Notizie dal mondo dei seminari – 50

a cura della segreteria internazionale del movimento gens

 

La Parola ci fa vivere

 

Se mi chiedessero: “Ma tu chi sei?”, vorrei rispondere: “Parola di Dio”». Questo è stato l’anelito della vita di Chiara Lubich, che ha lasciato questa terra il marzo scorso. Parola di Dio vissuta nel quotidiano, che sta alla base dell’avventura iniziata da lei e dalle sue compagne e che ha dato origine al Movimento dei focolari. A quest’avventura hanno partecipato ben presto anche sacerdoti e successivamente seminaristi attirati da questa vita radicata nella Parola.

«Vivere la Parola mi aiuta a diventare una persona intera», è l’espressione di un seminarista dopo aver partecipato ad un incontro nel quale si approfondiva la Spiritualità di comunione. Gioia, libertà, felicità, unità, unione con Dio: sono questi i frutti che sperimentano le persone che cercano di vivere la Parola… «Due giorni fa con il nostro “gruppo di spiritualità” abbiamo fatto una gita. Non avevo affatto voglia di andare e, fra l’altro, il tempo era brutto e avevo tante cose da fare. Poi mi sono ricordato della Parola di vita che vivevamo in quel mese: “… pregate incessantemente”, ed ogni volta che mi veniva questa “non voglia” dicevo questa preghiera: “Per te Gesù”. Mi sono accorto che dopo alcune ore mi sono trovato benissimo in quella gita e nel pomeriggio è uscito pure il sole».

Certamente la vita della Parola non porta frutti solo a noi ma influisce anche in tutto il tessuto dei rapporti che abbiamo attorno a noi. «Un giorno, essendo l’incaricato di classe per i compagni malati, mi è stato detto di portare i pasti ad un compagno ricoverato in infermeria. Quando stavo per andare mi sono accorto che quel compagno era lo stesso con cui avevo litigato la sera prima. Nonostante la rabbia che mi invadeva, compresi che dovevo amare Gesù in quel compagno. E così, mettendo da parte il mio risentimento, decisi di amare Gesù in lui portandogli il cibo. Non ci volle molto e noi due siamo diventati amici per la pelle».

Però dobbiamo ammettere che non siamo noi a vivere la Parola, ma è la Parola di Dio che ci fa vivere.

Con questa vita della Parola ci sembra di poter dare il nostro contributo alla Chiesa che si sta preparando al prossimo Sinodo dei vescovi, dedicato alla Parola di Dio.

«Ma tu chi sei?». Auguriamo a tutti noi di avere lo stesso anelito di Chiara.

 

 

 

 

 

 

 

Vita in rapporto

«Dialogare è nel loro DNA»

Uganda. «Siamo andati al Ggaba National Seminary per il terzo incontro fra seminaristi cattolici e seminaristi anglicani che vivono la spiritualità del Movimento dei focolari. Tanta comunione e gioia di trovarsi insieme. Avevamo scelto come temala Parola di vita” e ci siamo scambiate tante esperienze sul vivere la Parola. Alla fine siamo andati in cappella e abbiamo fatto tra noi un patto di amore scambievole, pronti a dare la vita gli uni per gli altri. Era una cosa del tutto inedita.

È molto bello questo nostro rapporto con i gens anglicani. Ci sembra che dialogare è proprio iscritto nel loro DNA. Hanno formato un gruppo di “seminaristi anglicani del focolare” e con l’approvazione dei loro responsabili portano avanti i loro incontri. Ci fa impressione come mettono subito in pratica tutto quello che ascoltano. Ad esempio, si sono impegnati, come gruppo, a pulire i giardini del seminario, dopo che hanno sentito che noi facciamo questo lavoro in due seminari. L’ideale dell’unità – dicono – ha cambiato qualcosa in loro, anzi parlano di “conversione”. Si sentono chiamati all’unità e alla vita della Parola». (F.O.)

«Chiedete al padrone della messe»

Brasile. «Verso la fine del 2005 nel nostro seminario di teologia avevamo sei seminaristi, in quello di filosofia nove e i candidati al propedeutico per l’anno successivo erano appena quattro. Numeri così esigui non si erano mai verificati prima. Riguardo al seminario minore c’era addirittura l’idea di chiuderlo. Cosa fare?  Ci siamo riuniti, noi formatori con il vescovo. Fra l’altro, si diceva che oggi i giovani non vogliono più seguire le vocazioni tradizionali. Mi sono ricordato di un’esperienza che avevo sentito 10 anni prima, ancora da seminarista: a Graz in Austria erano molto scarse le vocazioni. Allora un seminarista, con vari compagni, avevano iniziato a pregare, chiedendo a Dio 10 nuovi seminaristi. E così era avvenuto.

