Due recenti volumi di Chiara Lubich

 

«Erano i tempi di guerra...»

 

Che impressione fanno queste pagine dell’ultimo libro di Chiara? Che cosa lasciano nel cuore e nella mente?

È quasi impossibile dirlo. È rarissimo che un libro coinvolga così. Da un lato pagine che stupiscono, lasciandoti quasi attonito; dall’altro, pagine che ti proiettano all’infinito – ma coi piedi ben piantati in terra.

Almeno così è capitato a me, che a dire il vero queste pagine già le conoscevo: il breve scritto in cui Chiara Lubich compendia la nuova via spirituale che Dio le andava disegnando in cuore, da un canto; quello di Igino Giordani, dall’altro, in cui si narrano con la freschezza dei “fioretti” francescani i primi e decisivi passi del nuovo Movimento che così prendeva vita nella Chiesa di Gesù.

E son tutti e due senz’altro delle perle. Non solo per il contenuto – altissimo –, ma anche per lo stile originale, inimitabile.

Ma l’impressione inedita, direi quasi dirompente, viene dal fatto che i due scritti sono accostati o meglio incastonati l’uno nell’altro: perché in tal modo il testo di Chiara – straordinaria sintesi del suo “Ideale” – diventa immediatamente storia, suscitando l’eco tersa e infuocata di Giordani. Un grazie convinto all’Editore, dunque, e ai curatori per questa splendida intuizione e per la sua felice esecuzione.

È un libro a due mani, dicevo, che – a sessant’anni ormai dalla scrittura del testo di Chiara e dagl’inizi delle vicende narrate da Giordani – sprigiona la cristallina e gorgogliante purezza di una sorgente alpina, incontrata quasi per caso lungo il cammino: tra le rocce, il verde e i fiori di montagna.

Eppure, al tempo stesso, questo libro ha già tutte le carte in regola per essere un classico. Qualcosa che rimarrà e continuerà a incantare e ispirare.

Delle pagine di Chiara vorrei dire una cosa soltanto, che forse non viene a tutta prima in evidenza: tante e tanto luminose sono le intuizioni evangeliche che lo Spirito ha raccolto nel suo cuore per distribuirle generosamente a noi tutti.

Spesso mi son chiesto, più o meno consapevolmente: che cos’è che convince, in Chiara? che si sia cristiani o appartenenti ad altre religioni, credenti o di altre convinzioni culturali?

C’è un aggettivo che ricorre già nelle prime righe del “trattatello innocuo” (così qualcuno definirà ingenuamente, al suo apparire, lo scritto di Chiara), per poi tornare qualche pagina appresso, ­come un chiodo saldamente piantato da uno scalatore alpino su una parete rocciosa:

«Quando vedemmo che tutto cadeva, giacché il Signore con le circostanze (bombardamenti della guerra) ci mostrava a fatti la vanità di tutte le cose, ci attaccammo a Dio, l’unico che non poteva esser toccato. E facemmo di Lui l’Ideale della vita. Volevamo render la nostra vita coerente all’Ideale scelto, assolutamente coerente, senza compromessi o riserve».

Così all’inizio. E poco più oltre:

«Noi credevamo all’amore. Ma questo abbandono non era quietismo ché anzi in ogni attimo, vista la Volontà di Dio, la facevamo nostra e la si faceva con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze, sforzandoci d’esser il più possibile coerenti ad essa anche se continuamente mutevole. (...) Ci sentivamo tutti abbandonati a una divina avventura di cui non conoscevamo nulla se non che Chi ce la proponeva e preparava era Dio, un Padre, e che tutte le circostanze attorno a noi e dentro di noi – sia volute da Lui, sia permesse da Lui – erano voci del suo amore».

Parole semplici. Eppure abissali.

Coerenza. La coerenza più appassionata, più onesta, più perseverante. A che cosa o meglio a Chi? A Dio e al suo disegno d’amore su di noi e sulla nostra storia, su ciascuno e su tutti.

