Oggi si sceglie la fede; è un fatto personale. Non è l’ambiente da dove si proviene, l’appartenenza a una famiglia, ad una certa struttura sociale, ad un paese che forma il cristiano, ma l’esperienza di un incontro personale con Dio.

La trasmissione si allontana dall’eredità, si muove verso l’offerta e la scelta consapevole. Da ciò risulta una grande incertezza nel trasmettere la propria fede, anche perché molti adulti hanno essi stessi bisogno della catechesi per dare atto a tale incarico.

Esistono segni e iniziative di rinnovamento della catechesi?

Udo Richardt: Nonostante queste difficoltà notiamo in Germania anche degli approcci promettenti per una nuova animazione della catechesi.

Si guarda con speranza alle piccole comunità cristiane (kleine christliche Gemeinschaften) come ad un nuovo modo di essere Chiesa.

Si lanciano nuove iniziative per coinvolgere i genitori e le scuole nella formazione dei ragazzi e adolescenti (ad es. le cosiddette Kinderkirchentage (convegni della Chiesa per bambini). Si tentano vie nuove per dare la possibilità ai giovani di arrivare all’esperienza di Dio nella comunità.

In tante diocesi ci sono persone che, d’accordo col parroco, assumono l’impegno della catechesi per il battesimo, la comunione e la cresima. Si fanno corsi di fede o di spiritualità per adulti; si cura la catechesi negli asili e nelle scuole.

Viene proposta anche una catechesi diversificata, così che i partecipanti possono scegliere la propria via. Il cammino catechistico è di diversa durata, e non sempre continuativo.

È stato introdotto il catecumenato che offre ad ogni catecumeno la possibilità di avvicinarsi passo passo alla comunità e di diventare così membro attivo di una parrocchia.

Italia: progetti di rinnovamento

Se l’Europa contemporanea per molti versi dà l’impressione di essere terra postcristiana o, come qualcuno addirittura afferma, “neopagana”, anche l’Italia è ampiamente coinvolta in questa nuova situazione e la pastorale della Chiesa ne risente. Chiediamo a Claudia Fassi, corresponsabile del Movimento parrocchiale – diramazione del Movimento dei focolari – nella regione della Lombardia: come si situa la catechesi nel contesto della Chiesa in Italia?

Claudia Fassi: Penso sia utile offrire anzitutto un quadro generale sulla catechesi nel nostro paese10.

È rilevante il numero dei catechisti laici: sono 145.654 in Italia11, in maggioranza donne (80%).

La catechesi parrocchiale è rivolta soprattutto ai ragazzi e adolescenti, molto meno ai giovani e agli adulti. I catechisti per i ragazzi rappresentano infatti l’88%, per i giovani e per gli adulti sono il 12%.

La catechesi in molte parti:

è ancora impostata come preparazione ai sacramenti e non come cammino di fede;
– è una catechesi tipo lezione come nella scuola;
– è una catechesi in cui si presuppone una famiglia e un ambiente cristiano.

I catechisti sono in prevalenza anziani (il 60% hanno una età oltre i 40 anni e di essi la maggior parte oltre i 50 anni). I catechisti giovani sotto i 30 anni sono il 17%.

Un quadro che presenta varie ombre, ma che non esprime tutta la realtà della catechesi in Italia.

Quali sono le proposte e le iniziative della Chiesa italiana per il rinnovamento della catechesi?

Claudia Fassi: Negli ultimi decenni c’è stato uno sforzo molto grande da parte della Chiesa in Italia per dare nuovo impulso alla catechesi e per rinnovarla. Basta pensare ai numerosi testi di catechismo preparati con tanta cura dalla CEI per tutte le età.

Il vescovo di Brescia, Mons. Giulio Sanguineti, riferendosi alla catechesi dei ragazzi, notava: «Da diversi anni ci stiamo accorgendo che l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (dai 6 ai 14 anni) anche se resiste per quanto riguarda la frequenza agli incontri di catechismo e l’accesso quasi generalizzato ai sacramenti della Confessione, della prima Comunione e della Cresima, tuttavia, in molti casi, non raggiunge il suo scopo fondamentale, quello di generare cristiani coerenti.