Ho raccontato questo fatto e abbiamo deciso subito che in ogni seminario si sarebbe tenuta settimanalmente una veglia davanti a Gesù Eucaristia per le vocazioni secondo la Sua parola: “Pregate il padrone della messe... (Lc 10, 2). Abbiamo cominciato nel settembre 2005 e all’inizio del 2006 nel propedeutico sono entrati undici nuovi seminaristi.

Le veglie di preghiera sono continuate durante tutto il 2006. All’inizio del 2007 sono entrati nel propedeutico 15 giovani, di cui cinque provenienti dal seminario minore. Giacché la casa del propedeutico ha posto solo per 13, due vocazioni adulte sono state indirizzate alla comunità della teologia.

Nel gennaio 2008, nel seminario di filosofia abbiamo dovuto abbattere alcuni muri per ricavare altri ambienti. La casa attualmente può contenere fino a 15, ma sono già confermati 20 per l’anno prossimo. E il seminario minore? Avrà 20 studenti. Inoltre, abbiamo iniziato un corso per il diaconato permanente con 35 candidati.

Quando abbiamo impostato in seminario il nuovo anno, i seminaristi hanno suggerito di prevedere ogni settimana due notti di preghiera per le vocazioni. Oltre all’adorazione settimanale, terremo ogni giovedì una veglia con turni dalle 20.15 alle 6.15 di venerdì; e ogni venerdì dalle ore 20.30 alle 7.30 di sabato. Alla base di tutto continua ad essere la Parola di Gesù: “Pregate il padrone della messe...”. In questo modo i seminaristi fin da adesso fanno l’esperienza che il Vangelo è Parola che si compie». (M.S.)

«Siamo diventati amici»

Italia. «Al centro gens, qui a Roma, per vivere più concretamente il Vangelo, abbiamo deciso di concentrarci ogni giorno su un punto dell’arte di amare. Per esempio: il lunedì amare tutti, il martedì amare per primo, il mercoledì amare il nemico, il giovedì amare l’altro come sé, il venerdì farsi uno, il sabato amare Gesù nel fratello e la domenica l’amore reciproco. Così ogni giorno viviamo uno di questi punti e poi, alla sera, ci raccontiamo com’è andata.

Il 5 dicembre 2007, che era un mercoledì, e vivevamo amare il nemico, all’università dove studio, avevo un seminario settimanale sul “De vera religione” di s. Agostino. Essendo coreano e non abituato al modo di pensare europeo, facevo tanta fatica a seguire il seminario. Dovevo preparare una presentazione sul tema “realismo del cristianesimo” ma non sapevo come farlo e allora ho chiesto aiuto al professore. Mi ha consigliato di leggere un suo articolo che era proprio sul mio tema. Ho scritto il mio lavoro basandomi su quell’articolo e il 5 dicembre sono andato a presentarlo nel seminario. Avevo preparato un powerpoint perché tutti potessero seguire più facilmente. Dopo cinque minuti, il professore mi ha fermato e mi ha detto che questo non era un mio lavoro ma semplicemente una sintesi del suo articolo. Mi ha quindi fatto alcune domande molto difficili sul tema e io non sapevo come rispondere. Alla fine mi ha detto che non avevo raggiunto l’obiettivo e che avrei dovuto perciò fare un esame finale con lui. Queste sue parole mi facevano tanto male, ma mi sono ricordato che in quel giorno con i gens  vivevamo amare il nemico.

Dopo di me, altri hanno presentato il loro lavoro ma per me era molto difficile seguirli. Ho pensato però che c’era Gesù in loro e che Gesù era anche nel professore. Così sono riuscito a partecipare alla loro esposizione con tanta attenzione. Quando sono tornato a casa, i miei compagni stavano già in cappella per celebrare la Messa. Ho raccontato loro com’era andata la mia presentazione e come avevo amato i miei nemici. Gli altri mi hanno aiutato ad abbracciare in questo dolore Gesù in croce e mi hanno ricordato che, abbracciandolo, dobbiamo continuare ad amare e così rimanere nella gioia. In quel momento mi è caduta una lacrima. Avvertivo l’unità tra di noi che mi sosteneva. Abbiamo cominciato la messa e mi sentivo tanto amato da Dio. Così ho ripreso coraggio e, ogni mercoledì durante il seminario, volendo vivere la Parola, ho cercato di voler bene al mio professore con tutte le forze.

Alla fine del semestre egli mi ha chiamato e mi ha detto: “Sei stato molto bravo durante questo seminario, facevi gli appunti e, a differenza degli altri, hai frequentato tutte le sessioni e ho visto che hai migliorato tanto. Allora penso che non hai più bisogno di fare l’esame”. Questo era un grandissimo regalo di Gesù per me». (N.K.)