È scavando in questa coerenza, e cioè nella corrispondenza immediata e senza remora alcuna a Dio Amore, che Chiara – come inerpicandosi, in una cordata di montagna, lungo il raggio di luce che conduce sino al Sole – disegna passo passo, guidata dall’ispirazione di Dio, una via nuova nella Chiesa e nel mondo.

Una via, si badi, che nasce e si perde nell’unica “via”: quella di Gesù, quella che è Gesù (cf Gv 14, 6). E cioè che attualizza oggi qui la via di Gesù: con la Chiesa, nella Chiesa. Ma vissuta, la Chiesa, con la dilatazione universale e cosmica dell’anima di Gesù. Secondo quanto insegnerà con parole incancellabili, oltre un decennio dopo, il Concilio Vaticano II. Dice a un certo punto Chiara, con soprannaturale naturalezza: «Era un rivivere la vita di Gesù. Continuarlo».

Di qui, inanellati in un filo d’oro di amore e di luce, i cardini di questa via nuova e antica come il Vangelo: la scoperta di Dio Amore, l’amore al fratello e l’amore reciproco, Gesù in mezzo e Gesù Abbandonato, l’Eucaristia, l’ut unum sint, Maria madre dell’unità...

Una parola sulle incantevoli pagine di Igino Giordani, che s’intuiscono sgorgare, senza mediazioni o intoppi, da quelle di Chiara.

«Nel Focolare – egli scrive – ritrovai la germinazione del cristianesimo, e un modo di viverlo attualizzato nei nuovi tempi, vigoroso, diritto, senza fronzoli ideologici».

Uno spirito come quello di Giordani – lo si può dire col senno di poi, ma senza tentennamenti – ad altro non avrebbe potuto aderire: anima e corpo!, come lui solo sapeva fare.

Mi sia permesso un ricordo personale. Quando lo si incontrava a Rocca di Papa, ormai anziano, seduto sotto i grandi pini del Centro Mariapoli, con un plaid gettato sulle ginocchia e un cappello in testa (se era stagione fredda), ti guardava con due occhi che riflettevano il Cielo, bucavano l’anima, tutto rivestivano di festa intorno.

Ebbene, l’intuizione – quando Giordani incontra e poi comincia a frequentare Chiara – è che «sotto la soavità» di quella giovane «c’era una forza di diamante». E c’era anche in nuce un programma di rinnovamento spirituale, culturale e sociale ab imis fundamentis: ma dettato dallo Spirito Santo.

Anni dopo lo riconoscerà stupito e grato l’allora Sostituto alla Segreteria di Stato in Vaticano, Mons. Giovanni Battista Montini.

«Capii  – annota Giordani – che anche in politica, anche in economia è utile, è necessario, amarsi, come il Padre comanda».

Questo è cristianesimo, regno di Dio in atto: nei fragili vasi d’argilla della nostra umanità, in cui vuole abitare realmente il Figlio di Dio che carne si è fatto una volta per sempre (cf Gv 1, 14).

Un’ultima annotazione.

Questo bellissimo accostamento di due scritti così diversi eppure così consonanti, quello di Chiara e quello di Giordani, racchiude tra gli altri – mi sembra – un insegnamento.

È Dio, Dio che è Amore – lo ha ricordato con intensi e quasi imprevisti accenti Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica, la Deus caritas est – la fonte di ogni vero dono.

Ma il dono che scende da Dio andrebbe perso o sciupato se non vi fosse chi l’accoglie e a sua volta ne fa dono ad altri.

Così, anche la via dell’unità non avrebbe attecchito, non avrebbe incominciato a incarnarsi, non si sarebbe diffusa in ogni parte del mondo se attorno a Chiara non si fosse accesa una costellazione di tante persone, uomini e donne, noti e meno noti, che hanno riconosciuto e addirittura fatto proprio senza mezze misure il suo stesso Ideale.

Tra questi, in una posizione peculiare e insostituibile, lo stesso Giordani.