In un primo tempo si è pensato che la causa fosse da ricercare nei catechismi poco adeguati e nel metodo non adatto o nei catechisti poco preparati.

Oggi dobbiamo ammettere che il problema è molto più ampio ed è essenzialmente legato al fatto che è cambiata la situazione storicoculturale, con le conseguenze createsi delle famiglie e nelle nostre comunità parrocchiali anche sul piano religioso»12.

In varie diocesi si stanno lanciando percorsi di catechesi in cui si dà il primato all’evangelizzazione, si propone una catechesi che introduca gradualmente alla globalità della vita cristiana.

Si punta ad una collaborazione intelligente tra l’azione dei catechisti e l’educazione cristiana proposta in famiglia, sostenendo la responsabilità educativa primaria dei genitori13. Determinante per la trasmissione della fede è il modello della comunità cristiana adulta in cui si vive: è lì che le nuove generazioni respirano il clima spirituale e vivono della fede degli adulti14.

I documenti recenti della CEI sollecitano i parroci a curare la catechesi anche per gli adulti. Non è frequente trovare parrocchie dove si fa una catechesi regolare per loro; in genere è piuttosto sporadica, fatta nei convegni o in momenti occasionali come le missioni popolari. Non mancano nuove forme di catechesi per la formazione cristiana degli adulti come i gruppi famiglia, i centri di ascolto, le comunità ecclesiali di base, i corsi di preparazione al matrimonio. Una forma nuova è stata quella fatta dal card Martini nel Duomo di Milano, ed ora attuata anche in altre diocesi.

Più difficile è il campo della catechesi per giovani. Possiamo trovarla sviluppata soprattutto nelle Associazioni e nei Movimenti».

Fra i numerosi progetti di rinnovamento può citarne più dettagliatamente qualcuno?

Claudia Fassi: Vorrei presentare l’iniziativa della diocesi di Milano sulla Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, la cui sperimentazione è in atto, e quella di Brescia. Altre diocesi italiane hanno lanciato iniziative simili.

La diocesi di Milano propone di sperimentare nuovi itinerari di iniziazione cristiana partendo da una “alleanza educativa” tra la comunità cristiana, con i suoi catechisti, e le famiglie dei bambini/ragazzi, come già indicava il Direttorio generale per la catechesi: «Per questo occorre che la comunità presti un’attenzione specialissima ai genitori. Attraverso contatti personali, incontri, corsi e anche mediante una catechesi per adulti diretta ai genitori, sono aiutati ad assumere il compito – oggi particolarmente delicato – di educare alla fede i loro figli»15.

La sperimentazione si rivolge a soggetti appartenenti alla fascia evolutiva 1014 anni: è quindi un itinerario che presenta una certa durata temporale e che evidenzia come «l’iniziazione sia un vero e proprio cammino di crescita e accompagnamento»16.

Due le novità. La prima sta nel cercare di superare il vuoto di attenzione che attualmente si registra in molte comunità tra la celebrazione del battesimo e il tradizionale avvio della catechesi che inizia verso gli otto anni. Questo periodo (18 anni) tradizionalmente era lasciato alla famiglia, ma oggi essa spesso non supplisce a questo compito. Inoltre superare il vuoto che a volte passa fra la catechesi dei ragazzi (Ia Comunione) e quella degli adolescenti (Cresima).

La seconda novità è l’attenzione grande data alle famiglie dei ragazzi, che vengono coinvolte continuamente nel percorso.

Il progetto della diocesi di Brescia17 non è semplicemente la proposta di una nuova metodologia catechistica, ma è piuttosto l’appello ad un cambiamento di mentalità, ad un progetto di Chiesa. L’azione di iniziazione alla fede ha come soggetto la comunità cristiana nel suo insieme, e la famiglia come sua componente viva cui spetta un ruolo prezioso e per molti aspetti non sostituibile. La vita della comunità cristiana e quella della famiglia si fanno itinerario di fede e scuola di vita cristiana18.