 

«Lascia a chi ti segue solo il Vangelo»

Avverto nell’anima un pensiero che ritorna: «Lascia a chi ti segue solo il Vangelo. Se così farai, l’Ideale dell’unità rimarrà. È evidente che nei tempi in cui tu vivi e gli altri vivono sono stati utili concetti, frasi, slogan che rendevano il Vangelo aderente all’epoca moderna, ma questi pensieri, questi detti, queste quasi “parole di vita”, passeranno. (…)

La stessa spiritualità dell’unità, che oggi è una medicina del tempo, raggiunto lo scopo sarà messa a fianco di tutte le altre che sono i vari carismi donati da Dio alla Chiesa lungo i secoli.

Ciò che resta e resterà sempre è il Vangelo, che non subisce l’usura del tempo: “Passeranno i cieli e la terra, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24, 35).

Qui si tratta di tutte le parole di Gesù».

Avverto che dobbiamo senz’altro adeguarci con tutte le forze al tempo in cui viviamo, seguendo le particolari ispirazioni che Dio ci dà per portare e coltivare in noi e in coloro che sono stati affidati a noi il regno di Dio. Ma dobbiamo fare tutto ciò sapendo della transitorietà della vita, sapendo che c’è la Vita eterna annunziata da Gesù con il suo Vangelo.

Dobbiamo nel nostro cuore mettere in sottordine tutte le idee, i modi di fare utili, ma non puramente evangelici e rinnovare costantemente la nostra fede nel Vangelo, che non passa. Ciò dà garanzia ad un’Opera come la nostra – aperta a tutte le vocazioni della Chiesa, ciascuna nata da una Parola di Dio – che essa continuerà.

Quello che però sempre dovremo fare sarà tornare costantemente all’inizio del Movimento e ricordare come Dio ci abbia offerto la preziosissima chiave per entrare nel Vangelo. Parlo della storia del Movimento, piccola, breve, ma scintilla che fu ed è e resterà per noi necessaria sempre quale punto di partenza per accendere la vita evangelica in tutto il mondo.

Chiara Lubich

 

(da un testo inedito di Chiara, pubblicato da L’Osservatore Romano del 15/03/2008)

 

 

 

Verso un grande congresso per seminaristi

 

Nel 1968 è nata la branca dei gens, in seno al Movimento dei focolari. Quest’anno compiamo 40 anni di una vita intensa che ha portato e continua a portare innumerevoli frutti.

Per tanti seminaristi la spiritualità di comunione è stata un aiuto che ha salvato la loro vocazione. Molti, vivendo la spiritualità dell’unità, e soprattutto l’arte d’amare, hanno potuto contribuire a cambiare l’ambiente del seminario, facendo sì che vi si respirasse un’aria di casa, di amore reciproco e di rapporti veri.

Scrive un seminarista polacco: «Cominciando gli studi, mi sono trovato con compagni che non conoscevo. Ho notato che c’erano tante divisioni fra loro e ho pensato di affrontare questa situazione con gesti semplici, come per esempio bere il caffè insieme a loro, anche se non sono del loro gruppo».

Un altro seminarista racconta: «Cerco di lasciare la porta della mia stanza aperta così che, se qualcuno vuole parlarmi, può sempre entrare. Vedo che tanti vengono semplicemente per chiacchierare ma altri anche per raccontarmi quello che vivono o le loro difficoltà. Sentono che possono dirmi tutto e io non faccio niente altro che ascoltarli e voler loro bene».

Dalla Sicilia un seminarista ci scrive: «Un compagno, a motivo del troppo freddo, non riusciva a dormire, la stufa in camera non bastava. Ricordo che gli dissi: “Senti, comprati uno scalda-letto; forse sarà meglio!” Lui non disse niente ed io compresi che era rimasto parecchio mortificato. Percepii che non aveva la possibilità economica. Pregai! Non finì la giornata che arrivò una busta con della provvidenza. L’indomani uscii e comprai per lui uno scalda-letto. Egli fece fatica ad accettarlo, ma mi ringraziò e rimase stupito di un simile gesto. La mattina successiva incontrai un sacerdote in facoltà che mi diede un’altra busta con la somma che avevo speso il giorno prima».

Così pian piano, anche con gesti semplici e quotidiani, nei seminari si crea un clima di famiglia in cui l’amore contagia tutti.

Ma come celebrare questo 40° del Movimento gens? Come esprimere la nostra gratitudine per questa vita nuova che ci dà gioia, pace e speranza? Ci siamo presi l’impegno di vivere in maniera ancor più radicale la Parola di vita, mettendo poi in comune le esperienze, e a lanciarci verso tutti, condividendo con più seminaristi possibili la bellezza di una vita basata tutta sul Vangelo.

Con quest’intento, abbiamo deciso  di tenere dal 2 al 4 gennaio 2009 un grande congresso aperto a tutti i seminaristi. Siete invitati a prepararvi sin d’ora.