La vera sfida della catechesi

Già in passato abbiamo avuto modo di offrire dei contributi riguardanti la catechesi. Basti ricordare gli Atti di un precedente congresso pubblicati in Per una catechesi vitale (Città Nuova, Roma 1979) il cui contenuto continua ad essere di notevole attualità, ed un numero monografico della rivista gen’s (XXIII/1 – 1993).

I nuovi Atti che mettiamo a disposizione, espressione del Convegno internazionale realizzato al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, nei pressi di Roma, dal 3 al 6 aprile 2008, si trovano in piena continuità con quanto veniva offerto allora. Naturalmente con maggiore maturità espressiva e contenutistica, a causa dell’esperienza e della conseguente conoscenza e consapevolezza raccolte in questi anni in tante parti del mondo.

La catechesi è per tanti motivi una dimensione fondamentale della vita ecclesiale. Pensiamo ad esempio alle novità positive che fornisce la teologia, agli apporti dei nuovi carismi che rispondono alle necessità dei tempi, alla ricerca e sperimentazione costruttiva da parte di tanti settori del cristianesimo sia all’interno della Chiesa che nella cultura e nella società civile… Questo genere di realtà, come passano al popolo cristiano? Attraverso tanti mezzi, ovviamente, però la catechesi in tutti i suoi livelli, dai bambini ai giovani e agli adulti (che sono stati chiamati “i primi destinatari della catechesi”), costituisce un luogo privilegiato di questa ricezione.

Basterebbe guardare la storia per averne conferma. Limitiamoci ad un periodo molto sintomatico: quello della Riforma. È molto conosciuto il fatto che Lutero pubblicò a pochi mesi di distanza due catechismi, “Grande” e “Piccolo”, mentre altri riformatori, come Melantone, Calvino, Bucer, ne scrissero pure loro per far passare le nuove idee e realtà che si andavano configurando. Un fatto simile succedeva contemporaneamente in campo cattolico. Solo il gesuita Pietro Canisio redattò tre diversi catechismi, che prima della sua morte avevano già raggiunto – grazie alla rapidità della stampa appena inventata da Gutenberg – più di 200 edizioni, diventando un best-seller religioso del secolo XVI. Pochi anni dopo usciva il famoso Catechismo romano, frutto del Concilio di Trento.

Come rilevava Alfred Läpple nella sua Breve storia della catechesi, «con i catechismi si cercava il consenso dei cristiani di quel tempo nei confronti di una concreta concezione della fede». È un fenomeno che si è ripetuto, secondo le necessità di ogni epoca, attraverso i secoli fino ai nostri giorni.

Attualmente ci sono in ambito catechistico alcune acquisizioni che appaiono irreversibili. Ad esempio il fatto che, pur dovendo essere un insegnamento serio rivolto ad offrire conoscenze adeguate, la catechesi deve tendere non solo a offrire nozioni, ma anche a promuovere una vita evangelica che generi veri discepoli di Gesù. Affinché questo sia possibile, pur riconoscendo l’importanza di testi e sussidi didattici appropriati, si ravvisa come decisiva l’esperienza di catechisti che sappiano offrire le realtà di fede in modo tale da suscitare nuova vita nelle persone e negli ambiti dove esse si muovono. In questo contesto viene in rilievo, come mai in passato, l’importanza della qualità delle relazioni che si stabiliscono e quindi della comunione, per riuscire a fare, attraverso la catechesi, un’esperienza cristiana che sia non solo genuina ma all’altezza dei tempi.

Questi sono solo alcuni degli elementi fondamentali che oggi si promuovono nella riflessione catechetica. Lo si potrebbe mostrare abbondantemente, tanto attraverso i documenti ecclesiali a livello sia locale che universale (a cominciare dal Direttorio Generale per la Catechesi del 1997), come pure nella vasta letteratura specialistica al riguardo e naturalmente negli stessi testi di catechesi incluso il Catechismo della Chiesa Cattolica.

Il problema non è tanto quello di trovare queste ed altre affermazioni che mostrano un giusto indirizzo, quanto formare persone e comunità che abbiano la sapienza e la capacità di concretizzarle. Questa è la grande sfida per la catechesi, dove si gioca la sua validità e rilevanza ecclesiale e sociale.

È in questo senso che i contributi che presentiamo ci sembrano un materiale prezioso. Si trovano, attraverso i vari interventi, idee e proposte che appaiono attraenti e fruibili non solo perché vanno incontro alle esigenze dell’umanità attuale, ma soprattutto perché si avverte che non sono teorie più o meno erudite ma frutto di sperimentazione.

In questo senso le relazioni di fondo del Convegno – espressione del carisma dell’unità – e le esperienze che le illustrano, sono speculari e indivisibili: si illuminano a vicenda perché sono reciprocamente causa ed effetto. Perciò abbiamo la speranza che possano non solo essere capite ma suscitare o arricchire una prassi conseguente.

Risultano emblematici al riguardo i sussidi destinati ad affiancare i catechismi ufficiali della Conferenza Episcopale Italiana per la preparazione alla Comunione e alla Cresima, strumenti dei quali si accenna in una delle pagine all’interno. Il loro titolo sintetizza tutto un programma, la meta ultima della catechesi: Viviamo il Vangelo. Tali sussidi hanno fatto esclamare a parroci e catechisti provenienti da diverse nazioni, frasi del tipo: «Uno strumento con questo stile finalizzato alla vita concreta, è quello che aspettavamo da tanto tempo». Ci auguriamo che l’intero materiale qui riunito possa costituire un contributo in questa direzione, rispondendo alle più profonde attese dei lettori.

Enrique Cambón