In una zona c’è stato il tentativo di preparare i genitori a educare i bimbi nei loro primi anni, con incontri fatti nelle case, iniziati tre mesi prima del battesimo dei figli. Preziosa è anche la collaborazione degli insegnanti delle scuole materne cattoliche e delle religiose che collaborano in parrocchia. I catechisti hanno così un ruolo di mediatori nella catena di trasmissione della fede tra la famiglia e la comunità, soprattutto attraverso i rapporti personali.

Adolfo Raggio: Sullo sfondo del profondo cambiamento della società e dell’affievolimento, se non della quasi scomparsa di un ambiente cristiano, questa panoramica, per quanto frammentaria e incompleta, è significativa, perché evidenzia tutto un fermento di iniziative e proposte per una catechesi rinnovata. Il nostro convegno «E la Parola divenne carne – Per una catechesivita», intende inserirsi in questa dinamica, offrendo il contributo del carisma dell’unità alla catechesi nel momento attuale.



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01) Cf La catechesi Editoriale, in “Credere oggi”, dossier n. 53, p. 3.

02) E. Biemmi, Aria di primo annuncio, in “Orientamenti pastorali”, 2/2007, p. 22.

03) Cf ibid.; cf Catechesi tradendae nn. 1 e 5.

04) Nei documenti ecclesiali in Italia si parla di “primo annuncio”, in Francia si preferisce parlare di “proposta di fede” e in Germania di “essenzializzazione” del primo annuncio.

05) È per questo motivo che si sta riprendendo nella Chiesa il catecumenato, rifacendosi ai primi tempi del cristianesimo.

06) “Fiunt non nascuntur cristiani”, cit. in “Devenir adult dans la foi”, Déclarations des évêques de la Belgique, Nouvelle serie, n. 34, Edit. Licap, Bruxelles 2006.

07) Cf Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la catechesi, 15 agosto 1997; Conférence des évêques de France, Texte national pour l’orientation de la catechèse en France et principes d’organisation, Paris 2006.

08) Alcuni documenti della Conferenza episcopale argentina che hanno segnato la riflessione e il cammino della catechesi in Argentina:
– 1°
Congreso catequístico nacional, Buenos Aires, 1519 de agosto 1962.
Directorio de catequesis nacional, Buenos Aires 1967.
Declaración de San Miguel, Conferencia episcopal argentina, Buenos Aires 1969.
2° Congreso catequístico nacional, Rosario, 1012 de octubre 1987.
Juntos para una evangelización permanente, Conferencia episcopal argentina, Buenos Aires, 14 de abril 1988.
Líneas pastorales para la nueva evangelización, Conferencia episcopal argentina, Buenos Aires, 25 de abril 1990.
Navega mar adentro, Conferencia episcopal argentina, Buenos Aires, 31 de mayo 2003.

09) Cf C. Hennecke, Per una pastorale comunitaria missionaria, in C. Hegge (ed.), La Chiesa fiorisce, Città Nuova, Roma 2006, pp. 141159.

10) Cf G. Moranto V. Orlando, Catechisti e catechesi all’inizio del terzo millennio. Indagine socioreligiosa nelle diocesi italiane, Elle Di Ci, Leuman (TO), 2004.

11) Cf A.Valle e A. Bobbio, Rinnovamento mancato, in “Jesus” n. 9, settembre 2000.

12) Documento del vescovo di Brescia su ICFR (Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e Ragazzi), Brescia 2003.

13) Cf Servizio catechesi della diocesi di Milano.

14) “La comunità cristiana è l’origine, il luogo e la meta della catechesi” (Direttorio Generale della Catechesi, Ed. Vaticana, Roma 1997, p. 257). “La catechesi rischia di ridiventare sterile se una comunità di fede e di vita cristiana non accoglie il catecumeno ad un certo grado della sua catechesi” (Cat. Trad., 24).

15) Servizio Catechesi, diocesi di Milano.

16) D. Tettamanzi, ìn: “Famiglia comunica la tua fede”, Milano 2007.

17) Percorso proposto dall’Ufficio Catechistico Diocesano di Brescia per l’ICFR 2003.

18) Attraverso convegni, assemblee, incontri si è avviata un’opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento delle famiglie (i genitori, i fratelli, i nonni) per far capire che il mutato contesto sociale in cui ci troviamo a vivere, esige modalità nuove per proporre la fede ai ragazzi e ai giovani.