Le prime focolarine – così ci è tramandato dai racconti di quei primi tempi – avevano maturato un desiderio singolare, mentre di fuori infuriava la guerra: essere sepolte tutte quante insieme, se loro fosse toccata in sorte la morte in quei terribili frangenti. E senza i loro nomi incisi sulla tomba, ma con una semplice scritta tratta dalla prima lettera di Giovanni e che riassumeva al meglio il loro Ideale: «E noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi» (1Gv 4, 6).

Non per cancellare le proprie identità: ma per testimoniare quell’essere ormai uno in Gesù (cf Gv 17, 21; Gal 3, 28) in cui le aveva fuse per sempre lo Spirito dell’amore di Dio, dell’amore che è Dio: quello che Gesù ha portato come fuoco sulla terra, rivestendo di Sé la personalità di ognuno.

Ciò resta. Per sempre.

E ciò vale a suo modo per tutti e per ciascuno di noi. Quando cerchiamo con l’aiuto di Dio di essere responsabilmente e creativamente fedeli al suo amore spinto sino all’abbandono. E cioè quando – nella gioia e nella passione della fraternità – liberamente e generosamente rispondiamo insieme a ciò che Egli ci chiede nel concreto del nostro oggi.

 

Piero Coda

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C. Lubich - I. Giordani, «Erano i tempi di guerra...» agli albori dell’ideale dell’unità, Città Nuova, Roma 2007, € 14,00.

Il volume, con presentazione del card. Tarcisio Bertone,  contiene: L’Ideale dell’unità: Il “Trattatello innocuo” di Chiara Lubich, e la Storia del nascente Movimento dei Focolari di Igino Giordani.

 

 

 

Essere Tua Parola

 

Quando veniamo interpellati sulla nostra identità – «Chi sei?» –, spesso rispondiamo indicando la professione, il nome, o comunque una realtà che ci caratterizza come persona unica e irripetibile. A questa stessa domanda Chiara Lubich non esita a rispondere per ciò che più intimamente la identifica: «Parola di Dio». O meglio, questo è il suo anelito più profondo: essere quella Parola che Dio, da tutta l’eternità, ha pronunciato nel segreto di Sé, in quello stesso eterno istante in cui genera il Figlio suo, il Verbo, Parola in cui è contenuto l’essere di ogni creatura, parola nella Parola.

Tra gli innumerevoli scritti che Chiara ha dedicato alla sacra Scrittura ho scelto questa sua confidenza, come primo testo della presente antologia, perché mi sembra esprima appieno la tensione di un’intera vita. Non soltanto appassionarsi della Parola di Dio, leggerla con amore, custodirla in cuore in vigile meditazione, tradurla in pratica, ma lasciarsi vivere da essa, fino a venire trasformati nella Parola di Dio, fino a diventare un altro Cristo, verbo nel Verbo.

È una storia appassionante quella del rapporto tra Chiara e il Vangelo. Una storia personalissima, e insieme capace di coinvolgere milioni di persone. È la storia del nascere di una nuova spiritualità, tutta evangelica, e al contempo la storia del cammino che la Chiesa intera ha percorso nel XX secolo e sta percorrendo agli inizi di questo nuovo secolo, a conferma che la Scrittura trova il suo naturale luogo di comprensione e di attuazione “nella Chiesa”, perché patrimonio dell’intero popolo di Dio.

La storia singolare e irrepetibile inizia a Trento, durante la II Guerra mondiale, quando nei rifugi antiaerei Chiara porta con sé il libro dei Vangeli e, a lume di candela, lo legge assieme alle amiche. «Quelle parole – racconta – balzavano agli occhi della nostra anima con una luminosità insolita». Quanto diverse dalle parole dei filosofi, dei poeti... Perché cercare altrove la verità quando qui parla Colui che è la Verità? Il Vangelo «offriva realmente parole di vita, da potersi tradurre in vita»1.

Ecco la semplice e straordinaria scoperta: la Parola di Dio può informare di sé il vivere d’ogni giorno rendendolo pienamente evangelico. Ogni settimana, poi ogni mese, Chiara sceglie una frase compiuta della Scrittura, la spiega, ne chiede al Vescovo l’approvazione e la diffonde così da lasciarsi ispirare da essa. Poi ci si incontra, si condividono i frutti di quanto la Parola ha operato, le esperienze di vita. Ne nasce una comunità cristiana. È l’apparire, nella Chiesa, di un modo nuovo di accostarsi alla Scrittura: la prassi della “Parola di vita”. La Scrittura torna ad essere accessibile a tutti: «Noi, le nostre compagne, i bianchi, i neri, l’uomo di due secoli fa, quello del duemila, la mamma e il deputato, il contadino e il carcerato, il bimbo e il nonno: ogni uomo venuto al mondo avrebbe potuto vivere la Parola di Dio, ogni Parola di Dio»2. È la “democratizzazione” della spiritualità, la traduzione pratica di quella universale vocazione alla santità proclamata dal Concilio Vaticano Il. La santità non è riservata ai vergini, ai monaci e ai vescovi, ma è alla portata di tutti, piccoli e grandi, sposati o meno, basta lasciarsi guidare dalla Parola di Dio nelle occupazioni ordinarie della giornata con i suoi problemi, gioie e dolori. La Parola di Dio diventa veramente la «sorgente pura e perenne della vita spirituale», come la definisce il Concilio.

È la storia che vede nascere una nuova spiritualità, come polla d’acqua fresca, dal Vangelo. Lo Spirito Santo, a cui Gesù ha affidato il compito di “ricordare” e tener vive le sue parole, guida Chiara in una nuova comprensione di esse, così come lungo la storia della Chiesa è sempre avvenuto con uomini e donne con una particolare vocazione evangelica. Egli mette in luce dapprima le parole che invitano ad amare, poi, nel vivere costantemente la «Parola di vita», fa scoprire che ogni Parola del Vangelo è amore, perché Amore è Colui che le ha pronunciate, e tutte conducono ad amare: «Quando una di queste Parole cadeva nella nostra anima, ci sembrava che si trasformasse in fuoco, in fiamme, si trasformasse in amore. Si poteva affermare che la nostra vita interiore era tutta amore».

La Parola di Dio, fin dall’inizio, appare quale stella orientatrice del cammino che segna il sorgere e l’affermarsi del carisma dell’unità, in un crescendo di luce e di risposta fedele, sì che in breve volgere di tempo la spiritualità dell’unità comincia a manifestarsi nella pienezza delle sue caratteristiche e in tutta la sua originalità e capacità di rinnovamento dell’ambiente circostante.

Solo un particolare dono dall’Alto può spiegare la progressiva riscoperta dei valori cristiani fondanti: il primato di Dio, la sua volontà, l’amore al fratello, in cui si ravvisa Cristo, il posto del dolore come partecipazione al mistero di Cristo crocifisso e risorto, la scoperta della sua presenza tra quanti sono uniti nel suo nome, fino a giungere ad un’armoniosa ricomprensione del messaggio evangelico nella sua totalità, particolarmente adatta per il tempo di oggi.

È la storia della Chiesa del nostro tempo perché, anche nell’esperienza di Chiara, si stava preparando, in maniera profetica, la grande riscoperta della centralità della Parola di Dio da parte del Concilio Vaticano II. (...)

La Chiesa vuole continuare a «nutrire di continuo i suoi figli con le divine parole» e sollecita ad «offrire con frutto al popolo di Dio l’alimento delle Scritture, che illumini le menti, corrobori le volontà e accenda i cuori degli uomini all’amore di Dio» (Dei Verbum, 23). Si può ben dire che l’esperienza di Chiara rappresenta un fatto di grande rilevanza per la spiritualità cristiana del XX secolo.

Per una storia così grande un libretto così piccolo? In ognuno dei suoi scritti pubblicati e facilmente accessibili, Chiara ha sempre parlato del Vangelo, la sua passione. Ha poi dedicato ad esso un’opera specifica dal titolo Parola di vita.

Il libretto che presentiamo ai lettori è semplicemente una scelta di testi brevi, incisivi, quasi aforismi, tratti dai suoi scritti editi e inediti. I generi letterari vi appaiono molto diversi, dalla narrazione autobiografica alla preghiera, dall’intuizione all’esperienza, dall’esposizione dottrinale all’esortazione. Questa pluralità favorisce l’approccio al rapporto di Chiara con la Parola e fa percepire la vastità della dottrina che ne scaturisce.

Il libro inizia accennando alle prime esperienze della fondatrice del Movimento dei focolari, dalle quali già si indovina, quasi in filigrana, come tutta la sua vita sia pervasa dalla Parola di Dio, fino a permearne l’intero magistero spirituale, configurandosi in certo modo come l’habitat entro cui si svolge la sua vicenda umana ed ecclesiale. Esse danno ragione, oltre che dei suoi numerosi e costruttivi interventi in campo ecumenico, del dinamismo inusitato che sorregge le sue aperture verso i grandi credi religiosi presenti sul nostro pianeta, come pure la capacità di parlare a non poca gente alla ricerca di senso.

I testi si inoltrano successivamente nella comprensione teologale della Parola di Dio e nella necessaria urgenza della sua accoglienza nella vita d’ogni giorno, fino alla trasformazione della persona in Cristo stesso e alla nascita di una comunità viva. Sono pagine di contemplazione e insieme una proposta concretissima di attuazione del messaggio evangelico. Le due realtà non sono mai dissociate. Con sobrietà ed essenzialità gli scritti di Chiara ci portano fino all’esperienza mistica del rapporto sponsale con Cristo e del segno del “bacio” tra Cristo e l’anima, ispirato al Cantico dei Cantici e in continuità con la ricca tradizione cristiana. Questo non fa dimenticare la necessità di “nutrirsi” giorno per giorno, parola per parola, di tutto il Vangelo. Perché qui sta il segreto di una vita evangelica: vivere il Vangelo! Non soltanto leggerlo, meditarlo, pregarlo, ma vivere il Vangelo, fino a farlo diventare vita della nostra vita, sul modello più alto, Maria, tutta rivestita della Parola. La scelta dei testi indica, successivamente, la grande apertura ecclesiale, sociale e civile a cui porta questa coerenza evangelica. La Chiesa appare un susseguirsi di Parole di vita incarnate nei grandi santi, nei loro carismi, nelle opere a cui essi hanno dato vita, e la società appare rivoluzionata dal fermento della Parola, fino a innescare il processo verso i cieli nuovi e la terra nuova. Nella sua essenzialità, il susseguirsi dei vari capitoli in cui è articolato il libro vorrebbe dare conto della fecondità a cui conduce il rapporto con la Parola, della ricchezza delle tematiche che ne scaturisce. La loro distribuzione infine suggerisce un percorso di lettura e una linea dottrinale.

Il messaggio che traspare da questi testi non è per un’élite, non è soltanto per un gruppo particolare come il Movimento dei focolari. Esso è proposta per una nuova socialità che trova nel Vangelo regole di fraternità e solidarietà condivisibili da tutti. Esso è così denso, ardito, ispirato e insieme semplice e attuabile, che possiede la capacità di contribuire a generare la Chiesa sempre nuova, come sempre nuova è la Parola di Dio. Esso si fa invito ad intraprendere il cammino arduo e affascinante di una santità autentica, personale e comunitaria, di popolo.

È per questo che la consegna che Chiara lascia alla Chiesa e all’umanità di oggi, come testimonia l’ultimo dei testi scelti, è semplicemente il Vangelo, nient’altro che il Vangelo, quello di sempre, quello che lei ha vissuto con generosità e straordinaria coerenza: un invito a condividerne l’esperienza.

Fabio Ciardi

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C. Lubich, Essere la tua Parola, Città Nuova, Roma 2008, pp. 92, € 7,00.

1)  Parola di vita, in Tutti uno. Scritti spirituali/3, Città Nuova, Roma 19963, p. 55.

2)  Ibid., p. 56.